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[RIVISTE] Kappa Magazine: 30 anni di manga in Italia

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Vero, i manga in Italia esistono da più di 30 anni (come abbiamo visto ripercorrendo la storia editoriale del fumetto giapponese nella nostra nazione: click QUI), ma allora perché un titolo del genere?
Kappa Magazine non è stata nemmeno la prima rivista-contenitore di manga a essere apparsa nelle nostre edicole (Zero e Mangazine la precedettero di qualche tempo), però è proprio l'approccio alla base di questa pubblicazione a decretare la nascita effettiva di una "coscienza" più ampia riguardo il mondo dell'intrattenimento nipponico disegnato.
Vediamo perché.


Senza nulla togliere ai prodotti editoriali che arrivarono prima di Kappa Magazine (peraltro sempre curati dallo stesso nucleo di persone, almeno fino alla separazione che portò proprio alla nascita di Kappa...), la rivista che celebriamo oggi segna l'inizio di qualcosa di nuovo.
Non per niente, nel primo editoriale, i ragazzi della redazione sostenevano chiaramente che Kappa Magazine era ciò che avevano sempre voluto fare, sin dai tempi di Mangazine (versione fanzine).
E quindi ecco un po' di storia per comprendere la sequenza degli eventi.



la prima uscita, estate 1992



Mangazine (fanzine) è stata una delle primissime pubblicazioni italiane a tema anime/manga.
Uscita in cinque numeri tra il 1989 e il 1990, viene poi acquisita dall'editore Granata Press e diventa una rivista a tutti gli effetti, ufficiale, da edicola, a partire dall'aprile '91.
La redazione a un certo punto vede andar via -a causa di diatribe interne- proprio i quattro principali fondatori e articolisti.
Inizialmente spaesati, trovano un nuovo editore (la Star Comics di Perugia) e formano un nuovo "gruppo": i Kappa Boys.
La Star Comics desiderava inserirsi anche nel mercato dei manga, e i quattro ragazzi usciti da Mangazine (Barbara Rossi, Andrea Pietroni, Andrea Baricordi e Massimiliano De Giovanni) erano sicuramente i migliori in circolazione a cui affidarsi.



alcuni dei primi numeri



Il primo numero di Kappa Magazine esce nel luglio 1992.
Ed è una rivoluzione: perché al suo interno non figura alcun personaggio del mondo nipponico già noto ai fan italiani, almeno tra i fumetti proposti.
Lì dove Zero e Mangazine potevano contare su Kenshiro e Lamù, che mietevano successi in televisione, Kappa proponeva titoli mai sentiti e autori spesso inediti: 3x3 Occhi, Oh, mia dea!, Squadra Speciale Ghost (ossia Ghost in the Shell, uscito praticamente in contemporanea col Giappone).
Al massimo, c'era Dirty Pair (le Kate e Julie in onda su Odeon TV) ma si trattava dell'originale romanzo a puntate, fatto illustrare a rotazione da autori italiani.
Anche i manga che si sarebbero aggiunti successivamente lungo il primo anno di vita editoriale (Compiler, Gun Smith Cats) non erano certo nomi di richiamo.
Eppure funzionò, e alla grande.



Squadra Speciale Ghost



Altra innovazione, che decreta la nascita di quella "coscienza manga" citata precedentemente, è che i Kappa Boys trattavano direttamente col Giappone l'importazione delle opere da pubblicare.
Fino a quel momento, ci si doveva affidare a editori intermediari americani, che avevano già provveduto a riadattare (a volte arbitrariamente - tra censure, ritocchi, tagli di interi episodi e traduzioni semplicistiche) i manga per il loro mercato.



Oh, mia dea! (il fumetto più longevo di Kappa Magazine)



Vero che gli stessi Kappa Boys, nella loro precedente "vita editoriale" in Mangazine, si erano impegnati in prima persona a rendere al meglio i manga che giungevano dall'America (ritraducendo i testi e ripristinando vignette originali).
Ma stavolta era diverso: per la prima volta (o quasi, vedi sempre QUI) non si passava più per un editore statunitense ma si dialogava direttamente con la casa editrice nipponica, Kodansha.
I manga, per come erano pensati in patria dai loro autori (tranne che per il senso di lettura, per ovvi motivi ribaltato) erano finalmente in Italia, ed erano solo su Kappa Magazine.



3x3 Occhi, poi migrato su altre testate e in monografico



La volontà di evitare qualsiasi tipo di intervento censorio portò qualche accesa discussione nell'angolo della posta (Punto a kappa, il nome della rubrica), perché effettivamente a sorpresa sia Ghost in the Shell che 3x3 Occhi e pure Gun Smith Cats presentavano scene un po' più audaci, di cui oggi forse rideremmo anche.



le tazzine le ho messe io...



Nella storia editoriale di Kappa Magazine sono da segnalare i volumi monografici "e mezzo", ossia degli extra ma all'interno della collana; poi i party nelle discoteche del centro-nord Italia, tra proiezioni e musica: era nato un vero e proprio movimento, la giappomania era decollata.
Kappa aveva un buon apparato redazionale a colori, inizialmente chiamato Anime: news, recensioni, dossier e rubriche varie coloravano la rivista (la scelta di un inserto a colori fu vincente, e anche le tavole dei fumetti originariamente a colori vennero mantenute!).
Tra le rubriche non possiamo non ricordare quella del Kappa (la mascotte della rivista stessa, che svelava e anticipava golose novità e curiosità), Game Over (sui videogame a tema anime/manga); Eroi (dedicata ai telefilm dal vivo); Karaoke (sulle colonne sonore); Il televisore (con analisi e anticipazioni TV), L'edikola, Graffi&Graffiti; e in seguito Versus, De-Press (sulla stampa nazionale) e la RubriKeiko (gestita dall'autrice Keiko Ichiguchi).



le rubriche



La lotta alle censure televisive portò i Kappa Boys a lanciare, per due volte a distanza di qualche anno, la Kappa Petizione: la richiesta alle reti televisive (principalmente RAI, Fininvest e Junior TV) di evitare tagli e rimaneggiamenti di opere giapponesi.
Il discorso però era molto più complesso, o -paradossalmente- più semplice (come abbiamo visto QUI), ma ricordiamo i due dettagliati dossier sulle censure a Orange Road e all'ultimo episodio di Sailor Moon come testimonianza di un periodo preciso degli anime in Italia (QUI) e dell'amore incondizionato dei Kappa Boys per questa espressione artistica.


le richieste della petizione



Kappa Magazine presentò il fumetto del dinosauro Gon; altri numeri ospitarono addirittura la commovente e tragica Joe e il capitano di Tezuka e Zeta di Otomo.
Ma il "colpaccio" si ebbe con Alis Plaudo, una storia inedita di Lupin III -ambientata in Italia- disegnata eccezionalmente dal maestro Monkey Punch e scritta proprio dai Kappa Boys.


Lupin III - Alis Plaudo



Durante la seconda metà degli anni '90, Kappa Magazine conobbe una naturale evoluzione: arrivarono nuovi fumetti e nuovi contenuti; tra retrospettive e giochi di ruolo, ci fu spazio anche per 4 episodi di un'avventura speciale di Sailor Moon, dove per la prima volta vennero usati i nomi originali di personaggi e poteri.



immagine web




Alla fine di quel decennio, si andava dritti verso un rinnovo generazionale accompagnato dalla moda che manga e anime stavano rappresentando in Italia.
Kappa si fece prima Plus, ossia doppio numero di pagine come esperimento a sé che poi divenne stagionale (e poi fisso), e quindi cambiò addirittura logo e estetica.



immagine web



Dal gennaio del 2000, infatti, come per festeggiare l'ingresso nel nuovo millennio, la rivista rivide un po' i suoi spazi redazionali, riorganizzandoli e rinfrescandoli.
I manga proseguirono spediti (in quell'epoca erano pubblicate opere come Che meraviglia! - QUI una retrospettiva-, Narutaru, Exaxxion, Aiten Myoo, Office Rei...) fino allo special del giugno 2002.





Il numero di quell'estate infatti festeggiava i 10 anni di pubblicazione, e lo faceva proponendo le serie in corso alternate a tre titoli otaku-oriented scelti per l'occasione.





Nonostante il successo di manga e anime nel nostro Paese, e lo sdoganamento degli stessi presso un pubblico più eterogeneo e vasto, le riviste-contenitore iniziarono a cedere sotto i colpi di un web veloce e pratico.
Dal dicembre del 2003 Kappa Magazine si trasformò in KM, divenne sempre più orientata verso un pubblico specifico (continuando la pubblicazione di fumetti come Otaku Club, Potemkin e Goblin, aggiungendone poi di nuovi, ultramoderni) ma sacrificò spesso l'apparato redazionale, finendo in libreria, poi bimestrale e quindi chiudendo definitivamente.
Segno dei tempi che cambiavano, probabilmente.






Ma l'avventura fu lunga, lunghissima: 173 numeri fino al 2006.
Senza ombra di dubbio, LA rivista italiana di manga.

thanks to Mirco Noli per molto del materiale qui presente

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