Parlare male dell'attuale Dylan Dog e soprattutto dell'attuale curatore di testata sembra essere lo sport più in voga tra gli amanti del fumetto.
Dylan Dog non è certo peggiorato sotto l'egida di Roberto Recchioni, voglio dire. Certo, dal suo insediamento sono apparsi cellulari, Bloch è andato in pensione, e sono arrivati i poliziotti del nuovo mondo: via i bianchi, dentro i neri. E le donne. Musulmane. Magari col velo, che è meglio.
Ma c'è qualcosa che già da anni non è più quel che doveva essere: in edicola trovate Memorie dall'Invisibile, riproposto in una nuova collana a colori. Prendetelo, davvero. E capirete.
E tuffatevi con me nel miglior albo di Dylan Dog di sempre.
Dylan Dog, un tempo, raccontava i mali della società. Li raffigurava come mostri, in storie horror ma che non risparmiavano sequenze oniriche, citazioni e, quando andava maluccio, anche... stephenkingate.
L'orrore quotidiano era questo, albo dopo albo.
Nel 1988 esce l'episodio n.19 di Dylan Dog. L'indagatore dell'Incubo (oggi alle prese col crossover con Dampyr) deve tentare di fermare un serial killer, che a Londra falcia giovani prostitute.
Ma come fare a fermare l'assassino quando questi è un uomo invisibile?
No, non invisibile come il più classico dei supereroi; è invisibile perché comune, banale, sciolto in una società dove tutti siamo invisibili gli uni per gli altri.
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il delitto |
Memorie dall'Invisibileè una storia triste, senza speranza (nonostante il raggio di sole finale, quell'alba che annuncia un nuovo giorno). Perché è la società a essere senza speranza, e anche se il più banale dei sorrisi può renderci visibili, l'incantesimo dura poco. Siamo invisibili agli occhi di Dio forse, e siamo ciechi sicuramente.
Memorie dall'Invisibileè una grande storia di Dylan Dog, la migliore.
Un intreccio narrativo che funziona sempre, a ogni rilettura.
C'è, ad un certo punto, una così forte sequenza di eventi in sceneggiatura che davvero al lettore accade quel che l'autore (Tiziano Sclavi) si augurava. E davvero succede sempre, provare per credere.
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una battuta onanistica |
Il soggetto è così forte che anche tutto il materiale messo dentro scorre via tranquillamente, lasciandoti quella sensazione di piacevole pienezza che raramente si riscontra in altri albi.
Dylan conosce Bree Daniels, o Untassì -come direbbe Groucho-: lei rappresenta un'associazione improvvisata di putt-- emh, libere professioniste minacciate dal mostro.
Scotland Yard brancola nel buio, e nel buio brilla la lama dell'assassino.
Tra citazioni musicali (Rino Gaetano: "da bambino, mia madre mi scambiava per mio fratello, anche se ero figlio unico"; Faber: "e avete il complesso di essere piccoli... non conoscendo affatto la statura di Dio") e artistiche (il celebre dipinto Nighthawk, con tanto di barista di nome Hopper), Memorie dall'Invisibile può essere considerato il Dylan Dog definitivo, tanto più che la trama si dipana in un arco temporale molto lungo, con una storia d'amore tra le più emblematiche per il nostro investigatore.
Tra l'altro, Bree Daniels sarà l'occasione per Sclavi di mettere pure in chiaro la pronuncia del nome del suo personaggio: non Dailan, ma Dilan. Perché davvero la gente lo chiamava Dailan Dog, e non è strano sentirlo nominare così anche oggi.
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tanto per precisare |
Una storia folle, umana, ricca di eventi e (probabili?) colpevoli.
Una storia drammatica, mesta e malinconica sapientemente disegnata da Casertano.
Correte a prenderla, è in edicola.
E' il miglior Dylan Dog possibile.
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