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[VIDEOGAMES] Alundra, l'action RPG per PlayStation: la recensione

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Nel 1997 esce per PlayStation un titolo destinato a un certo successo: Alundra.
RPG d'azione, tra il platform classico e un gioco di ruolo giapponese, arriva anche da noi l'anno seguente.
E, cosa niente affatto scontata, il titolo è tradotto nella nostra lingua: in un momento dove nemmeno Final Fantasy VII aveva la versione in italiano, Alundra sorprende tutti i possessori della console Sony.




In quel 1998 che in Italia segnò l'inizio di una nuova giappo-mania (vedi QUI tutto il percorso dell'animazione nipponica nella nostra nazione), Alundra riusciva a coniugare due realtà amatissime dagli otaku/nerd dell'epoca: la passione per anime e manga, e quella per un nuovo modo di intendere l'esperienza videoludica.
Non per nulla, Alundra si apriva con un filmato introduttivo che era un vero e proprio cartoon giapponese (alternato a momenti di gameplay che danno ancora oggi idea di come si svolgesse la parte platform):

               



Sviluppato da Matrix Software e distribuito in Europa dalla britannica Psygnosis, Alundraè un RPG di genere fantasy che presenta una caratteristica particolare: è un action.
Ciò significa che l'azione non si blocca nel momento del combattimento, diventando un quadro a sé dove gestire tramite vari menu armi, incantesimi, protezioni e attacchi.
Qui il gioco continua normalmente, senza la frustrazione di vedersi l'azione interrotta dall'ennesimo scontro da gestire in base a punti, esperienze e scelte (come succedeva nel similare Wild Arms o proprio in Final Fantasy).
Si combatte esattamente come nei picchiaduro a scorrimento o in titoli come Golden Axe, potendosi peraltro muovere a 360°, tornando e ritornando ovunque (essendo appunto un gioco di ruolo).





Alundra è un ragazzo elfo che, dopo un naufragio, si ritrova in un villaggio di pescatori.
La sua storia sarà raccontata poco a poco, ma di certo sappiamo che il protagonista è in grado di entrare nei sogni delle persone.
Dovrà salvare la popolazione di Inoa dagli incubi del demone Melzas.
Infatti, in un sogno ricorrente, una strana entità attira a sé Alundra, chiamandolo "il Salvatore".
Come staranno le cose?






Armato di frusta (ma anche di spada), il protagonista esplora un vasto mondo fatto di case, dungeon, grotte, navi. E tante scalinate.
Alla ricerca di tesori, ma soprattutto alle prese con enigmi da risolvere.
Come nei punta e clicca, Alundraè infatti ricco di giochi (alcuni anche complessi) il cui funzionamento è lasciato spesso all'intelligenza del giocatore, e le cui soluzioni sono tutt'altro che facili o scontate.






Di Alundra colpisce l'atmosfera, sempre molto oscura; così come le tematiche.
Colori spesso cupi (ma che sanno anche essere vivaci) rendono la giusta serietà di una trama complessa, anche quando la messa in scena del gioco è quella, tipica, in super-deformed.
Proprio come Wild Arms, o Zelda.






Grazie a personaggi intriganti e ben riusciti, Alundra coinvolge il giocatore fino alla fine; forse ci si dovrà buttare un po' di tempo a ragionare sugli enigmi, ma il gioco scorre via divertendo per diverse ore.
Considerato un seguito spirituale di Landstalkers per Sega, vede allo sviluppo diversi nomi che lavorarono a quel gioco nel 1993.






Una delle perle per PlayStation, promosso a pieni voti sin dalla sua uscita, Alundra ha visto anche affiancarsi un Alundra 2, uscito nel '99, che però non ha nulla a che vedere con personaggi e storia già raccontati nell'originale.
Da recuperare, specialmente se amate il genere.

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