I giapponesi sono capaci di inventarsele davvero tutte.
E così, nel 1991, crearono una piccola console portatile chiamata Barcode Battler.
Era bianca e con lo schermino piccolo; la versione II arrivò invece anche da noi (nera e con display leggermente più grande) importata dalla Giochi Preziosi, due anni dopo.
Un bel po' di spot in TV che lasciavano immaginare chissà cosa; un futuro inimmaginabile da poter usare con tutto ciò che ti circondava.
Ricordate anche voi la guerra dei codici a barre?
Era il 1993 quando iniziarono ad apparire le pubblicità di questa mini-console: Barcode Battler.
Già, come suggerisce il nome, era un lettore di codici a barre un po' come quello dei supermercati, ma con scopo diverso dal contrastare la piccola evasione fiscale: solo botte da orbi!
O meglio, questo è ciò che gli spot lasciavano intedere: avventure o scontri versus, anche tra due giocatori diversi, con guerrieri da potenziare in base ai codici a barre.
Alcuni erano originali (simil-schede telefoniche in vendita, ovviamente con codifiche che permettevano punteggi alti) e il resto... lo si ritagliava da ogni dove.
Confezioni di biscotti, flaconi di detersivo, scatole di surgelati... qualunque cosa avesse un codice a barre era ottimo per potenziare i parametri dei nostri personaggi!
Geniale, no?
La tipica nerdata otaku giapponese.
Topolino promosse una campagna pubblicitaria particolare, regalando anche dei codici a barre "potenti", che il dispositivo avrebbe letto.
Lo sapevate -diceva lo strillone- che dietro i codici a barre si nascondono guerrieri, stregoni, armi e poteri magici?
Ebbene, sì: ma ci vuole anche tantissima immaginazione.
Perché per noi sarebbe sempre e solo stati... numeri.
Una sequenza di numeri, che poteva crescere se ti diceva culo col barcode potente (chissà, magari strisciando quello di una scatola Lego...), ma restavano freddi numeri che solo i nerd otaku nipponici potevano figurarsi come fossero personaggi e creature portentosi.
Ecco lo spot del Sol Levante:
Inutile dirvi che fu un flop; mentre in Giappone ebbe anche delle espansioni (pure "visive", legate al Nintendo), da noi se lo filarono in pochi nonostante l'impegno di Tomy e Giochi Preziosi (che mise in commercio anche le schede per rinvigorire i propri personaggi e proseguire nella modalità "avventura").
Ma secondo me l'idea era valida: immaginate oggi -tutti a caccia con Pokémon Go- se avessimo la possibilità di materializzare davvero le figure attraverso i codici da leggere con un'app tipo decodificatore QR.
Lo ritireranno fuori, vedrete.
(immagini prese dal web)
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