Si chiama 1984, ma parte nel 1970.
E lo fa come fosse un film dell'epoca, la pellicola un po' sgranata dall'effetto b-movie delle grindhouse.
In uno di quei campi estivi sul lago, dove colonie di ragazzi si ritrovano ogni anno come abbiamo visto in Venerdì 13 e Sleepaway Camp, ci lavora anche un reduce di guerra congedato con disonore perché violento e dissociato.
E avviene il fattaccio: strage di giovanissimi, campeggio chiuso per quattordici lunghi anni e maniaco internato.
Ma poi arrivano gli anni '80 (ormai una piacevole costante delle produzioni cine-televisive) e tutto si tinge di colori fluo... fino a che tutto non si tingerà di nuovo di sangue.
AHS: 1984è la nona stagione della serie antologica American Horror Story.
Nove episodi godibili a sé, una trama che inizia e finisce come prerogativa dell'opera di Murphy e Falchuk.
Dunque, prendibile come serie a se stante, ci traghetta da una palestra di aerobica nella ricca L.A. fino ai boschi circostanti, per cinque amici che si presentano a lavorare come guardiani del campeggio.
Sì, lo stesso camping della strage avvenuta anni prima.
E dove si muoveranno diversi protagonisti dell'epoca, a partire da quel Mr. Jingles che evade dal manicomio in cerca di vittime fresche.
Seguiamo le vicende di Brooke (Emma Roberts), appena trasferitasi in città dopo uno spiacevolissimo incidente avvenuto l'anno prima; assieme ad altri quattro ragazzi conosciuti in palestra, si convince a passare l'estate come tutor a Camp Redwood.
Anche per dimenticare una brutta avventura appena occorsa: il Night Stalker le è entrato in casa.
Sì, proprio quel Ricardo Ramirez -personaggio realmente esistito- che terrorizzò l'America in quegli anni, e a cui i due creatori di American Horror Story sembrano essere affezionati: il cacciatore notturno era presente anche in una delle precedenti stagioni (Hotel) ma interpretato da un altro attore.
Qui ha il volto di Zach Villa, e con le sue pratiche sataniche entra in scena portando a due il numero di serial killer presenti nella serie. E forse non è finita nemmeno qui.
Comunque, lui e Mr. Jingles (John Carroll Lynch, visto di recente in Big Sky) entreranno presto in collisione.
Ma AHS: 1984è una serie dove i ribaltamenti narrativi sono all'ordine di puntata; dove le sorprese non finiscono mai e i colpi di scena si susseguono senza sosta.
E così, conosciamo il passato dei ragazzi protagonisti (la languida Montana, interpretata da Billie Lourd -figlia di Carrie Fisher- con pettinatura e fronte alta tipo strega di Robin Hood versione giovane; il belloccio e fanatico Xavier, col volto di Cody Fern; il palestrato e atletico Chet, interpretato da Gus Kenworthy; DeRon Horton nei panni del riuscito Ray), che riserva sempre qualche sorpresa.
Personaggi altrettanto validi sono la cuoca (Tara Karsian) e il capo-sorvegliante Trevor (Matthew Morrison).
Da segnalare l'infermiera (ruolo fondamentale e personaggio tra i più riusciti), interpretata dall'ex uomo Angelica Ross: non è questo l'elemento strano della cosa (peraltro non direste mai che ha avuto il pendolo tra le gambe...) quanto che il suo debutto sugli schermi è avvenuto con Massimo Boldi in Natale a Miami, dove interpretava un trans -ovviamente- nelle solite scenette da cinepanettone.
Ma AHS: 1984 è anche una serie dove tutto può cambiare velocemente; dannazioni e redenzioni, alleanze improbabili e antichi rancori sono il sale della vicenda, che affonda le radici lontano, nei fantasmi del passato.
Il bello di AHS: 1984è che a un certo punto la trama evolve.
Cambia ma solo per riportare di nuovo sul palco i protagonisti della vicenda.
Ottima la ricostruzione delle varie epoche, ottimo il gioco con lo slasher e i suoi cliché.
Niente di nuovo, verrebbe da dire (già Scream in questo ha già detto tutto e continuerà a dirlo), ma AHS: 1984 sa trattare bene i topoi del genere.
Li capovolge, o sembra farlo, e poi li rimette nei (nuovi) binari, e il telespettatore si farà comunque mille domande su chi-come-cosa.
AHS: 1984 sarebbe bello anche senza gli anni '80?
Più che altro, quello che questa serie vuol chiederci, è: si esce vivi dagli anni '80?
Perché le nove puntate sono un cammino verso una certa presa di coscienza finale; una metafora di quel decennio magico, di chi l'ha vissuto e di chi se l'è perso; di chi lo odia e di chi può ancora recuperarlo in certi luoghi e certe mode (ne abbiamo parlato QUI).
E AHS: 1984è proprio uno di quei posti dove vivono gli anni '80 e la loro opulenza, le sfumature e il modo di approcciarsi alla vita che poi è svanito nel futuro.
Di certo la ricostruzione degli ambenti è accurata, e la colonna sonora è azzeccatissima: numerosi brani dell'epoca, e tanto Billy Idol per il Night Stalker.
La sigla iniziale, poi, è particolare:
Una serie simpatica, divertente, veloce; ironica come i capisaldi horror che omaggia, ricca di sorprese come American Horror Story ci ha abituato; sangue e vittime a gogo, diversi killer, una spruzzata di mistero ultraterreno e la final girl che dovrà sopravvivere a ogni costo.
Da vedere con gli amici, mangiando e bevendo qualcosa insieme!
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