Un coming of age sopra le righe, carico di una patinata estetica anni '70 e ricco di situazioni che sono tutto e niente, come l'adolescenza.
Chiave del racconto, la maturità/immaturità è inserita dal regista Paul Thomas Anderson in un contesto che esalta le grandi opportunità dell'american dream, in un mondo sull'orlo della fine.
Personaggi bizzarri e normalissimi, situazioni eccentriche e sentimenti umani.
Licorice Pizza (parola gergale che indica i vecchi vinili, e che ha dato il nome a una catena di negozi di musica) celebra l'America del 1973 dimostrando che liquirizia e pizza possono provare a convivere, anche se non c'entrano niente l'una con l'altra.
Lui è un quindicenne con un passato da attore bambino in cui si culla ancora, nonostante non sia minimamente sulla cresta dell'onda.
Lei l'assistente di un fotografo che lavora per gli annuari scolastici di fine anno.
Lui, fuori forma e goffo, si innamora di lei, che è bruttina e sgraziata.
La commedia romantica ha inizio, ma c'è di più.
I due protagonisti, Gary Valentine (Cooper Hoffman) e Alana Kane (Alana Haim), sono tratteggiati con cura e profondità, in un eccesso di normalità che a volte regala picchi grotteschi.
Lei è una venticinquenne dalla vita ancora adolescenziale, specie in famiglia. Lui un bambinone che può cazzeggiare grazie ai soldini di mammà.
Gary è inspiegambilmente cotto di lei. Alana, sotto sotto, è un'arrivista insoddisfatta.
Due bamboccioni che faticano a crescere e che per tutto il film si rincorreranno (anche letteralmente) tra bambinate e dispetti. Incapaci di fronteggiare davvero i loro rispettivi mondi.
Lo sfondo è quello di un'America dove ogni giorno puoi inventarti qualcosa di nuovo per far soldi (e non è una forzatura: il protagonista è modellato sul reale Gary Goetzman, ex attore bambino e ora produttore che davvero si inventò un'impresa di materassi ad acqua e di flipper, da adolescente); un'America calda e nuova, ricca di trasformazioni anche sociali.
Tra audizioni, spettacolini, Martini, locali chic, scene caricaturali (vedere i proprietari del ristorante giapponese) e scene tragicomiche, Licorice Pizza fa ridere ma non smette mai di ricordare che l'intera girandola di personaggi presenti sulla scena ha un grande dramma di fondo: non sanno crescere e affrontano tutto nel modo sbagliato.
Gary ha un certo fiuto per gli affari ma si comporta da gran coglione, nemmeno rendendosi bene conto di ciò che gli succede intorno; Alana è invece combattuta tra gli interessi culturalmente più alti (arte, politica) -che non può condividere col giovane Gary- e tra gli interessi "interessati", aspirando forse a qualcosa in più.
Cercandolo in mille figure, ma rincorrendo (assieme a lui) quell'amore da teenagers che fa anche un po' nostalgia.
Due cose incompatibili, liquirizia e pizza, ma che insieme diventano appunto un vinile (ottima la colonna sonora) capace di suonare la sua canzone, a suo modo, ed è il modo in cui -nonostante tutto- a Gary e Alana deve andare bene.
Potreste annoiarvi se cercate storie con una trama più "precisa"; potreste amarlo se vi piacciono gli slice of life. E in questo caso potreste anche volerne di più, seguendo la giostra di questi due personaggi e del loro mondo fatto di drink, materassi ad acqua, sale giochi, politici progressisti, ragazzini ciondolanti e un sottobosco di bizzarre creature come Jack Holden di Sean Penn, Rex Blau di Tom Waits e la Lucy Doolittle di Christine Ebersole (tutti basati su persone reali, camuffati un po' per l'occasione) o i veri Jon Peters e Joel Wachs di Bradley Cooper e Benny Safdie.
In un mix di vero e romanzato, di America e sentimento, Licorice Pizzaè un'opera particolare che non vi lascerà indifferenti.
LEGGI ANCHE