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[CULT] Il Nome della Rosa: dal romanzo al film, tra Diabolik, Topolino e Berserk

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L'opera di Eco splende di nuovo -anche se in realtà non aveva mai smesso di farlo- grazie all'eco (!) della serie televisiva su Raiuno, tornando in pompa magna nelle librerie.
Ma cosa fu Il Nome della Rosa?
In questa retrospettiva faremo un viaggio tra narrativa, cinema e... fumetto!

LA TRAMA

Italia settentrionale, 1327.
Il frascescano Guglielmo da Baskerville, col suo allievo Adso, si reca in un convento dove si terrà un convegno su alcune tesi religiose.
Nell'attesa dell'arrivo dei membri della curia, il convento diventa teatro di strane morti.
L'abate incarica Guglielmo, ex inquisitore, di far luce sul mistero...

UN GIALLO MEDIEVALE

Primo di tutti i gialli ambientati nel Medioevo, Il Nome della Rosaè anche quello più famoso.
Il nome stesso del protagonista richiama un noto racconto di Sir Arthur Conan Doyle, Il Mastino dei Baskerville. Ed è questo che Umberto Eco voleva (ed è riuscito a) fare.
Un mystery del milletrecento, cupo e opprimente, ma anche arguto, divertente e intelligente.
Una intricata rete di delitti che si risolve paradossalmente tra le pagine scritte, così come inizia il romanzo: col ritrovamento -ovviamente finto- di un manoscritto, sopravvissuto pur con qualche modifica fino ai giorni nostri.
Ossia il 1980: anno in cui Il Nome della Rosa viene dato alle stampe diventando immediatamente un best seller.

SHERLOCK E WATSON

Guglielmo e Adso altri non sono che modelli di Sherlock Holmes e del dr. Watson.
Uno indaga, l'altro aiuta. Uno ragiona, l'altro è spinto a ragionare.
Un cliché che funziona sempre, e la riprova l'abbiamo con tutto ciò che è venuto dopo.

IN PRINCIPIO ERA IL VERBO

E il Verbo era presso Dio.
Così inizià la storia, che è ambientata durante la cattività avignonese e quindi impregnata di quel traballante equilibrio ecclesiastico ben raccontanto da Eco.
Grazie al convegno, grazie alla figura negativa di Bernardo Gui, grazie all'inquisizione e alla torbida paura di un'apocalisse che non incombe.
Accusatori, accusati: tutti carne dello stesso macello chiamato Chiesa, ancora indecisa se abbracciare le tesi di povertà o continuare a essere solamente ricca.
E, nel mezzo, la Rosa.
Stat rosa pristina nomine, nomina nuda tenemus.


E VENNE IL FILM

Rinnovato successo lo diede il thriller tratto abbastanza fedelmente dal romanzo: Il Nome della Rosa viene diretto nel 1986 da Jean-Jacques Annaud e vanta un cast di fama internazionale: Sean Connery, col suo amplomb inglese perfetto nel ruolo del protagonista; un giovanissimo Christian Slater fresco di chierica in testa; lo spigoloso F. Murray Abraham come Bernardo Gui e il mitico Ron Perlman negli scimmieschi panni del frate Salvatore.
Certo vi sono delle differenze, alcune di forma e altre più arbitrarie, che fanno di questa trasposizione comunque un piccolo gioiello da affiancare al romanzo originale.


Trasmesso due anni dopo in prima visione da Raiuno, radunò davanti la televisione quasi quindici milioni di spettatori: un record assoluto battuto solo nel 2001.
Proprio Raiuno, dal 4 marzo 2019, manda in onda la serie tv de Il Nome della Rosa: un evento assoluto con un cast internazionale che si snoda in otto episodi per quattro serate complessive.

DIABOLIK

Giallo chiama nero, pare.
Eco, si sa, è sempre stato un autentico appassionato di fumetti. E non solo: ne ha anche studiato meccanismi e vicende.
In più di una occasione ha nominato Diabolik, ora in modo divertito, ora critico, comunque lasciando intendere di esserne stato un attento lettore.
La curiosità che lega Diabolik a Il Nome della Rosa è che entrambi... hanno raccontato la medesima tecnica assassina.


SPOILER: nell'albo del 1965 "Morte su appuntamento", Diabolik si vendica di un bieco giornalista avvelendando gli angoli dei fogli di un documento: l'uomo, col vizio di inumidirsi il dito per sfogliare le pagine, resta ucciso. Quindici anni dopo, Eco avvelena nello stesso modo le pagine del secondo libro della Poetica di Aristotele, scatenando la sequela di delitti ne Il Nome della Rosa.
Entrambe le storie però si rifanno a un trucco utilizzato da Dumas in una sua opera; tale trucco era già presente pure ne Le Mille e una Notte.
In ogni caso, una particolare coincidenza.
Vi rimando a questo saggio sul rapporto Eco-Diabolik per approfondire la questione: QUI.
FINE SPOILER

TOPOLINO, BONELLI

Simpatica parodia Disneyana, Il Nome della Mimosa omaggia il noto racconto di Umberto Eco.
La storia è del 1988 ma viene riproposta spesso nelle raccolte.
Anche Zagor e un albo de Le Storie hanno omaggiato Il Nome della Rosa.

BERSERK

Dichiarata fonte di ispirazione visiva e concettuale, per Kentaro Miura (autore di Berserk) è il Il Nome della Rosa, più film che romanzo.
Tutta la parte finale della terza saga (QUI l'analisi completa) è basata sulle atmosfere dell'opera: chiesa opprimente, inquisizione, eresie, torture, un santuario oscuro e una umanità meschina e povera pronta a non salvarsi mai.


In realtà già qualche omaggio si poteva notare in un personaggio del primissimo capitolo (nel film è il frate grassoccio e effeminato che si frusta, nel fumetto un carceriere pronto a frustare), ma proprio con gli episodi de La Festa della Rinascita si ha ben più di un riferimento concreto.
La strega da bruciare, la botola dove vengono gettati gli avanzi, addirittura una scena che richiama il popolo che si ribella al volere di Bernardo Gui...
Miura arrotonda gli spigoli ottagonali dell'abbazia di Eco ma ne restituisce al massimo lo spirito oscurantista.

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