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[CINEMA] Joker, la recensione (no spoiler)

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Subito una premessa: questa è una storia slegata dai fatti del fumetto. Non tanto Batman, quanto proprio Joker. E comunque non legata a nessun'altra pellicola.
Un what if...?, anzi, essendo in casa DC Comics, un elseword.
Anzi, essendo al cinema, sotto l'egida di Scorsese e la regia di Todd Phillips, questo Jokerè un film d'autore.
Un filmone, una rilettura delle origini del nemico per eccellenza.
E, probabilmente (paradossalmente?), anche l'unico film che finora interpreta correttamente quel che il Joker è davvero.

Subito un'altra premessa: Batman, Joker e via cantando sono delle metafore.
Raccontare il loro passato, quando non necessario, fa perdere al personaggio almeno il 50% della sua forza narrativa. Perché inevitabilmente fornisci dettagli, persino velate giustificazioni.
Alan Moore è colui che ci ha dato le ufficiali origini del Joker, ormai anni fa, nel capolavoro a fumetti The Killing Joke.
Serviva farlo? No.
Il Joker è una maschera, contraltare perfetto di Batman. Potrebbe essere tutto e niente, anche perché Batman stesso potrebbe (e a questo punto me lo aspetto, un film così, su di lui) non essere altro che un pazzo mitomane egocentrico che si è creato -nella mente- l'identità di Uomo Pipistrello.


Serviva farlo? No. Ma Moore l'ha fatto e ha regalato al mondo una perla della narrativa disegnata.
Serviva narrare ancora queste origini, addirittura in maniera differente?
No. Ma Phillips lo ha fatto, e con l'interpretazione (che si jokerà l'Oscar con DiCaprio, vedrete) di Joaquin Phoenix, regala al mondo una perla cinematografica.
Jokerè una cosa a sé.
Pochi rimandi a Batman e al suo mondo (giusto Gotham City, Arkham, la famiglia Wayne...), che però sono necessari.
Non è solo la storia di un qualsiasi folle, no. È la storia del Joker, di quel Joker che amiamo nei fumetti e nei cartoon, che amiamo nei film e nei videogames.
Un ennesimo Joker, diverso ma uguale, anzi forse il più Joker di tutti: un agente del caos.
Sì, qui lo è davvero: Nolan, stacce.


Una Gotham cruda, sporca e percorsa da tensioni sociali.
L'alba di un passato che ci regala degli anni '80 (ufficialmente è il 1981) lontanissimi dai lustrini a cui la retronostalgia ci ha abituati.
Sapete com'è la Gotham di Joker?
È la città dei film e telefilm polizieschi americani, quelli che guardavamo in tv trent'anni fa.
Ha quella stessa patina lì. Una patina reale. Calda, ma che sta per bruciare.
La patina dei film di quell'epoca. Vedere per credere.
Sapiente l'uso dei colori, vividi (finalmente si abbandonano le sole tonalità acide).


Ottimi gli attori, tra cui spicca un Phoenix in stato di grazia, che sa interpretare la follia (coi suoi sbalzi d'umore, i film mentali e le depressioni) in modo impeccabile.
Il suo Joker è strano: vittima, carnefice, sessualmente ambiguo e narciso in modo patologico come Commodo.
Robert De Niro co-protagonista, in una discesa nel caotico inferno di Gotham.
La società è impazzita, la follia diventa l'unica normalità.
Tra echi di V per Vendetta e le strade de Il Giustiziere della Notte, si avverte comunque l'aura di Scorsese.


Avrei evitato solo una brevissima sequenza di spiegazione (peraltro inutile perché anticipata a parole, seppur ambigue: ma l'ambiguità avrebbe reso di più, in una storia di pazzia).
I cultori del fumetto Berserk troveranno curiose analogie tra il passato di questo Joker e quello di uno dei protagonisti del manga di Kentaro Miura. E non vorrei che questo film avesse involontariamente anticipato gli sviluppi dell'opera giapponese.

Un film che ha meritato la vittoria a Venezia, e che ci ricorda come tutti noi siamo (davvero: non è una frase fatta, stavolta) dei Joker.
No, non potezialmente tali, ma Joker e basta.
A volte basta niente per ridere, e poi so' cazzi.

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