Dopo mesi di pochi sparuti episodi della terza stagione (!), Disney Plus carica finalmente le prime due serie della mitica, storica DuckTales - Avventure di paperi.
Rimasta nel cuore di molti, fu uno dei primissimi successi televisivi disneyani; una serie in cento episodi (di più non si poteva!) che ha generato uno spin-off, due videogames e anche un bellissimo film d'animazione.
Culto per la generazione degli anni '80 (DuckTales andò in onda dal 1987 al 1990, in America) è ricordata ancora oggi come una serie di grande qualità.
Ma... sarà davvero così?
Sicuramente DuckTalesè una serie che, almeno inizialmente, conobbe un impegno qualitativo abbastanza costante, anche se non eccelso.
Ma voglio subito fare una premessa: se abbandoniamo una visione nostalgica della cosa, purtroppo osserveremo come insidacabilmente DuckTalessia anche una serie invecchiata male.
Figlia del suo tempo, e nonostante molte storie avessero avuto come spunto le belle storie di Carl Barks, la serie storica di DuckTales non è esente da difetti.
Oggi molte soluzioni narrative appaiono sciape, eccessivamente bambinesche.
Certo la dose di divertimento e avventura, specie in certi mitici episodi, è garantita.
Sicuramente DuckTalesè tra le migliori serie del "Disney Afternoon", ossia quelle produzioni anni '80-'90 dell'azienda disneyana, ma rivista oggi -sebbene si mantenga meglio di un Darkwing Duck- non può nascondere la perdita di molto smalto.
QUI una guida completa alla serie.
Ne rimaniamo comunque affascinati, e con un bel piacevole ricordo; specie anche grazie al film nelle sale (Zio Paperone alla ricerca della lampada perduta), e qualche episodio davvero azzeccato (quasi tutti facevano il verso a opere famose della letteratura o della cinematografia).
Ovviamente il pubblico di riferimento era quello dei bambini, e la serie era un cartoon da syndacation; ma diciamoci la verità: un'opera come DuckTales aveva del potenzale che era giusto che venisse espresso a dovere.
E questo per fortuna è successo, nelle tre stagioni del reboot (ne abbiamo parlato QUI).
È un po' l'effetto delle opere anni Ottanta: mitiche per tanti motivi (anche nostalgici), ma il cui potenziale venne affossato da tutta una serie di questioni tecniche e non.
Ed è quindi giusto, a mio avviso, rendere loro il giusto merito e dar loro il giusto onore, con remake e reboot.
Così, in effetti, il DuckTales storico non ne esce benissimo se confrontato con il più "adulto", ammiccante, svelto e cool DuckTales 2017.
L'assenza di Paperino, personaggi storici sottoutilizzati, alcuni nuovi characters davvero irritanti e l'ovvio procedere episodico sono punti a sfavore (specie con gli occhi di oggi).
Però, è comunque un'opera che ha fatto la storia della televisione (anche italiana!), dell'home video, dell'immaginario pop collettivo.
Persino il nostro Romano Scarpa ne presentò un provino per candidarsi come animatore, ma sarebbe costato eccessivamente; e allora DuckTales venne subappaltato agli animatori giapponesi della Tokyo Movie Shinsha (quella di Lupin, Occhi di Gatto, Lady Oscar e Detective Conan, per capirci).
Ciò di fatto fa di buona parte degli episodi di DuckTales - Avventure di paperi un anime, un cartoon dall'animazione a firma di maestranze nipponiche (e quando gli episodi sono animati in America, si nota pure la differenza).
Storie, soggetti e sceneggiature restavano made in Disney, ovviamente.
L'occasione però è quella di potersi gustare nuovamente storie che ci fecero sognare, guardate continuamente in TV (su Big!, Solletico, Disney Club...), riguardate sempre in VHS e ora disponibili sulla piattaforma in streaming.
Giudicheremo con gli occhi di oggi.
Nonostante due episodi saranno saltati, eliminati dal corpus perché giudicati inappropriati (le solite assurdità bacchettone da malati mentali).
Da vedere anche per il ripristino in italiano di alcune scene delle prime cinque puntate (ma pare non ci sia stato!)
Insomma: ci toccherà ammantare occhi e cuore col velo della nostalgia, per non restare troppo delusi?
Probabilmente sì.
Ma le favole più belle restano sempre le DuckTales, comunque. Woo-ooh!
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