Amazon Prime Video si aggiudica la serie del 1997 Kenpu Denki Berserk, da noi semplicemente Berserk, come l'omonimo fumetto.
E lo fa garantendosi la versione rimasterizzata e proposta in alta definizione dalla Yamato Video.
Una serie storica anche per l'Italia, che ha rappresentato qualcosa di molto particolare per la nostra televisione.
A distanza di tanti anni, parliamo della prima serie animata di Berserk.
Il "caso" da noi esplose tra il 1998 e il 1999: ovunque si parlava di questo anime, che in Giappone stava riscuotendo un successo enorme (specie nel noleggio!) e teneva incollati i telespettatori.
Avevamo conosciuto le avventure del Guerriero Nero solo da poco, anche noi, ma il fumetto fu un cult immediato, di nicchia e poi generale.
Le notizie di una serie animata ispirata alle gesta dei protagonisti di Berserk si rincorrevano nei forum e nelle mailing list, e qualche sito riuscì anche a caricare l'ormai celebre intro cantata dai Penpals, Tell me why:
PREMESSA
Forse queste cose vi suoneranno strane, ma era davvero un'epoca diversa, per il web.
Comunque, alla fine il nostrano successo editoriale del manga di Berserk fece sì che anche questa serie animata -fino ad allora spasimata solo attraverso fanzine, episodi in giapponese, articoli specializzati e discussioni tra appassionati- venne acquistata e adattata/doppiata per il nostro mercato.
E se le videocassette erano appannaggio della Yamato (la prima arrivò al Lucca Comics del 2001), fu la Mediaset a sperimentare proprio con Berserk una nuova fascia oraria dedicata all'animazione: la mezzanotte del venerdì.
Fino alla primavera inoltrata del 2002, sebbene a fatica per quanto riguarda gli ascolti (infatti l'esperimento non fu ripetuto...) e comunque sempre in vendita in una serie di tredici VHS, Berserk andò in onda senza censure e su Italia 1.
E chi lo vide ne restò affascinato, tanto da appassionarsi al manga.
Che, ovviamente, resta cento volte migliore, più completo e infinitamente più bello.
Ma, c'è un ma.
PRIMA DI INIZIARE
Se interessati all'opera, vi lascio le mie approfondite analisi saga per saga:
- BERSERK - ANALISI SAGA LO SPADACCINO NERO
- BERSERK - ANALISI SAGA L'EPOCA D'ORO (PRIMA PARTE)
- BERSERK - ANALISI SAGA L'EPOCA D'ORO (SECONDA PARTE)
- BERSERK - ANALISI SAGA LOST CHILDREN
- BERSERK - ANALISI SAGA LA CATENA IMMOBILE
- BERSERK - ANALISI SAGA LA FESTA DELLA RINASCITA
- BERSERK - ANALISI SAGA CRONACHE DELLA GUERRA DEL SACRO MALE
RECENSIONE
Kenpu Denki Berserk ha il suo (enorme) perché.
Specie alla luce di tutto quello che si è visto dopo. Tre film addirittura prodotti dalla Warner Bros. e un'ulteriore serie in due stagioni, opere che non sono mai riuscite a eguagliare la potenza di questo anime.
Una serie del 1997, artigianale, in animazione classica. Eppure folgorante per tantissimi.
Certo, diverse furono le omissioni e semplificazioni; alcune delle quali davvero impossibili da recuperare in ottica di un sequel futuro (che infatti mai ci fu).
Berserk, come serie animata, probabilmente voleva essere tutta qui.
Mancano Puck, Shilat, Gaiseric e il Cavaliere del Teschio, vero.
Ma è l'unica trasposizione che si concentra davvero su quel che Berserkè: non una sequela di combattimenti, guerre e battaglie da kolossal hollywoodiano (come ci hanno fatto credere coi tre film animati), ma una storia che fa della profondità dei personaggi il proprio punto di forza.
E va bene se ci sono due episodi filler, dove altro è stato tolto; e va bene che manchi del tutto l'elemento fantastico (tanto che chi è stato introdotto a Berserk con questa visione, faticò abbastanza per accettare la presenza di Puck che pure esiste sin dalle primissime pagine del manga).
Ma la serie anime di Berserkè onesta, bene animata, si concentra sull'essenza dell'opera di Miura e riesce a sorprendere e farsi amare anche dai fan del fumetto.
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non è una nemica delle guerriere Sailor |
Venticinque episodi che, escluso il primo, coprono tutto l'arco narrativo dell'Epoca d'oro, ossia la storia della Squadra dei Falchi.
Ecco, tra tutte le trasposizioni animate di Berserk, è comunque l'unica che rispetta lo schema dell'autore: il manga infatti ci presenta il protagonista per come lo vedremo dopo il lungo flashback, introducendo già subito i nemici senza nascondere chi siano.
Lo stesso prova a fare la serie, concentrando sì tre volumi in un solo episodio, ma riuscendo nell'intento di mostrarci tutto ciò che porterà lo spettatore a porsi gli stessi quesiti che Miura voleva presentare nel fumetto: perché il protagonista è orbo, senza un braccio, marchiato e solo? Cos'è il Beherit (che qui viene mostrato in un momento diverso rispetto al manga)? Cosa sono i mostri che il guerriero affronta?
Le stesse domande che ci si pone leggendo il fumetto, e che l'anime rispetta e lascia porre.
Per poi arrivare alle stesse risposte, in un venticinquesimo episodio che lascia tutto o quasi senza speranza, in una vaghezza (al contrario dell'opera originale) che stordisce.
COLORI E MUSICA
Qualcuno criticò, all'epoca, i colori scelti; forse troppo luminosi per descrivere un medioevo cupo e violento.Eppure la violenza e il sangue (letteralmente a fiotti!) non mancano, così come attimi dall'ambientazione più oscura.
Kenpu Denki Berserk vanta uno stupendo apparato musicale: oltre alla già citata Tell me whyè giusto ricordare la finale Waiting so long dei Silver Fins, ma sopratutto la colonna sonora a cura del maestro Susumu Hirasawa, che reincide due precedenti lavori (diventano Forces e Murder) e regala altre perle di rara intensità, perfette per l'opera.
C'è persino spazio per il nostro Ennio Morricone, il cui brano Madre Assenteè udibile durante una scena malinconica che fa da placido spartiacque per tutta la storia.
L'EDIZIONE ITALIANA
Un buon doppiaggio (made in Milano, tipiche voci mediasettiane) e un adattamento imperfetto che specie inizialmente va un po' col freno a mano tirato per quanto riguarda termini più crudi ed espressioni più forti, fanno dell'edizione italiana di Berserk un qualcosa di non perfetto ma godibile.
Che però funzionò bene, e soprattutto restituì ai fan italici quantomeno i nomi corretti dei personaggi: abituati da una versione censurata spagnola di poca cura, su cui si basò la Panini per editare le pagine in italiano (alcuni esempi QUI), conoscemmo grazie a questo anime la reale pronuncia occidentale dei nomi.
E così nessun Gatsu ma Guts; niente Grifis ma Griffith; anche l'orribile Bejelit cede spazio al più corretto Beherit.
Solo per Casca si fa una scelta particolare, preferendo la pronuncia cashca alla corretta chiasca.
Piccola curiosità: sia la Mediaset che la Yamato non inserirono la scena dopo i titoli di coda dell'ultimo episodio, recuperata e mostrata in successive edizioni.
Se dunque volete immergervi in un mondo spietato ma anche in amicizie e passioni; in un mondo che sa essere dolce nonostante gli intrighi e le battaglie, i venticinque episodi di Berserk sono tutti per voi.
E sicuramente vi appassionerete alla storia tanto da voler recuperare il manga originale.
Se non dovesse succedere, avrete visto comunque una gran bella serie.
Non un capolavoro, certo, ma una gran bella serie.
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