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[BLOG] la storia del Moz O'Clock (stagione 2, 2007/08)

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Novembre è il mese del compleanno del Moz O'Clock (chi mi fa gli auguri prima del 16, la mamma è zoccola) e mi sembrava una giusta occasione per riprendere in mano questa rubrica.
Vi avevo già raccontato origini e retroscena del blog, in questo post (click) dove si tornava al suo primo anno di vita, stagione 2006/07.
Oggi invece vi racconto quel che è successo nella seconda stagione, 2007/08. Quando il °°PoP CoRNeR°° divenne ufficialmente Moz O'Clock!

ONGOING

Durante il secondo anno di vita ho pubblicato 83 post.
Che vanno da quello del primo anniversario (Lacio Drom - un anno dopo) a quello che chiude la stagione (È arrivato l'Uomo Nero, dove esprimevo le mie perplessità sulle gioie della vittoria di Obama). Ci mettevo molto di me, quasi un diario. Il pop era sempre la chiave di tutto, ma il nome °°PoP CoRNeR°° cominciava a starmi stretto: avrei preferito un nome più "mio", ma per parlare ancora più di cultura pop. 
E così, il 14 settembre 2008, col post Pop O'Clock? Moz Corner! nasce ufficialmente il nome Moz O'Clock. Che, per un po', si porta ancora dietro le antiche derivazioni (Pop Corner e Ghiandole Surreali). Il tema del secondo anno fu principalmente quello della comunicazione.

FILES

Il secondo anno è sempre il più... no, non difficile. È quello dove ormai il rodaggio è terminato e allora dai gas.
Difatti, mentre continuavano le recensioni, affiancai a queste nuove rubriche: i primi guest posts, i ricordi d'infanzia, segnalazioni veloci.
Si parlava già di Berserk, Malcolm, Preacher e Twin Peaks, ma soprattutto nacque l'etichetta che raccoglieva i miei racconti. Iniziando però da un racconto a puntate e... scritto al momento, senza alcuna idea in mente: Misto Unico (qui), un esperimento di scrittura che ricordo con molto piacere.
Altra serie di post degni di nota, quelli che volevano la distruzione della mia città pugliese perché una donna aveva parlato con Padre Pio.
Alcuni argomenti di allora: critica alla scuola, il razzismo, l'italiano medio, gli ultrà e le accuse contro la polizia, la tv trash, il tema del viaggio.

COMMUNITY

In quell'anno, il blog veniva ancora letto e commentato dalla cerchia di bloggers della stagione precedente, e da qualche amico "fisico" che avevo conosciuto in Puglia. Pocchissimi (3-4) erano altri bloggers veri e propri, indipendenti dal "solito giro" o che non mi conoscevano di persona.

ARCHIVIO FOTOGRAFICO

C'è una foto del °°PoP CoRNeR°° di allora, quando era in versione "fast food":


E queste sono invece le mie foto dell'epoca: ero al Lucca Comics & Games 2007, con la banda del Berserk Chronicles, community di cui facevo parte:


Esattamente dieci anni fa, un bellissimo raduno! Non sono invecchiato poi troppo, dai!


[FUMETTI] Berserk 77, la recensione

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E anche questo novembre la Planet Manga è in orario per il nuovo appuntamento con Berserk, masterpiece di Kentaro Miura che ha ormai raggiunto la 77sima uscita regolare e ventuno anni di pubblicazione italiana.
Dopo la parentesi dei due precedenti numeri, ambientati nella città del Falco, si torna al viaggio per mare di Guts e compagni, che hanno finalmente raggiunto l'isola incantata di Skellig, paese degli elfi e patria di Puck.
Come reagiranno i maghi isolani alla vista del gruppo di barbari provenienti dal mare?

Non reagiscono bene: l'isola è protetta con ogni mezzo, e già dai banali campi coltivati fuoriescono -animati dalla magia- spaventapasseri e zucche, come in un film horror/halloween anni '80. Siamo perfettamente in periodo, tra l'altro, tanto che Guts fa una battuta sulla "festa del raccolto". Figuriamoci se qualche fantoccio vegetale può spaventare una compagnia che ha affrontato mostri, spiriti, pirati e un dio marino.
Così subentra l'irriverente strega Morda che richiama un artefattoantico e proibito, fatto con sacrifici umani (e qui ci ricolleghiamo a taaaaanti volumi fa, quando si videro i maghi del bosco sbudellare la gente: altri tempi, altre usanze?).
L'arrivo dell'arcimago Gedfrin calma gli animi: vecchio amico della strega Flora, maestra di Schierke, introduce Guts e gli altri ai maghi del villaggio.
Fino all'incontro, finalmente, con il Re della Tempesta di Petali, sovrano degli elfi che vive in un ciliegio gigante sempre in fiore.

sempre spaccaculi

Questo volumetto 77 è la prima parte del tankobon 39, e ne raccoglie i primi 4 episodi.
Molti nuovi personaggi (i quattro stregoni supremi, il re degli elfi, maghetti apprendisti vari in stile Hogwarts) e molte nuove situazioni, con importanti passi che spiegano ancora meglio il funzionamento del mondo -considerata l'apparizione del grande Albero- tra folklore e mitologia.
Vengono introdotti nuovi spiriti elementali e nuove razze del "piccolo mondo", già visibili nella stupenda immagine di copertina.
Il sogno del Falco è stato attuato in un modo preciso, e qui viene detto come; non mancano accenni sul funzionamento "tecnico" del Behelit.

Nuovi argomenti, quindi, per uno snodo principale della trama: riuscirà Caska a riacquistare il senno perduto dopo la violenza subita durante l'Eclisse?
Quest'isola, così festosa e placida, è davvero il paradiso dove finalmente Guts e la sua compagna potranno riposare, senza più preoccuparsi della maledizione che incombe su di loro?

Miura ci regala come sempre -e sempre più- disegni impressionanti, e addirittura gioca con una delle teorie dei fans riguardo l'identità del Re della Tempesta di Petali mettendo in scena un siparietto che coinvolge alcuni personaggi.
Non manca una delle più classiche battute sul Behelit -a questo punto non si sa quanto sia fatta per depistare-, dove Puck ribadisce che l'oscuro artefatto di pietra è di sua proprietà.


Edizione italiana negli standard (già molto migliorati), si segnala il cambiamento di nome di un nuovo personaggio: essendo purtroppo da anni il nostro Puck chiamato Pak (per via di una oscena traduzione spagnola che ci portiamo dietro dal 1996, la stessa che ci ha regalato l'orribile Gatsu), il vero elfo Pack che appare da questo volume è chiamato... Puk!
Insomma, Shakespeare si rivolta nella tomba, per colpa di un sottosviluppato adattamento iberico che non venne mai cambiato.
Noi ancora attendiamo un'edizione perfetta coi nomi corretti. Chissà se la vedremo mai.

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Come finisce Berserk

[FILM] The Babysitter, la recensione (no spoiler)

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Negli ultimi mesi la grafica in stile anni '80 va un sacco di moda (dopotutto anche quella del mio blog mira lì).
E così dopo i Guardiani della Galassia e Thor Ragnarok, ecco un nuovo film che sin dalla locandina vuole strizzare l'occhio ai retronostalgici: The Babysitter, opera di McG prodotta da Netflix.
E se questa immagine ultrapink sembra la copertina di un videogame tipo Out Run, ci si aggiunge la bella gnocca disegnata e un titolo che rimanda ai classici horror da videoteca di qualche decennio fa.
Confezione perfetta per questo film ibrido.

LA TRAMA

Un adolescente viene lasciato per due giorni in compagnia della sua babysitter: bona, americanissima, tanta. La classica ragazza della porta accanto, un po' maliziosa, ma anche nerd e complice. Non confonde Star Wars e Star Trek, non si vergogna di citare a memoria un intero pezzo di film perché lei è un intero pezzo di figa e può permetterselo.
Il ragazzino ovviamente ama passare del tempo con costei. Ma la notte in cui sono soli, ecco che altra gente entra in casa e di lì in poi è un delirio. Delirio pop, delirio trash, delirio pulp, splatter, ironico.


WADDAFUCK?

Se inizialmente il film può sembrare una commedia a metà tra quelle sexy italiane(Gloria Guida ai tempi d'oro sarebbe stata perfetta) e quelle di "formazione" americane (il protagonista prova qualcosa per la sua amorevole bambinaia, che però è chiaro che potrà solo friendzonarlo), poi si trasforma in un Mamma ho perso l'aereo in versione sanguinosa.
Ma non seria.

L'intento è infatti quello di ritornare ai thriller/horror di qualche tempo fa, di quelli che avevano una vena ironica molto bene amalgamata a quella sanguinosa e creepy.
Qui addirittura si esagera (siamo più dalle parti di Zombeavers che La Casa). Insomma, The Babysitter si fa presto (auto)parodia del genere, non si prende sul serio, sborda subito sopra le righe.
Con personaggi macchiettistici e folli.


La storia si lascia seguire senza alcun problema, perché diverte. Il ragazzino, come fece Kevin anni prima e come farà MikiMoz questo Natale, dovrà difendersi dagli intrusi che stanno per mettere in pratica un antico rituale satanico (?) tramite un libro che pare davvero uscito dalle avventure di Ash.
Insomma, nonostante poi lo humor diventi qualcosa non proprio nelle mie corde (avete presente certi esagerati episodi de I Griffin?), e nonostante abbia ragione chi dice che una sceneggiatura così, in mano a Sam Raimi, sarebbe stata trasformata in un cult assoluto..., io The Babysitter ve lo consiglio.
Passerete un'ora e mezza di divertimento campy.

[VIDEOGAMES] 20 anni di Castlevania: Symphony of the Night

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Votato come uno dei più bei giochi per PlayStation, Castlevania: Symphony of the Night prosegue il racconto della grande saga vampiresco-videoludica famosa negli anni '80 sulle console Nintendo.
A vent'anni dalla sua uscita europea (novembre 1997), il gioco Akumajō Dracula X: Gekka no yasōkyoku -distribuito in Giappone solo qualche mese prima- arriva oggi sul blog pronto per essere riscoperto.
Tredicesimo episodio della serie Castlevania, SOTN ci riporta in Transilvania all'interno del misterico castello di Dracula.

LA STORIA

Castlevania: Symphony of the Nightè diretto sequel del precedente Castlevania: Rondo of Blood, e si svolge esattamente cinque anni dopo gli eventi di quel videogame.
Siamo nel 1797, e iniziamo a giocare proprio rivivendo il finale del titolo precedente: rivestiti i panni del cacciatore di vampiri Richter Belmont, sconfiggiamo -in maniera facilitata e "obbligata"- il boss finale, Dracula.
Il castello viene distrutto assieme al suo padrone, se non fosse che Richter svanisce nel nulla e dopo quattro anni riappare assieme al maniero, dichiarando di esserne il nuovo proprietario.
Maria Renard, cognata da Richter, indaga sull'accaduto e scopre che il cacciatore di vampiri è sotto l'influsso di un sacerdote del male.
Noi, nei panni del tenebroso Alucard (leggetelo al contrario), figlio di Dracula ma schierato con gli umani, siamo chiamati a esplorare l'intero castello per sconfiggerne i nemici e porre fine alla maledizione.

i personaggi della storia


MODALITà DI GIOCO

Castlevania: SOTN non è più solo un platform. Nonostante lo stile rimanga il medesimo del famoso Castlevania per Nintendo, con scorrimento 2D alla beat 'em up, da questo titolo viene introdotta una funzione che richiama il genere action RPG.
Dunque anche gioco di ruolo, con oggetti da recuperare, spese da affrontare, equipaggiamenti cui munirsi per attraversare ora questo ora quell'ostacolo.
E una certa crescita costante del personaggio, che acquisendo punti esperienza, ottiene maggiore forza in vari aspetti.
Non mancano le reliquie che permettono la trasformazione in lupo, pipistrello o nebbia; addirritura è possibile evocare i famigli, ognuno con le proprie abilità.

Alucard in azione

IL CASTELLO

Castlevaniaè di fatto l'esplorazione del leggendario castello del Conte Dracula.
Rispettando quello già mostrato nei precedenti titoli, in SOTN abbiamo una enorme mappa tutta da giocare, tra sotterranei, sale principali, torri e corridoi.
Ogni zona della fortezza è caratterizzata da un brano della splendida colonna sonora ad opera di Michiru Yamane: una fusione di musica classica, new age, jazz, addirittura rock e techno, tutto in salsa gothic.
Così come i nemici: tutto il campionario dell'horror è qui riunito per difendere il castello dall'intruso. Zombie, licantropi, fantasmi, golem, ghoul, demoni, bambole... troverete di tutto.
Non mancano ovviamente altri personaggi cardine della storia -che però non è l'elemento centrale del gioco, ancora molto "ludico" e poco strutturato in tal senso-: la malvagia Succubus, il grande Mastro Bibliotecario, l'oscuro prete Shaft.
Tra i boss di "fine livello" abbiamo anche una sorta di mostro di Frankenstein.

la mappa del Castello

IL GIOCO

Nel 1997 Castlevania: SOTNè stato eletto come gioco dell'anno dalla rivista PSM; nel 1998 ottiene lo stesso riconoscimento dalla rivista Electronic Gaming Monthly. Appare sempre ai primi posti in ogni classifica sui migliori videogames per PlayStation.
Nel 1998 Castlevania: SOTN esce per Sega Saturn con alcune aggiunte: due nuovi spazi visitabili della mappa e la possibilità di giocare pilotando Maria Renard.

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I migliori videogames per PlayStation
I migliori videogames arcade
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[SIGLE TV] il segreto di Transformers G2 (o forse City Hunter)

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Torniamo a occuparci di sigle televisive italiane& particolarità.
Abbiamo già avuto modo di occuparci delle sigle di Lamù, Ryu il ragazzo delle caverne e Lady Oscar.
Oggi, invece, a pochi giorni dallo sbarco dei fumetti della Generation 1 sul Moz O'Clock, tornano i Transformers... e forse anche City Hunter: scopriamo perché.

A metà dei '90, alla domenica mattina, arrivò su Italia 1 il cartoon della seconda generazione dei Transformers. Inserti in computer grafica come andava di moda all'epoca (chi ricorda lo Spider-Man su Raiuno?) e l'eterna lotta tra gli Autorobot e i Destructor.
La sigla fu cantata da Christian Draghi, figlio del noto Enzo.
Cos'ha di strano?
Ascoltiamola insieme:


Cito testualmente: "inseguimenti per le vie della città / dietro a tremendi criminali".
Ora, a voi pare che sia un testo adeguato al cartoon preso in esame?
Transformersparla di tutt'altro: veicoli che diventano robot e se le danno di santa ragione.

Quindi, perché quella stranezza?
Presto detto: la sigla in questione fu cantata sulla base di una sigla di prova che, poco tempo prima, Mediaset aveva confezionato nientepopodimenoché per City Hunter.
Non stupitevi: City Hunter, nonostante tutto, è della Mediaset.
Ok che è andato in onda su Italia 7 (poi Europa 7), ma dovete sapere che quella rete era semplicemente un canale "parallelo" ai tre classici fininvestiani, gestito sempre da Mediaset.
City Hunter è una serie adattata e doppiata dagli stessi studi che si occupavano degli anime da mandare poi in onda su Italia 1 e Rete 4.

Difatti, avendoci risparmiato l'orrendezza di Nicky Larson (adattamento francese che inizialmente sembrava dovesse contaminare anche il nostro), City Hunter in Italia ha subìto solo leggerissimi annacquamenti nei testi (resistono rimandi all'omosessualità, al travestitismo, alla droga, ad argomenti spinosi...), nessuna censura video ma purtroppo il cambio di nomi (che sono stati tutti occidentalizzati).
La rete sulla quale City Hunter sarebbe dovuto approdare era Italia 1, poi quell'uno divenne sette, e quindi Italia 7: la Mediaset non se la sentì di mandare in onda una serie che, nonostante l'adattamento, era ancora troppo "per adulti".

E così, col dietrofront dell'ultimo minuto, rimaneva una sigla italiana bella pronta. Su Italia 7 sarebbe stata sprecata, salvo ripensamenti tardivi (che hanno portato a quella interpretata da Stefano Bersola).
Ma cosa ci fai con una sigla già pronta?
La affibi al primo cartoon che ti passa sottomano; un prodotto mai replicato, lo sfigato da riservare ai weekend. Ed ecco la sigla di Transformers G2, riadattata alla bell'e meglio per far sembrare parlasse di robot.
E anche di inseguimenti e criminali.

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https://mikimoz.blogspot.it/2017/09/sigla-lady-oscar-enzo-draghi.html

https://mikimoz.blogspot.it/2015/10/pelu-litfiba-sigla-ryu.html

[VIDEO] Diabolik: l'album di figurine Panini, la recensione

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Cari Clockers, a oltre quarant'anni dal precedente appuntamento, Diabolikè finalmente tornato in una collezione di figurine per la Panini.
Una raccolta di 276 autoadesive divise tra regolari, metallizzate, luminose, brillanti e sagomate.
Con in più 36 card da collezione e la possibilità di trovare 100 card fuoriserie contenenti disegni inediti realizzati dagli autori di Diabolik.

Vi mostro questo bellissimo album in una videorecensione realizzata per l'occasione.



AMI LE RACCOLTE DI FIGURINE? GUARDAI MIEI ALBUM ANNI '90!
 
Queste solo le figurine che ho trovato finora. Il destino ha voluto che ci fosse anche quella che riproduce la copertina di Cento guerrieri d'oro (giugno 1996), l'albo con cui diedi ufficialmente inizio alla mia collezione dopo anni di letture occasionali e estive. Magari porta bene, chissà!



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http://mikimoz.blogspot.it/2017/11/perche-leggere-diabolik.html

http://mikimoz.blogspot.it/2017/05/spot-negli-albi-diabolik.html

[RICORDI] bad tastes & guilty pleasures dei miei anni '80 e '90

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Come sapete, ho creato i tag che ci permettono di riesplorare tutto il pop del nostro passato (vissuto direttamente o meno).
Abbiamo giocato con gli anni '80 e con gli anni '90. Tra qualche mese arriveranno i '70 e i 2000.
Ma qualcuno di voi ha avuto la geniale idea di declinare il gioco... non in versione "pop", ma "trash".
Il tutto nasce su Il Bazar di Riky: io prendo la pallalbalzo e vi parlo dei miei scheletri nell'armadio!
Ne approfitto per ricordare a tutti che è partita l'iniziativa #popvember: mettete sul web tutto ciò che scovate di nostalgic-geek-nerd nel vostro passato!

E ora veniamo a noi.

MUSICA: come potete vedere dalla foto in alto, mi piacevano gli Aqua. E tuttora ascolto con piacere quel cd. E che dire di Viva Forever delle Spice Girls? La amo. Oh, dopotutto l'ha cantata pure Pavarotti, quindi tanto male non è. Restando in tema, amavo Mi chico latino di Geri Halliwell, ma forse perché Geri era bona e faceva squirtare pure le formiche. Chiudo la galleria dello shame on me con I am happy di Soerba e tutti i video di The Box - Music Television You Control (presto un post a riguardo!)

CINEMA: tra i film più idioti che ho visto in sala, quelli catastrofici post Independence Day. Tipo meteoriti in rotta di collisione. Guardato con sospetto da molti, ma per me cult, è ancheRadiofreccia di Ligabue.

FILM: andavo letteralmente pazzo per Il racconto dell'Ancella (oggi telefilm di successo, ma negli anni '90 film relegato su Italia 7). Ovviamente qualsiasi trashata tipo American Ninja sulle tv regionali era mia. Ricordo anche un film ambientato nei dintorni della biblioteca giudea che in Power Rangers fa da Centro di Comando.

COMICS: all'epoca acquistavo davvero di tutto, persino le grandi ciofeche (qualcuno ha detto Mithos Cavaliere in Affitto?). Considerati bruttini, leggevo e amavo alla follia sia Drakuun sia Street Fighter III.

GIOCHI: ricreammo il Grande Gioco dell'Oca dal vivo, ma non solo: anche tutte queste cose saranno trattate in appositi post.  Affiancavo i titoli tipo Squalattacco e via dicendo agli altri giochi di società più belli e intelligenti.

VIDEOGAMES: dico solo Miss World 96 Nude. Penso che tanti maschietti qui lo sbirciavano in sala giochi.

TELEVISIONE: per molti sono trash, ma io ho amato (e amo ancora) i Power Rangers. Guardavo Affari di Famiglia (versione serale di Forum), Il Quizzone, TeleMike, Bellezze al bagno, I Cervelloni, Scommettiamo che...? e via dicendo.

CIBO: ogni schifezza era la mia. Sofficini di qualsiasi gusto, Fish 'n Croc, Bastoncelli Findus, Speedy Pizza cotto&formaggio, Pringles, ogni nuovo cereale per la prima colazione (tipo Trio di Nestlé), le patatine San Carlo più strane (i Pony Pop al formaggio chi li ricorda? E le Ring? E le Due a Due gusto pizza...iola?).

LIBRI: ho acquistato qualche volume della serie X-Files. Terribili, ma mi piacevano. E poi, anche se avevo passato l'età, continuavo a godermi i libri da scoprire edizioni E. Elle.

SHOPPING: il marchio Energie -tuttora il mio preferito- ha sfornato cafonate niente male. Ricordo un paio di jeans violacei. Per le calzature, le oscene Puma finto-calcio, coi tacchetti e la linguettona.
Da meritarsi l'amputazione degli arti inferiori.

LIFE: sinceramente non ricordo di aver fatto mai nulla di vergognoso (tipo corsi di latinoamericano o cose simili). L'unica cosa strana che mi viene in mente è la fondazione di un gruppo di quartiere, chiamato i Porcobulli, e andavamo in bici a rompere il cazzo ai ragazzini dei quartieri limitrofi.

FOTO DELL'EPOCA: nulla di strano, ma vi mostro MikiMoz coi capelli lunghi e ricci (e comunque li ho portati ancora più lunghi di così, anche se più lisci, arrivando a sembrare un mix tra uno scafista albanese e uno spacciatore rumeno).
Qui ero con due amici in attesa di partire per il concerto dei Litfiba, maggio 1999. Ero piccolino: letteralmente, "è il mio corpo che cambia...".


Se volete, prendete anche voi la pallalbalzo e raccontate i vostri piaceri peccaminosi del passato!

[FUMETTI] Kick-Ass, la recensione del fumetto NON di supereroi

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Kick-Ass non è un fumetto di supereroi.
Kick-Assè la storia di Dave, ragazzino ultranerd ultrasfigato a cui viene in mente qualcosa.
In sostanza: dopo centinaia di albi con tizi in costume dai nomi fighi; dopo decine di cinecomix con attori che impersonano questi tizi... possibile che nessuno abbia davvero mai pensato di mascherarsi, trovarsi un nome di battaglia, e pattugliare la città?

Ci pensa Dave, e diventa Kick-Ass. Lanciando una moda.

Essendo ultranerd e ultrasfigato, nonché asssolutamente inadatto alla vita di strada, è chiaro che le prendi se attacchi briga con degli spacciatori che negreggiano nei bassifondi.
Non è come nei fumetti di Spider-Man: nessuna battuta brillante risolve la giornata. I pugni fanno male.
Non è come in Batman, che sei attrazzatissimo persino con lo spray squalorepellente.
No. Qua i criminali ti accoltellano, ti pestano, ti sparano addosso senza tanti complimenti.

il protagonista, diverso dalla controparte che non centruncazzo dei film

Eppure Kick-Ass diventa presto un esempio, grazie anche ai social che fanno da risonanza.
Qualche altro stronzo in maschera comincia ad apparire per le strade.
Ma, soprattutto, entrano in scena Hit-Girl e Big Daddy, due che non le mandano a dire.
E che sono quanto di più vicino ci sia a un supereroe vero. Vero, umh, cioè... vero nel senso di supereroe dei fumetti, con gadget e simili.
Però Hit-Girl e Big Daddy non rappresentano propriamente il politically correct degli eroi Marvel, né sono bravi boyscouts alla Superman.
Loro ammazzano senza remore: l'importante è fare piazza pulita di criminali.

l'abile e sanguinaria Hit-Girl, ragazzina addestratissima all'uso di ogni arma

Da qui in poi comincia l'avventura per Dave. Innamorato non corrisposto, imbranato fino all'osso, impreparato all'inverosimile.
Mark Millar e John Romita Jr. prendono tutti i cliché sui comics di supereroi, li masticano e li sputano su carta. Rivisitazioni sboccate e violente di team-up, crossover, supergruppi, supercriminali.
E nessun superpotere, ma solo la triste vita di sempre che per un attimo può colorarsi come una vignetta de L'Uomo Ragno.

un supergruppo di eroi americani

Ogni storia lascia senza respiro, non ci sono tempi morti e succede davvero di tutto, anche l'inaspettato.
Non sai mai dove sarai portato, durante la lettura.
I due film di Kick-Ass restituiscono solo parte di questo frizzante mix di ironia, fancazzismo, sangue, sequenze pulp.
Un viaggio che è come un vortice: si ingrandisce sempre di più, pagina dopo pagina. E quando pensi che non possa succedere nulla più di così, ecco che il più di così avviene proprio sotto i tuoi occhi.
E si riavvolge, fino al finale.
In molti hanno raccontato altri lati dei supereroi, lo sappiamo. Pensiamo al dissacrante The Boys.
Ma nessuno aveva raccontato i supereroi in modo così umano e vero.
Kick-Ass non è un fumetto di supereroi. Nemmeno un fumetto sui supereroi.
Kick-Assè un fumetto su chi legge i supereroi.

[BLOG] l'ultimo post (della Stagione 11)

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Sono sparito, lo so.
Va tutto bene: soltanto alcuni contrattempi che mi hanno fatto assentare e che mi terranno via ancora per poco.
Il peccato è che stia succedendo proprio in questi giorni, quando vi avrei invitati a un party che però recupererò assolutamente, stavolta.
Questo è l'ultimo post del Moz O'Clock Stagione 11.

La stagione della ripresa, in effetti.
Dopo la decima, che è stata celebrativa soltanto di numero e che -a causa dell'impiego che svolgevo all'epoca- non fu grandiosa come avrebbe dovuto.
Ma l'annata 2016/17, che per il Moz O'Clock termina oggi, sì che è stata super.

Certo, qualche pausa forzata c'è stata, piacevole o meno.
Quelle ci saranno sempre, lo sappiamo.
Almeno per le occasioni piacevoli, proprio quest'anno ho ideato i post Digest, che raccoglievano (con una cornice musicale retrowave) articoli del passato più o meno recente, legati da una tematica o meno.
Una formula che riprenderò.

La Stagione 11 è quella del grande ritorno della community. Voi Clockers, riuniti (per chi ha FB anche nell'omonimo Club), avete dato vita a un mare di opinioni, pensieri, dibattiti. La vera forza del blog siete voi.
Avete caricato così tanto il significato "pop" del blog (nelle sue accezioni "retro""geek""nerd") che presto vedrà la luce anche un'apposita... Lega.

Mi avete riportato all'entusiasmo iniziale, e se tutto va come deve, immagino quanto sarà fico il futuro.
Sono tornati i megasondaggi, dopo i Box Populi degli esordi oggi Exit Pool, mantenendo il gioco di parole su un contenitore (box/vox, pool/poll).
Ho sperimentato i post in diretta, scritti proprio... dal vivo. Sia commentando con voi la maratona Bim Bum Bam anni '80, sia celebrano il Twin Peaks Day, dall'assassinio di Laura fino al termine di quella giornata di indagini.
Ecco, Twin Peaks. Vero fiore all'occhiello di questo undicesimo anno di vita, mi ha portato tantissime interazioni e tantissimi commenti.
Fiero di aver registrato il picco massimo di click proprio grazie a questo titolo; fiero di essere stato il primo sito in Italia a recensire e riassumere ogni nuovo episodio del serial.

Ho tentato la via dei live, un primo momento col Moz Cafè (esperimento facebookiano non sempre riuscitissimo), poi col recente Casa Moz!!, stavolta su Instagram e con maggiore successo.
Proprio da casa mia -anzi dalla mia cameretta- ho pescato molto materiale del passato che ho mostrato e che continuerò a mostrarvi.

Parlando di numeri spicci, grazie a voi ho piazzato ben cinque post della Stagione 11 nella top ten degli articoli più letti di sempre.
Addirittura, proprio in prima posizione assoluta c'è un post del 2017.
Bene, tirare le somme serve soprattutto a mettere un paletto per dire: ripartiamo da qui, per tendere ancora di più al meglio. Sempre col divertimento come diktat.

Questo post avrebbe dovuto chiudersi con un invito per una festa.
Sono costretto a rinviare l'appuntamento, ma fidatevi: questa volta avverrà.
Intanto, vi aspetto domani per inaugurare con voi la dodicesima stagione.
Ah, chi mi fa gli auguri prima del dovuto, come sempre la mamma è zoccola (sono scaramantico)!



Click-

[BLOG] undici anni di Moz O'Clock - ecco la Stagione 12!

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Sì, era più o meno quest'ora, dopo pranzo, quando creai un account su Blogspot e aprii questo spazio.
Che oggi compie UNDICI ANNI. Undici, non sono pochi.

E, di conseguenza, entra nell'annata numero 12, la DODICESIMA STAGIONE.
Un numero che era già apparso, in passato, qui sul Moz O'Clock: quando il suo sottotitolo recitava "diario di un eterno dodicenne", cioè il mio diario.

Fu l'inizio di un periodo prolifico per il blog e per me stesso, ricco di tante novità e iniziative.
Magari il 12 mi porterà bene anche stavolta, chissà.
Pronti a scoprire tutte le novità del Moz O'Clock - Stagione 12?


Continuando il cammino crossmediale, mi vedrete/sentirete/leggerete su più spazi.

Iniziamo da MOZPLOITATION - A LETTO CON MOZ, una rubrica settimanale che andrà in onda dal vivo in formato web-radio. Puntate di circa mezz'ora, accessibili a chiunque (non ci sarà bisogno di iscrizioni su qualsivoglia social), e che terranno molto conto dei contributi di chiunque: i vostri interventi, i messaggi, le interazioni.
Una radio non è tale se manca la musica, così vi chiedo un favore: fornitemela voi.
Avete un gruppo con cui arrangiate pezzi inediti? Conoscete solisti o band che tengono riposte canzoni da far ascoltare? Se sì, inviatemi il brano tramite e-mail allegando nome il del gruppo/cantante e una breve presentazione scritta.


Proseguiamo con FUMETTI SCORRETTI, una pagina Facebook che raccoglierà vignette cattivissime dal mondo fumettistico. Un giochetto che faccio da anni già via Whatsapp, fotografando e spedendo agli amici certe frasi un po' stronze del mio mezzo artistico preferito.


Andiamo avanti con la GEEK LEAGUE, una vera e propria lega di bloggers finora tagliati fuori da tutti i gruppetti che voialtri bastardi già avete da secoli, dove organizzate alla grande le figate che fate.
Ma chi come me ha un blog di cultura pop varia, specialmente cartoonfumettistica? Si deve attaccare al cazzo e non poter organizzare niente? E invece no, cari bimbi.
La Geek League è qui per questo. Ovviamente ne riparleremo in dettaglio a tempo debito.

Per restare totalmente in casa, parliamo della rubrica MIKIPEDIA, quella che di fatto è il mio album mensile.
Si farà un po' più "magazine", con delle sottorubriche che sto studiando.

E siccome siamo già entrati nell'atmosfera natalizia, è ora di svelare il BLOGPANETTONE di quest'anno. Un appuntamento che va avanti con successo da svariato tempo e che mi diverte sempre riproporre con voi. Beh, il Natale 2017 sarà allietato da MIKIMOZ HA PERSO L'AEREO (BLOG ALONe), i cui casting apriranno presto per chiunque volesse partecipare.

Veniamo alla comunicazione di servizio.
Tutto ciò che vi ho scritto fin qui, era in realtà una cosa che avrei dovuto dirvi a voce, in diretta.
In un party apposito, organizzato per festeggiare l'undicesimo compleanno e l'avvio del dodicesimo anno di vita del blog.
Come avrete letto nel post precedente, alcuni contrattempi non mi hanno permesso di essere presente come volevo, ma quando la situazione si sarà stabilizzata... allora ve lo giuro, avrete un invito per una festicciola!

Beh, c'è un'ultima cosa, perché il dolce va sempre in fondo anche se è ciò che tutti abbiamo visto come prima cosa.
La nuova head, sempre a opera del nostro Sandrino (chi altri?), che si è superato ancora di più garantendo una confezione divertente e colorata per questo spazio, riuscendo a sottolinearne -graficamente- lo spirito pop, nostalgico, retro, nerd e geek. Ora è davvero il blog che ti slimizza!

Dunque, augurando tanti auguri di buon blogcompleanno al Moz O'Clock, aspetto voi Clockers per lanciarci assieme in questa nuova avventura!

[CINEMA] universi cinematografici DC e MARVEL: quale il migliore?

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I fumetti non bastano più, si sa.

Hollywood ha sempre pescato nel grande calderone dei comics per ricavarne film più o meno riusciti, più o meno blockbuster.
Ma ora, con il trasferimento dei grandi universi narrativi supereroici da carta a pellicola, le cose hanno preso una piega particolare.

In sostanza, i due colossi DC e MARVEL stanno creando un mondo cinematografico parallelo a quello fumettistico.
E ne sono nati due universi condivisi.
In realtà i tentativi di portare su grande schermo gli eroi americani non sono certo una novità.
Saghe più o meno riuscite, film stand-alone e qualche esperimento d'autore ci avevano già regalato almeno i principali abitanti della letteratura disegnata: Batman, Spider-Man, Superman, gli X-Men.
Ma è da qualche anno che la Marvel ha preso una decisione, geniale e remunerativa: ogni suo film (o quasi, a seconda dei diritti concessi in precedenza) può far parte di un mondo condiviso, esattamente come nei fumetti. Quindi Capitan America può incontrare Iron Man, Spider-Man può incontrare Thor e così via, nel Marvel Cinematic Universe.
La DC, reduce dai fasti della saga nolaniana sul Cavaliere Oscuro, procede analogamente dando avvio al suo DC Extended Universe.
Entrambe le case, però, cancellano il passato e ripartono da zero.

Nelle sale in questi giorni c'è il primo film che riunisce i supereroi DC, similmente all'operazione Avengers della Marvel.
Al di là del film in sé, si può aprire una questione: quale dei due universi cinematografici funziona meglio?

In molti si sono lamentati delle "riscritture" che la DC ha operato su personaggi noti. Sebbene ispirato a un caposaldo del fumetto, BatmanVSuperman non ha brillato. Suicide Squad forse è stato accolto con più entusiasmo, anche se ha reso coatto il Joker e cretinetta Harley Quinn.
La Marvel sembra andarci più cauta, cercando maggiore aderenza alla realtà dei fumetti già noti. Ricreando un mondo pop, anche ironico.
Questo, probabilmente, ha pagato di più.

La DC, che aveva sempre puntato su prodotti anche autoriali dei propri personaggi (Batman visto da Burton e Nolan, per dire) si ritrova ora tra le mani un ibrido oscuro e serioso, cercando di continuare su questa scia poco colorata che però rivede la luce con Wonder Woman e forse proprio con Justice League.
Un passo indietro?
Chi può dirlo.
Forse il tenore dark a cui ispirarsi poteva essere quello del relativo DC Animated Universe (che comprendeva già Batman, Superman e la JLA), un buon compromesso tra il campy de I Superamici e l'andazzo dei suoi film attuali.

Voi quale universo cinematografico apprezzate di più, tra quello DC e quello Marvel?
Quale credete sia più riuscito, e perché?
(p.s. sono ancora assente dalla blogosfera)

Se ti è piaciuto, leggi anche:
Guida ai telecinecomics (gli anni '30 e '40)

[DUCKTALES] intervista al disegnatore Gianfranco Florio

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DuckTales sta per arrivare anche in Italia.
Sia a fumetti (da mercoledì su Topolino) sia con la nuova serie animata, remake-reboot del cult anni '80, che sarà in onda da domenica 26 su Disney Channel.
Ho fatto una bella chiacchierata con Gianfranco Florio, disegnatore delle scuderie Disney, che la Casa del Topo ha voluto proprio per i fumetti di DuckTales!
MIKI - Ciao Gianfranco, benvenuto sul Moz O'Clock! Iniziamo dalle presentazioni generali: chi sei? Di cosa ti occupi? Qual è stato il tuo percorso artistico?
GIANFRANCO - Ciao Miki, ciao a tutti. Dunque, sono nato a Bari trentacinque anni fa. Ho frequentato il liceo artistico di quella città, e poi una scuola di fumetto a Lecce, la Grafite (ex Lupiae Comics), un importante polo pugliese. Lì ho conosciuto un ragazzo che lavora in Disney e dopo il bienno in questa scuola sono andato da lui a fare un vero e proprio apprendistato.

MIKI - Come sei arrivato alla Disney? Di cosa ti sei occupato lì e di cosa ti occuperai?
GIANFRANCO - Nel 2004/05 ho presentato il mio portfolio all'Accademia Disney, la quale riceve degli "imput" dalla casa stessa: qualora occorressero artisti per determinate testate, l'Accademia forma e fornisce tali figure.
Io fui selezionato e preso, assieme ad altri, come disegnatore per Topolino, vista la necessità di aumento degli artisti per quel settimanale.
Finito il corso a Milano, ho lavorato su varie altre testate. Sono partito con Cip & Ciop Magazine, poi Cars Magazine, Toy Story e la rivista D-You. Ho realizzato anche le matite per le graphic novel di Cars 2, Planes e Planes 2. Inoltre, sempre per Disney, tengo dei laboratori didattici per le scuole.
L'ultima fatica che mi vede impegnato è l'adattamento a fumetti della nuova serie DuckTales.

MIKI - Siamo arrivati al punto: DuckTales. Serie a fumetti americana ma fatta disegnare in Italia. Cosa provi nel lavorare sull'atteso remake di un cult?
GIANFRANCO - Lo staff della serie a fumetti -ad esclusione degli sceneggiatori che sono americani e sono legati alla serie tv- è tutto italiano, dai disegnatori, agli inchiostratori fino ai coloristi.
Cosa provo nel lavorare per DuckTales? Enorme piacere, perché oltre a essere da sempre fan della serie storica (ho tutti i dvd!), per meè una sfida eccitante: cavolo, ho modo di confrontarmi con un brand a cui sono legatissimo!

MIKI - Come giudichi lo stile della nuova serie DuckTales, così diverso dal classico canone disneyano? Secondo te piacerà anche in Italia?
GIANFRANCO - Lo considero azzeccatissimo, soprattutto molto funzionale. Vero: a un primo sguardo può sembrare una roba molto moderna, che può strizzare l'occhio alle produzioni più attuali. In realtà, lavorandoci sopra e avendo avuto sottomano il materiale ufficiale, si percepisce che ha dentro di sé molta tradizione: tra i riferimenti infatti, ci sono le storie di Carl Barks e lo stile di Milt Kahl, uno dei 9 Old Men, i nove animatori più amati della Disney. Lo stile "squadrato" si rifà proprio a quello dei corti di Pico De Paperis; quindi è vero che c'è una rilettura moderna, ma anche gli appassionati del classico Disney potranno rimanere soddisfatti.


MIKI - Puoi dirci qualcosa in più sulle storie a fumetti? Si intersecano alla serie tv?
GIANFRANCO - La serie non parlerà delle puntate che stanno andando in onda in America (e dal 26 anche in Italia), ma avrà delle storie inedite e parallele. Gli appassionati vedranno in tv alcune avventure, e poi situazioni parallele (a volte similari) da poter leggere nei fumetti, sempre coi protagonisti della banda dei paperi.
Le avventure sono distinte, sono a sé, libere dalle storie raccontate negli episodi tv. Anche per creare nuovo appeal al di là della televisione.

MIKI - Dobbiamo aspettarci sorprese, nei fumetti di DuckTales? Appariranno personaggi diversi da quelli che vedremo in tv?
GIANFRANCO - Sorprese? Sì, ma non riguardano i personaggi principali della storia, che resteranno sempre i medesimi. I personaggi "nuovi"saranno quelli secondari: se ad esempio nell'episodio vedremo un cattivo, nella storia a fumetti parallela ve ne sarà un altro.

MIKI - Siamo pronti a leggere DuckTales anche in Italia: ma oltre agli episodi su rivista, sono previste raccolte?
GIANFRANCO - Su Topolino di questa settimana ci sarà la prima storia a fumetti di DuckTales, che farà un po' anche da anteprima alla prima puntata che vedremo in televisione.
Non saprei dirti con esattezza, ma probabilmente ci saranno poi dei volumi con la raccolta di tutte le storie. Per i mega-appassionati che non possono attendere, la IDW pubblica ogni mese un volumetto con due storie inedite, ma in lingua inglese.

MIKI - Ti occupi anche di Paperinik: notizie dal suo mondo?
GIANFRANCO - Come ben saprai, ogni mese è in edicola una testata dedicata a Paperinik contenente una storia inedita e altre avventure selezionate tra quelle già edite. Per quel che mi riguarda posso dirti che tra un po' uscirà un numero di Paperinikcon una storia disegnata da me, e sono già al lavoro su altre tavole per lo stesso personaggio, che però sono destinate al settimanale Topolino.
Non posso far altro che ringraziare Gianfranco per la sua enorme disponibilità; vi invito dunque a scoprire i fumetti della serie DuckTales a cui l'artista sta lavorando!
Sarà una settimana paperosa!

[PENSIERI] niente Mondiali? Può essere un bene!

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Sembrava impossibile potesse succedere, visto che l'Italia calcisticaè sempre stata tra le squadre più forti.
Sembrava impossibile potesse succedere, visto che si dava per scontata la presenza della nostra Nazionale ai Mondiali.
Sembrava impossibile potesse succedere, eppure è successo. Dopo tantissimi anni, e sicuramente per la prima volta nella mia vita, gli Azzurri non giocheranno al torneo mondiale.

Il calcio. Religione tutta italiana, più di Padre Pio, più della mafia.
Tra tutti gli sport che ho praticato, il calcio non è mai stato incluso nella lista, se non per due tiri sottocasa. Contro le saracinesche da far clangare rumorosamente; in qualche prato tra zolle e cespugli; in cortili polverosi con porte fatte di zaini e mattoni.
Il calcio può essere l'espressione più bella in assoluto, forse addirittura lo sport più... sport.
Può, potrebbe. Ma in Italia non lo è, e non lo è mai stato.

Il calcio, in Italia, oltre a essere una religione, è anche l'attività da associare -con pochi complimenti- a plebei e ignoranti.
Senza voler fare di tutta l'erba un fascio, parliamoci chiaro.
Torniamo magari ai tempi delle elementari: chi era bravo a giocare a pallone, gettato fuori casa come uno dei tanti meninos de rua? I più ciucci della scuola.
Gente irrequieta, sporca, proveniente da famiglie meno fortunate.
Molti non sapevano fare nemmeno la o col bicchiere. Figuriamoci comprendere l'uso dei congiuntivi.
Oggi li chiamerebbero microdisturbi, ma come ieri c'è spesso il calcio, di mezzo.

Tirare zampate a una palla, quasi come metafora della sfera su cui abitiamo e che prendiamo a calci perché sì, il mondo è brutto.
Il calcio non è uno sport nobile. Anzi, è il più popolare ma non pop. Il termine esatto è popolano.
Tifoserie scapestrate, dove c'è colore e folklore ma anche un racconto di disagio e spicciola criminalità.

L'Italia non parteciperà ai Mondiali. Niente notti magiche, inseguendo goal e bestemmie.
E forse è un bene. Così ci si darà una ridimensionata.
Speriamo che finisca questo mito-religione. I ragazzini potranno capire che ci sono tantissimi altri sport -magari più belli- del calcio. Che ha monopolizzato da anni ogni angolo del loro cuore, chissà come mai.
Sarà un bene perché magari finirà il calcio delle star strapagate, delle veline e dei macchinoni.
Non siamo mica gli americani, e il calcio non è il basket. Stesse al suo posto.
Finirà il calcio dello straniero che fa figo, dove prima un Gullit era l'esotica eccezione e oggi il negro tira più di qualsiasi altro giocatore. Fa colore, fa global. Fa Fifa e Pes.

Finirà questa religione? Speriamo almeno si sgonfi un po'. Per il bene di tutti, specie dei bambini ciucci delle elementari, che ancora oggi sembrano usciti da Mery per sempre.
Non dev'essere questo, il calcio. Ma tutt'altro.
Il gioco più amato in due paesi al mondo: Italia e Brasile. Ecco, siamo praticamente come nel terzo mondo.
E pensare che ci sono tantissimi sport, in giro.

[EXIT POOL] qual è il vostro snack preferito?

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Nuovo sondaggio!
Stavolta entriamo nel junkfood totale, perché abbiamo qui con noi i magnifici sei, ossia la sestina di snack da barpiù popolari di sempre.
Twix, Lion, Bounty, KitKat, Mars e Snickers.
Qual è il vostro preferito?
Vediamoli nel dettaglio.
Vi ricordo che potrete sceglierne solo uno, e solo uno tra questi.
Non vale citare altro!

TWIX
Un tempo noto come Raider, consiste in una doppia barretta di biscotto e caramello ricoperta di cioccolato al latte.

LION
Noto anche per il popolare gioco televisivo The Lion Trophy Show, è una croccantezza di riso soffiato, caramello e cioccolato al latte.

BOUNTY
Doppia razione di cioccolato al latte ripieno di pasta al cocco. Sicuramente il più estivo tra questi snack.

KITKAT
Dal nome che assomiglia al cibo per gatti, in realtà è una barretta formata da 4 wafer ricoperti di cioccolato. Il suo slogan lo indica perfetto per un break.

MARS
Il più noto, forse il più amato. Dio della guerra, pianeta rosso, Mars è il cioccolato zuccherosissimo e caramelloso che provano a fare anche fritto o come torta.

SNICKERS
Giunto più tardi rispetto agli altri, lo Snickers èl'americanissimo snack simbolo degli anni '90. Caramello, cioccolato e arachidi tostate (e salate).

A voi la scelta!

Leggi anche:
I miei snack preferiti

[CARTOONS] I Superamici, la Justice League che ci piace

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La DC ha dimostrato di lavorare bene su vari media, coi suoi personaggi, declinandoli alle varie necessità.
Se il Batman degli anni '60 era campy, i cartoons anni '70 e '80 proseguivano sulla scia colorata e divertente (e piacevolmente assurda) che sparirà nel decennio successivo con l'origine dell'universo Animated.
Oggi i supereroi DC sono riuniti al cinema in un progetto che zoppica un poco, ma sono stati grandiosi in passato, nella serie in ben nove stagioni Super Friends, I Superamici, in sostanza il primo cartoon sulla Justice League of America.


Prodotta da Hanna-Barbera dal 1973 al 1986, la serie si compone di nove stagioni e di circa 60 puntate a loro volta spesso suddivise in vari segmenti, che formano episodi a sé.
Protagonisti dello show sono cinque supereroi della Lega della Giustizia (sebbene la serie non si chiami Justice League of America), e che dal Palazzo della Giustizia tentano di fermare le minacce più disparate, spesso fantascientifiche.

supereroi riuniti

I PERSONAGGI

Il quintetto principale è formato da Superman, Batman, Robin, Wonder Woman e Aquaman.
Nella prima stagione, si uniscono ai supereroi anche i giovani Wendy e Marvin col loro cane Wonder Dog, nel ruolo di spalle comiche.
Questo inedito trio verrà in seguito sostituito dai gemelli alieni Zan e Jayna con la scimmia Gleek, personaggi che avevano debuttato già negli albi a fumetti de I Superamici e che grazie ai loro poteri prendono parte attiva nelle vicende, affiancandosi ai protagonisti.
A rotazione, apparivano spesso anche altri supereroi, famosi o meno famosi: Flash, Freccia Verde, Hawkman, Hawkgirl, Lanterna Verde ma anche Plastic Man, Samurai, Vulcano Nero, Capo Apache, Cyborg, El Dorado (creato per l'occasione) e Atom.

I nemici, come già detto, erano spesso alieni. Non mancavano storie con minacce più "reali", ad esempio terremoti o serpenti velenosi, e ovviamente non mancavano i nemici principali dei protagonisti, riuniti spesso nella Lega dell'Ingiustizia. Tra questi, Lex Luthor, l'Enigmista, lo Spaventapasseri, Catwoman (leopardata), Braniac, Bizzarro.

la formazione coi WonderTwins e Gleek

LE STAGIONI

Sebbene in Italia siano state riunite in un'unica soluzione, col titolo I Superamici, le stagioni sono ben nove e differenti l'una dall'altra.
Da noi in onda sui canali regionali a partire dagli anni '80, in America la serie ha debuttato nel 1973 terminando con la stagione Galactic Guardians nel 1985/86.
Al di là delle puntate regolari, vi erano stagioni formate da diversi segmenti, quasi a creare uno show.
Specie con l'arrivo dei SuperGemelli alieni, la serie si scompone in microepisodi inframmezzati da messaggi di utilità sociale-morale o da dimostrazioni di piccoli lavoretti o trucchi di magia.
A inizio anni '80 vi fu una stagione di repliche e un best of, con solo tre episodi inediti.
Gli episodi della settima stagione non andarono in onda in America fino al 1995, all'interno dello show sull'Animated Universe DC.

l'ultima stagione, con la JLA al completo

Voi seguivate I Superamici in tv?
Vi piaceva l'atmosfera scanzonata di queste storie anni '70 e '80?


Se ti è piaciuto, leggi anche:
Universi cinematografici DC e Marvel: quale il migliore?

Se ami i cartoons del passato, leggi anche:
http://mikimoz.blogspot.it/2017/08/heckle-jeckle-quacula-show.html













http://mikimoz.blogspot.it/2017/05/shazzan-cartone-animato.html



[AFFETTI PERSONALI] il mio tesserino per l'abbonamento autobus

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Dopo qualche mese di assenza, tornano sul blog gli Affetti Personali, ossia tutte quelle cose mie e solo mie che ho recuperato dal passato.
Oggi vi mostro il tesserino per l'abbonamento degli autobus.
Ai tempi delle superiori, infatti, frequentavo un liceo che non si trovava nella mia cittadina, ma in quella limitrofa. 
Occorrevano circa 10-15 minuti in pullman per raggiungere la scuola.
Quello che vedete qui sopra è il mio secondo e ultimo tesserino, utilizzato dal settembre 1998 al giugno 2001. Il precedente andò infatti semi-distrutto perché lo tenevo spesso in tasca e venne lavato in lavatrice.
Ho ritrovato anche due biglietti dell'abbonamento mensile: 49.000 liracce regalate ai trasporti pugliesi.

[CINEMA] Flatliners - Linea Mortale, un sequel/remake che non annoia

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Linea Mortale: un imperdibile cult degli anni '90 firmato Joel Schumacher, torna dopo circa trent'anni ripescato dal calderone dei miti.
Un remake, anzi no, forse un sequel, no dai: remake.
Flatliners 2017è la versione di Linea Mortale (qui la recensione) aggiornata per il pubblico odierno.
Vediamo assieme pregi e difetti.
Se l'originale poteva vantare attori del calibro di:
Julia Roberts.
William Baldwin.
Kiefer Sutherlan.
Kevin Bacon.
Oliver Platt.
questo sequel ha gente come Ellen Page (Juno) e poi signori sconosciuti come Diego Luna (era protagonista di Rogue One?), Nina Dobrev (ha fatto Degrassi), James Norton (il prossimo James Bond?) e la cantante Kiersley Clemons.
Non hanno l'appeal dei precedenti però se la cavano.

il nuovo cast

Ma è un sequel? Sì e no.
Diciamo più un remake. Difatti, la linea (mortale) che il film segue, è esattamente la medesima dell'originale, specie nelle identiche dinamiche finali.
Tranne che in un azzeccato colpo di scena centrale.

Ebbene, di cosa parla Flatliners?
Parla di ciò di cui parlava Linea Mortale: alcuni brillanti laureandi in medicina hanno la geniale idea di fermarsi il cuore (e poi rianimarsi) per vedere cosa c'è nell'aldilà.
Solo che, una volta oltrepassata la soglia, comunque per il karma tu risulti morto: questo significa che i peccati commessi in vita vanno scontati. E li devi scontare... da vivo.

Flatliners 2017 è un po' più horror rispetto al Flatliners 1990. Gioca maggiormente col genere, e purtroppo lo fa solo con gli inutili, modaioli e penosi jumpscares.
Invece azzecca la costruzione della tensione, che non cerca la paura a tutti i costi ma solo un senso di straniamento (però lontano e diverso dalle vicende di Bacon, Sutherland & Co.).
L'uso delle radio che iniziano a trasmettere con eco lontana e ovattata rende bene l'intrusione nel mondo degli spiriti (o forse solo dei rimorsi personali), con una bellissima citazione del jingle legato alle Number Stations (ricordate? Incontrai un cacciatore di misteriose trasmissioni-radio un paio di anni fa).

Tra Linea Mortale anni '90 e Linea Mortale 2017 passano ventisette anni in cui abbiamo avuto ER ma soprattutto Grey's Anatomy. E ovviamente macchinari più all'avanguardia e Mac a monitorare attività cerebrali di amigdale e ippocampi.
Il mistero della vita oltre la morte sarà alla portata di tutti?

la protagonista

Del cast originale sopravvive solo Sutherland, da cui ci si poteva aspettare maggior coinvolgimento nelle vicende visto che anni prima la cazzata di mandarsi in coma la ideò lui.
Però non è così, ma fa niente: il film tiene botta e ha un buon ritmo, con peccati 2.0 (cyberbullismo) e personaggi giovani, carini e preoccupati di finire disoccupati.
Tra party per futuri medici fighetti e annoiati, riccastri che vivono in barca (Kevin Bacon girava con la jeep scassata: come cambiano i tempi) e ospedali futuristici, Flatlinersperde in ironia (era strepitoso Oliver Platt nel primo film, con la battuta sul panino e salame) e accelera sull'horror.
Dirige Oplev (chi?) e non annoia, azzeccati gli ambienti suburbani che riprendono alla lontana quelli gotici dell'originale; bella la scena della grandinata.

Insomma, film che intrattiene, con qualche peccato (da scontare nell'aldilà o nell'aldiquà?) e passa in fretta nelle sue quasi due ore.
Oggi non è un bel giorno per morire, o forse sì.
Però prima rivedete l'originale, che è meglio.

[FILM] Batman (T. Burton), una retrospettiva

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Inizia oggi un appuntamento mensile dedicato alla tetralogia dell'Uomo Pipistrello 1989-1997.
Da novembre a febbraio, quattro post che analizzeranno vita-morte-miracoli degli altrettanti film su Batman.
Si comincia proprio con il celebre avvio della saga, firmato Tim Burton!

LA GENESI

1979. Batman era un personaggio un po' appannato, dopo i fasti pop della serie televisiva degli anni '60. Si pensò di ridare lustro cinematografico al soggetto, con una declinazione più dark maggiormente ispirata alle iniziali storie di Bob Kane e Bill Finger.
Dopo iniziali rifiuti, il copione viene affinato e modificato sempre più e il progetto entra finalmente in porto solo quasi dieci anni dopo, affidato ufficialmente a Tim Burton visto il successo di Beetlejuice.

Da 9 settimane e ½ a 9 anni e ½

LA BATMANIA

E proprio in Beetlejuice figurava Micheal Keaton, che Burton si porta dietro in Batman.
Per interpretare nientemeno che Bruce Wayne.
Ora, ci credo che i fan del Cavaliere Oscuro, all'epoca, hanno storto la bocca.
Insomma, Keaton non ha nulla di Bruce Wayne, coi suoi riccioli phonati e la corporatura che genera un nuovo paradosso alla Naoto Date: mingherlino in abiti civili, muscoloso in tenuta da eroe.
Un breve teaser, con varie e fulminee scene, mise tutti d'accordo e, nell'estate prima dell'uscita del film, in America esplose un fenomeno: la Batmania. Il solo simbolo di Batman, che campeggiava nella locandina e nei trailer, ebbe una risonanza impressionante generando un enorme clamore attorno alla pellicola. Batman tornò a diventare un fenomeno della cultura popolare.

ecco a voi Carlo Con-- Bruce Wayne!

GLI ATTORI

A Keaton, in effetti, ci si abitua presto. Non il miglior Bruce Wayne, ma in costume (e ha girato gran parte delle scene d'azione!) rende bene.
Jack Nicholson diventa il Joker, forse il più iconico tra tutti (se la batte con Romero).
Ghigno perenne e costantemente col rischio -calcolato- di finire sopra le righe in modo grottesco, Nicholson riesce a trasmettere la follia di un personaggio che viene riscritto rispetto alla reale controparte a fumetti.
Il Joker diventa qui Jack Napier, colui che uccise Thomas e Martha Wayne creando, di fatto, Batman.
Ma che, a sua volta, divenne il Joker per colpa di Batman, che lo fece finire in una vasca di acido.
Il film si basa su questo, con un po' di tormentato passato, e nel 1989 (siamo negli anni '80, eh!) era già chiedere tanto. E funzionò.
Jack Palance, che viene riscoperto dopo la sua parentesi italiana (mitico Sherry in Squadra Antiscippo!) è qui un boss della mala.
Kim Basinger completa il cast interpretando Vicki Vale, giornalista d'assalto che si ritrova nel mezzo delle vicende e fa anche da pupa idealmente contesa tra i due pazziin costume (uno da pipistrello, uno da clown).

come cazzeggiano questi due...!

ATMOSFERE

Il Batman di Burton è un Batman da film di Burton. Con un po' di freno a mano tirato, ma ci sta: la sua genesi e il suo sviluppo erano durati dieci anni, il che ne fece quasi un ibrido, comunque molto riuscito, anche a livello commerciale.
Batman torna a essere oscuro -nei limiti degli anni '80- e col dark si torna anche un al pulp.
Di Burton ci arriva una Gotham City futurista e gotica, a tratti dipinta e cartoonizzata dove non si riusciva con la scenografia.
Le atmosfere mixano con spericolata intelligenza gli anni '30 e l'allora contemporaneità. Dunque non stupisce vedere gangsters e edifici oblunghi assieme a boulevard popolati da gente spallinata e cotonata con musica di Prince in sottofondo.


Burton si riconosce anche nell'uso di certe soluzioni animate: fari che illuminano la cattedrale, un Batman che si muove sul tetto con visuale dall'alto, e qualche altro spunto simile.
Il che rende questo film unico nel suo genere.
La volontà era quella di distaccarsi dalle atmosfere della serie tv creandone di nuove (che a loro volta ispirarono quelle della serie animata del 1992).
Batman riesce in questo, sebbene pur con la serietà non per bambini resta comunque un film che sa di essere una fiaba dark, un fumetto. Intrattiene, non va ad indagare le psicologie oltre il dovuto, e nelle sue due ore racconta una storia fatta di diverse vicende ma tutte comprensibilissime.

NOTE

Dalla sceneggiatura sparisce il personaggio di Robin (non amato da Burton), appare Harvey Dent che da caucasico diventa afro. Un gancio per le eventuali pellicole successive, ma non andrà come sperato dall'attore Billy Dee Williams, che immaginava di dover interpretare il futuro Due Facce.
Danny Elfman compone la colonna sonora che diventa per sempre l'inno di Batman, un tema ripreso anche per la serie animata.
Curiosa la citazione fumettistica per il nostrano Corto Maltese, che diventa una località esotica preda di una sanguinosa guerra civile.
Il colore scuro la fa da padrone, ma ovviamente verdeggiano e violeggiano le acide sfumature del Joker. Molte le scene e le battute cult, quasi tutte con Nicholson protagonista (l'attore si assicurò una percentuale sugli incassi, fiutando probabilmente il grande successo).
In sostanza, Batman riuscì nell'impresa di restituire un Cavaliere Oscuro simile a quello degli esordi fumettistici, pur restando un film adatto quasi a ogni fascia d'età.
Ma è con il sequel che Burton spinge l'acceleratore sulla saga, rivelandosi in tutta la sua arte.
Lo vedremo il mese prossimo, perché Batman Returnsè anche un gran film di Natale.

Se ami Batman, leggi anche:

Le migliori opere sull'Uomo Pipistrello
20 curiosità su Batman the Animated Series
Analisi su Batman
I nemici più strambi di Batman

[LA GUIDA] Street Fighter: 30 anni di botte

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1987-2017: Street Fighter ha compiuto trent'anni.
La celebre saga videoludica, che ha praticamente dato inizio al picchiaduro moderno -generando epigoni ora riusciti ora meno- conta a oggi numerosi titoli tra sale arcade e console.
E non solo: fumetti, serie tv, film animati, live action e merchandising vario.
Ecco la guida a un cult dei videgiochi.

IN ORIGINE

Sviluppati da Capcom, i videogiochi si basano tutti sul sistema di picchiaduro a incontri.
A fare la differenza sono sempre stati i personaggi, carimastici e iconici. E le loro tecniche: Hadoken e Shoryuken su tutte, mosse speciali (tipo sfere di energia o infuocate) da scagliare contro l'avversario.
Nel 1987 vede la luce il primo titolo, Street Fighter.
Con soli due personaggi giocabili (Ryu e Ken, di fatto i protagonisti), il giocatore è chiamato ad affrontare gli avversari di cinque nazioni: USA, Giappone, Inghilterra, Cina e Thailandia, quest'ultima presenziata dal boss finale e, prima, dal suo allievo (rispettivamente Sagat e Adon).


Ma è nel 1991 che la saga di Street Fighter svolta definitivamente, divenendo, con Street Fighter II: The World Warrior uno dei videogiochi più belli, amati, premiati e venduti di sempre.
Questo titolo, di gran lunga più famoso del precedente, propone dodici personaggi divenuti leggenda: Ryu, Ken, Chun-Li, Honda, Blanka, Guile, Dhalsim, Zangief e i quattro boss Sagat, Bison, Balrog e Vega.

QUESTIONE DI NOMI

Proprio tre di questi boss finali avranno, in occidente, un curioso scambio di nome: il pugile di colore, ispirato a Tyson e chiamato Mike Bison, viene rinominato Balrog.
Di contro, il ninja spagnolo con maschera e artiglio da Balrog diventa Vega.
E il comandante Vega, dal 1991 in poi supremo antagonista della storia, prende il nome di M. Bison, dai più erroneamente chiamato Mister Bison.

I VIDEOGAMES PRINCIPALI

Dopo Street Fighter del 1987 e The World Warrior del 1991, è proprio il secondo titolo a generare una sequela impressionante di "revisioni", migliorate nei comandi, nella velocità e nell'aspetto.
E che aggiungevano anche nuovi personaggi.
Così, si ebbero Street Fighter II: Champion Edition (1992), Hyper Fighting (1992), The New Challengers (1993), Super Street Fighter II Turbo (1994).


Dalla metà degli anni '90 viene sviluppato un "prequel" che si inserisce tra Street Fighter e Street Fighter II. Si tratta della serie Zero(Alpha, in occidente), che con un look maggiormente cartoonesco, conosce ben tre titoli (1995, 1996, 1998). Proprio conStreet Fighter Zero 3 la saga raggiunge il picco massimo secondo molti critici: un beat 'em up con oltre trenta lottatori, modalità di gioco particolari (storia a scorrimento con crescita del personaggio) e una grafica frizzante e colorata.
La serie Zero ha un primato: oltre a riportare in scena personaggi del 1987 (come Gen e Birdie), ingloba anche alcuni characters del videogame Final Fight, il "Double Dragon" della Capcom che diviene ufficialmente ambientato nello stesso universo narrativo di Street Fighter.


L'esplosione della moda poligonale e del 3D, esplorata degnamente da Tekken, restituisce nel 1996, 1998 e 2001 la serie Street Fighter EX, con tutti i successivi potenziamenti anche per console.
Il vero sequel del titolo del '91 arriva però solo nel 1997, con Street Fighter III. Una "nuova generazione" di lottatori (del cast principale ne sopravvivono davvero in pochi) con nuovi nemici e uno stile di gioco energico e veloce. Due saranno i seguiti: Second Strike (1999) e Third Impact (2000).


Da lì, bisognerà attendere ben dieci anni per rivedere in azione Ryu, Ken e gli altri beniamini.
È infatti del 2010 Street Fighter IV, titolo che riporta in auge il marchio divenendo subito giocatissimo. Nuovi personaggi ma soprattutto i miti del passato -grazie a una storia che si svolge prima dei fatti di SF III- ne fanno un cult immediato, che viene anch'esso potenziato negli anni, grazie al rilascio di edizioni revisionate.


Il successo di questo titolo mette in cantiere il quinto capitolo ufficiale: Street Fighter V vede la luce nel 2016 e, pur non raggiungendo i fasti del precedente (specie per iniziali problemi tecnici), viene salutato con entusiasmo e voti positivi dalla critica.


ALTRI VIDEOGAMES

Il succcesso del franchise ha visto negli anni l'uscita di serie ibride dove apparivano anche i personaggi di Street Fighter, ora contro il mondo SNK, ora contro quello Tatsunoko, ora contro quello Marvel.
Street Fighter in sé ha incrociato i pixel col suo più celebre rivale Tekken; non sono mancati videogames umoristici (Pocket Fighter) o altri simili a Tetris (Super Puzzle Fighter II Turbo).
Un videogame tratto dalla pellicola con Van Damme, chiamato Street Fighter: The Movie, uscì nelle sale sulla scia del film.

LA STORIA

Street Fighter ha, negli anni, sviluppato una vera e propria trama ufficiale che lega le storie dei vari personaggi.
A grandi linee, la storia vede il giovane karateka Ryu (un tempo allievo di Gouken assieme al fedele Ken) partecipare al primo torneo di Street Fighter organizzato dal thailandese Sagat.
Proprio durante il duello finale, a Ryu succede una cosa particolare: viene investito di energia negativa, liberando per un attimo il suo lato oscuro (Evil Ryu) che, mosso da istinto omicida, sfregia il petto del nemico.
La storia continua con la serie Zero, e finalmente entra in scena il minaccioso Vega, militare in rosso comandante di un esercito criminale noto come Shadowlaw. Questa organizzazione, oltre a tutto il campionario di delinquenza (traffici, guerre civili...) è interessata a Ryu e si premura di organizzare il successivo torneo di arti marziali.
Da qui comincia la caccia al giapponese, che da un lato deve guardarsi dai nemici e dall'altro cerca di capire come fermare il suo lato oscuro, andando alla ricerca di Gouki (Akuma in occidente), fratello del suo maestro e ormai essere senz'anima.
In tutta questa baraonda si intersecano le vicende dei vari altri lottatori, ognuno col suo motivo personale per scendere in campo: chi è affiliato alla Shadowlaw e chi cerca di fermarla, come la poliziotta cinese Chun-Li (il cui padre è stato ucciso da Vega) e come il militare americano Guile, in cerca di vendetta per la morte del suo compagno d'armi (e maestro) Charlie Nash.
Proprio Guile, nelle ultime trame, avrà una sinistra sorpresa riguardo il suo vecchio amico.
Due nuovi nemici si profilano all'orizzonte: Gill e Urien, che come moderne divinità rispolverano il torneo di street fighting per gli scopi degli Illuminati. Toccherà a nuovi lottatori fermarne i distopici propositi della setta.

FILM

Nel 1994 escono ben due pellicole dedicate al mito di Street Fighter. Una è The Animated Movie, ottimo film d'animazione che riprende fedelmente la trama e i personaggi (fermandosi comunque ai fatti di Street Fighter II); l'altro è Sfida Finale, interpretato da Jean-Claude Van Damme, uno scult con Raul Julia e Kyle Minogue che riscrive quasi del tutto la storia originale facendo dell'americano Guile il protagonista assoluto, con una trama molto filo-militare e azione squisitamente tamarra.
Del 2000 è il lungometraggio animato Alpha, e del 2005 Alpha: Generations, sempre in animazione.
Nel 2009 si torna al live action con il bruttino (e criticatissimo) Street Fighter - La Leggenda (in realtà un film su Chun-Li) e con gli animati Street Fighter IV - Legami che incatenano e Round one, fight!. Nel 2012 è la volta di Super Street Fighter IV.

SERIE ANIMATE

Due sono le serie animate dedicate al mito di Ryu e Ken. Entrambe del 1995, una giapponese e l'altra americana, sono rispettivamente Street Fighter II Victory (giunta anche da noi su Jtv, con sigle italiane dei Dhamm) e Street Fighter, ispirata al film con Van-Damme e quindi una sorta di serie animata simile a quelle di Rambo o G.I. Joe aggiornata coi personaggi dei videogame, ma inconcludente.
Vi lascio Tra cielo e terra, sigla di testa di Street Fighter II V.

FUMETTI

Ovviamente non possono mancare i fumetti. Comics, manga, manhua.
Molti arrivati anche da noi: i giapponesi Street Fighter II - Ryu, in due volumi, e II Victory sul magazine Game Over, ma anche i cinesi Street Fighter Zero 2 eStreet Fighter III(click sui titoli), nonché altri della casa editrice Udon.

ALTRO

Una web-serie indipendente e fan-made, Asssassin's Fist, coi relativi sequel, sta avendo un incredibile successo sia per la cura nella realizzazione sia per la fedeltà alla storia originale.
Persino il Monopoly ha omaggiato Street Fighter con una edizione speciale. Non mancano bamboline, action figures, peluches, poster, Funko Pop e tanto altro, legato al mitico mondo del picchiaduro più importante della storia dei videogiochi.

[LIBRI] Manuale delle Giovani Marmotte

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Il Manuale delle Giovani Marmotteè un libro fittizio che appare nelle opere Disney dedicate alla banda dei paperi.
Introdotto per la prima volta nel 1954 da Carl Barks in una sua storia a fumetti, il Manuale è un tomo che ogni Giovane Marmotta possiede, e nelle cui pagine c'è praticamente l'intero scibile umano.
Codici, antiche civiltà, geografia, ma anche soluzioni pratiche per ogni evenienza: il Manuale è questo e molto altro, e... esiste realmente.

In Italia per la Mondadori (ristampato anastaticamente da Giunti nel 2015), il Manuale delle Giovani Marmotte arriva nel 1969, in un volume curato da Elisa Penna e Mario Gentilini.
Il successo di questo libro, squisitamente illustrato da Giovan Battista Carpi, porta alla pubblicazione di manuali analoghi (del Gran Mogol, di Paperinik, di Nonna Papera) e altri sette volumi dedicati alle GM, fino al 1989.
Nel 1991 esce un mega best-of di queste pubblicazioni, il Maxi Manuale (di cui vi avevo già parlato, presentandovi i miei ricordi legati a quel volume).
Dal 1991, la Disney Italia mette in cantiere una nuova collana e nel 2002 viene pubblicato un Nuovo Manuale.


Un incredibile successo, quindi.
Un volume che ha saputo far sognare intere generazioni, anche grazie ai lavori tipicamente stile '60-'70 di Carpi, qui al massimo della forma.
Disegni taglienti che non rinunciano alla rotondità disneyana; sfondi vecchia scuola dalle forme e colori particolari (guardate gli alberi o le rocce, ad esempio); illustrazioni da libri d'epoca, che riportano prepotentemente a quegli anni.


Il linguaggio utilizzato, le descrizioni, gli argomenti proposti: tutto è vecchio stile, e rimanderà per sempre a un periodo florido e sicuramente più spensierato.
Voi avete mai letto il Manuale delle Giovani Marmotte?

Se ami il mondo dei paperi Disney, leggi anche

Intervista a Gianfranco Florio, disegnatore di DuckTales 2017
GM, il magazine a fumetti delle Giovani Marmotte

L'immagine iniziale è presa dal web, le due immagini del post sono tratte dall'edizione Giunti 2015
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