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[FILM] Batman (T. Burton), una retrospettiva

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Inizia oggi un appuntamento mensile dedicato alla tetralogia dell'Uomo Pipistrello 1989-1997.
Da novembre a febbraio, quattro post che analizzeranno vita-morte-miracoli degli altrettanti film su Batman.
Si comincia proprio con il celebre avvio della saga, firmato Tim Burton!

LA GENESI

1979. Batman era un personaggio un po' appannato, dopo i fasti pop della serie televisiva degli anni '60. Si pensò di ridare lustro cinematografico al soggetto, con una declinazione più dark maggiormente ispirata alle iniziali storie di Bob Kane e Bill Finger.
Dopo iniziali rifiuti, il copione viene affinato e modificato sempre più e il progetto entra finalmente in porto solo quasi dieci anni dopo, affidato ufficialmente a Tim Burton visto il successo di Beetlejuice.

Da 9 settimane e ½ a 9 anni e ½

LA BATMANIA

E proprio in Beetlejuice figurava Micheal Keaton, che Burton si porta dietro in Batman.
Per interpretare nientemeno che Bruce Wayne.
Ora, ci credo che i fan del Cavaliere Oscuro, all'epoca, hanno storto la bocca.
Insomma, Keaton non ha nulla di Bruce Wayne, coi suoi riccioli phonati e la corporatura che genera un nuovo paradosso alla Naoto Date: mingherlino in abiti civili, muscoloso in tenuta da eroe.
Un breve teaser, con varie e fulminee scene, mise tutti d'accordo e, nell'estate prima dell'uscita del film, in America esplose un fenomeno: la Batmania. Il solo simbolo di Batman, che campeggiava nella locandina e nei trailer, ebbe una risonanza impressionante generando un enorme clamore attorno alla pellicola. Batman tornò a diventare un fenomeno della cultura popolare.

ecco a voi Carlo Con-- Bruce Wayne!

GLI ATTORI

A Keaton, in effetti, ci si abitua presto. Non il miglior Bruce Wayne, ma in costume (e ha girato gran parte delle scene d'azione!) rende bene.
Jack Nicholson diventa il Joker, forse il più iconico tra tutti (se la batte con Romero).
Ghigno perenne e costantemente col rischio -calcolato- di finire sopra le righe in modo grottesco, Nicholson riesce a trasmettere la follia di un personaggio che viene riscritto rispetto alla reale controparte a fumetti.
Il Joker diventa qui Jack Napier, colui che uccise Thomas e Martha Wayne creando, di fatto, Batman.
Ma che, a sua volta, divenne il Joker per colpa di Batman, che lo fece finire in una vasca di acido.
Il film si basa su questo, con un po' di tormentato passato, e nel 1989 (siamo negli anni '80, eh!) era già chiedere tanto. E funzionò.
Jack Palance, che viene riscoperto dopo la sua parentesi italiana (mitico Sherry in Squadra Antiscippo!) è qui un boss della mala.
Kim Basinger completa il cast interpretando Vicki Vale, giornalista d'assalto che si ritrova nel mezzo delle vicende e fa anche da pupa idealmente contesa tra i due pazziin costume (uno da pipistrello, uno da clown).

come cazzeggiano questi due...!

ATMOSFERE

Il Batman di Burton è un Batman da film di Burton. Con un po' di freno a mano tirato, ma ci sta: la sua genesi e il suo sviluppo erano durati dieci anni, il che ne fece quasi un ibrido, comunque molto riuscito, anche a livello commerciale.
Batman torna a essere oscuro -nei limiti degli anni '80- e col dark si torna anche un al pulp.
Di Burton ci arriva una Gotham City futurista e gotica, a tratti dipinta e cartoonizzata dove non si riusciva con la scenografia.
Le atmosfere mixano con spericolata intelligenza gli anni '30 e l'allora contemporaneità. Dunque non stupisce vedere gangsters e edifici oblunghi assieme a boulevard popolati da gente spallinata e cotonata con musica di Prince in sottofondo.


Burton si riconosce anche nell'uso di certe soluzioni animate: fari che illuminano la cattedrale, un Batman che si muove sul tetto con visuale dall'alto, e qualche altro spunto simile.
Il che rende questo film unico nel suo genere.
La volontà era quella di distaccarsi dalle atmosfere della serie tv creandone di nuove (che a loro volta ispirarono quelle della serie animata del 1992).
Batman riesce in questo, sebbene pur con la serietà non per bambini resta comunque un film che sa di essere una fiaba dark, un fumetto. Intrattiene, non va ad indagare le psicologie oltre il dovuto, e nelle sue due ore racconta una storia fatta di diverse vicende ma tutte comprensibilissime.

NOTE

Dalla sceneggiatura sparisce il personaggio di Robin (non amato da Burton), appare Harvey Dent che da caucasico diventa afro. Un gancio per le eventuali pellicole successive, ma non andrà come sperato dall'attore Billy Dee Williams, che immaginava di dover interpretare il futuro Due Facce.
Danny Elfman compone la colonna sonora che diventa per sempre l'inno di Batman, un tema ripreso anche per la serie animata.
Curiosa la citazione fumettistica per il nostrano Corto Maltese, che diventa una località esotica preda di una sanguinosa guerra civile.
Il colore scuro la fa da padrone, ma ovviamente verdeggiano e violeggiano le acide sfumature del Joker. Molte le scene e le battute cult, quasi tutte con Nicholson protagonista (l'attore si assicurò una percentuale sugli incassi, fiutando probabilmente il grande successo).
In sostanza, Batman riuscì nell'impresa di restituire un Cavaliere Oscuro simile a quello degli esordi fumettistici, pur restando un film adatto quasi a ogni fascia d'età.
Ma è con il sequel che Burton spinge l'acceleratore sulla saga, rivelandosi in tutta la sua arte.
Lo vedremo il mese prossimo, perché Batman Returnsè anche un gran film di Natale.

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