La domanda che vi pongo oggi sorge da un lungo discorso avuto con un amico.
Come guardate un film, un telefilm o un programma? Come leggete un libro? E un fumetto? Come osservate un quadro? Come osservate una scultura o un palazzo? Come ascoltate un brano?
Ci sono diversi modi per godersi un'opera?
Durante questo discorso affrontato col mio amico, mi sono reso conto di... avere un problema.
Io ho un difetto: non riesco a godermi un'opera solo per quello che è.
Non riesco a guardare un film che inizia quando entri in sala (o quando metti su il dvd) e che finisce coi titoli di coda (o quando togli il disco).
Non riesco a leggere un fumetto che inizia quando apri il volumetto e finisce quando lo chiudi.
E così per tutti gli altri esempi.
Per me l'arte, in generale, è ricca di interconnessioni.
L'ARTE INTERCONNESSA
Non esiste un'opera artistica che è fine a se stessa.Ogni opera appartiene a un genere, un filone, un movimento.
E' connessa innanzitutto al periodo storico e alla storia della sua arte in sé, e poi a tante altre cose.
Prendiamo come esempio un film: è un'opera che può piacere o meno, la guardiamo e ce la godiamo per quel che è.
E questo è un modo sacrosanto di fruire un'opera (cinematografica, in questo caso).
Per me non funziona così: il godersi tale film in quel momento è certo giusto, ma non è che la punta di un iceberg molto più grandioso.
Ad esempio, The Green Inferno di Eli Roth (qui la mia recensione) è gobidile al 100% solo se conosci almeno Cannibal Holocaust, e sarà ancora più godibile se conosci il genere cannibal-movie e di conseguenza i mondo-movies.
Un poliziottesco italiano è nato negli anni '70 per motivi precisi, specie storici. Un genere ludico ma che rimanda allo spettatore l'Italia di quegli anni, con la paura del terrorismo nero e rosso, violenze da prima pagina (il Circeo) e enfatizzazioni che provengono tutte dal western (spostando l'ambientazione dai saloon alla metropoli). Quindi, storia d'Italia e storia cinematografica.
Ma, ovviamente, nessuno ci obbliga a doverci informare su ciò che c'è dietro un'opera: il problema è mio.
OMAGGI E CITAZIONI: SOLO QUESTO?
Pongo qualche altro esempio.Una storia vera di David Lynch è un film la cui visione può nascere e morire così.
Lo apprezzereste in quanto tale, è ben girato e Lynch sa come far risaltare le emozioni.
Però il mio cervello non si ferma lì: quando vedo la scena del cervo, che si fa grottesca e oscura, capisco che c'è tutto un sottotesto, comprensibile solo a quanti amano l'arte di Lynch.
Si tratta di meri omaggi e (auto)citazioni?
Dipende anche dalla genialità dell'artista.
In ogni caso sono due filoni ulteriori per apprezzare un'opera e le sue molteplici connessioni ipertestuali.
C'è chi può mettere una citazione all'interno di un quadro più ampio (restiamo in tema: l'episodio di Darkwing Duck tutto basato sulle opere di Lynch) o solo come riferimento (la canzone di Marylin Manson Wrapped in plastic, che cita in un rigo il caso Laura Palmer ma per parlare dei mali della provincia americana).
Kill Bill, ridotto a mera trama, è il cliché di ogni rape&revenge: una donna, sopravvissuta al massacro, prende uno a uno gli autori dello stesso.
Ma davvero Kill Billè solo questo? No.
E' tutta una serie di cose, da citazioni, omaggi, riferimenti ma anche cinema allo stato puro (regia, tecnica, fotografia...).
OPERE: SUBIRLE O CAPIRLE?
Per me la lettura, la visione, l'ascolto sono questioni interconnesse, tra loro e con la storia.Non lo faccio di proposito. Quando vedo Amore Tossico di Caligari, non posso non notare che una scena è girata lì dove si trova il monumento in onore di Pasolini: il filone è neo-neorealista, non possiamo prescindere da questa cosa. E quando vediamo Non essere cattivo (sempre di Caligari), impossibile non notare come il cerchio si chiuda rispetto al primo film.
Pensate che chi vive la borgata romana, ad esempio, vivrà emozioni ancora più forti e totali rispetto a chi -come me- non sa nulla di quel mondo.
Nessuno è tenuto a saperne di più oltre quel che vede. Ma tra vedere e guardare la differenza c'è.
E si tratta del bagaglio di esperienze e cultura personale: è automatico per me connettere Ken il Guerriero con Mad Max, e quest'ultimo con tutto il filone cinematografico delle auto, da Death Proof in giù.
Ora, di fronte a un quadro impressionista, chiunque può rimanere... impressionato.
Ed è giusto. Un'esperienza che nasce lì e che magari ti porti oltre.
Ma per me non muore così, perché mi domando delle cose: perché hanno cominciato a rappresentare elementi del quotidiano? Perché questo punto di rottura? Perché la luce in quel modo? Eccetera.
Beato, forse, chi si gode un'opera per quel che è, senza troppe questioni. In modo semplice, puro.
Però forse la purezza e il godimento possono essere amplificati.
C'è differenza tra subire un'opera e capirla.
Che ne pensate?