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[ICONE] 40 anni di Goldrake in Italia: ecco la sua eredità

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Martedì 4 aprile 1978 andava in onda sul secondo canale Rai quel che noi conosciamo come Atlas UFO Robot Goldrake, e che in Giappone è noto come UFO Robot Grendizer.
Capitolo finale di una trilogia robotica firmata Go Nagai, fu importato dalla vicina Francia per sconvolgere pubblico e televisione italiani.
Oggi, dopo 40 anni, facciamo ancora i conti con la sua eredità: ecco perché.


18.45, la seconda rete trasmette il contenitore Buonasera con..., e quel martedì 4 aprile 1978 passa alla storia perché arriva sulla Rai un cartoon giapponese destinato a far parlare di sé per anni.
È una serie in 74 episodi, ma all'epoca se ne vedranno tre in meno (recuperati nelle trasmissioni recenti).
Atlas UFO Robot Goldrake irrompe come un fulmine.
È il terzo capitolo di una grande storia robotica, iniziata con Mazinga Z e Il Grande Mazinga, ma in Italia arriva prima proprio l'ultima parte, annullando innanzitutto una continuità di fondo.

IL NOME

Non si conosce la provenienza specifica del nome adattato.
Certo è che "Atlas" non dovrebbe far parte del titolo, ma semplicemente identificava i palinsesti francesi: la serie fu importata proprio dalla Francia, e l'adattamento italiano ipotizzò che la parola "atlas" facesse parte dell'opera ma così non era. Eppure è rimasta, specie nella memoria.
Fosse avvenuta un'acquisizione al contrario, oggi in Francia avrebbero, chessò, Telepiù UFO Robot Goldrake.
Ecco, Goldrake. Anche su questo nome si discute da anni. Ma l'Italia aveva già un suo Goldrake: fumetto nero/erotico di fine anni '60.

IMPATTO

L'Alabarda Spaziale ha colpito e affondato l'immaginario collettivo, per sempre.
Nonostante non fosse il primo cartoon giapponese ad arrivare in Italia, Goldrake viene spesso riconosciuto come tale. Sicuramente fu il primo anime robotico a giungere da noi: immaginate che impatto ha avuto sugli spettatori, abituati a ben altre storie, a ben altre regie, a ben altre animazioni.
Una rivoluzione. Esplose la Goldrake-Mania, che portò il robot a finire ovunque la sua figura potessere essere commercializzata. Si dice che professionisti e medici uscissero prima, dai loro studi, pur di sedersi davanti alla tv per godersi UFO Robot Goldrake.

ADATTAMENTO

Molti nomi rimasero come in francese, e purtroppo si è persa la continuity con le due opere precedenti, che vede in Koji Kabuto l'elemento di unione. Il personaggio è qui chiamato Alcor, ma anche in futuro faranno sì che il tutto si perda chiamandolo Ryo (ne Il Grande Mazinga).
La Rai divise la serie in tre blocchi, da mandare in onda in momenti diversi dell'anno.
E inoltre nei cinema arrivarono tre film di montaggio non ufficiali, che un po' polpettonescamente tentavano di raccontare qualche storia appiccicata alla meglio.

EREDITÀ E LEGGENDE

UFO Robot Goldrake è stata un'opera così forte che ha portato con sé una scia di dibattiti.
Questioni che hanno investito gli show animati giapponesi e di cui si è discusso per anni, e di cui forse ancora si discute.
La violenza negli anime, in primis: abituati a ben altri tipi di opere, trovarsi di fronte a qualcosa di simile fu sicuramente shockante. Arrivarono frotte di psicologi, scrittori, esperti. In accusa e in difesa. Qualcosa che abbiamo visto poi solo con Dragon Ball e Sailor Moon.


E assieme a queste polemiche, anche la nascita di un mito: quello degli anime realizzati al computer.
Nel 1975 (anno di produzione di UFO Robot Goldrake) i computer erano potenti come un Data Boy.
Non avevano nemmeno Paint, figuriamoci realizzare un cartoon lì sopra.
E poi, assurdo pensare che qualcosa fatta al computer potesse essere "cattiva", ma così era: almeno fino a che la Disney non arriverà con il suo Il Re Leone, che farà largo uso di scene computerizzate.
Ma prima la questione era diversa, e paradossalmente fu creata in Italia proprio per "stupire".
Sì: in modo fantasioso, confuso e furbetto, fu messo a credere che Goldrake veniva realizzato al computer. Sapete, i computer nipponici, calcolatori iperspaziali capaci di tutto, anche a metà anni '70.
Cose futuristiche che non potevano essere verificate, e da qui la leggenda: i giapponesi creano cartoons inserendo dati e disegni in un cervello elettronico che li elabora (dopo aver mangiato libri di cibernetica e insalate di matematica) dando origine a storie e personaggi, il tutto dosato alla perfezione.
E, credeteci, c'è chi lo pensa ancora oggi.
W Goldrake!

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