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[CINEMA] Ready Player One: la recensione semiseria (no spoiler)

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Ormai chiunque ne ha già parlato, e alla fine arrivo io: Ready Player One.
Era quasi impossibile non vederlo, altrettanto quasi impossibile non recensirlo di conseguenza, specie per chi ha un blog di cultura pop come me.
Ecco: il ritorno di Spielberg -su romanzo originale di Ernest Cline- è un omaggio alla cultura pop.

Non è per le (tantissime) citazioni, non è per i (tantissimi) riferimenti inseriti nella pellicola.
Ready Player Oneè un film sicuramente nerd, ma non solo.
Già che si apre sulle note di Jump dei Van Halen ti gasa.
E ti fa subito capire in quale direzione si sta andando.

l'avevo detto che erano tornati di moda quei colori...
Immaginate un mondo dove tutti sono connessi alla realtà virtuale.
No, non siamo nel 2018 con gente che smanetta ovunque e accaventiquattro sui social.
Siamo in un futuro prossimo venturo dove tutti sono connessi a un gioco tipo open (ma open open) world che Fortnite levati.
Ognuno crea un avatar di qualunque razza e sesso (ciascuno come gli va: anche i preti possono giocare, a qualunque età).
Quindi magari vedete la valley-girl con la sesta da C.J. Parker, vi ci fate pure le seghe sopra, ma nella realtà è un tizio obeso che si è fuso con la poltrona come quello dei primi episodi di Nip/Tuck.
Fate attenzione, dunque, a non innamorarvi di un avatar: la vita vera esiste, anche se la si usa solo per mangiare, dormire e espletare umani bisogni.
Sul sesso non sono stati chiari: non si sarà arrivati ai caschi arrapa-sensi di Demolition Man, ma ci stiamo quasi.

gli avatar di due dei protagonisti

La scuola? Neanche a parlarne. Nel futuro di RPO sono tutti come gli scugnizzi denunciati qualche mese fa da Striscia. L'importante è che si giochi su Oasis: questo il nome del mondo virtuale, un grande gioco creato da uno sciroccato che ha vissuto da hikikomori nella sua San Junipero in cameretta, ma siccome era un nerd sfigato, si è ricreato il mondo ideale anche virtualmente.
Nella realtà assomiglia a Casaleggio. Come avatar, è una specie di Silente-Gandalf. Con manie alla Gol D. Roger: basta una sua frase prima di sparire che si apre la caccia a tre chiavi, utili a ottenere il possesso di Oasis.
Ne farei subito la parodia Oesais, con un universo completamente barese.
Insomma, bisogna saltare dentro questo portale, per trovare gli easter egg. Ok, diciamolo in italiano: contenuti nascosti. E saltare lo diciamo in inglese?

Pegasus contro Sirio il Dragone quando inizia?

Insomma, sosiaCasaleggio se l'è cantata e suonata da solo, mettendo in Oasis ogni sua passione: musicale, videoludica, cinematografica.
E per vincere bisogna conoscere tutto della cultura pop (specie anni '80 e '90. Ecco perché dovreste leggere il Moz O'Clock: nel caso in cui Oasis divenisse realtà, sareste avvantaggiati).

faccio bene a essere fan di Street Fighter...

Con l'aiuto di un automa che assomiglia all'Alberto Sordi cameriere in Vacanze di Natale '91, i protagonisti cercano di recuperare queste tre chiavi sfuggendo ai cattivoni dell'azienda, ma anche a King Kong, ai tirannosauri e agli zombi della stanza 237 (ma non faranno famiglie a fette, perché sono eroi).
Zombi che spaventano tutti, ma che appaiono così:

waaaaaargh!

Ottimo, comunque, l'omaggio a Kubrik.
Nonostante la futuristicità del tutto, le città viste in RPO sono credibili, forse perché non esagerate. Ok, la downtown è come una Calcutta tutta lamiere e merda mixata con quella sorta di cinagiappone di Ghost in the Shell, ma è plausibile: è il futuro come lo si immaginava nei film per ragazzi degli anni '80.

la carica dei IOI

E, senza girarci troppo intorno, questo è Ready Player One: un film per ragazzi, già classico.
Con un ritmo preciso, uno svolgimento preciso, uno schema preciso che sappiamo già dove andrà a parare ma ci piace perché semplice, immediato, divertente.
Con messaggi universali su realtà, finzione, apparenze.
Sul vivere anche un po' di vita vera (infatti ogni tanto io il sabato non pubblico).
Un classico, appunto. E solo Spielberg poteva realizzarlo.

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