Una delle leggende metropolitane italiane più note è quella -diffusasi negli anni '90- che vuole Piero Pelù come interprete della sigla di Jeeg robot d'acciaio.
Per ovvi motivi, tale storia è però solo una leggenda.
Sempre smentita dal diretto interessato ma soprattutto impossibile per diverse ragioni: quando il brano venne pubblicato, Pelù era ancora diciassettenne; ma soprattutto, si conosce l'identità del vero cantante...
Eppure, la leggenda è così dura a morire tanto che si è tirata dietro persino un altro mistero.
E poi è diventata realtà.
Ripercorriamo l'intera vicenda.
1979, in Italia è esploso un fenomeno particolare: la prima invasione di cartoon giapponesi sulle nostre reti (QUI la storia degli anime nella Penisola) che porta a una valanga di titoli, spesso "robotici".
Jeeg robot d'acciaioè uno di questi, trasmesso con grande successo sulle TV private.
La sigla della serie venne affidata dal maestro Detto Mariano al pianista e cantante di origine sarda Roberto Fogu, che usava lo pseudonimo Fogus (talvolta riportato anche Fogù).
Il testo italiano era cantato sulla base dell'originale giapponese; i Fratelli Balestra figurano nei cori:
Un'altra versione, dall'arrangiamento diverso e interpretata dai Superobots, uscì nello stesso anno e prima della pubblicazione dell'originale, relegata a lato B di un disco perché inizialmente non si credette al successo del cartoon.
Questa versione contiene una frase errata, poi corretta nel brano ufficiale.
Passati tutti gli Ottanta, con l'entrata nel decennio successivo e la concretizzazione del successo dei Litfiba (QUI la storia completa della band) alcuni notarono un'effettiva somiglianza nel timbro di voce tra il frontman Pelù e il cantante Fogus.
Tuttavia, è probabile che questo accostamento -e la successiva nascita della leggenda metropolitana- nasca proprio da una bizzarra cover che il gruppo toscano Edipo e il suo complesso realizzò per l'album Pura lana del 1990: in questa versione, la sigla di Jeeg era eseguita proprio come fosse una parodia dei Litfiba, imitando il modo di cantare di Pelù.
E da qui nasce l'equivoco, alimentato di anno in anno, di voce in voce, specie in un'epoca dove risalire alle fonti era impossibile.
Nonostante Pelù avesse già smentito la questione sia a Radio 105 (dopo il concerto dei Litfiba al Propaganda di Milano) sia nel 1997 ai microfoni di Radio DeeJay, e poi ancora e ancora negli anni a venire.
Fogu/Fogus/Fogù, i Superobots, addirittura Mal, poi Paolo Moroni (in realtà uno degli autori del testo), la confusione era ed è sempre stata tanta: come per la sigla di Lamù (QUI la ricostruzione definitiva dei fatti), anche l'opening di Jeeg sembrava avere un cantante misterioso, con in più la leggenda della rockstar interprete del brano.
Fino al 2008, quando, come bonus track del suo album Fenomeni, lo stesso Piero Pelù decise di incidere la propria versione del pezzo:
Un omaggio alla leggenda, ma soprattutto a Roberto Fogu, artista stimato e apprezzato dal cantante toscano (che espresse anche la volontà di voler girare un film o documentario sulla sua vita).
La versione by Pelù di Jeeg è ovviamente una rilettura, ma ha trovato il consenso della figlia di Fogu (il musicista è scomparso nel 1995).
Dunque, a volte una leggenda metropolitana può diventare realtà.
Il bello è che c'è un'altra questione che lega una sigla anime, Fogus e Pelù/Litfiba: si tratta dell'altro brano che il musicista sardo ha interpretato, ossia Ryu, il ragazzo delle caverne.
Ebbene, ne esiste una versione abbastanza misteriosa e senza crediti, che in molti attribuiscono ai Litfiba (anche per via della musica, un rock oscuro e new wave): ne parlammo QUI.
Anche questo parallelismo portò, nel tempo, all'associazione "se Pelù ha inciso Ryu allora fece anche Jeeg".
Se la pratica Jeeg è stata ufficialmente chiusa nel 2008, la questione di Ryu resta comunque un piccolo mistero: a cantare questa cover sarebbero stati I limoni verdi, in un momento imprecisato degli anni Ottanta, e forse il cantante potrebbe essere Tommy Moreno... chissà.
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