Ciò che mi ha colpito, leggendo Topolini, Kombatini, Bim Bum Bamè l'approccio dell'autore, ossia Nino Baldan che avete sicuramente incrociato qui tante volte.
Un approccio identico al mio, per quanto riguarda il ricordo e la cultura nerd.
Sapete cosa ho sempre dichiarato riguardo al blog che state leggendo: è la cristallizzazione dei miei ricordi, prima che si perdano.
Ecco, Nino ha fatto lo stesso, ma su carta. Anzi, in un libro che ha strutturato come una serie di articoli del suo blog (QUI).
E io ho voluto fare quattro chiacchiere con lui: come nasce questa idea, come si è sviluppata e cosa deve aspettarsi il lettore.
Nino ha risposto alle mie domande, peraltro rivelando a cosa ha dovuto rinunciare e come gli sia cambiata la vita: spero possa essere un grande spunto di riflessione per tutti...
Con Nino condivido l'anno di nascita: pertanto leggere le sue avventure è stato come ricordare le mie. Certo, lo sfondo cambia e la sua Venezia la fa da padrona, ma vi assicuro non essere una presenza che preclude la comprensibilità a chi non vive nei paraggi; così come gli argomenti trattati, che tutti conosciamo, risultano sempre inclusivi. Questo proprio per aver affrontato il tutto da un punto di vista personale: vi ci ritroverete, ve lo assicuro.
Miki - ciao Nino, cosa c'è in questo tuo lavoro?Nino - un saluto a tutti i Clockers e un ringraziamento a te, Miki, per lo spazio che stai dedicando al libro! "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam"è un compendio della cultura infantile degli anni '80 e '90 che si distacca dalla struttura antologico-oggettiva per lasciar spazio a sensazioni, aneddoti e ricordi di quell'epoca pre-internet in cui siamo cresciuti.
I 24 capitoli sono 24 racconti intitolati come icone del periodo: dai Puffi al Game Boy, dalle sorprese Kinder ai Power Rangers; tra le descrizioni dei prodotti troviamo la vecchietta che mi comprava il "Topolino", mio nonno che costruiva playset col compensato, le pubblicità che "capivo male", le interminabili sfide a "Holly e Benji" all'oratorio.
Nelle prime pagine l’io narrante frequenta l’asilo, per poi passare alle elementari e infine alle medie; la gioiosa incoscienza dell'infanzia è gradualmente sostituita dai primi dubbi dell'adolescenza, uniti alla consapevolezza che quel mondo colorato stava ormai per sciogliersi come neve al sole.
Miki - com'è nato il libro?
Nino - i post del mio blog hanno sempre contenuto aneddoti della mia infanzia, ma ultimamente ho notato come la mia memoria si stesse affievolendo, e ho così pensato di "preservare" su carta quanti più ricordi possibili: annotazione dopo annotazione mi son reso conto che ne avrei avute abbastanza per scrivere un libro. Lavorando full time, però, il tempo era tiranno.
Inizialmente avevo deciso di inibire questi input e dedicarmi a ciò che davvero mi dava da mangiare: il mio lavoro nel turismo, dedicandogli ogni sforzo e iniziativa.
Ma passavano i mesi, gli anni, e il mio inquadramento non cambiava, anzi, non mi
riconobbero neanche lo scatto d'anzianità pattuito. Al contrario, vedevo arrivare personaggi giovanissimi, alla prima esperienza di lavoro, subito insigniti di cariche importanti solo per motivi parentali o perché usciti da questo o quell'ateneo. Ho anche cambiato azienda, ma la sostanza non cambiava. Così, ho deciso di intraprendere la più coraggiosa delle decisioni: lasciare completamente il mondo del turismo e dedicarmi anima e corpo a quello che mi riesce meglio: scrivere, raccontare.
Così, a seguito del mio ritrovato impegno con il blog, nel giro di pochi giorni 1) è uscito un pezzo su di me su "La Nuova Venezia", 2) ho incontrato Paolo Pradolin che mi ha tirato a bordo nella redazione de "La Voce di Venezia", con un riscontro di visite del tutto inaspettato.
E se nella mia vita avessi sempre sbagliato tutto? E se tutte le persone che mi dicevano "smettila di folleggiare" avessero avuto torto? E se mi fossi messo a scrivere dieci, quindici anni fa anziché fare il commesso, il cameriere e il bancarellaro, cosa sarebbe successo? Così, forte del sostegno della mia attuale ragazza, ho cambiato vita: di giorno svolgevo il mio "praticantato giornalistico" e di sera aggiornavo il blog oltre a dedicarmi, finalmente, al progetto che sarebbe poi diventato "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam".
Miki - nell'opera, la tua città gioca un ruolo fondamentale: come mai questa scelta?
Nino - Venezia è il luogo dove sono nato e cresciuto: vien da sé che non avrei potuto scindere la narrazione della mia infanzia con il suo naturale palcoscenico! Quindi, alla cultura pop e al mio percorso personale si aggiunge un terzo filo conduttore: quello della mia città, un tempo composta da famiglie, scuole e negozi, dove tutti si conoscevano e i bambini giocavano nei campi, che non esiste più e che vorrei in qualche modo preservare, almeno nella memoria.
Perché noi bambini veneziani degli anni '80 e '90 eravamo davvero fortunati: andavamo a scuola da soli, ci fermavamo in cartoleria a vedere i giochi del Game Boy, che all'epoca erano venduti un po' dappertutto; c'erano le pasticcerie con gli espositori Kinder, le edicole con il "Topolino", i negozi di giocattoli con il Subbuteo, le Tartarughe Ninja e le Micro Machines. Poi, anno dopo anno, la monocultura turistica si è fatta sempre più invasiva: le case sono diventate b&b, gli alimentari bazar, le scuole hanno chiuso.
Miki - cultura pop: cosa significa per te?
Nino - per "cultura pop" intendo l'immaginario che gravita attorno ai diversi periodi storici. E di riferimenti alla "cultura pop" degli anni '80 e '90, nel mio libro, se ne trovano a bizzeffe, dal cibo alle abitudini, dalla musica alla pubblicità. Si tratta a mio avviso dell'idea "mainstream" di ogni epoca: se trent'anni fa avevamo Invicta, Walkman e Karaoke, adesso ci sono Gucci, iPhone e trap. Ma allora la "cultura pop" dei decenni passati era effettivamente migliore, complice la situazione economica, o eravamo noi ad averla a cuore perché ci siamo cresciuti?
È un quesito che mi sono posto decine di volte, ma che più passa il tempo e più mi fa propendere per la prima ipotesi. Ho però voluto evitare il nostalgismo: sarà il lettore a valutare se è meglio, come oggi "sapere" oppure "non sapere", "immaginare" e in qualche modo "sognare".
Miki - come si è svolta la lavorazione del tuo libro?
Nino - è iniziato tutto, come dicevo, con un blocco di appunti inizialmente cartaceo. La mia testa era indecisa tra la formula "anno per anno" e quella dei “capitoli tematici”; alla fine ho optato per la seconda.
E dopo aver scritto di getto le prime quaranta pagine, ho realizzato quanto il mio progetto si stesse avvicinando a una versione fisica del mio blog: storie esaurienti, autoconclusive, con le informazioni che si alternano ai ricordi.
Ciò che mi ha portato via più tempo non è stata la stesura in sé, ma la verifica di ogni nome e di ogni data presente nel testo, oltre a una revisione riga per riga atta a equilibrare le tre "anime" del libro: gli anni '80/'90, la mia infanzia e Venezia.
Ma mancava ancora qualcosa che in qualche modo "avallasse" il mio lavoro: ecco che mi è balenato in testa un nome, quello di Alessandro "DocManhattan" Apreda, che nel 2015 aveva recensito il mio “Io e il wrestling italiano". E così gli ho inoltrato la bozza di “Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam”; già che c'ero, gli ho esternato un mio grande desiderio: quello che fosse lui a introdurlo. Non solo ha espresso il suo apprezzamento, ma mi ha anche la sua prefazione! I passi successivi sono stati un'ulteriore rilettura a caccia degli ultimi refusi e la creazione della copertina. Lì ci ho speso due settimane: volevo qualcosa che riunisse le tre già citate anime del libro (anni '80/'90, la mia infanzia, Venezia) e alla fine ho optato per la soluzione che avete visto, giocando con i colori primari.
Infine l'ebook, che ho convertito personalmente per renderlo compatibile con ogni dispositivo: dimensioni, carattere, interlinea e colore dello sfondo sono modificabili a vostro piacimento!
Miki - cosa deve aspettarsi il lettore dal tuo saggio?
Nino - "Topolini, Kombattini, Bim Bum Bam"è un viaggio in un'epoca passata tra giocattoli, sigle e pubblicità, strutturato come fossero post (inediti) del mio blog.
I capitoli si susseguono in maniera più cronologica possibile, permettendone la lettura indipendente ma con una serie di sfumature che possono essere percepite solo affrontandolo dall'inizio alla fine: è la storia di un bambino del 1983, della sua crescita, delle sue insicurezze che si fanno più forti man mano che si approssimano l'adolescenza, la fine di un'epoca e la disgregazione della sua città. Che, per ironia della sorte, avvengono contemporaneamente.
Il tutto in un'infinità di ricordi che mi auguro possano rievocare nel lettore le stesse sensazioni che ho rivissuto io scrivendoli.
Grazie ancora Miki e grazie a tutti voi!
Miki - ti assicuro che io le ho rivissute, e non perché siamo coetanei: sono sensazioni che chiunque può ritrovare, perché si tratta di momenti di vita che si legano a un prodotto, che può essere un prodotto qualsiasi a seconda della persona. Ma, le sensazioni, restano quelle.
Dunque, cari Clockers, non mi resta che consigliarvi quest'opera, specie se siete appassionati lettori retromaniaci: in Topolini, Kombattini, Bim Bum Bamritroverete tantissime cose che amiamo e che -vi assicuro- vi faranno ricordare, sorridere e anche rivedere i passaggi agrodolci della vita.
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