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[MADFORCOVERS] Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band: la spiegazione (di Mariella)

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Altra rubrica gestita dagli amici del Moz O'Clock: parte oggi MadForCovers di Mariella (QUI il suo blog).
L'idea di una rubrica dedicata alle copertine dei vinili più iconiche di sempre nasce ​dal suo amore per la musica, accomunato dalla identica passione che ha per l'arte visiva e non.
Immagine unica, vestito perfetto per il vinile che avvolge.
A volte è esplicito, colorato e luminoso. Altre volte è ermetico, chiuso, misterioso. Lascia che la fantasia e la curiosità ci accompagni alla scoperta del lavoro che c'è dietro, della musica che c'è dentro. È la storia di quel disco: come iniziare col botto? Eh, mica facile la scelta. Mariella ha pensato che sarebbe stato logico partire ​da quel che conosce meglio: e allora che si cominci dai​ Beatles!




L'anno è il 1967, la copertina è quella di SGT. PEPPER'S LONELY HEARTS CLUB BAND.
L'art director è Peter Blake che vincerà il Grammy per la miglior copertina.
Coautori, Jann Haworth, Michael Cooper.
Da ragazzina ho passato giorni e giorni a cercare di individuare tutti i personaggi omaggiati, di alcuni ho scoperto l'identità molto più avanti.
L'album arriva nel momento in cui tutto il gruppo aveva appena dato addio ai concerti dal vivo e sembrava preso a scoprire cosa fare "da grande". 


Evoluzioneè la parola d'ordine. Il via al progetto è di Paul McCartney, di ritorno da un viaggio in Francia e l'unico con la testa proiettata al ​ futuro.
Immagina un complesso, una banda di ottoni, un gruppo inventato pronto ad esibirsi davanti ad un pubblico fittizio. Qui è il motore, l'invenzione, il cambiamento, il passaggio dai ragazzi ben vestiti, ben educati, ben integrati ma ormai passato, ai musicisti hippie che rincorrono nuove frontiere, che stanno diventando uomini, complessi ​ e maturi, lontani da tutto quel che avevano fatto fino a quel momento.


foto di Mariella



Ma veniamo al dunque: cosa c'è in copertina? Cosa si vede e cosa nasconde?​
Il mistero più avvincente è legato a Paul.
Narra la leggenda che il vero Paul McCartney sia morto il 9 novembre 1966 in un incidente d'auto sulla sua Aston Martin.
La casa discografica a quel punto decise di indire un concorso per trovare un suo sosia, non volendo far uscire la notizia. Un concorso che sembra ci sia stato ma che non ebbe mai un vincitore ufficiale. Nella copertina quindi, ci sarebbe il sosia. Come riconoscerlo? Tanti sono gli indizi: mentre gli altri Beatles sono in posa laterale, lui è l'unico di fronte e appiattito.

 
Sopra la sua testa c'è una mano, che in alcune culture asiatiche simboleggia la morte.
Poi c'è la composizione floreale. C'è un basso di fiori giallo con la tastiera a destra (Paul è mancino, si sa) però lo strumento ha solo tre corde, la quarta è sparita. Sul retro della copertina c'è un'altra cosa interessante: l'unico di schiena è sempre lui, molto più alto rispetto agli altri. Vi bastano i messaggi subliminali?




Tornando al davanti se si osserva la grancassa ponendo uno specchietto giusto a metà dello strumento, appare la scritta I ONE IX HE <> DIE.
Avalliamo così la leggenda della morte e "resurrezione" posticcia dell'istrionico bassista.
Il mistero non finisce di stuzzicare chi bazzica il mondo dei Beatles ​e continua ad essere attratto dall'idea che Sir Paul McCartney in realtà sia un sosia. Molto bravo ma pure sempre una bella presa per i fondelli che va avanti da circa un cinquantennio!


foto di Mariella



E veniamo ai personaggi. Come dicevo all'inizio, alcuni ​li riconobbi immediatamente.
Bob Dylan, E.A. Poe, Marilyn Monroe, Shirley Temple, Stanlio e Ollio, Fred Astaire, Tony Curtis, Marlon Brando.
Altri invece mi hanno "costretto" a studiare e a cercare di capire la ragione della loro presenza.
È il caso di Aleister Crowley: esoterista, scrittore, astrologo, fondatore dell'occultismo moderno, fonte di ispirazione per il satanismo. Brrrr. Cosa lo riconduceva ai Beatles? 


Sembra che l'ispirazione sia venuta a ​ John Lennon, condivisa da Paul che era un vero e proprio fanatico dell'occultismo.
Infatti, sempre sul filo del cambiamento, lo scrittore britannico aveva pubblicato un libro sul ​culto di Thèlema, di cui fu fondatore:​ una filosofia magica che metteva al centro l'uomo e la sua assoluta libertà di essere quel che voleva, libero da qualunque autorità.
Che fosse esattamente quel che i Fabfour stavano cercando? ​ E sarà per lui che il numero 66 è un altro mistero riconducibile alla copertina dell'album?




E le parole libertà e cambiamento non sono un po' magiche per ognuno di noi?
Le curiosità sulla copertina naturalmente non finiscono qui, ma mi piacerebbe discuterne con voi. Intanto ringrazio Miki per l'ospitalità.
Non vi sembra ​ci stia benissimo ​il ​post abbinato al nuovo progetto di Miki? Evoluzione, cambiamento, crescita... mi pare perfetto!
Alla prossima, se vorrete.


FONTI:​
- THE BEATLES ALL YOU EVER WANTED TO KNOW ABOUT THE FAB FOUR;​
- THE BEATLES THE BAND THAT CHANGED THE WORLD;
- PIXELSQUARE.IT: LA STORIA DIETRO LA COPERTINA

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