Ciao, Clockers.
Oggi un post sicuramente un po'"mio", ma che mi piacerebbe diventasse di tutti, dove ognuno può raccontare di sé.
Ho riflettuto sul mio passato, sulla mia infanzia e sulla mia preadolescenza.
E questo mio passato -come sapete- è targato anni '80 e anni '90.
Ma al di là della cultura pop, ripensavo proprio alla mia vita, a come ho vissuto, a come si viveva...
Innanzitutto, senza tanti giri di parole: i miei primi dieci, dodici anni di vita sono stati stupendi.
Felici, spensierati, ricchi di tutto (sì, anche di cose materiali, sebbene non abbiamo mai navigato nell'oro).
Ripensavo proprio a questo: ero circondato da famiglie perfette, da persone perfette (almeno in apparenza, eh: poi magari tante cose nemmeno le ho mai capite/sapute).
Niente ha mai intaccato quel flusso di perfezione.
Era la piacevolissima routine più classica, sebbene non vivessi nel mondo del Mulino Bianco, sia chiaro: gite, vacanze, mari, monti, nonni, zii, regali, domeniche di festa, campagna, novità.
Tutto era lì.
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un'estate al mare |
Anche pensando a ciò che gravitava attorno a me (scusate se ne parlo come fosse una visione miki-centrica) percepivo sicuramente situazioni meno felici (magari economicamente) ma mai in modo grave.
Prendiamo come esempio la scuola: i compagni di classe (e vi parlo di elementari, medie, ma anche superiori).
Oltre cento persone a cui davvero in tutti quegli anni non è mai successo niente di brutto: non c'era un figlio di genitori divorziati, non c'erano orfani e quindi genitori venuti a mancare, o situazioni così.
L'unica cosa davvero tremenda che successe, e ci sconvolse, fu un omicidio all'interno della famiglia di una nostra compagna delle elementari.
Ma appunto, un caso rarissimo filtrato dall'enorme quantità di zucchero che grondava altrove.
E ci anestetizzava, probabilmente.
Il brutto succedeva sempre in mondi lontani, sebbene magari a pochi passi da me.
Conoscevo appunto situazioni più disagiate o anche disperate, ma erano sempre persone con cui entravo in contatto per caso e per solo pochi attimi, tipo -chessò- all'uscita del catechismo, per sentito dire.
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ingrandito da Rita e Zedd per distruggere Firenze |
In sostanza: non si tratta di aver vissuto nella bambagia né sotto una campana di vetro.
Non ero preservato a priori da momenti più "brutti": comunque tra i miei famigliari c'è chi ha subìto interventi, c'è chi ha subìto furti e tutto il campionario di contrattempi gravi o meno che occorrono nella vita.
Non frequentavo posti elitari, scuole private, anche perché non appartengo a un ceto sociale così tanto alto da potermi permettere questa condotta.
Ero (sono) amato, questo sì.
E in mezzo alla fantasia e alla miriade di passioni più... "spicce", passatemi il termine (ossia tutto ciò che fa parte dei miti di quegli anni, in ambito pop/cult/nerd), ero felice per davvero.
Sul Moz O'Clock voglio cristallizzare la felicità di questo passato, che di fatto un po' ci ha fregati tutti ora che siamo dei bambini più grandi.
Ma fa niente; siamo così perché, appunto, non ci è mancato niente: a partire dall'amore.
È la visione distorta che si ha da bambini?
O è solo una visione distorta di un bambino fortunato, magari pure affetto dalla Sindrome di Pollyanna?
Voi che ricordi avete della vostra infanzia, della vostra preadolescenza?
Cosa pensate riguardo ciò che ho scritto in questo post?