Trasferta provinciale per Samuel e Duncan, in quello che ormai possiamo definire lo schema "classico" della serie: una probabile possessione da qualche parte in Scozia, i due esorcisti vengono coinvolti, si sviluppa il caso.
Ma Samuel Stern ci ha abituati ormai a una cosa: c'è sempre qualche novità, qualche particolare diverso. Non si ripete.
E così, anche se Nel profondo segue quello schema -che peraltro mi piace, funziona e permette di avere una base riconoscibile e immediata da cui partire- c'è qualche novità, qualche particolare diverso.
Fidelio, che altrove è la password per un notturno e (doppio)sognante mondo orgiastico, qui è il nome di un locale a luci rosse: e qui, inaspettatamente, un uomo mostra i segni di una possessione demoniaca.
Ecco quindi arrivare la cavalleria, al paesino: i nostri iniziano tutto il carosello del caso, interrogando chiunque sia a conoscenza dei fatti, al fine di comprendere se si tratta davvero di demoni o di altro.
Magari di disturbi di personalità, per una volta.
Magari niente di satanico, una volta tanto.
Eppure, quando la storia rischia di poter replicare qualcosa di già visto (la colpa? Una frase sbattuta in faccia, gratuitamente, che fa mangiare immediatamente la foglia al lettore) ecco che pur intuendo la verità dietro l'intrigo, il lettore stesso si ritrova in una sequela finale tutta action e brivido, che non può aspettarsi.
E che esplode persino con inaspettata violenza, travolgendo i protagonisti.
Nel profondo è un albo particolare, perché proprio alla fine (pur percorrendo piste abbastanza battute) riesce a spiazzare, a lasciare a bocca aperta, a sospendere/sorprendere, a regalare anticipi di emozioni che verranno.
Nel mondo di questa serie, si intende.
E così altri pezzi di un puzzle enorme vanno ad aggiungersi ai precedenti, disseminati negli albi passati.
E se i buoni rischiassero di fallire? Se per una volta Samuel non riuscisse a tenere testa alla situazione?
Come potrà risolverla? Cosa potrebbe succedere?
Nel profondo si/ci chiede questo, e lo fa lasciando interrogativi dove -come abbiamo imparato a capire- il Male ha sempre identità ambigue.
Una storia che lascia -positivamente- l'amaro in bocca.
L'albo è scritto solidamente da Francesco Vacca, la cui sceneggiatura ha quell'unico neo in quella frase da cui si può capire immediatamente l'inghippo. Non so nemmeno se sia stato fatto appositamente, a questo punto.
I disegni, molto espressivi (scuola italiana, influenze molto classiche) sono del bravo Pietro Vitrano.
Nel profondoè in edicola dal 30 gennaio.
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