Termina anche per quest'anno l'avventura con DK, l'altro Diabolik.
Un esperimento che ha voluto raccontare il ladro in calzamaglia lontano dalle solite atmosfere declinandolo all'americana, sin dal formato.
La prima stagione (uscita nel 2016) mi aveva piacevolmente sorpreso dopo alcune perplessità (per intenti dichiarati, più che altro).
E in edicola ora è disponibile il quarto e ultimo albo della seconda stagione.
Una seconda stagione che è partita col botto, svelando il 50% di ciò che poteva invece essere un mistero portato avanti per le lunghe (perché quella cicatrice a Y? Perché il nome DK?) e che per fortuna hanno risolto rapidamente: un'ottima mossa che ha subito dato una scossa alla serie, avvicinando immediatamente i lettori alle nuove avventure.
Si riprende esattamente da dove la storia si era interrotta lo scorso anno: c'è un'organizzazione che DK vuole distruggere, un tenace ispettore che spesso incrocia la strada con DK e una donna -sosia della defunta Giudice, nemico della prima stagione- che giace in coma.
Se la prima stagione dava la sensazione di più ampio respiro (forse anche perché gli episodi erano in numero maggiore...), questa seconda serie di storie sembra più essere un unico caso diviso in più puntate, con tempi dilatati.
Nella parte centrale ci si chiede quasi in che direzione si voglia andare, come se mancasse una vera trama portante. Ma poi tutto torna sui binari e assistiamo allo scontro finale tra DK e il boss King.
Ovvio che lo scontro, pur risolutore, non è del tutto decisivo.
E infatti, le ultimissime sequenze (forse un po' affrettate, rispetto al finale della prima stagione) ci danno appuntamento all'anno prossimo.
DK funziona bene, ha trovato un suo perché (che non poteva essere nel formato regolare o del Grande Diabolik) e un suo stile, pur con l'alternarsi di disegnatori.
Pian piano ha saputo costruire un mondo riconoscibile, col linguaggio di sempre e qualche trovata più moderna.
I testi, tra dialoghi e pensieri, si snodano all'americana.
Si leggono persino abbastanza parolacce, una scelta giusta per questo nuovo modello e che non vorrei mai vedere applicata al Diabolik regolare (sono un parolacciaro convinto, ma Diabolik è da sempre un noir vecchia scuola e tale deve rimanere: sono tradizionalista).
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"io so chi non sono!" |
Insomma, anche stavolta la scommessa è vinta, è stata una stagione "introduttiva" per qualcosa che verrà e che, speriamo, sarà esplosiva.