È passata una settimana dal post dove davo il mio "addio" alla blogosfera (QUI).
Un addio appunto tra virgolette, ma sempre valido, a una certa fetta di blogosfera, a un certo atteggiamento da circolo chiuso e ormai meccanizzato.
Sia chiaro: io non ho mai palesato l'intenzione di lasciare il blog, o di smettere di scrivere, o di portare il Moz O'Clock altrove.
Infatti, ho subito precisato che io qui ci sono e sarò sempre, anzi anche di più, potenziando il mio progetto.
Ma veniamo a noi, dopo una settimana di dibattiti e segnali di stima...
Se il mio post ha portato a riflettere tra di noi, non posso che esserne contento.
Io ho amato la blogosfera: per tanto tempo è stato come andare in edicola e prendere i giornali da leggere.
Un piacere enorme, che mi ha fatto anche incrociare e conoscere gente con cui il rapporto è andato oltre le semplici parole di un blog.
Poi, però, tutto questo è diventato meccanico. Un piacere sempre più routinario, senza scintille.
La blogosfera cambiava, noi ci trinceravamo dietro nostri blog e da lì sono successe diverse cose che mi hanno dato da riflettere.
Intanto, vi dico dove si è parlato -o si sta ancora parlando- di blog e blogosfera con post nati sull'onda della riflessione in corso:
da Mariella, che parla del mio addio;
da Franco, che parla degli utenti senza blog;
da Coten, che parla di blogosfera come circolo;
da Orlando, che parla dell'importanza di blog e bloggers.
Qualcuno ha espresso legittime domande riguardo la mia scelta: oggi proverò a essere ancora più chiaro, parlandovi di me, della mia visione e di come il mio stesso blog è cambiato.
Le cose, per me, stanno così: dopo l'idillio del passato, pur coi suoi problemi, la blogosfera per me è mutata.
Ma è anche mutato il mio blogging.
Non è stata una cosa voluta, attuata da un giorno all'altro: l'evoluzione è naturale.
Io, quando ho aperto il Moz O'Clock, l'ho fatto per parlare di cose che non trovavo sul web.
Nello specifico, mi colpì il fatto che all'epoca non ci fosse nulla, in italiano, sui Power Rangers.
Il mio obiettivo è sempre stato questo: ricordare cose che su internet non ci sono.
Prendo ancora l'esempio degli eroi in tute colorate: oggi che chiunque ne parla, ormai, è chiaro che in modo del tutto naturale la mia voglia di divulgazione mi ha spinto verso nuovi articoli inediti, tecnici e analitici.
Questo è.
Ha ragione chi diceva che il Moz O'Clock sta diventando sempre più un magazine; dopotutto la mia passione proviene proprio dalle riviste che da ragazzino mi divertivo a creare, riassemblando fumetti, scrivendo riassunti e inventando redazionali e rubriche.
Ma questo mi ha portato a chiedermi: a chi mi rivolgo?
E qui ha ragione chi diceva che io non sono nato nella blogosfera, che di fatto può mutare facilmente in un circolino chiuso, a uso e consumo dei soli che scrivono su un blog.
Io, dall'inizio, non avevo un circolo di bloggers: mi sono sempre rivolto semplicemente a chi voleva leggermi, a chi era interessato a quel che scrivevo.
E i miei lettori erano amici di forum e amici fisici, qualcuno aveva il proprio blog ma non era certo questo a costituire la base, per me.
È chiaro che io, ormai da anni, mi rivolgo a un pubblico che apprezza o sa apprezzare quel che propongo.
Non è un pubblico generico, non sempre perlomeno; quindi non può essere il pubblico costituito da altri blogger tout-court, se non nella misura in cui questi altri blogger siano a loro volta gestori di un progetto con argomenti simili o affini ai miei, o ancora gente appassionata di cultura nerd/pop ma che magari ha un blog sulla cucina.
Insomma, scrivo sia post universali che post specifici, ma so bene di rivolgermi a una precisa tipologia di pubblico.
Che, paradossalmente, è quella che clicca, che legge, che commenta con precisione il mio articolo condiviso su qualche social. Che cerca su Google e attera su questo blog.
O che commenta qui, senza essere blogger e quindi rappresentando di fatto il lettore-tipo, puro e preciso, che è solo interessato a quello che propongo senza aspettarsi nulla in cambio.
Una community, la cui base non è certo l'essere blogger a sua volta.
Già, perché il meccanismo in cui siamo un po' tutti rimasti ingabbiati è quello del do ut des, che non è nemmeno sbagliato; ma quando poi le cose non vanno, diventa una meccanica e sterile pratica de-umanizzata.
E quindi, qui nascono altre riflessioni:
La prima: perché la gente deve commentare per forza?
Specie se 1) non è interessata all'argomento; 2) non ha nemmeno letto l'articolo; 3) non ha compreso il senso stesso (magari specifico) del post.
Lo fa per ricambiare? Per pietà? Per cortesia?
Non ne ho bisogno.
Lo fa per lasciare un segno come a dire "ci sono sempre"?
Non serve: io non mi dimentico degli altri, e se i blogger che seguo scrivono cose belle, ci passo a prescindere.
Lo fa con la speranza di ricevere indietro un commento?
Con me ottieni l'effetto contrario.
In ogni caso si richia anche di essere irrispettosi: immaginate di ritrovarsi, dopo aver scritto un lungo articolo analitico su un fumetto, un commento tipo "non l'ho mai letto, ciao!".
La seconda: com'è che ogni volta che sono stato assente nella blogosfera, ma presente qui da me, i commenti calavano vertiginosamente?
Si tratta di scambi a nostro uso e consumo? Il "se mi commenti ti commento"?
E quindi, torna la domanda: a chi mi rivolgo?
Da qui, da questa disillusione, è nata la mia volontà di tornare alle origini: io parlo a chi vuol leggermi, indipendentemente da cosa faccio io sugli altrui blog o cosa succede su altri lidi.
Mi disintossico da una blogosfera che, parere assolutamente personale, ho visto trincerata, chiusa, alla ricerca di quel commento o quel follower in più anche fosse uno spam.
Il tempo che non passerò rischiando di finire incastrato in questi meccanismi e con un amore ormai finito, lo impiegherò innanzitutto qui: il Moz O'Clock sarà sempre presente con tanto materiale e post sempre più articolati.
Ed è sempre mia premura fare in modo che i miei lettori e commentatori stiano bene, qui sopra.
Inoltre, parallelamente, partiranno più in là progetti vari, dunque mi concentro su questo, sulle mie cose, e sul vostro affetto.
E sì, perché l'ho ricevuto, e anche il divertirsi insieme è ancora possibile se c'è serenità: le interazioni nel post sul cartoon religioso lo dimostrano.
Dunque non vado da nessuna parte, ogni giorno mi trovate qui: voglio soltanto praticare uno smart blogging, agile e intelligente, senza di rischiare mai di sentirmi obbligato, e senza che nessun blogger si senta obbligato nei miei riguardi.
Non lo sopporterei.
Un abbraccio a tutti!