Uno dei supercult italiani anni '80è senza dubbio Da Grande, tra i titoli più pop con Renato Pozzetto.
Coprodotto da Reteitalia (della Fininvest) per anni è stato replicatissimo sulle reti Mediaset, specie nei pomeriggi del week-end.
Un film che nasconde molte piacevoli curiosità...
Parliamone assieme!
LA TRAMA
Marco, 8 anni, sta vivendo un periodo difficile. La sua famiglia è in crisi (non solo economica), lui si sente poco ascoltato e viene inoltre schernito dagli amici perché fa la pipì a letto. Come se non bastasse, è pure innamorato della sua maestra.Se sei un bambino americano devi rivolgerti al primo Zoltar che trovi nei luna park; Marco invece è un bambino italiano e deve solo esprimere il suo desiderio affinché questo si avveri: di colpo, diventa quarantenne.
Con l'aspetto di Renato Pozzetto.
Il bambino sparisce, i Carabinieri lo cercano, mentre il quarantenne se ne va in giro a comprendere che la vita da adulti, forse, non è tanto migliore...
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evidentemente non ha usato Ariel... |
ANALISI
La storia è una commedia semplice e garbata, tipico film di quell'epoca, lineare e comprensibile, apprezzabile da grandi e bambini.Una favoletta dal messaggio immediato: un ideale scontro generazionale, ovviamente innaffiato di dolcezze, anestetizzato da ogni possibile realtà troppo dura.
Marco/Pozzetto si ritrova a sperimentare, con la testa di bambino, una vita da grande.
Affitto, spese da pagare, lavori da affrontare.
E soprattutto, una storia d'amore da vivere, oltre che una bella batosta da digerire.
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Ioska nei panni di Marco |
DA GRANDI, DA PICCOLI
Pur nella sua semplicità, che comunque resta il suo punto di forza, Da Grande affronta tra le righe il tema della differente visione della vita. Da bambini non ci si rende conto di tante cose, di tanti meccanismi. E, di rimando, non si comprendono nemmeno certe dinamiche del mondo adulto.Tradimenti, prestiti bancari, nervosismi e isterie.
Da adulti, invece, si vorrebbe tornare bambini proprio per gli stessi motivi.
Storie sentimentali che non vanno, vite precarie, problemi da risolvere.
Questo, seppur in una dimensione di comedy, il senso del film.
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rubabandiera |
UNIVERSI IN COLLISIONE?
Due universi, quindi. Che si toccano in modo malinconico e spassoso.Emblematica la scena che vede alcuni bambini giocare ai genitori, mentre ordinano al figlio di piangere, rimproverandolo di qualcosa perché i genitori fanno sempre così.
Come è anche simpatica la riflessione sul lavoro che Pozzetto è dovuto a svolgere per sopravvivere: il baby-sitter. Si diverte più lui che i bambini, e si stupisce che venga pagato per fare ciò che, da bambino, era la quotidianità. Eh, lo strano mondo dei grandi.
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Ottavia Piccolo (di spalle) e Haber |
TANTO POP
Questa pellicola, che -ripeto- trasuda comunque quel piacevole senso rassicurante/esilarante, ha tra l'altro il merito di mostrare molti oggetti della cultura pop di allora. Siamo nel 1987, e lo spettatore può gustarsi camerette piene di poster, adesivi, giocattoli e peluche.Io stesso amavo questo film e questo genere di film dove mi si mostrava il mio presente (tanto che presto ne farò una rubrica apposita: Pop in Movies), e ovviamente ammiravo la stazione spaziale Lego mostrata più volte (giocattolo che ricorre nella trama, peraltro).
Non mancano prodotti per un pubblico femminile (la Famiglia Cuore) e anche quelli culinari; ci sono anche dei cartoons trasmessi dai televisori guardati dai protagonisti.
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Giulia Boschi nel reparto giocattoli |
GLI ATTORI
Cinque gli adulti principali, tutti perfettamente nella parte.Nomi del calibro di Alessandro Haber (il nevrotico papà di Marco), Ottavia Piccolo (la rassegnata madre del bambino), quindi Renato Pozzetto nel ruolo del protagonista e la bella Giulia Boschi (ritiratasi oggi dalle scene) nei panni di Francesca, la maestra di Marco che nasconde un grande intrallazzo.
Chiude Alessandro Partexano nel ruolo del tenente dei Carabinieri che si occupa della scomparsa di Marco.
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Haber nel suo freddo ambiente di lavoro |
Tra i bambini, Ioska Versariè Marco da piccolo (abbiamo visto assieme i due spot di cui fu protagonista, all'epoca: Barilla e detersivo Ariel, rivedili qui).
Gaia Pirasè Silvietta, secondogenita sorella di Marco. Oggi Gaia non lavora più per il cinema e la tv; è particolare che la bambina non voleva farsi chiamare col suo nome di scena rimarcando sempre il suo vero nome: le scene non sono state tagliate e anzi gli altri attori riescono a scherzarci sopra, improvvisando battute a riguardo.
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Gaia e Pozzetto |
Ci sono persino due volti noti: Marco Vivio, oggi famoso doppiatore, ma soprattutto Ilary Blasi, che qui interpreta Piera.
Da notare anche il cameo di Susan Sarandon: l'attrice americana appare in un film b/n che pozzetto guarda in tv: ai tempi, la futura Louise di Ridley Scott era compagna di Franco Amurri, regista di Da Grande.
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aò ma che Piera, io me volevo chiamà Sciantàl! |
BIG?
Una leggenda urbana vorrebbe che il film Big, con Tom Hanks, sia il remake di Da Grande: la storia è difatti pressoché la stessa, e la pellicola americana arrivò circa un anno dopo quella di Amurri.Né remake, né tantomeno plagio: solo una curiosa e simpatica coincidenza.
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