Quando L'Ispettore Gadget passò a Fininvest (la sua prima TV fu su Raiuno, col titolo Ispettore Gadget), acquistò una sigla italiana.
Divertente e azzeccata. Che andò a sostituire l'iconico brano originale di Shuki Levy ispirato all'opera di Edvard Grieg.
L'Ispettore Gadgetè una serie di 86 episodi divisi in due stagioni, che vede il bionico protagonista alle prese con i crimini più disparati, orchestrati dal misterioso Boss Artiglio e la sua gang di delinquenti.
In realtà Gadget è un detective imbranato e sui generis: se non ci fossero sua nipote Penny e il cane Bravo, la risoluzione dei casi andrebbe molto diversamente...
La prima edizione Rai del 1985 si basava su quella francese (la produzione della serie è franco-canadese-americana, a opera della DiC, France 3 e Nelvana), coi nomi diversi rispetto a come poi abbiamo imparato a conoscere i personaggi anni dopo e per tutte le repliche a venire (Penny era Sophie, Bravo era Finot, il nemico principale era Dottor Gang...).
De L'Ispettore Gadget, la Mediaset ha trasmesso sia lo spin-off È piccolo, è bionico, è sempre Gadget, sia il sequel diretto Gadget e Gadgettini.
La sigla italiana, scritta da Alessandra Valeri Manera con musiche di Ninni Carucci, è cantata da Cristina D'Avena: la trovate anche nel CD in allegato a Bim Bum Bam Story, volume a cui ho lavorato io stesso e di cui vi ho parlatoQUI.
Con note iniziali che richiamano polizieschi vecchio stile, il brano apre a un ritornello pop arioso e memorabile, che nel testo celebra le particolarità androidi del protagonista.
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