A trent'anni dall'uscita nelle sale americane, avvenuta il 14 giugno 1991, Robin Hood - Principe dei Ladri (in originale Robin Hood: Prince of Thieves) riesce ancora a svolgere il suo grande compito: intrattenere.
E sa farlo sempre con quello che è stato il suo mix vincente: grande cast, trama hollywoodiana studiata al millimetro, ambientazioni evocative e la miscela di azione & amore (e pure un pizzico di commedia e frasi iconiche).
Declinazione commercialissima -ma non per questo insulsa- del mito del bandito della foresta, Robin Hood - Principe dei Ladriè uno di quei film divenuti immediatamente cult.
Diretto da Kevin Reynolds, che da Fandango si porta dietro Kevin Costner (che tornerà anche nel suo Waterworld), Robin Hood - Principe dei Ladri si avvale della mano di un regista che si specializzerà da adesso in poi in atmosfere classiche o epiche (Rapa Nui, Tristano e Isotta, Il Conte di Montecristo).
Girato in Inghilterra, attorno ai luoghi della leggenda, Robin Hood in realtà ricevette giudizi constrastanti, alcuni dei quali per nulla favorevoli.
Innanzitutto criticatissima fu la scelta di Kevin Costner come protagonista, un americano così tanto fuori dal ruolo da essere divenuto nel tempo, paradossalmente, l'incarnazione perfetta dello stesso Robin Hood: molto si deve all'abilità di creare scene e immagini iconiche, se non addirittura leggendarie.
Tolte le calzamaglie attillate e i cappellini piumati, veniamo catapultati in un medioevo finto-sporco, patinato il giusto e crudele quanto basta per giustificare le mosse di ogni personaggio.
Come tutti i film di una Hollywood che funzionava bene, anche questo inizia da tutt'altra parte: Gerusalemme, al tempo della Terza Crociata.
Qui ci sono Robin di Locksley e Peter Dubois, soldati inglesi fedeli a Riccardo Cuor di Leone: l'atmosfera da mille e una notte ci porta nelle carceri dove si applica alla lettera la legge del taglione, in un concentrato di tutto ciò che noi occidentali amiamo pensare dei cugini mediorientali.
Ed ecco che la quota esotica è rappresentata da Azeem, arabo condottiero interpretato da Morgan Freeman.
Parte l'avventura che riporterà Robin nella sua Inghilterra, ma solo per scoprire che George -sceriffo di Notthingam- ha usurpato il trono di suo cugino Riccardo e ha congiurato contro altri nobili (tra cui la famiglia Locksley).
Il resto della storia è noto: considerato fuorilegge, Robin si unisce ai banditi della Foresta di Sherwood organizzando scorribande contro Notthingam, mentre il suo cuore desidera solo poter amare Marian.
Robin Hood - Principe dei Ladri ha dalla sua un attento dosaggio che sa sfruttare ogni elemento: nessuna scena è fuori posto; i personaggi sono caratterizzati quel minimo che occorre per gustarsi la loro parabola; la storia è una vicenda a prova di bomba, contenendo ogni cliché possibile che si richiede a trame di questo tipo.
La sceneggiatura lavora bene proprio su questi punti, facendo leva su elementari contrapposizioni (il ricco Locksley e il povero bandito Little John), sul senso di redenzione (Locksley che gradualmente smette di essere un bamboccio viziato), sulla travagliata storia d'amore (antipatia iniziale, impossibilità centrale, rapimenti e pericoli), su tutta una serie di characters quasi da fumetto.
Non per niente, nello scontro finale c'è una precisa contrapposizione tra buoni e cattivi, ognuno contro la sua nemesi: il film non si risparmia, come abbiamo visto, gente diversa venuta dell'est e che si inginocchia in direzione Mecca, ma anche una certa piega satanico/esoterica che riesce a regalare qualche scena a tinte orrorifiche.
La strega Mortianna, con tanto di croce capovolta, zoccole pelose, fumi da luna park, spunti, sangue, rune e diavolerie varie, è protagonista di alcune tra le sequenze più amate dell'opera, anche scorrette (a un certo punto, l'ara satanista della strega viene usata come altare per officiare una cerimonia cattolica).
La Chiesa stessa non ne esce benissimo: Fra' Tuck, ubriacone sconsiderato, è un ribelle; mentre il vescovo di Hereford è un avido bastardo.
Nel cast, oltre alla Marian di Mary Elizabeth Mastrantonio, anche altri tre grandi nomi: il compianto Alan "Severus Piton" Rickman nei panni dello Sceriffo (qui è lui il cattivo principale e cugino del Re, non il Principe Giovanni); Michael "Top Dollar" Wincott come Guy di Gisborne e Christian Slater che rimette i panni medievali dopo Il Nome della Rosa per diventare Will Scarlett, tutto piscio e vento (in realtà, forse il personaggio più interessante tra tutti, con un background e una evoluzione di sicuro acchiappo).
Slater ritrova peraltro anche Sean Connery, che si e ci concede un cameo speciale come Riccardo Cuor di Leone, gigioneggiando il giusto nella scena finale per concludere una vicenda perfetta.
I titoli di coda sono peraltro tutti per Bryan Adams e la sua deliziosamente leccatina ballad (Everything I do) I do it for you che ora cantiamo tutti insieme appassionatamente:
Tra le location utilizzate dal regista, non si possono non citare le bianche scogliere di Seven Sisters nel Sussex ma soprattutto un pezzetto del Vallo di Adriano, che costruimmo secoli or sono per tenere lontana la lordura barbara dalla zona scozzese della Roma Imperiale.
Costato oltre 50 milioni di dollari, spesso stroncato dai critici più esigenti (che forse si saranno rifatti la bocca con il pallosissimo Robin Hood del 2010), Robin Hood - Principe dei Ladriha incassato quasi 400 milioni.
Nel 1992 arriva in VHS, nel 2003 in DVD in edizione estesa (con le scene all'epoca tagliate, che ci costringono a un ridoppiaggio italiano).
I Filmissimi di Canale 5 lo trasmettono invece lunedì 4 ottobre 1993, regalando alla rete circa tredici milioni di telespettatori.
Io ho ancora la videocassetta, registrata quella sera:
Robin Hood - Principe del Ladri ha avuto l'onore di una parodia altrettanto famosa (Robin Hood, un uomo in calzamaglia), una linea di action figures della Kenner (che modificò però altre linee preesistenti) e pure un videogioco per Nintendo che vira un po' sul fantasy.
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