La notte appena passata è stata la notte prima degli esami di Stato.
Un passaggio ormai consueto per tantissimi ragazzi, sempre più giovani e sempre meno maturi (tanto che l'esame non si chiama più "di Maturità"); un simbolo della crescita, del buttarsi alle spalle la spensieratezza, del voltare pagina.
E anche questa canzone è ormai un simbolo transgenerazionale.
Dal 1984, è la canzone di chi deve affrontare l'Esame di Stato.
In realtà il brano racconta varie storie, in una Roma che da notturna albeggia in quel giorno di giugno.
Una sequela di figure che vivono la notte, con due ragazzi che si incontrano furtivamente a poche ore dalla prima prova.
Sono passati tanti anni dal mio esame. Il primo di una lunghissima serie.
Non ricordo cosa feci di preciso quella notte, o se dormii agitato.
Sicuramente mi misi a studiare qualcosa, come se le ultime ore fossero preziose per assimilare in poco tempo quel che non avevo fatto durante tutto l'anno.
Senza sapere che ero io a dare un senso all'esistenza dei professori. Avevo il coltello dalla parte del manico, come tutti.
Solo che nessuno di noi lo sa: fa parte del grande gioco della scuola.
Il miserevole gioco di ruolo di una povera cultura calpestata: un'educazione fatta a tappe, tra stronzette fanatiche, professori illuminati, sfigati saputi, insegnanti frustrati, ribelli che si credono adulti, docenti e discenti demotivati.
Ma questa notte è ancora nostra, lo è sempre stata e lo sarà per sempre.