Non è tanto quello che si fa, in estate. A contare davvero, per me, sono le sensazioni.
Cose rimaste impresse, vissute in un passato/presente che è sempre con me.
L'estate è uno stato mentale, ma quando arriva davvero con i suoi tre mesi esplosivi, il tempo si ferma, sospeso; ricordi e momenti, cose fatte e cose da fare... tutto si mischia tra sole e azzurro.
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L'estate è ancora il fresco dei portoni e dei sottoscala; la penombra rigenerante dei garage che sanno d'umidità.
L'estate è godere un po', passando accanto ai banco frigo nei supermercati, di prodotti e colori col loro refrigerio.
È ancora lo sbuffo caldo dell'aria che ti attraversa, è una televisione accesa di notte che grazie alle finestre aperte può trasmettere i suoi programmi anche a chi passa.
È il silenzio religioso durante le partite dei Mondiali o degli Europei quando (e se) gioca la Nazionale.
Le strade deserte, le piazze vuote.
L'estate è le voci di chi passa di sera sotto la tua finestra, ma l'estate è anche la casa che puoi vivere di mattina, perché sei in vacanza.
Le tapparelle abbassate nelle ore più calde, con le loro fessure simmetriche; sagre e bancarelle, l'odore dolciastro delle giostre, la musica che arriva da lontano e resta lì, impalpabile e distante. Il sonno zuccheroso nel pomeriggio.
L'estate è gavettoni più il gusto di una pizzetta a metà mattina; le biglie, i fuochi d'artificio, i fumetti sul terrazzo e una bibita fresca in giardino.
Se sentite queste cose, è estate.