Ho scelto appositamente un titolo che fa il paio con quello del post di ieri (la canzone L'anno che verrà) perché penso che tutto sia comunque un cerchio che fa il giro.
La foto qui sopra è scattata in inverno, ma ha quei colori (con quel mood vaporwave) che mi piacciono tanto e che fanno estate, fanno bello.
L'anno 2020, l'anno che sta per finire, è stato davvero un anno assurdo.
Di cose da disaster-movie ne ho viste, eh.
Ma immaginare di trovarmi in una pandemia, con annessi e connessi, chi ci aveva mai pensato.
Credo non ci avesse mai pensato nessuno di voi.
Il 2020: numero così bello da scrivere, così perfetto.
Eppure così infido.
Ovvio, il mondo non ragiona per convenzioni: il primo gennaio sarà come il trentuno dicembre, non significa niente il cambiare calendario.
Ma, per convenzione, ci piace immaginare che funzioni così: tutto nuovo.
Eppure io, devo dirlo, ho molto che vorrei tenere con me. Proprio di questo 2020.
Al di là dello scombussolamento; al di là di 4 concorsi scolastici vinti ma di cui ho potuto realizzare solo un progetto; al di là del mio lavoro canonico che è fermo dal 6 marzo; e ovviamente al di là di tutte le sofferenze, tensioni, morti... ho molto che voglio portare con me.
Innanzitutto ho capito che riesco benissimo a stare da solo.
Il che non significa che posso rinunciare agli altri, badate bene: vuol dire che sto bene con me stesso, non ho paura di star fermo a pensare.
Di dicembre voglio tenere il ricordo di un Natale senza molti dei parenti di sempre.
Perché ha fatto sicuramente male, ma anche riflettere.
Di questo mese voglio ricordarmi delle Feste senza le solite serate di gioco, senza i consueti aperitivi musicali, senza gli eventi a lavoro, senza decine di persone attorno a me.
Ma anche l'impossibilità di toccare ciò che hai a un metro da te.
Perché fa male anche questo, ma anche questo fa riflettere.
Del 2020, però, voglio tenere soprattutto l'estate.
Forse una delle estati più belle della mia vita: pur con mascherine e pur con le ovvie cautelee, ci credereste che ho davvero fatto di tutto?
Con gli altri, da solo.
Ho visto film, serie e cartoon; ho organizzato piccole serate e eventi; ho vissuto montagna e fiume come non mai, tra trekking e bagni.
Ho potuto realizzare un nuovo progetto lavorativo, a cui stavo pensando da almeno due anni.
Ho ospitato amici e ho fatto pranzi e cene; non mi è mai mancato un bicchiere colmo di qualche intruglio alcolico, e tra giornate in piscina e nottate più intime, direi che davvero basta poco per stare bene.
Quel poco che è tutto, che tutti abbiamo ma che ci sfugge sempre.
E questo 2020 me lo ha ricordato: quel poco, quel tutto, è sempre qui.
Ci serviva un anno slow e bastardo, per vederlo di nuovo.
E non perderlo più.