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[CULTURA POP] la generazione dei ritorni

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Sembravamo non avere identità, sembravamo non esistere.
Forse era solo che non avevamo ancora l'età.
Noi, di una generazione di mezzo: ma ora siamo qui, finalmente riconosciuti (e sfruttabili).

La questione è abbastanza spinosa: gli anni '80 e '90 sono considerati mitici già da tempo, almeno come idea.
E se tentativi di riportarli in scena ci sono già dai primi anni 2000 (almeno per gli 80's), non si può dire che questi siano del tutto riusciti. Prendete ad esempio il remake di Visitors, del 2009.
Fosse oggi, sarebbe un cult.
Ma nel 2009 non era ancora tempo. Non era ancora tempo nemmeno per 90210 (seguito di Beverly Hills).
Fosse oggi, anche questo sarebbe un cult.

GENERAZIONE MOZ O'CLOCK

E' che mancava la generazione a cui rivolgersi davvero. La mia generazione.
Spesso, cercando sul web, trovavo poco o niente di ciò che avevo vissuto: anche per questo aprii il Moz O'Clock, nel 2006.
Altrove ci si concentrava sugli anni '80 ma solo per quanti li avevano visti tutti. Poi, si andava direttamente ai nuovi miti contemporanei ed effimeri.
Mancava la generazione che ha avuto infanzia e preadolescenza fino a metà anni '90: quella che oggi è trentenne e può pagare. E che, per mode-mercato-immaginario, costituisce proprio un gruppo a sé.
Quella che ha anche vissuto di riflesso tutto il pop precedente, specie quello degli anni '70, e che in alcuni casi (cfr. cartoons) è stato fruito come un mega calderone senza tempo.

IMMAGINARIO POP MODERNO

I miti fendono i tessuti temporali, è un periodo d'oro per i grandi nomi e i grandi marchi, che dal passato giugnono alle generazioni odierne, sottoforma di ritorno o in perfetta continuità.
Ed è facile, perché il nuovo pop è nato proprio a cavallo tra gli anni '80 e '90. Un pop consapevole, sfruttabile e ora remakeizzabile, reboottabile, riproponibile, revivalizzabile.

Ecco quindi che si rivedono Mad Max, DuckTales, Twin Peaks, X-Files, Power Rangers.
In musica si sviluppa la retrowave, coi suoni al sintetizzatore. Quelli dell'opening di Stranger Things. Sì, perché c'è anche quest'altra procedura da poter attuare: se proprio non vuoi riproporre un marchio, allora ambienta il tuo prodotto nei cultissimi '80 e '90. Stranger Things lo ha fatto con successo, così come Black Mirror con San Junipero e la serie The Goldbergs (pronta per uno spin-off). Oppure si fanno le maratone, come quella su Bim Bum Bam.

dal cartellone 1989 al gelato 2017

PERCHE' I MITI TORNANO (E MUOIONO)

I miti tornano perché erano nati per essere commerciali e conservano ancora quella potenza lì, tutta da (ri)sfruttare. In fondo, i ricordi d'infanzia sono dietro l'angolo ma anche inafferrabili; un gioco che fa sempre presa e che finalmente ha trovato la giusta generazione a cui rivolgersi e il giusto passato a cui attingere.
Ora niente più è fuori posto: è questa -appena iniziata- la vera epoca del revival moderno/contemporaneo.
Non stupitevi di vedere, dunque, He-Man e Skeletor che pubblicizzano una catena di comparatori di prezzi, sulle note di "Fame" (sigla del telefilm Saranno Famosi).

Vi chiederete anche perché i nostri miti paiono andarsene tutti ora.
Abbiamo già perso molti grandi nomi nel 2016 e il 2017 sembra non voler essere da meno.
Ma d'ora in poi sarà sempre così: abituiamoci a grandi ritorni ma anche a grandi saluti.
Perdipiù, noi che abbiamo vissuto di riflesso anche tutto il pop proveniente dalle decadi precedenti alla nostra nascita, abbiamo immagazzinato così tante figure mitologiche che dobbiamo fare i conti con quell'eternità che vale solo per il nome, non per la persona.
E quindi Er Monnezza resta, ma Tomas Milian ci lascia. Il Mago Zurlì resta, Cino Tortorella ci lascia.
E' il prezzo da pagare per vivere in un sogno pop. E d'ora in poi, sotto questo profilo, sarà sempre peggio e lo sapete meglio di me: prepariamo i fazzoletti.

CONCLUSIONI

Ora che questo tempo è -finalmente- giunto, ora che il nerd ha -finalmente- ceduto il passo al geek, godiamocela. Siamo ancora schiavi dell'industria e del capitalismo, ma ogni tanto qualche piccolo sogno materiale è giusto concedercelo.
L'infanzia è qui dietro, nel passato e nel futuro.
Perché siamo tutti eterni dodicenni, come me.

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