Si cambia prefisso anche se resto dodicenne.
Ma qualcosa sento che è cambiata davvero: la pazienza.
Non ho proprio più voglia di dar retta alla gente, non voglio più far sconti a nessuno, non voglio più badare al quieto vivere.
Non ascolto manco più chi mi dice "devi", ché non devo più nulla: la mia vita è barcollante da sempre, senza stabilità sentimentale e lavorativa, con un conto in banca misero ma... mi va bene così.
Sarà comunque per questo -unito al fatto di non essere certo un adone- che non attiro nessuno: si sa che attorno cercano stabilità, un buon partito, tranquillità.
A volte anche una normalità da esibire. Ma io non sono normale, mi dispiace.
I capelli sono pochi e iniziano a imbiancare, l'energia c'è ma non come prima: è ridistribuita.
Sono stufo di tante cose e non abbozzo più, mi sono anche incattivito, lo sento.
Se guardo indietro, noto che tante cose le ho addirittura rimosse; periodi e amicizie, anche lavori.
A volte penso a delle cose che ho fatto e sembra come se non si tratti di me. Davvero le ho fatte io?
Perché non si sono accumulate, non mi hanno portato chissà quali ricchezze (materiali e non): mi sembrano solo tante vite parallele possibili, affiancate e non sommate per creare una esistenza solida.
Non fanno parte di una costruzione graduale, che si "monta" pezzo dopo pezzo.
La mia vita finora è così, terribilmente e amabilmente fluida.
Sono forse incapace di costruire qualcosa in modo lineare, e questo vale in tutti i campi; ci sono leitmotiv, cose ricorrenti, che sì crescono o evolvono (il blog è una di queste), ma sono aspetti che non ho mai pensato con uno scopo futuro, un guadagno, un premio.
Gli altri studiano per lavorare nel campo in cui hanno studiato: una cosa a cui io non ho mai pensato, anche mentre studiavo. Studiavo e basta, non pensavo a cosa potesse portarmi.
Di testa sono davvero fermo alle medie, a dodici anni, nel mezzo. A quelle scuole tra elementari e liceo, tra una cosa e l'altra, tra passato e futuro.
Perché io stesso non ho un'idea o una concezione del mio futuro.
Nei sentimenti non sono stato fortunato; innamoratomi sempre delle persone per me sbagliate, mai totalmente ricambiato, devo anche fare eternamente i conti con la mia demisessualità (in breve: o c'è amicizia alla base o niente, non riesco ad andare con la prima persona che capita).
Le batoste sono state molte, devo dire.
Ma mi sono sempre rialzato..
Oggi mando tutto affanculo prima, senza nemmeno più insistere nella speranza che.
Non ho più pazienza, appunto.
Ho avuto una vita tranquilla, ricca e fortunata, mi son goduto per circa trent'anni la mia famiglia al completo e penso non sia una cosa così scontata.
Infanzia e giovinezza spensierate, vacanze continue tra casa al mare e settimane bianche.
vacanze e case al mare, infanzia e giovinezza spensierate.
Non sono un vincente, ma ho avuto le mie soddisfazioni; qualche successo, comunque non posso lamentarmi.
Dopotutto chi me lo doveva dire che sarei finito in radio, o addirittura a scrivere per diverse riviste in edicola, affiancato ai nomi sui quali "studiavo" da ragazzino?
Ho svolto i lavori più disparati -dal volantinaggio alla cucina, dall'insegnamento all'operatore turistico- ma forse ora ho trovato la quadra, svolgendo contemporaneamente mille cose diverse (per racimolare uno stipendio regolare) tra scuola, centro giovanile, progetti, scrittura.
Ecco, anche se ho perso entusiasmo ed emozioni (tanto che mi sento "creato in laboratorio") devo ammettere quando lavoro coi ragazzi ritrovo l'energia di un tempo.
Quella delle scuole medie, quella di quando ho fatto lo scout.
Quella dei sogni che non muoiono mai.
Ma giuro, per altre cose sono stufo. Stanco di esserci sempre, di essere dato per scontato.
Stanco di dover fare sempre il primo passo in qualunque situazione.
Stufo di avere a che fare con poveracci d'animo, cafoni rivestiti, ignoranti, gente che se esiste o meno non me ne frega nulla. Ci do un taglio.
Basta con l'essere accomodante, agirò di conseguenza.
Basta pure con le linguacce, questa era l'ultima foto così.
Da oggi la musica cambia, com'era cambiata già qui sul blog quando decisi di abbandonare la blogosfera.
Il giro di boa mi porta a una nuova visione delle cose, forse più impietosa, ma francamente me ne infischio.
Auguri a me, sopravvissuto comunque fino a oggi, e grazie a chi in questi anni ha contribuito (in qualunque modo) al mio bene.