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LOL, chi ride è fuori (ovvero: tornare a ridere come bambini, di Denny)

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Se ne fa un gran parlare, di questo LOL - Chi ride è fuori.
LOL, non tanto come le bamboline nella sfera, ma come la risata da chatroom: e di questo tratta lo show di Prime Video. Ridere.
O non farlo.
In sei puntate da mezz'ora (le prime quattro disponibili dal 1 aprile, le ultime due dall'8 aprile).
Dicevo, se ne parla molto e girano già meme. E ci si domanda se faccia davvero così divertire, se sia davvero un fenomeno televisivo.
Non avendolo visto, ho chiesto a Denny di parlarcene: buona lettura!

Un’idea semplicissima di un format Amazon giapponese nato nel 2016 e ora esportato in tutto il mondo.
Un’idea semplice appunto, quasi fanciullesca: se ridi, hai perso.
Tutti, da bambini, abbiamo giocato col nostro compagno di banco, fissandolo negli occhi senza muovere un ciglio o magari mettendolo in difficoltà con delle smorfie.
Ecco, questo format di Amazon Primeè proprio qualcosa di molto simile, ovviamente con una scrittura più variegata adattata per un comedy show.



Siamo in un living: una scenografia colorata che si presta per preparare sketch e gag improvvisate, vestimenti, trucchi e quant’altro, per dar sfogo alla creatività di dieci comici.
Troviamo Elio di Elio e le storie tese, Caterina Guzzanti, Lillo di Lillo e Greg, Angelo Pintus, Frank Matano, Katia Follesa, Ciro e Fru dei The Jackal, Michela Giraud e Luca Ravenna.
Lo show viene registrato in un arco di sei ore filate, suddivise poi in sei episodi, e la sfida è una: far ridere il proprio compagno.
Non sono ammessi sorrisi, labbra che si inarcano ridevolmente, nondimeno denti visibili in smorfie di risata né risate soffocate.
Se ridi, vieni ammonito da Fedez, arbitro onnivedente che insieme a Mara Maionchi osservano tutto da una console/regia.
Alla seconda ammonizione, sei fuori. Il vincitore porterà a casa€100.000 da devolvere in beneficenza.



Nessuno si aspettava che LOL diventasse un tormentone. È sulla bocca di tutti. Se ne sta parlando ovunque: social, tv, radio e testate giornalistiche.
Prima degli ultimi due episodi, rilasciati l'8 aprile, si è creata un’attesa bellissima, un evento vero e proprio perché tutti hanno scommesso sul vincitore del gioco.


Qual è la forza di questo format? I conduttori? Non credo, sono quasi più spettatori fini a se stessi.
I comici? Certamente, alcuni più di altri.
Ma io penso sia l’esperimento sociale in sé.
Pensate al fatto che stiamo vivendo un periodo storico dove una pandemia ha cancellato i sorrisi della gente di tutto il mondo, perché oggi le mascherine sono necessarie.
Ma pensate come sarebbe stato il mondo se, per qualche motivo, ci fosse stato privato di ridere.




Questo show, paradossalmente, può spingerci anche verso un pensiero laterale, che ci diverte senz’altro, ma che un po’ può anche portarci a pensare: come faremmo se non potessimo più ridere?
Sì, questo è un gioco di qualche ora, dove trattenere una risata è già un motivo valido per ridere, eppure è un po’ come trattenere un pianto… si crea comunque un nodo alla gola che poi scende allo stomaco.
E se durasse troppo, farebbe male.


Ecco cos’ha di bello questo gioco: il paradosso trasversale tra il ridere, il voler ridere e il non poterlo fare, che fa attivare uno scarto della logica e che dà vita ad un loop inverosimile, appunto paradossale ma coinvolgente.



Guardate questo show come più ritenete conveniente e come più vi si confà, e vedrete che anche voi, ogni tanto, tratterrete inconsapevolmente la risata insieme ai protagonisti, per poi chiedervi: ma perché lo sto facendo?
(a cura di Denny)

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