Dalla foto qui sopra son passati molti anni.
Era un caldo luglio, era in provincia di L'Aquila.
Era il mio primo campo estivo scout.
Il campo della mia Promessa, per di più.
Avevo già fatto diverse uscite e piccoli campeggi, ma quella ventina di giorni in Abruzzo -dall'altro lato del Gran Sasso rispetto a dove vivo ora- furono un'esperienza incredibile.
Mi svegliai prestissimo, l'appuntamento col pullman era in una piazzetta che oggi è intitolata proprio a sir Baden Powell.
Dalla Puglia in Abruzzo, per tornare con al collo il fazzolettone più fico che ci sia, quello del reparto San Giovanni Rotondo 1.
Lo scoutismo è tra le esperienze più importanti della mia vita, un momento magico che in quelle giornate ebbe una delle sue tappe migliori e fondamentali.
Ricordo canzoni da cantare accompagnati dalle chitarre, ricordo le pesanti taniche colme d'acqua da riempire e portare in cucina, una notte stellata, un Grande Gioco, il reparto di Giulianova con gente casualmente rivista moltissimi anni dopo, una ragazza vegetariana invitata a cena, un'uscita sotto la pioggia battente con pernottamento in un asilo usato come magazzino archeologico pieno di ossa.
Un cocomero, una torre diroccata con dentro scritte sataniche, una sosta vietata in un ristorante che ci diede solo patatine fritte e maionese, la puntura di un tafano, la partita a calcio genitori vs figli, la pasta al forno sotto la sopraelevata della squadriglia Puma.
E i Falchi, la mia squadriglia.