Questo post termina con una domanda che ho il piacere (e forse la necessità) di sottoporvi.
Questo post nasce da alcune riflessioni. Su di me, sul mio blog, su di voi che leggete.
E su come tutto questo viene percepito dagli altri, cretini attaccabrighe o gente per bene che siano.
Eccoci dunque: il Moz O'Clock è tutta la mia vita, ma non tutta la mia vita... ecco perché.
Come sapete, ho sempre considerato il mio blog come un elemento importante della mia esistenza.
Dentro ci metto davvero tutto: del mio passato, delle mie passioni, della mia vita, dei miei ricordi.
Tutto, ma non tutto.
Ecco. Cosa significa?
È chiaro che il blog che state leggendo segue un progetto. Un progetto che evolve nel tempo, da sempre, ma che resta fisso su un punto: la cultura pop.
Poi, che intorno a questa gravitino tutti gli argomenti possibili, e in forme che sono cambiate dal 2006 a oggi, credo sia normale.
Dunque, è chiaro che se parlo di libri, tendo a farlo in una certa maniera.
Così come ad esempio feci con Il Nome della Rosa: va da sé, vista la natura del Moz O'Clock, che si finisca a parlare di Berserk, Topolino, Diabolik, omaggi, ispirazioni.
E, per inciso, non ci vedo nulla di male: solo qualche sciocca mente può pensare ai fumetti come a cose culturalmente "basse".
Ma restiamo sui libri: io leggo abbastanza.
Preferisco letture tipo saggi, approfondimenti o magari anche racconti brevi. A ognuno il suo.
Ma io, nella mia vita, leggo (al di là di fumetti e riviste).
Così come ovviamente mangio. Così come ovviamente ascolto, vedo, bevo, dormo.
Il Moz O'Clock, che piaccia o meno, è comunque impostato (pur molto liberamente) su una certa linea editoriale.
Se esiste, è perché parla di certe cose; e viene letto da chi, quelle certe cose, le cerca e le ama.
È chiaro quindi che stonerebbero un po' -se non presentate nella maniera più opportuna- numerose recensioni di libri che vanno al di là delle tematiche che tratto; è chiaro quindi che stonerebbero anche post su piatti che non sono propriamente di ristorazione veloce o popolare. O su post su una certa tipologia di film che pure vedo e colleziono.
È altrettanto chiaro che, andando in gita da qualche parte (dove comunque visito cose di interesse culturale e artistico) vi parlo di una fumetteria storica e non di una chiesa pur bellissima.
In sostanza: non sono un bookblogger, non sono un foodblogger, non sono un travelblogger.
Non rifuggo assolutamente argomenti "culturali" (perché mai?); non visito solo librerie e mercatini, quando sono in trasferta.
Ma, soprattutto, non ho mai messo in piazza i miei titoli, né mi sono mai vantato di ciò che faccio, di ciò che ho fatto, di quanto ho letto, di cosa ho visto.
Sul blog, comunque, vi ho sempre parlato un po' di me. Anzi, spesso un po' tanto.
Sapete come la penso, sapete come sono, sapete cosa faccio (nel limiti del buon gusto e della privacy, ovviamente).
Da anni esiste la rubricaMikipedia, che raccoglie tutte le mie foto mese per mese.
Da sempre esistono post personali. E ultimamente ne ho anche incrementato la doseproponendo un paio di nuove etichette mirate.
Ora, ho sempre ritenuto giusto e corretto il mostrarsi al proprio pubblico (al di là del volto); essere sinceri, veri(tieri), non anonimi (nonostante un nickname).
Raccontare un po' di noi nei nostri articoli, ed è quello che faccio sempre.
È importante per non essere macchine, per non essere solo blogger ma anche persone reali (nel virtuale).
Serve a esserci, a creare un legame con chi decide di leggerci.
E quindi, eccoci alla domanda finale di cui vi accennavo a inizio post.
Vi piacerebbe se, con maggiore frequenza rispetto a oggi, parlassi anche di altro?
Di libri, di luoghi, di me... non per forza connettendo il tutto alla cultura pop?
Fatemi sapere, comandate voi!