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[SERIE TV] Romanzo Criminale - La Serie: a 10 anni dal cult

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Sono passati dieci anni da quel 10 novembre 2008, quando su Sky Cinema andò in onda quello che poteva essere considerato sia un esperimento, sia l'inizio di una new wave televisiva italiana.
Romanzo Criminale - La Serie, prodotta da Cattleya per la regia di Stefano Sollima, è il punto di inizio e fine di tutta una questione seriale tricolore.
Due stagioni, ventidue episodi totali, un romanzo alle spalle ma ancora di più un film.
Ecco cosa ci ha lasciato in eredità...

IO STAVO COL LIBANESE

Frase divenuta cult, imitata, scimmiottata: si apriva così, ambientata "oggi", Romanzo Criminale.
E subito si tornava agli anni '70: ascesa e caduta della Banda della Magliana, invero salita alla ribalta probabilmente dopo il libro di De Cataldo e il relativo film di Placido. Sì, perché nonostante i crimini (reali) di cui la banda (reale) si era macchiata tra i '70 e gli '80, quasi non c'era un preciso quadro -noto al grande pubblico- che collegasse tutto.

DANDI, FREDDO, LIBANO

O meglio Renatino, Crispino, Er Negro: tre boss che il romanzo, il film e la serialità televisiva hanno raccontato tra fantasia e realtà, romanzando dove occorre e spingendo l'acceleratore quando necessario.
Dopotutto, pur tratto da storie vere, è fiction.

QUESTIONE DI FICTION

E veniamo al punto: Romanzo Criminale fu un esperimento. Ma anche l'inizio -e la fine- di qualcosa.
Pensiamoci: cosa c'era, all'epoca, considerabile "d'autore" nella serialità televisiva italiana (media o lunga che sia)?
Distretto di Polizia aveva già ampiamente abbandonato l'alta qualità che lo aveva contraddistinto (nelle prime quattro stagioni, almeno: ma proseguiva su binari comunque validi); Il Capo dei Capi -tra polemiche e successo- era comunque una miniserie; Coliandro appariva e spariva su una Raidue che solo anni dopo ne comprenderà la forza; Boris era già qualcosa d'altro rispetto al resto.
Poco altro, o forse tutto qui.
Romanzo Criminale - La Serie rompe con tutto questo: una serie che voleva tenersi libera da certe logiche da prima serata (sulle tv ammiraglie), raccontando senza freni quel che era necessario.
Un esperimento (riuscito) come detto, ma anche l'inizio di una moda che arriverà di lì in poi.


APRIPISTA

Romanzo Criminale ha, di fatto, aperto la strada alla fiction italiana di qualità, lontana dalle rassicuranti trasmissioni imposte dai network.
Era la storia di una banda di delinquenti; si rischiò anche la "santificazione" (o peggio, l'emulazione da parte di qualche mente tarata). Ma al di là di qualche povero mentecatto che comunque garantì una certa pubblicità, è al lato tecnico che bisogna guardare.
Una serie che scelse solo giovani attori, anche alle primissime armi. Nessun nome noto, giusto qualche volto già conosciuto per i personaggi di supporto. Eppure, anche così "inesperti", Marco Bocci, Francesco Montanari, Alessandro Roja, Vinicio Marchioni, Alessandra Mastronardi e Daniela Virgilio diedero vita a personaggi e storie all'altezza delle grandi produzioni americane.

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