Ci siamo: con questo capitolo si chiude la saga dell'Isola degli Elfi, iniziata dal compianto Kentaro Miura ma terminata dagli assistenti e da Koji Mori dopo la dipartita del maestro.
Una saga che quindi ha visto due anime, pur in continuità e armoniche, succedersi l'una dopo l'altra ma sempre tenendo alto lo spirito dell'opera.
DOVE ERAVAMO RIMASTI
Griffith è apparso su Elfhelm, ha preso con sé Casca lasciando Guts completamente inerme.
L'isola è stata devastata da un'orda di spiriti maligni che giacevano proprio sotto di essa, e nulla hanno potuto fare maghi e creature; men che meno Danan, che addirittura svanisce insieme a tutti gli esseri del folklore, Isma inclusa...
QUI l'analisi del precedente episodio.
I PROFUGHI DAL MARE OCCIDENTALE
Con questo titolo si conclude questa parte di storia; ed è una conclusione amara, che rimette tutto in discussione.
Non solo per Guts: l'episodio -che racconta un critico e agitato momento di fuga- nasconde tra le righe molto più di quel che sembra, e lo fa sulla scia della maestria di Miura, che era abilissimo a raccontare stati d'animo e pensieri anche solo disegnando uno sguardo.
Gli attimi sono tragici: i sopravvissuti sono imbarcati sulla Cavallo del Mare che prepara a spiegare le vele per abbandonare la baia.
In quel trambusto, è un momento di riflessione per tutti i personaggi principali: Farnese si dà la colpa per non essere riuscita a proteggere Casca; Schierke è rimasta senza parole ; Serpico ritrova la sua padrona nuovamente piombata in una condizione di impotenza (legata a Casca e Guts); Isidro -scosso anche dalla fine di Isma- è tornato a sentirsi inutile, come un tempo.
L'arrivo a bordo di Morda scuote un po' gli animi: la strega porta con sé Farnese e Schierke a curare le ferite dei sopravvissuti; questo non fa che lasciare indietro Serpico ma soprattutto Isidro.
Schierke, spinta dalla preoccupazione di Morda sulle condizioni di Guts (salito a bordo biascicando qualche parola, come un automa: ai suoi occhi le era sembrato un uomo distrutto), prova a raggiungere il guerriero assieme a Roderick.
Guts si è chiuso nella stiva, ormai completamente devastato nell'animo: mentre il capitano e la streghetta cercano di parlare con lui, lo spadaccino si abbandona a un pensiero che non lascia presagire nulla di buono: ricordando certi momenti del passato -quando la sua spada era l'unica cosa che lui aveva sempre avuto la forza di continuare a reggere- si rende conto che non ha più niente, non ha più quell'energia ultima.
Difatti, l'Ammazzadraghi cade a terra, con tutto il suo peso, lontano da Guts...
Dal capitolo capiamo che Puck e Ivarela non si sono dissolti come tutti gli altri esseri di Skellig (e non solo: la stessa sorte è toccata alle sirene), ma non ci viene spiegato, per il momento, come mai loro due sono ancora presenti nel Mondo Reale (Puck proviene comunque dall'isola...).
Il Cavaliere del Teschio è sparito ancora una volta, e se rivediamo Morda, non conosciamo per ora il destino di Gedfryn, gli altri tre arcimaghi anziani, Hanarr il fabbro nano, la Volvapa e Azan.
Fa strano vedere che un episodio così triste e oscuro si apra con una bella pagina a colori che sembra provenire da un racconto per bambini: ma Berserkè anche questo, è soprattutto questo eterno contrasto.
Il prossimo episodio esce a dicembre: lo staff salta un mese per preparare l'inizio della nuova saga.
Non si sa se un nuovo sotto-capitolo dell'arco narrativo Fantasia o qualcosa con cui si volterà completamente pagina.
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