Zio Quentin è tornato.
Il suo film più lungo, la sua ottava pellicola (di dieci, si vocifera) è finalmente nelle sale.
Otto bastardi (sicuramente senza gloria) si ritrovano assieme in un luogo chiuso. Come delle iene -o meglio, come Le Iene- nessuno di loro ispira fiducia, tutti potrebbero essere dei grandi bugiardi.
La miccia è innescata.
In sostanza, la trama è semplice: un cacciatore di taglie (Kurt Russell) sta portando alla forca la pericolosa bandita Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh) per riscuoterne la taglia.
Una improvvisa bufera di neve costringe il vecchio baffuto a far salire, sulla diligenza abilmente guidata da O. B. (James Parks), sia il maggiore Warren (Samuel L. Jackson) sia il sempliciotto Mannix (Walton Goggins), che sostiene di essere il nuovo sceriffo in città.
Inoltre, l'allegra carovana deve fermarsi all'emporio di Minnie, e anche lì qualcosa non quadra.
Alcuni gentiluomini sono già dentro, bloccati dalla tormenta: il nuovo boia, l'inglesino Oswaldo Mobray (Tim Roth), il generale sudista Smithers (Bruce Dern), il cowboy Joe (Micheal Madsen).
E in più c'è pure il messicano Bob (Demian Bichir), che sta sostituendo Minnie e suo marito al negozio.
La questione è: qualcuno di loro è lì per liberare Daisy? O anche solo per fare le scarpe al cacciatore di taglie?
Di chi ci si può fidare?
Ovviamente, di nessuno.
In sei capitoli totali, quasi tre ore, Tarantino mette in scena una rappresentazione quasi teatrale che funziona come un giallo. Tutti possono mentire, e anche il destino beffardo farà incrociare delle strade che non dovevano incrociarsi.
Ambienti e scenografie sono stupendi, funzionali e fungono da perfette cornici per la vicenda.
Musiche -originali- firmate da Ennio Morricone, bellissime come tutte le colonne sonore del maestro.
Un inizio che promette bene, due capitoli centrali verbosi che rallentano (tanto) l'azione ma creano intrecci e sospetti, e una seconda parte che diventa pulp, violenta, impietosa.
Una pellicola potente e vibrante, forse leggermente meno di altre opere tarantiniane ma comunque potente e vibrante: è cinema, è teatro, è tutto nella sua forma più vera, antica, pura.