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[FILM] L'esorcista - Il credente, la recensione (no spoiler)

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Nuovo capitolo per la saga de L'esorcista, cult horror che compie cinquant'anni e porta dietro il suo spirito in una nuova pellicola.
Che ha i problemi dei sequel, qualcosa di buono, ma anche qualcosa che fa storcere la bocca.
Per quanto sia lui, L'esorcistae un po' dell'unicità del capostipite prova a conservarla, cercando di distinguersi dalle mille copie che sono sopraggiunte in questo mezzo secolo di possessioni telecinematografiche.


Nulla di nuovo sotto il sole, quando si parla di esorcismi al cinema: non potrebbe che essere altrimenti, visto che è lo stesso pubblico a chiedere implicitamente (e a ottenere, con sicurezza) la formula che funziona sempre e che proprio il capostipite aveva lanciato.
Stavolta però si raddoppia: non una Regan ma due ragazzine, che per gioco provano un rito e vengono possedute da qualcosa di oscuro, peraltro risultando "connesse" come fossero un'unica creatura.
La posta in gioco è quindi doppia, considerato che le famiglie di appartenenza delle due protagoniste sono molto diverse alla base. E in entrambe può esserci il credente del titolo.




In realtà la prima parte del film è ben costruita, ricorda la provenienza dell'originale (che iniziava nelle desertiche terre lontane, tra cani ringhianti e scavi archeologici): qui i cani restano, ma siamo nella colorata realtà haitiana, dove il voodoo è di casa e dove inizia la storia della prima famiglia, quella di Angela.
Ma dobbiamo spostarci a tredici anni in avanti nel tempo, per vedere Angela scolaretta che, insofferente, trama qualcosa con la sua migliore amica Katherine, l'altra protagonista.




La famiglia di Katherine è profondamente credente, quasi da rasentare il fanatismo.
Nulla di più lontano dal fotografo Victor Fielding, papà di Angela.
Le due ragazzine si perdono nel bosco per tre giorni, e quando tornano alla civiltà... si scopre che sono possedute da qualcosa. E quindi bisogna procedere con l'esorcismo: un classico, ormai.





L'esorcista - Il credente costruisce una certa tensione che poi annega proprio durante la parte principale (il rituale), che diventa una strangerthingsata a tutti gli effetti, colpa anche della modernità e di certe trovate abbastanza cringe (come lo scontro tra due "fumi", uno benefico e uno maligno).
Recupera nel finale, dove tenta qualche colpo di scena che potrebbe anche riuscire, ma soprattutto torna un po' più riflessivo, come voleva essere l'originale.




È una pellicola non memorabile, ma non da buttare completamente. Viene richiamata l'attrice Ellen Burstyn nel suo ruolo storico (Chris MacNeil, madre di Regan, la bambina del primo film), a fare da collegamento più che altro per la mitologia della serie (altri sequel, in passato, si sono concentrati maggiormente su Padre Merrin, il tenente Kinderman, la stessa Regan ma anche Padre Demian Karras), ma al di là di questo la storia procede sui suoi binari, fin troppo moderni.
Questo è un punto a sfavore, perché sembra che non si sia voluto rendere il film "eterno" come l'originale del 1973, ma solo riferito all'oggi e alle sensibilità odierne.
Purtroppo questa cosa, se da un lato immerge la vicenda sulle attuali corde e per un pubblico attuale, dall'altra crea delle cose altamente risibili (come la lotta al patriarcato interno della Chiesa Cattolica), che aggiungono quel tocco di politically correct che annacqua la minestra, peraltro senza capire quanto profonde riflessioni e domande erano sorte - in modo molto più elegante e meno forzatamente smaccato - con l'originale.




Una figlia in cerca della madre, una madre in cerca della figlia, un film che cerca il suo pubblico dovendosi declinare al pensiero attuale, ma L'esorcistaè sempre stato altro; ci si prova - almeno nella prima parte - a creare un'angoscia con inquadrature e ambienti, ma David Gordon Green non è William Friedkin pur facendo del suo meglio (e bisogna riconoscerglielo), nel rispetto del maestro.
La domanda è sempre la stessa: cosa rende L'esorcista originale così iconico? Non è certo Regan che vomita verde o gira la testa, non è un crocifisso usato in maniera poco ortodossa (e anche ne Il credente c'è un uso improprio dell'oggetto...), ma sono quella scala esterna, la soffitta, le inquadrature della casa... era tutto lì, in un mondo che andava verso la modernità ma era ancora legato alle catene del folklore.
L'esorcista di Friedkin lo si rivede sempre, in ogni frangente, in ogni passaggio Tv: non ci si stanca mai, e fa paura. Il credente sarà probabilmente uno dei tanti film che vengono buttati sulle notti horror estive di Italia 1, e non merita forse di finire così, visto che qualcosina la fa provare.
Aspettiamo il prossimo.

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