Se negli anni '80 i bambini si buttavano dal balcone per imitare i robottoni e a metà anni '90 Kenshiro era il responsabile del lancio dei sassi dal cavalcavia, nel 1997 si scoprì che Sailor Moon faceva diventare gay.
Detto così sembra assurdo ma è ciò che i giornalisti dell'epoca facevano rimbalzare coi loro titoloni da acchiappo.
In realtà i concetti espressi dagli esperti erano più articolati, per quanto ovviamente sempre pericolosi, ma specchio dell'Italia che fu.
E, chissà perché, da qualche giorno sui social è ricicciato fuori l'articolo dell'allarme che la psicologa Vera Slepoj lanciò riguardo Sailor Moon.
Ecco come andarono le cose.
Mentre la quinta e ultima serie di Sailor Moon impazzava in tv, raccontando il gran finale delle avventure di Bunny & co. (QUI il riassunto completo), la psicologa Vera Slepoj (direttrice dell'Osservatorio sui bambini e la tv) fece molto parlare di sé a causa di una dichiarazione shock.
Alcuni genitori italiani, infatti, si preoccuparono non poco per via di ciò che stava accadendo ai loro figli maschi: i bambini si atteggiavano come Sailor Moon.
Ne imitavano le pose, volevano essere come la guerriera. Cinque casi in tutto arrivati all'Osservatorio.
Le parole della psicologa Slepoj, che di fatto bocciava l'anime allora trasmesso da Retequattro, furono queste:
"Sailor Moon è una eroina dotata di una grande forza, una donna che comanda. È un personaggio molto ambiguo, con tratti maschili. Tutto ciò crea disturbi nei bambini, li confonde proprio in un'età in cui hanno un grande bisogno di modelli da imitare, soprattutto dal punto di vista sessuale di cui non sanno nulla."
Al di là della cantonata sul "personaggio molto ambiguo" (perché mai? Anzi...) e "con tratti maschili" (cosa assolutamente falsa), si capisce bene dove si va a parare.
Il rischio, infatti, è tutto per i bambini maschi:
"abbiamo avuto alcuni casi di bambini con problemi di femminilizzazione; bambini molto confusi che, addirittura, desideravano indossare gli abiti e portare i gadget di 'Sailor Moon' tutti in vendita.
È importante soprattutto evitare il passaggio ossessivo di un cartone animato come questo in Tv, perché è soprattutto la quantità che porta ad una clonazione della personalità."
Parole che all'epoca fecero scalpore, e che formarono presto uno schieramento in difesa del popolare cartoon. Persino Alessandra Valeri Manera, allora responsabile della fascia ragazzi Mediaset (e quindi della trasmissione italiana di Sailor Moon) dovette dire la sua:
"Questo tipo di accuse fa riferimento a modelli maschili e femminili molto invecchiati. Sarebbe come pensare che libri che raccontano le avventure di un gruppo di maschi come I ragazzi della via Pal o Cuore possano creare problemi di identità alle ragazze che li leggono. E poi noi facciamo una grande attenzione a cosa mandiamo in onda. Tanto che lavoriamo spesso con un'équipe di psicologi."
L'anime era tra i primi, dopo tanti anni e dopo Lady Oscar e She-Ra, a mettere in scena le avventure di alcune ragazze combattenti.
Una serie dove c'erano sì i sentimenti, ma anche l'azione di tante battaglie, nemici, mostri e colpi speciali da lanciare.
Insomma, un modello diverso in primis per le bambine e ragazze (sessisticamente per nulla contemplate nell'analisi del caso, tra l'altro), che stavolta potevano finalmente avere protagoniste forti e cazzute come i personaggi maschili apprezzati in precedenza.
Ma un modello diverso anche per i maschietti.
L'azione è azione, e non è certo un segreto che -pur indirizzati di base a un certo pubblico- i cartoons attirino entrambi i sessi.
Il problema forse era tutto lì: stavolta erano delle ragazze a salvare il mondo. Non cavalieri dello zodiaco, non samurai, non artisti marziali postatomici.
Ma liceali in marinaretta che pensavano pure a studiare, giocare a pallavolo, innamorarsi, cantare, divertirsi, cucinare, scampare alle interrogazioni.
Ovviamente, il discorso della Slepoj rimbalzò ovunque, con tanto di titoloni come "Bimbi non guardatela fa diventare femminucce" (ma non era un modello di donna forte e con tratti maschili?), e castronerie assortite "Potere dei Cristalli di Luna""Sailor Kibusa" di chi ha scritto senza nemmeno documentarsi il minimo.
Anche se non venne mai esplicitato, la questione prese a fare inconsciamente leva sulla "paura dell'omosessualità".
Tra l'altro, come se sia necessario atteggiarsi da femmina (o da femmina dominante, o da Sailor Moon) per essere omosessuali.
O peggio, come se si possa diventare tali. Diventare. Guardando pergiunta un cartoon.
È chiaro che invece Sailor Moon possa essere stata una conseguenza, e non certo la causa.
Ossia, il trigger che ha liberato certi atteggiamenti in alcuni bambini, atteggiamenti che erano già innati, già in essere, e che qualsiasi genitore dell'epoca (e immagino anche di oggi, bussare a quelli più ignoranti o limitati) ha ritenuto sconvenienti o spaventosi.
La riprova? Molti altri bambini maschi guardavano Sailor Moon proprio perché eterosessualmente attratti dalla presenza femminile; certuni aspettavano peraltro i momenti della trasformazione, dove si intravedeva qualche accenno di casta nudità.
Conseguenze: siccome proprio nelle puntate in onda in quei giorni c'erano tre guerriere che da maschi diventavano donne, la Mediaset censurò in corsa questo aspetto, per evitare ulteriori polemiche.
Così, a dodici episodi dalla fine, l'adattamento italiano cambiò trama e le tre guerriere divennero "sorelle gemelle" delle controparti maschili.
Creando un'assurda incongruenza nella narrazione.
Noi ci ritrovammo un anime ancora più modificato; la Slepoj oltre alla carriera politica con Alleanza Nazionale e UDC, cattedre universitarie e varie cariche, continua a occuparsi di psicologia.
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