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[MUSICA] Caparezza - Prisoner 709 Tour: un carnevale di energia

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Nella settimana della musica italiana io e i miei amici siamo andati al PalaPanini per assistere alla tappa modenese del Prisoner 709 Tour di Caparezza.
Ok, dopo questa introduzione da tema di quinta elementare, utile però a chiarire subito chi - dove - quando, passiamo all'azione.
Ah no, non ho detto il quando: mercoledì 7 febbraio 2018.

Sul biglietto c'era scritto ore 21.00, e puntuale come non mai -un tempo gli spettacoli si facevano aspettare un po'- ecco che si spengono le luci (wow con i temi da quinta elementare!)...

Parte la data del Prisoner 709 Tour.
Un Caparezza nuovo, più personale, quello che traspare dal suo ultimo lavoro dal titolo analogo, come vi avevo raccontato qui.
Tutta la prima parte del concerto è dedicata al nuovo album, dove trionfano la title-track, l'inno Ti fa stare bene e l'intima Una chiave.
Oltre queste, si inizia con Prosopagnosia, si prosegue col viaggio interreligioso di Confusianesimo, poi Migliora la tua memoria con un click, il sibilo di Larsen, L'uomo che premette, il carillon introduttivo di Minimoog e l'ipnotica Autoipnotica.
Chiude Prosopagno sia!, reprise dell'intro che apre le porte alla seconda parte dello show: quella dedicata tutta ai vecchi successi.

Confusianesimo

E si comincia proprio con la stra-famosa Fuori dal tunnel. Poi Legalize the Premier, Non me lo posso permettere, Jodellavitanonhocapitouncazzo, Goodbye Malinconia, China Town, La fine di Gaia, Vieni a ballare in Puglia, Mica Van Gogh. E il tris finale con Avrai ragione tu, Vengo dalla luna e Abiura di me.

Due ore e trenta di spettacolo, non solo musicale.
Un concerto ricco di energia, di parole, di danza, di intermezzi.
Ballerini, coriste, la band, il braccio destro Diego: tutto concorre alla riuscita di uno show che spesso è un vero e proprio racconto a episodi (ossia le canzoni).
Il palco è una passerella, sul fondo ha un ponte. In alto svetta la forma di una serratura.
Caparezza è preso dai cambi d'abito più della Hunziker e di Baglioni, addirittura viene imbragato e vola su una chiave alata. E poi è vestito da apicoltore, cosmonauta, santone: il tutto tra un salto e l'altro.
Dalle quinte fuoriescono una decina di enormi simboli, che sono un po' come carri di carnevale: allegorie mobili.
Una lavatrice-dio, un frigo, un alveare, uno spaventapasseri, una postazione di comando, un lettino da clinica psichiatrica, un enorme libro pop-up.

Mica Van Gogh

Molte le luci, molti i pannelli che trasmettono ulteriori racconti nei racconti: i personaggi di Street Fighter II, un quadro di Van Gogh, il livello di "caricamento" a tacche.
E questo è niente: l'inizio è una sfera trasparente che si gonfia al centro della scena, con il cantante pugliese che dall'interno intona le prime strofe del concerto. Una bocca gigante, orecchie giganti, ma soprattutto due cannonate spara-coriandoli, una pioggia di stelle filanti e persino degli enormi e colorati palloni che il pubblico si diverte a lanciare via.
Una scaletta ben orchestrata, che accontenta tutti e promuove il nuovo lavoro dell'artista.
Il pubblico apprezza molto Una chiave, va in delirio per Prisoner 709 e si scatena con Ti fa stare bene.
Con le vecchie glorie, oltre al trittico finale -dove Capa non si risparmia dialoghi a tu per tu con diversi fans- si balla e ci si gasa praticamente su tutti i brani, anche quelli più amari o malinconici.
È uno spettacolo che val la pena di esser visto e sentito.
Apprezzano tutti, dai bambini coi genitori fino ai ragazzi e agli adulti.
Un concerto che ti fa stare bene.

Ve lo racconto, assieme al mio viaggio verso Modena, con questo breve video:



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