Just another day.
Sono passati 20 anni da quando, in America, andò in onda il primo episodio di The Shield.
All'epoca i telefilm non erano un modaiolo culto come oggi, ma cercavano comunque di affrancarsi da quel marchio "serie B" che, nonostante illustri eccezioni, ancora avevano specie contro i prodotti del grande schermo.
The Shield arriva quindi come un fulmine a ciel sereno, in quel marzo del 2002 (da noi due anni dopo).
Ecco cosa ci resta di un piccolo gioiello della televisione.
Dicevamo: The Shield nasce in un preciso momento della serialità televisiva.
Quello dei telefilm fighi prima del boom; Oz, Nip/Tuck e tutta una serie di titoli che cercarono di colpo di alzare l'asticella, dimostrando a Hollywood che anche in televisione si poteva fare qualcosa di altissimo profilo (rivedi tutti i titoli QUI).
Una cosa è certa: The Shield merita. Merita il successo che ha avuto e merita di essere riscoperto da chi ancora non lo conosce.
Un protagonista pelato. Che si spinge sempre più in basso, in un vortice di affari criminali e comportamenti ingiusti.
Ma lo fa principalmente per la sua famiglia. Dà un valore personale alla giustizia.
No, non parliamo di Breaking Bad: prima di lui, già The Shield superò i limiti (tecnici e narrativi) che un certo modo di fare televisione si portava dietro dagli anni '80 e '90.
Alla base di The Shield c'è un reale fatto di cronaca: un caso di corruzione e abusi di potere nella polizia di Los Angeles, lo scandalo Rampart (che già aveva ispirato il film Training Day).
Dagli anni '90 della realtà al 2002 della finzione.
Siamo a Farmington, un immaginario quartiere malfamato di L.A., lontano dalle luci della ribalta e dalla bella vita di Bel Air o Beverly Hills.
Lontanissimo, anzi.
Con The Shield siamo per strada, e nonostante l'estetica del periodo possa suggerire una desaturazione che virerebbe tutto in blu, qui ci sono i colori, i rumori, il baccano, la luce e anche il caldo torrido di una zona degradata e sporca.
Una zona su cui la politica vuol mettere la mani per farsi bella; da riqualificare come promessa elettorale, da investirci se invece occorre far girare soldi non proprio puliti.
Ma queste cose restano sullo sfondo, pur essendo costantemente presenti: The Shield, con le sue riprese agitate e nervose, è un racconto di strada e di polvere.
Di casi umani e zero redenzione.
Vic Mackey, il protagonista, guida la Squadra d'assalto: un nucleo di quattro poliziotti sgamati che sanno muoversi tra gang e crimine. Anche perché loro stessi sono criminali.
The Shield: lo scudo. Chi si fa scudo con la legge, pensando di farla franca.
In sette stagioni e 88 episodi, The Shield racconta di striscio anche le vite dei poliziotti del distretto.
Ma soprattutto, ragionando in ottica di racconto quotidiano (anche anticlimatico, a volte), propone due momenti che saranno i motivi centrali dell'intera faccenda, andando a ricascare su tutti gli eventi a seguire.
Il primo, un delitto (shockante, per l'epoca), avviene immediatamente.
L'altro (una rocambolesca rapina messa a segno dai quattro poliziotti) la si vede più in là.
Ma entrambi questi avvenimenti segneranno per sempre tutto il racconto, rispuntando fuori continuamente e portandosi dietro tonnellate di problemi.
The Shieldè asciutto, diretto, secco.
Il produttore Shawn Ryan riesce a restituirci un mondo imperfetto e quotidiano.
Non c'è musica, non c'è colonna sonora: in The Shield sentirete solo i rumori del sobborgo, o al massimo qualche brano rap provenire dalle auto o qualche canzuncella messicana che arriva dalle casupole.
I casi da risolvere sono quasi sempre un paio a puntata; possono convergere o durare qualche episodio, ma sostanzialmente la loro natura è diversa: quello che coinvolge la Squadra d'assalto è virato all'azione, l'altro è tutto per i detective deduttivi del distretto.
In ogni caso, scordatevi l'happy ending garantito: anche quando le cose andranno bene, avrete l'amaro in bocca nonché quel senso di incompiutezza o vaghezza che rende realistico l'intreccio stesso.
La sigla, asciutta, diretta e secca anch'essa, è uno strillo.
Brano di Vivian Ann Romero, nelle puntate la sentiamo solo per pochissimi secondi, ma è riuscita a imprimersi come un marchio.
Vic è un trascinatore, un accentratore: si tira dietro i suoi compari Ronnie, Lem e Shane.
Ronnie è il più posato dei quattro. Lem il più umano, la sua coscienza ogni tanto si fa sentire.
Shane è invece geloso e insicuro, ma grande amico di Vic.
Spesso le tonnellate di problemi che tutti dovranno affrontare partiranno proprio da lui e da una delle sue cazzate.
E così, la Squadra dovrà barcamenarsi tra indagini e pezze da mettere, ma solo per constatare che lo strappo si allarga sempre di più.
E allora si tirano dentro altri accordi, altri giochi, anche grossi.
Gli altri membri del distretto sono personaggi imperfetti, tutti con grandi umani difetti, e per questo credibilissimi.
Il capitano Aceveda è un arrivista opportunista, che disprezza Vic ma a volte sa che gli conviene tenerselo accanto; Dutch è il detective "primo della classe", e spesso dovrà scontrarsi con chi gli ricorda di stare al suo posto. Claudette è una brava investigatrice che non disdegna avanzamenti di carriera.
Danny una donna sola che ha spesso cercato l'affetto al distretto. Julian un agente omosessuale con tutto quello che ne consegue. Steve un poliziotto più anziano lavativo e inaffidabile. E Tina una giovane recluta inesperta.
In The Shieldhanno gravitato anche attori famosi: Glenn Close è il nuovo capitano Monica Rowling; Forest Whitaker (che vinse l'Oscar proprio mentre girava la serie) è un tenace tenente deciso a incastrare Vic.
Michael Peña è un ex militare poi poliziotto della Buoncostume; Francesco Quinn è uno dei criminali in città; la lynchiana Laura Harring è un'avvocatessa rinomata.
Tra gli attori che esplosero proprio grazie alla serie, il tarantiniano Walton Goggins.
Michael Chiklis, il protagonista, fu una sorpresa: da Il commissario Scali, dove interpretava il ruolo di un poliziotto buono, al detective Mackey, lucidamente spietato.
Michael Peña è un ex militare poi poliziotto della Buoncostume; Francesco Quinn è uno dei criminali in città; la lynchiana Laura Harring è un'avvocatessa rinomata.
Tra gli attori che esplosero proprio grazie alla serie, il tarantiniano Walton Goggins.
Michael Chiklis, il protagonista, fu una sorpresa: da Il commissario Scali, dove interpretava il ruolo di un poliziotto buono, al detective Mackey, lucidamente spietato.
E se a un certo punto rischiamo di scordarci quanto questi personaggi siano delle merde (succede così: si empatizza come successe con Romanzo Criminale), The Shield ci ricorda poi -come pugni sul volto- il vero miserabile valore degli stessi.
Può succedere di fare un po' il tifo per Vic, vedere come se la caverà ancora una volta, ma il finale è giusto e liberatorio. E non poteva essercene uno migliore.
La canzone scelta per la fine è ugualmente perfetta.
...long time ago, brano fino ad allora secondario dei Concrete Blonde, sembra riassumere un concetto: una volta superato un certo limite, non si torna indietro. Né si potrà mai rimettere tutto a posto.
E tutto sembrerà solo tanto tempo fa.
Come The Shield, che ha contribuito a cambiare in meglio la serialità televisiva.
Riscopritelo.
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