È Cobra Kai mania: ovunque si parla delle imprese di Johnny Lawrence e Daniel LaRusso, ritornati in scena oltre trent'anni dopo la saga di Karate Kid.
Bambini, ragazzi, adulti: chiunque si è lasciato avvolgere nelle spire di Cobra Kai, una serie creata originariamente per YouTube Red ma che da pochi giorni è disponibile su Netflix (doppiata in italiano).
In trepidante attesa della terza stagione, davvero tutti sembrano aver apprezzato questo cult, chiacchieratissimo sul web e non solo: finalmente si è tornati a parlare di un prodotto seriale anche fuori dai social e dai forum.
Un evento che Netflix ha saputo costruire, certamente programmato a dovere, ma che ha subito riscosso un successo travolgente: Cobra Kaiè già tra le serie più viste sulla popolare piattaforma streaming.
Proviamo ad analizzarne il fenomeno.
Già: dopo solo una settimana (la serie è resa disponibile dal 28 agosto 2020), Cobra Kaiè al vertice dei programmi più visti di Netflix.
Una cosa che non si vedeva dai tempi di Stranger Things.
Per chi volesse più dettagli, vi lascio sia la recensione che la storia della celebre palestra di karate:
NETFLIX CREA CULT?
È chiaro che dietro questo nuovo fenomeno mediatico c'è una precisa pianificazione.Netflix ha acquisito la serie dalla piattaforma YouTube Red, sulla quale era un cult ma non certo un successo ampio e diffuso.
Ovvio: non basta che un prodotto sia su Netflix, e da questa sia ben pubblicizzato, per funzionare davvero.
Sarebbe come trovare la formula perfetta del successo, che chiunque vorrebbe applicare su ogni opera.
Cobra Kai ha alla base un grande potenziale, è una gran bella serie che diverte e fa riflettere, che intrattiene e ti prende.
Netflix l'ha solo valorizzata su larga scala, l'ha "sparata" in alto disponibile per tutti.
GADGET E CULTURA POP
Che ci sia un piano di marketing ben organizzato si può intendere dal fatto che presto arriverà anche un videogioco, di Cobra Kai: un picchiaduro che prevede davvero quasi tutti i personaggi della saga, anche quelli minori come Bert e Nathaniel.Senza dimenticare gli immancabili gadget col logo del famigerato dojo, persino un nero telo da mare su cui gialleggia minaccioso il serpente simbolo della serie.
A CHI PIACE?
Cobra Kai sa divertire due tipi di pubblico che si riscoprono uguali pur con un gap di trent'anni: i ragazzi di oggi e i ragazzi degli anni '80.Esattamente: la serie si rivolge ovviamente ai fan storici della saga di Karate Kid, ma anche a nuovi potenziali spettatori ovviamente giovanissimi.
Se Karate Kid era un prodotto per ragazzi, lo è anche il suo sequel Cobra Kai.
Che però riesce nell'impresa di una modernizzazione (tenendo pilastri, estetica e costruzione anni '80) che sa catturare l'attenzione degli appassionati di nuovissima generazione.
Un incontro tra due mondi che Cobra Kai unisce e fa appunto scoprire uguali: nerd, in perenne crisi, ma sempre con la voglia di reagire.
PERCHÉ PIACE?
Cobra Kai piace al giovane spettatore perché sa parlare alla/della sua generazione.Intrattiene con storie scolastiche, primi amori, problemi di tutti i giorni e il karate come metafora catalizzatrice di tutto questo.
Esattamente gli stessi motivi per cui, agli spettatori degli anni '80, piaceva la saga capostipite.
E se quindi ci si lascia prendere dalle nuove storie (con uno stile che mixa sentimento, semplicità, ironia, dramma e anche sana esagerazione), il passato è continuamente celebrato e nel modo migliore: Cobra Kai è uno dei rarissimi esempi di sequel perfetto.
I fan storici non storceranno mai il muso, perché c'è assoluto rispetto filologico per Karate Kid e tutta una serie di omaggi, sequenze, rimandi e citazioni che alzano al massimo l'esperienza retronostalgica.
COS'È COBRA KAI?
Sotto la sua patina di retromania, l'opera nasconde significati importanti anche e soprattutto sociali e culturali.Finalmente è chiaro, proprio con Cobra Kai, che se qualcosa nasce in un modo, non bisogna piegarla forzatamente a essere altro; e non solo: Cobra Kaiè la risposta sincera e positiva a quanti ancora si dichiarano stanchi di sequel, remake, reboot di opere anni '80 e '90.
Parlo del Karate Kid anno 2010, il rifacimento che quasi politicamente cambiò tutto inserendo un protagonista di colore e un maestro cinese.
Ovviamente, una brutta copia che naufragò senza conoscere alcun seguito.
Ma che tentò appunto di sfruttare il marchio della saga nonostante il karate non fosse nemmeno contemplato (svolgendosi in Cina, c'era il kung fu).
Questo ci lascia capire ancora una volta quanto siano forti e vitali i brand nati nel trentennio '70-'80-'90, e aivoglia a dire di fare cose nuove: è stato già fatto tutto o quasi, e adesso puoi solo continuare. Come fa Cobra Kai.
CONCLUDENDO
Un omaggio agli anni '80, alle loro generazioni, alle disillusioni, ai fallimenti, ai riscatti.
Un racconto dei ragazzi di oggi e di ieri, con le rispettive crisi (di identità e di mezza età).
Un racconto dei ragazzi di oggi e di ieri, con le rispettive crisi (di identità e di mezza età).
Un sequel perfetto per i fan storici, che celebra il passato con giusta misura.
Un sequel perfetto per i fan moderni, che guarda al presente con nuove trame.
Davvero inclusivo, Cobra Kaiè un calcio in faccia al buonismo, alle innaturali forzature culturali-razziali-gender e politicamente corrette che stanno uccidendo l'intrattenimento.
Vero, genuino, divertente ma anche e soprattutto duro e riflessivo.
Colpisce per primo, colpisce forte, e senza pietà.
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