Si può dire che, a livello di estetica, è stato Turbo Kid a rilanciare per davvero la retromania imperante.
Non che prima di lui non ci fosse niente, sia chiaro, ma Turbo Kid ha quasi reso formale il tutto.
Gli anni '80, coi loro colori, la loro plastica, le acconciature e la musica al sintetizzatore.
Una vera e propria esplosione, un atto d'amore che viene da due mondi lontani: Canada e Nuova Zelanda.
Terre che sono forse un riflesso della cultura anglofona/americana ma che riescono a sorprendere brillando di vita propria.
Turbo Kid viene da qui.
Non c'è da stupirsi se una delle tagline del film recitava, appunto, Mad Max sulle BMX.
Esatto: il contesto è questo.
Siamo in un 1997 per come si immaginavano i postatomici anni '90 negli anni '80.
Lo so, sembra confusionario, scritto così: allora immaginate tutta quella pletora di film postapocalittici (anche italiani) e provate a ricordare le loro atmosfere.
Erano ambientati solo qualche anno più in là della data d'uscita di quei film, ma era un mondo collassato a causa di guerre, armi nucleari, virus, catastrofi.
In un mondo del genere nasce Turbo Kid: la confezione è superba.
Musica, tono, colori: tutto è come negli anni '80.
Potrebbe anche sembrare un film americano, se poi non sfociasse in un tripudio splatter e grandguignolesco che ricorda però proprio i film della new wave australiana del cinema.
Turbo Kid è la storia di un eroe dei fumetti, ma anche quella di un ragazzino perennemente in BMX che vaga a caccia di cimeli in un mondo distrutto e governato dal perfido Zeus (Michael Ironside).
Ed è anche la storia di Apple, misteriosa e svampita ragazza che si imbatte nel protagonista.
Ma è, infine, anche la storia di un pistolero in cerca di vendetta o redenzione.
E se un mondo distrutto ha sempre dei tiranni, un mondo distrutto ha anche bisogno di eroi.
Sanguinario e con qualche nota trash (tipica però appunto di quel cinema dell'ozploitation australiana), Turbo Kid si lascia guardare con leggerezza e divertimento, sempre un po' sopra le righe ma anche senza prendersi sul serio.
Riesce principalmente nell'estetica pop che contribuisce a rilanciare, venendo però presto messo un po' in ombra da altre produzioni arrivate appena dopo, Stranger Things su tutte.
Ed è un peccato perché, nonostante il successo, Turbo Kidè rimasto forse un po' di nicchia rischiando costantemente di venire dimenticato dal grande pubblico.
Ma proprio per il successo (e l'amore dei fan), godrà anche di un sequel.
Rilasciato nel 2015, girato da tre registi diversi (François Simard, Yoann-Karl Whissell e Anouk Whissell), da qualche tempo è disponibile, per l'home video, anche in italiano.
Se cercate gli anni '80 di oggi come fossero gli anni '80 di ieri, Turbo Kidè il vostro film.
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