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[FUMETTI] Samuel Stern n.14, Simulacra - la recensione

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Stupisce sempre, di Samuel Stern, il modo in cui riesce a non ripetersi mai considerato l'argomento circoscritto (la demonologia), sempre declinato in forme e sostanze diverse e originali.
Poi, ogni tanto, si può forse uscire dal seminato, restando nell'orrore -trattando di striscio l'argomento cardine- e riuscire comunque a parlare del protagonista.
È quello che avviene con l'albo Simulacra, in edicola dal 30 dicembre: Samuel è chiamato per l'ennesimo caso sovrannaturale, per capire se magari un nuovo demone è coinvolto nella faccenda.
La risposta sfocerà nell'esoterismo puro. 

Atmosfere alla Dario Argento, con un istituto d'arte privato ed esclusivo, frequentato solo da ricchi giovani selezionati.
Il palazzo è una struttura vecchio stile, in un antico quartiere che ha pure una sua storia particolare.
Un evento luttuoso ha forse scatenato qualcosa, tanto da inquietare gli allievi dell'accademia.




La scuola è particolare, come detto. Per non parlare dei docenti e della preside.
E pure degli studenti.
E delle opere d'arte presenti, che sembrano provenire da Hellraiser o dalla Mano di Dio di Berserk.



Samuel si ritrova coinvolto in un giallo che subito assume contorni orrorifici.
Quale spirito si aggira tra le stanze del palazzo? E perché?
Ma soprattutto: cosa cerca?




Le risposte saranno molto particolari, con una discesa in un esoterismo colto (siamo pur sempre in un ambiente accademico!) che colpisce e forse, nel finale, disorienta anche.
Energie, simulacri, veri e propri atti di "magia", calati in una ambientazione artistica dai significati profondi.


Tra piacevoli citazioni, colpi di scena, poteri e catalizzatori, Simulacra chiude il 2020 di Samuel Stern presentandoci una storia atipica, anche nell'epilogo, quasi come fosse uno schiocco di dita che apre di colpo alla realtà, alla mattina. Una sveglia dopo una nottata di incubi artistici.
Personalmente, devo prendermi sempre un po' di tempo per elaborare finali di questo tipo su serie assestatesi su canovacci precisi, ma è sempre un piacevole stimolo.
Disegni dettagliati e piacevolmente oscuri di Matteo Mosca, che intesse spesso fitte reti di inchiostro per creare un senso di buio pregno e tangibile.
Non ho molto amato la soluzione delle frecce a indicare l'ordine di lettura (ovviamente non naturale) delle vignette, ma è giusto un piccolo neo in una storia molto particolare, che il trio Filadoro-Fumasoli-Savegnago sceneggia alla grande, come sempre.


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