Skam, parola norvegese.
Indica vergogna, disagio. O, per meglio dire, la vergogna che si prova in una situazione di disagio.
O magari il disagio che si prova in una situazione di vergogna. Comunque, il sentimento di inadeguatezza rispetto al presunto giudizio altrui.
Skam, serie norvegese.
Che ha dato origine a svariate versioni internazionali, tra cui quella italiana.
Skam Italia. La cui quarta (e, presumibilmente -ma speriamo di no- ultima stagione) è stata appena rilasciata, dopo qualche vicissitudine.
Skam Italia, che mi è piaciuta tantissimo.
Quando, un paio di giorni fa, ho messo su Instagram uno stato che testimoniava la mia visione in corso di Skam Italia, più di cinque persone mi hanno detto "non mi aspettavo lo seguissi""non credevo ti piacesse""boh, non immaginavo fosse una serie nel tuo stile".
Questa cosa mi ha colpito molto.
Perché in realtà seguo Skam Italia da un po', e mi era pure dispiaciuto quando sembrava che Tim Vision avesse cancellato l'opera dopo tre stagioni.
Poi è intervenuta Netflix che ha co-prodotto il quarto capitolo, che effettivamente mancava, che conclude e che serviva per dare compiutezza.
Skam Italiaè una gran serie. È certamente un teen drama ma è importante anche tecnicamente, come serie tv in sé, nel panorama della serialità televisiva.
Poi, la storia.
Dovessi dare un giudizio, dove comunque ogni stagione supera di gran lunga la sufficienza come votazione, direi:
prima stagione, la più genuina;
seconda stagione, l'unica dove ci ho visto qualche elemento leggermente esagerato;
terza stagione, con la storia che m'è parsa la più intrigante;
quarta stagione, con la vicenda più (culturalmente) interessante.
Sì, il bello di Skam Italiaè che, nei limiti del possibile e del genere, non è una serie eccessivamente romanzata.
È la storia di un gruppo di amiche e amici, un nucleo che si forma e trasforma, con la naturalezza di quei tempi.
Vi ci ritroverete; ritroverete un po' di voi stessi degli ultimi anni di liceo.
Anche se all'epoca forse non si scopava, anche se non avevamo musulmani in classe, anche se l'omosessualità non era così accettata come oggi.
Ma Skam Italiaè proprio questo: la storia di Eva, Federica, Eleonora, Silvia e Sana.
Cinque normalissime studentesse di un liceo romano, alle prese con questioni quotidiane e quel senso di vergogna-disagio-inadeguatezza che ci coglie un po' tutti.
Oddio, non ci sono solo loro: basti pensare che il protagonista della seconda stagione è Martino.
O che comunque tanti personaggi con la loro sottotrama in continua evoluzione gravitano attorno ai protagonisti. Giovanni, Luchino, Elia, Niccolò, Federico, Sofia, Laura, Malik, Rami, Filippo...
Skam Italiaè una serie anche coraggiosa, e il coraggio lo esprime proprio nelle ultime puntate, dedicate a Sana.
Come vivono i musulmani italiani? La risposta dataè priva di buonismi da fiction di tv generalista e anzi sottolinea tutte le barriere che ci sono e ci saranno sempre; la serie racconta questa e altre vicende quotidiane, spingendo un po' sull'amore ma si sa che a quell'età tutto sembra infinitamente importante.
E forse lo è.
Perché mi è piaciuto Skam Italia? Perché lascia un senso di compiutezza.
E non parlo del finale. Parlo proprio degli intrecci e del progredire delle storie.
È tutto bene incastrato, non succede quasi mai niente per niente, anche a distanza di molti episodi.
Gli attori, tutti giovani e tutti bravissimi, recitano con quotidiana naturalezza il loro ruolo.
Diversi e credibili caratteri, persi in un quartiere romano che è un micromondo che li racchiude tutti.
Fino a poco dopo l'Esame di Maturità.
Ecco, l'unica cosa davvero finta di Skam Italiaè che, svolgendosi ai giorni nostri, non ha potuto immaginare un 2020 segnato dal lockdown. E così, almeno per fiction, la vita è andata avanti normalmente...
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