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[PENSIERI] strappati lungo i bordi: i dolori della Generazione Y

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Quello che vi apprestate a leggere è un post che ha già qualche anno, non è una recensione della serie animata né vuole parlare tecnicamente di ciò (per questo, vi rimando agli approfondimenti dei blogger amici); è una riflessione scaturita in un giorno d'inverno prendendo un caffè con un mio vecchio compagno di scuola.
Dove abbiamo parlato di noi, della nostra generazione e di come stavano andando le cose.
C'era però qualcosa che mancava ancora, forse proprio all'interno della società in cui viviamo; una sorta di consapevolezza di ciò che sarei andato ad affrontare, e che la chiacchieratissima serie by Zerocalcare ha saputo ben descrivere sbattendola in faccia a tutti.
Strappare lungo i bordi, la generazione degli strappati lungo i bordi: noi, quelli come me.


Ci chiamano Generazione Y.
Abbiamo affrontato più volte il concetto generazionale e tante altre volte lo affronteremo (come QUI o QUI).
Peraltro, saprete bene ormai che io aprii questo blog proprio per rivolgermi a una (im)precisa nicchia generazionale che sembrava essere non contemplata né dal vivo né tantomeno sul web.
Un qualcosa "di mezzo", sfuggevole e probabilmente anche sfortunata.
Zerocalcare ha la mia età, dunque fa parte della mia generazione.
Prima che finissi di vedere la sua serie (disponibile su Netflix), mi avevano già avvisato: non ti ci ritroverai al 100%, perché sei in parte diverso dai personaggi-persone che Strappare lungo i bordi racconta. Tirerò le somme in fondo al post.




Una serie particolare, sicuramente di gran classe e dalle tematiche importanti; lode a Zerocalcare che se l'è lavorata da solo o quasi; se siete fan dell'autore e dei suoi fumetti, sicuramente vi piacerà; gli altri troveranno piacevoli sorprese.
La scelta dell'auto-doppiaggio in romanesco ha scatenato un polverone, in realtà funziona tutto bene (con qualche sbavatura, ma è mio personale gusto) e sta bene così.
Ma torniamo a quel caffè, quel pomeriggio, in un bar che nemmeno esiste più.
Noi della mia generazione, che è la Y ma penso sia persino una sottobranca della Y: chi siamo?




Siamo esattamente quelli che si pensava fosse tutto facile; da strappare lungo quei bordi già predefiniti, cresciuti con una certa fortuna e viziati da un bombardamento di enormi miti commerciali che sorgevano solo per noi.
Una questione estetica di cui abbiamo parlato QUI.




Ma poi?
Beccati nel mezzo, generazione di mezzo, sfortunatissima.
Siamo quelli della riforma scolastica, ma soprattutto universitaria.
Io mi ritrovai a fare un corso di laurea triennale tarato male, perché basato ancora su una vecchia quadriennale.
Ci penso spesso: non vedete che oggi tutti si laureano anche a ventuno, ventidue anni?
Generazioni nuove che non direi siano per forza più intelligenti di quelle precedenti. Ma allora com'è possibile? Siamo noi i ritardati?


Il mondo ha re-ingranato con loro, lasciando indietro gli altri (noi), figli di una generazione sperimentale, su cui sperimentare.
Una scuola che perdeva la durezza di quella dei padri ma non aveva nemmeno il lassismo di quella dei figli di oggi (in sostanza: bocciavano ancora e molto); una università che aveva ancora esami che erano una palata tremenda e svolti con un certo rigore (ho confrontato gli stessi corsi con quelli odierni: il programma è più che dimezzato, e anche i docenti sembrano più tranquilli).




Uno studio alla portata di tutti, talvolta quasi a prova di deficienti.
Scordatevi le ore matte e disperatissime passate sui libri.
Siamo noialtri a essere rimasti indietro: il mondo va avanti con queste nuove leve, abbandonando per strada gli esperimenti, gli ibridi che siamo.
Generazione di mezzo anche per i rapporti, insicuri come il lavoro.
La stabilità nei sentimenti fa a pugni con l'ultimo glorioso passato (quello dei genitori), una visione più realistica e una modernità auspicabile che però ci vede forse troppo vecchi per applicarcela addosso.




Una società liquida dove tutto cambia, a cui non eravamo stati preparati.
Ma siamo in ballo e ci siamo adattati, più di chiunque altro. Con un'eterna speranza che le generazioni attuali, già disilluse, non hanno.
Non dispereranno.
Noi sì, sbattendoci il muso sempre.




Io per mia natura sono figlio perfetto di questa realtà: indefinito e indefinibile, in bilico ed eternamente barcollante. Fluidamente mi adatto, con impegno, alle questioni.
E poi? Sogno e ci spero ancora. Come l'ultimo dei fessi.
Come il Red Ranger o Sailor Moon.
Anche io ho aspettato e aspetto; anche per me il mondo è andato avanti mentre attendevo chissà quale occasione pensavo dovesse arrivare, perché dovuta; gli altri crescono, noi fermi al palo.
C'è una scena, in Strappare lungo i bordi, che più persone mi hanno privatamente segnalato: in un flashback ambientato durante la sua infanzia, il protagonista gioca con lo Slime Pit dei Masters(QUI).




Ecco dove potrei non ritrovarmi al 100% con i personaggi di Zerocalcare: da sempre ho capito che nessuno è una figurina da strappare lungo i bordi; tutti abbiamo una complessità intrinseca, ci intrecciamo e incartiamo, e a volte facciamo cazzate, grandi e piccole.
Per trovare il nostro posto nel mondo.




Siamo la generazione del non detto, che è una cosa figa per i protagonisti dei manga o delle commedie romantiche, ma meno per noi: sto cercando di migliorare questo aspetto, lasciando il mistero e le cose in sospeso ai racconti di fantasia.
Ma io lo Slime Pit ce l'ho ancora e lo utilizzo pure oggi. E sono il re del caos.
Le altre generazioni, prima o poi, dovranno recuperare.

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