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[SERIE TV] Young Sheldon st. 1-3, la recensione (no spoiler)

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Avevamo già avuto modo di parlare di Young Sheldon, o almeno della sua prima stagione (QUI).
La serie spin-off e prequel della famosa The Big Bang Theory si sta rivelando un successo di critica e pubblico, tanto che è in onda già il quarto capitolo delle avventure della famiglia Cooper.
Perché bisogna chiarirlo subito: Young Sheldon racconta sì l'infanzia del protagonista, ma racconta anche le vite di tutti coloro che gli girano intorno.
Diversissima per impostazione rispetto alla serie madre, quest'opera ha saputo ritagliarsi il suo spazio e farsi apprezzare anche da chi -come me!- non ha quasi mai seguito le vicende dello Sheldon adulto.


Young Sheldon è una serie comedy.
Si ride di gusto, specie nella sfrontatezza geniale di alcune scene.
Niente sconti: sotto lo sguardo del piccolo protagonista -e non solo- non vengono risparmiate né la religione né alcun tipo di convenzioni sociali.




In Young Sheldon ho finalmente ritrovato un modello che cercavo da tempo: la commedia brillante alla Malcolm in the Middle.
Direi che probabilmente Malcolmè persino una delle fonti di ispirazione, considerato che alcuni personaggi sembrerebbero sovrapponibili e il tipo di comicità è la medesima.
Ma se Malcolm era una genio che viveva una vita normalissima in una famiglia sopra le righe, Sheldon è un genio che non vive una vita normale, mentre invece a essere normalissima è la sua famiglia.
La differenza tra le due opere è nell'approccio con la realtà: Young Sheldon rimane nella normale quotidianità, e gli unici guizzi grotteschi sono dati dai comportamenti del protagonista.




Inoltre, e questa è la sua forza, pur essendo una serie comedy, Young Sheldonnasconde molto altro.
Tra le righe.
Ci parla delle difficoltà di crescere un bambino speciale (Sheldon, per chi non lo sapesse, è un genio precoce con vari disturbi dello spettro autistico); ci parla di come possano sentirsi gli altri, con in casa una persona così (credete sia facile convivere con un Einstein ossessivo/compulsivo, che non comprende l'ironia né i sottintesi, non prova empatia e pensa anche di essere meglio di voi?); ci parla della vita di ogni giorno nel Texas del 1989.




E badate bene: per una volta, il fatto che siano gli anni '80 non è preponderante.
Siamo alla fine di quel decennio solo perché bisogna rispettare quanto visto e raccontato in The Big Bang Theory, con un personaggio che aveva già la sua biografia bella e pronta.
Ma Young Sheldon potrebbe essere una serie ambientata tranquillamente nel 1995, nel 2010, nel 2021.
Non cambierebbe niente, se non oggettistica, citazioni, vestiario e acconciature.




La serie è molto più profonda di quel che può sembrare.
Molto avvincente la struttura a episodi, con storie che si chiudono nell'arco dei venti minuti canonici, ma con sviluppi generali che si protraggono di puntata in puntata.
Una continuity non troppo invalidante, ma presente e fondamentale.
Young Sheldon non si risparmia momenti toccanti, attimi di sconforto, guai e paure.
Anche i personaggi più eccentrici, come Connie Tucker, la "nonnina" di casa Cooper, rientrano in una zona magari più pungente e assurda, ma sempre regolare.
Ah, lei è interpretata da Annie Potts, la Janine di Ghostbusters.




Mary, la madre di Sheldon, è la tipica donna religiosa che affida tutto alla religione.
George, il padre, è un personaggio complesso nel suo essere raccontato per sottrazione.
Ne percepiamo un problema di alcolismo che però non viene mai sbattuto in faccia allo spettatore, mentre il suo sentirsi inadatto (motivo di tante gag e battute) lo fa sfociare in slanci spesso risolutivi.
Geoge Jr., fratello maggiore di Sheldon, è il tipico liceale tutto sciocchezze-ormoni-cuore.
Un po' come Reese, rischia di passare come l'elemento deficiente della famiglia anche se non lo è affatto.




Personaggio stupendo è invece Missy, gemella di Sheldon.
Anche qui, dietro le sue frivolezze di ragazzina anni '80, tutta TV (guarda di continuo Alf, DuckTales e qualsiasi altro show) e cose in rosa, nasconde una geniale praticità che però viene sotterrata spesso dalla superiorità manifesta del fratello.
Potete immaginare dunque quale tipo di rapporto si viene a creare tra loro, una invidia sottile raccontata con garbo e, anche in questo caso, mai spiattellata come facile motore narrativo. Anzi.
Sostanzialmente, tutti si sentono inadeguati e inferiori rispetto a Sheldon.
Tutti o quasi.
E anche lui dovrà convivere con le sue manie, con le fissazioni (orari, igiene, fobie...) e con una vita che -in quel repubblicano, bianco e cristiano Texas del 1989- non gli appartiene del tutto.




Ve la consiglio di cuore, perché si ride di gusto scoprendo personaggi molto ben caratterizzati, con i propri fantasmi dietro la risata che pure ci tirano fuori.
Scommetto che potrebbero essere i vostri eroi, sono persone piccole ma grandiose.


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