La vita, si sa, è scandita anche e soprattutto dai diversi periodi scolastici.
Come vi ho raccontato già in passato (vedi QUI), quello delle medie è stato il mio periodo top, dove ero al massimo di me stesso.
Ma ovviamente tutto proveniva naturalmente anche dal quinquennio precedente, quello delle scuole elementari, che pure mi aveva regalato momenti particolari.
Ricordi che porto con me e che sono parte integrante della mia vita...
Vi avevo mostrato i miei quaderni di allora, con persino la primissima cosa realizzata il primissimo giorno di scuola (un disegno sconclusionato, vedi QUI).
Ma oggi ripercorriamo proprio emozioni e ricordi di quel tempo, e si parte proprio con Si parte, primo libro delle elementari che ha contribuito a formare il mio immaginario estetico (vedi QUI).
Font identico a quello del logo Vacanze di Natale, tinte pastello dagli accostamenti tipici dell'epoca e disegni simili a quelli che si ritrovavano su fumetti e spot.
Ricordo ancora i due protagonisti degli esercizi e delle storie, Verena e Renato, ottimi nomi per scandire le sillabe e giocare con le parole.
E ricordo perfettamente il mio primo "bravissimo" preso in lettura, col brano Renato sogna ad occhi aperti.
Peraltro, ero andato a scuola un anno prima proprio perché a tre anni già leggevo (fumetti, ovviamente) e scrivevo.
Questo genere di disegni, i balloons con le scritte in corsivo, non erano poi così diversi dai libri per bambini che giravano all'epoca, ma anche dagli spot cartacei di merendine e simili!
La matematica non è mai stata il mio forte, e i problemi con addizione e sottrazione li ho anche adesso.
Oggi direbbero che sono discalculico, e mi concederebbero compiti semplificati e attenzioni varie: all'epoca ero semplicemente più "tardo" in questa materia pallosa, ma sono sopravvissuto ugualmente senza la pretesa da parte dei miei genitori di avere un figlio per forza bravo in tutto.
Reperto storico: l'intestazione col mio nome, la classe (1a H), e la data (11 maggio 1989!).
Il primo ricordo che ho della scuola elementare -oltrepassato il grande portone quel primo giorno, accompagnato da mia madre- è un bambino con la cartella celeste dei Masters.
La mia classe era la prima aula sulla destra.
La scuola Dante Alighieri mi è sempre sembrata un labirinto, fatto di scalinate grandi e piccole, dislivelli vari, sfilze di stanze, palestre, corridoi luminosi e cortili sul retro.
La lunga discesa che portava a quel portone è indelebile nella mia memoria.
Così come lo spazio laterale di una casa privata adiacente, che i bambini più teppisti usavano per menarsi e regolare i conti tra loro, a fine lezioni.
Durante il terzo anno, il plesso scolastico venne ampliato, con una struttura ovviamente più moderna che si trova praticamente al lato opposto.
Dalla vecchia scuola ci si poteva accedere grazie a un sovrappasso esterno, non ricordo se anche attraverso un passaggio interno.
Prima di finire lì, ricordo alternanze scolastiche pomeridiane, a turni, forse proprio per i lavori.
Eravamo in un'aula dalla planimetria particolare, non quadrata e oblunga.
La nuova scuola aveva due rampe di scale; il terzo anno siamo stati però in un'aula abbastanza dislocata e ancora idealmente legata alla vecchia parte dell'istituto, con finestrone sempre chiuso visto che dava su un cortile interno...
Solo gli ultimi due anni andammo al secondo piano del nuovo edificio.
Ed ecco su quali libri studiavo all'epoca:
Le elementari mi hanno sicuramente stimolato, ma anche annoiato tanto.
Ricordo le ore e le giornate interminabili, specie quando il tempo fuori era livido e uggioso; sognavo di tornare a casa per He-Man, i Lego, DuckTales.
Fantasticavo sui libri di testo guardando foto, disegni, immagini e didascalie...
Della struttura scolastica comunque ricordo chiaramente una cosa: i luoghi "strani", inaccessibili e misteriosi per un bambino; le zone dove non potevi andare mai (magari quelle destinate ad altre sezioni...), e quando ci finivi per caso, sembrava qualcosa di magico e oscuro.
Come ad esempio tutto il contesto dell'aula magna, dove ogni anno abbiamo fatto una o due recite.
Una più "piccola", magari natalizia, e una grande, elaborata, di fine anno.
Che richiamava tantissimi spettatori esterni.
Ricordo la primissima recita, basata su un racconto di Oscar Wilde riadattato un po' in chiave cristiana (!): io ero Gesù bambino (e ho finito a fare Gesù altre due volte).
E la prima recita grande, del 3 giugno 1989, dove vestivo i panni di un negretto.
Era uno spettacolo su tutte le culture del mondo; oggi prenderesti una denuncia dai pazzi invasati, ma all'epoca non c'era niente di male a fare gli africani nelle tribù, i giapponesi coi kimono e via dicendo.
Il mio spirito è rimasto quello, semplice e senza dietrologie razziste da disturbati mentali.
La religiosità era molto forte, sia in quell'epoca, sia perché si era nella città di Padre Pio, sia perché una delle maestre era una suora laica (nota: il primo anno ho avuto solo una maestra; dalla seconda elementare si passò ai "moduli" con tre insegnanti che si alternavano in base alle materie).
Ricordo il rosario nel corridoio a pianterreno; il presepe e i canti nel corridoio al piano superiore (tra queste canzoni, anche il celebre "madonna madonna nera" che poi venne cambiato in "madonna madonna mia", e io già all'epoca mi chiedevo se fossi vittima di quello che oggi definiamo Effetto Mandela...!).
Ricordo anche un falò nel cortile sul retro, dove scrivemmo bigliettini da inviare alla Madonna. Non ricordo cosa scrissi, sinceramente. Chissà se sono stato ascoltato.
Il sussidiario multimateria (tranne grammatica e antologia) ci accompagnò fino alla fine di quei giorni:
Tra gli altri ricordi: le feste di carnevale (il costume di Donatello vinse anche nelle votazioni come maschera più bella); uno strano scivolo in legno con pioli e attrezzi per l'equilibrio che non volevo fare, così come il quadro svedese, nella palestra piccola; e esperienze bellissime come le giornate del gelato gratis, le visite al centro storico, le gite d'istruzione e una pubblicazione speciale: scrivemmo addirittura un libro (vedi QUI)!
Tutte cose che porto con me anche nella declinazione di blogger, pur trasversalmente.
E voi? Che ricordo avete delle scuole elementari?
Cosa avete portato con voi e cosa avete lasciato?
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