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[AFFETTI PERSONALI] Il Libro dei Sogni, Campi Editore (1968)

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Casa dei miei nonni in Abruzzo.
Su di una mensola accanto al caminetto, mensola che oggi è stata rimossa, c'era sempre qualche giornale, un portapenne e un libro.
Il Libro dei Sogni. Non una normale (banale) smorfia da centinaia di pagine, anzi. Questo libro era qualcosa di diverso.
Un tempo di mio nonno, ora è di mia proprietà:vi spiego perché lo amo così tanto.

Non ricordo esattamente quando sfogliai la prima volta questo tomo. Ma me ne innamorai attorno al 1992.
Lo riconduco all'estate, forse perché passavo lì le mie vacanze e avevo sicuramente più tempo per leggere.
E poi, proprio nei primi anni '90 che sviluppai una passione per l'horror, culminata durante i primi anni delle medie.
Ebbene, fu proprio per trovare l'horror che sfogliai questo libro: ma dall'horror mi avrebbe condotto lontano, in un'altra delle mie più grandi passioni...



In effetti non è difficile indovinare perché associassi questa pubblicazione alla passione kinghiana e esorcistica o nightmaristica o ancora venerdìtrediciana.
La sua fattura ricorda vagamente un libro antico (per quanto possa essere antico il 1968: ah, il prezzo era di £ 2.200), i contenuti sembravano così misterici da spalancare una porta sul paranormale: cabale, quadrati magici, oroscopi.
Ma, più di ogni altra cosa, erano le illustrazioni a colpirmi.
Di alcune ho già parlato, perché mi hanno fatto scoprire uno dei miei artisti preferiti (clicca qui); di altre parlerò prestissimo.



Però ecco, le emozioni suscitate da queste illustrazioni erano "horror" solo superficialmente. C'era qualcosa di strano, grottesco. Forse è il sottogenere orroristico che amo, dopotutto (Lynch vi dice niente?). Ma poi, poco a poco, mi addentrai nel genere onirico.

E certo: un libro dei sogni è materia onirica, sin dal nome.
Questo volume dava una spiegazione ai sogni ricorrenti, abbinandoci i numeri del Lotto. Ma non era come tutti gli altri, dai modi spicci e senza nulla più. No.
246 pagine suddivise in quattro corposi capitoli; argomenti diversi ma tutti di mio interesse, sin dal primo.
La psicanalisi. Esatto: un trattato che cercava di riassumere, in un linguaggio colto ma comprensibile, studi e teorie freudiane e junghiane. Ovviamente, per anni io leggevo queste storie (di avvenimenti reali) come fossero racconti dell'orrore: si parlava di sogni premonitori, incubi, morti nel sonno, e via dicendo. C'era anche molto altro, che all'epoca non comprendevo: la sessualità, i meccanismi onirici, la censura di Morfeo, le crisi, i complessi (di Elettra e di Edipo) e via dicendo.
Ma ciò mi ha fatto appassionare a Freud, qualche tempo dopo. E al mondo onirico in sé.


 La seconda parte era dedicata tutta alla cabala: un dizionario cabalistico che spiegava il significato del sogno e vi abbinava un numero da giocare. Inizialmente io cercavo sempre cose tipo "fantasma", "morte", "sangue", "spettro", "mostro"...


Proprio dedicata al Lotto era la terza parte: un po' di storia riguardante il gioco, il regolamento, le combinazioni e poi tutta una serie di metodi: dai quadrati matematici alle piramidi, dalle figurazioni ai numeri della Sfinge. Tra i nomi menzionati, abbiamo Barba-Nera (sic) e Rosenkreutz.

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Chiudeva un'appendice, chiamata "L'angolo dei maghi": oroscopi, talismani, chiromanzia, tarocchi e i Passatemi di Madame de Tebe. Uno spazio finale dedicato, precisamente, a chi "ha l'hobby della magia".


Per tutte le pagine scorrono illustrazioni molto particolari, che seppero catturare la mia attenzione e che oggi amo. Ma non solo: Campi Editore di Foligno si occupava anche di altre pubblicazioni, pertanto, disseminate nel libro, vi erano delle pubblicità particolari: il calendario di Barba-Nera (sic), Lettere d'amore per lui e per lei di Luciana Peverelli, Il libro del Destino (la cui copertina ricorda tantissimo certi volumi oggi rintracciabili nelle bancarelle sul lungomare), il famoso Metedo Bona per la musica.


Insomma, un libro che per me è molto più di un libro: da una passione me ne ha portate tante altre, e ogni volta che lo sfoglio mi sembra davvero di essere in un altro tempo, sospeso magicamente.

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