Quantcast
Channel: MOZ O'CLOCK
Viewing all 2679 articles
Browse latest View live

[MISTERI] il mistero della sigla di Lamù: caso risolto?

$
0
0

Torniamo ad occuparci del mistero della sigla italiana di Lamù.
In questi mesi in realtà ho continuato a indagare, parlando con le mie fonti.
L'arcano è praticamente svelato: non tanto quello sull'identità del cantante, ma sui motivi per cui la stessa resta (fino a quando?) un mistero.
Parallelamente, anche i miei lettori non hanno mai smesso di volerci capire di più.
E queste sono le nostre considerazioni finali.

IL MISTERO

Da anni non si viene a capo della faccenda: chi cantò la prima sigla dell'anime Lamù la ragazza dello spazio, trasmesso nel 1983 su Telecapri? Perché tanti segreti dietro la questione?

QUESTIONE DI DIRITTI

Quel che ho scoperto io, personalmente, è che la faccenda riguarderebbe diritti mai assolti.
E questioni di network: dalla Telecapri dei fratelli Federico alla Fininvest (oggi Mediaset) di Silvio Berlusconi.
Altra cosa che so con certezza è che l'interprete è vivo e vegeto, anzi tutta la "band" (si tratterebbe di quattro elementi, o forse uno in più)è viva e vegeta, e la canzone è depositata regolarmente in SIAE.

LA CHIAVE:
SHUKI LEVY E HAIM SABAN?

L'utente Gatz76 riprende il discorso sulla questione dei diritti musicali, e cita nientemeno che Haim Saban e Shuki Levy, colossi dell'intrattenimento americano (Power Rangers vi dice niente?).
In circolazione dagli anni '70, Levy ha composto colonne sonore e sigle di tantissime opere di successo (da He-Man a M.A.S.K.).
Spesso la Saban Entertainment ha importato, riadattato e doppiato opere giapponesi per il mercato americano, rifacendone la colonna sonora.
Nonché, con la DIC Entertainment, ha co-prodotto tra Francia e Giappone altre serie di cartoons.
Ecco, fermiamoci un attimo su questo punto.

UN MISTERO NEL MISTERO:
CHI CANTA LA SIGLA DI ULISSE 31?

Ebbene sì: non è solol'opening di Lamù ad avere un interprete misterioso, ma anche l'anime Ulysses 31, coproduzione franco-giapponese.
E se si sa con certezza che la sigla americana è opera intellettuale di Shuki Levy e Haim Saban (con Lionel Leroy), si sa anche che tale base è stata utilizzata per la trasmissione francese, spagnola, tedesca, portoghese, bretone e... italiana (con testi in italiano di Alberto Testa e forse di Ciro Dammicco).
Solo che nessuno è mai risalito all'interprete, tanto che il brano risulta composto e cantato dal fantomatico gruppoSuperbanda.


ITALIA... UNO!

Con molta probabilità la sigla di Lamù fu incisa già nel 1982, e ci sono ricordi diuna messa in onda (anno 1983) non solo su Telecapri ma anche su altre tv locali che all'epoca facevano parte del network Italia 1 (come Antenna Nord).
Il gruppo Italia 1 nasce a gennaio 1982 da un'idea di Edilio Rusconi, appoggiandosi come network a 18 reti regionali, che ne trasmettevano i programmi. Tra questi canali c'era Telecapri, per l'interconnessione dalla Campania.
Nel dicembre dello stesso anno Rusconi cede il suo network alla Fininvest di Berlusconi.

TELECAPRI, E POI?

A fine 1983, Telecapri viene estromessa dal circuito Italia 1: ne nasce una causa con la Fininvest, che si chiude con un accordo tra le parti dai contenuti legalmente rimasti sotto riserbo.
Nel 1984 la rete entrerà nel circuito EuroTv, ma questa è già un'altra storia...

Lamù trasmessa da Telecapri

COSA PUÒ ESSERE SUCCESSO?

Magari Telecapri ha trattato l'acquisto della serie Lamùper conto del circuito Italia 1: dopotutto era un anime nuovissimo, una lunga serialità derivante da un fumetto di successo; è logico supporre (per un discorso economico) che non fosse destinato a una singola tv locale, ma a più televisioni in syndacation.
È possibile che i diritti della sigla non furono mai pagati proprio per il bailamme che seguì la rottura Telecapri-Fininvest?
La sigla potrebbe essere una base strumentale di Levy/Saban, sulla quale il cantante misterioso ha realizzato l'opening italiana di Lamù?
E forse ciò è avvenuto per la Baby Records?

LA BABY RECORDS

Cosa accomuna la Baby Records alla sigla di Lamù?
Semplice: il fatto che altre due sigle cartoon di cui si ignora l'interprete sono state incise da questa casa discografica nello stesso periodo (1982 circa).
Una l'abbiamo vista poco sopra, ed è Ulisse 31; l'altra è Il magico mondo di Gigì, la cui cantante è sconosciuta: i crediti riportano che tale sigla è cantata da I Sorrisi.

CHI SONO I SORRISI?

Pronti per un colpo di scena? I Sorrisi sono stati un gruppo musicale, attivo in Italia dal 1981 al 1985, specializzato in sigle di cartoons. I componenti? Gli autori e produttori israeliani Shuki Levy e Haim Saban, e come autori di testi Alberto Testa e Ciro D'Amico (riportato così da Wikipedia e dai credits dell'opening, ma ci torniamo tra poco).


BENVENUTA GIGÌ

Dell'incisione per la vendita della sigla di Gigì non v'è traccia in Italia, ma la stessa base (di Levy/Saban) doveva essere usata per la trasmissione francese.
La serie fu messa in onda da Rete 4 (non ancora berlusconiana), che la acquistò dalla Harmony Gold (casa di produzione specializzata nel riadattare serie giapponesi per il mercato occidentale).

HARMONY GOLD USA

C'è qualche rapporto tra l'Italia e la Harmony Gold USA?
Facciamo un giro sulla pagina Wiki in inglese: l'attività di Frank Agrama, CEO di Harmony Gold, è partita nel 1976, quando ha iniziato a vendere diritti di trasmissione dalla Paramount a un amico italiano, ex Primo Ministro... Silvio Berlusconi!
E mi viene da pensare: non è che le trattative per l'acquisto di trasmissioni (tra cui Lamù) per i circuiti in syndacation, nei primissimi anni '80, avvenivano comunque sotto l'egida del Biscione? Così, giusto una supposizione.
I soldi dovevano pur arrivare da qualche parte, dopotutto.

il logo Harmony Gold

BENTROVATA GIGÌ

La serie Il magico mondo di Gigì venne trasmessa per la prima volta in Italia da Rete 4, dal 21 novembre 1983, edita da Polivision Film. Dai credits della sigla, si apprende che in effetti un disco era pronto per essere pubblicato, stampato su etichetta Baby Records per conto della Saban Records e distribuito da Messaggerie Musicali (il tutto come per Ulisse 31). 
Ma questo disco non vide mai la luce perché nel 1984 -attenzione!- la Harmony Gold denunciò proprio Haim Saban e soci!

HARMONY GOLD VS SABAN

Apprendiamo da un articolo di James Bates del Los Angeles Times che
Harmony Gold, the Hollywood production company behind the animated show "Robotech," sued Saban and his associates in 1984 for allegedly reneging on an agreement to pay $53,000 for the right to distribute the music to the French cartoon show "Gigi" in France and Italy. Saban countersued, alleging that Harmony broke its end of the agreement by letting another company write new music.
The president of Harmony Gold, Frank Agrama, said he has since settled with Saban but declines to elaborate except to say that he "is not interested in doing business with Mr. Saban at all".
La Harmony denunciò la Saban per non aver rispettato un contratto che prevedeva il pagamento di 53.000 dollari per i diritti di distribuzione della sigla del cartoon Gigi in Francia e Italia. La Saban controdenunciò la Harmony, sostenendo che quest'ultima sostituì la sigla incisa dalla Saban Records con un altro brano (realizzato da altre persone), prima dello scadere del contratto.
Frank Agrama dichiarò di aver raggiunto un accordo con Haim Saban, senza scendere in dettagli e dicendo solo di non essere più interessato a fare affari con lui.

CIRO D'AMICO O CIRO DAMMICCO?

Come abbiamo visto, il testo italiano della sigla di Gigì è attribuito a un tale Ciro D'Amico.
Un nome (alias? errore?) dietro cui potrebbe celarsi l'artista Ciro Dammicco dei Daniel Sentacruz Ensemble, che aveva già collaborato con la stessa Jehan Agrama (figlia di Frank, diventata poi presidentessa della Harmony Gold).
Ciro Dammicco ha cofondato nel 1986 la Eagle Pictures (società di distribuzione e produzione cinematografica, televisiva e home video) occupandosi di acquisizioni internazionali, produzioni italiane ed estere, cessione di diritti televisivi a RAI, Mediaset e altri network.
Peraltro, cantante e compositore di fama internazionale, Dammicco è sempre stato tra i principali sospettati di essere il cantante di Ulisse 31!

il 45giri italiano di Ulysse 31

ULYSSES 31 E LAMÙ: STESSO INTERPRETE?

Esperti musicali hanno confrontato la voce delle due sigle, affermando che può trattarsi proprio dello stesso cantante.
Può darsi quindi che la sigla di Lamù sia stata incisa dalla stessa Baby Records, utilizzando una base di Levy/Saban arrivata dagli USA?

TORNIAMO A TELECAPRI

Costantino Federico (proprietario di Telecapri) e Ciro Dammicco sono soci in affari: nel 2016 hanno lanciato One Talent Tv, canale digitale dedicato ai talenti italiani. Il canale è stato ideato proprio da Dammicco (già fondatore di Videomusic ed Eagle Pictures) e l'editore Federico.

CONCLUSIONI

È stato un viaggio intricato, lo so.
Tra controversie legali, televisioni, accordi, acquisizioni, studi di registrazione.
Colossi come gli israeliani Saban e Levy della Saban Entertainment, gli egiziani Agrama della Harmony Gold, gli imprenditori italiani Berlusconi di Fininvest/Mediaset e Federico di Telecapri.
La Baby Records di Ulisse 31 e Il magico mondo di Gigì.
E un cantante misterioso che può essersi trovato in mezzo a storie davvero troppo grandi, miliardarie.

#bentornataLamù

Lamù la ragazza dello spazio, dal 1984, va in onda su EuroTv: sembra non esserci più interesse nel far uscire il disco, e la canzone (senza diritti assolti?) viene dimenticata per anni, per poi diventare un mirabolante caso tra gli appassionati.
Dal 7 maggio 2018 l'anime torna in onda, dopo trentacinque anni, proprio su Telecapri: il mistero sarà svelato?

fonti consultate:
Special thanks to Gatz76!

[PERSONAGGI] gli Ewoks, il lato pop di Star Wars

$
0
0

La moda attuale pare essere quella di dire che le robe Marvel e le robe Star Wars fanno schifo in quanto diventate roba Disney.
Premesso che la Disney fa solo cose belle, e si sta comprando il mondo (presto vedremo effigi sacre di Mickey al posto di Gesù), c'è un episodio della prima mitica trilogia di Guerre Stellari che già venne additato dai fan come un elemento orribile, bassamente commerciale e stonato nella risoluzione degli eventi.
Si tratta degli Ewoks, orsetti tenerosi dell'universo Star Wars!
Riscopriamoli assieme!

Siamo nel 1983, e nei cinema esce Il Ritorno dello Jedi: atto finale della prima trilogia di Star Wars, l'Episodio VI doveva addirittura essere diretto dal maestro David Lynch.
In questo film, Luke Skywalker e Leila finiscono su una strana luna, abitata da simpatici e pacifici orsacchiotti primitivi, armati solo di mazze e frecce.

gli Ewoks
Sebbene nessuno, all'interno di questa pellicola, dica che tali creature si chiamino Ewoks, gli Ewoks esistono.
Ne esistono due film televisivi, ne esiste una serie a cartoni animati.
Siamo negli anni '80, dopotutto.

L'AVVENTURA DEGLI EWOKS

Titolo originale Caravan of courage: an Ewok adventure, è il primo film-tv con protagonisti questi esseri. Fa parte dell'universo narrativo di Star Wars e si colloca temporalmente tra l'Episodio V e l'Episodio VI.
L'operaè ideata da George Lucas, per la regia di John Korty.
È, comunque, un film d'avventura e azione per ragazzi, trasmesso nel 1984 sulla rete ABC.

locandina italiana del primo film sugli Ewoks

IL RITORNO DEGLI EWOKS

Titolo originaleEwoks: the battle for Endor, è il sequel del primo film, ed è stato trasmesso nel 1985.
Il soggetto è sempre di Lucas, mentre in cabina di regia troviamo Jim e Ken Wheat.
Questa avventura, trasmessa sempre dalla ABC, si colloca dopo Il Ritorno dello Jedi.

la vhs del secondo film

EWOKS

Titolo originale Star Wars: Ewoks bellamente ignorato in Italia (evidentemente non era così fondamentale legare il nome al franchise Star Wars: le creaturine avrebbero parlato da sé in quell'epoca fatta di Popples e Orsetti del Cuore...), è una serie animata in due stagioni (1985 e 1986) prodotta da Lucasfilm e Nelvana.
Distribuita da Disney-ABC, consta di 35 episodi andati in onda da noi su Italia 1 nel 1987.
Le avventure animate degli Ewoks si svolgono qualche tempo dopo i fatti dell'Episodio VI di Star Wars.
La particolarità di questa serie è che stavolta gli Ewoks parlano normalmente la lingua umana, mentre nei film si esprimevano in una lingua inventata.
La Marvel ne fece una serie a fumetti derivata, e nei negozi arrivò il merchandising dedicato.
Uno degli scrittori degli episodi era nientemeno che il grande Paul Dini, che in seguito avrebbe lavorato a Batman TAS.

la serie animata anni '80

leggi anche
POPPLES - il libro anni '80

[FUMETTI] 10 manga meno famosi dei relativi anime

$
0
0

Vuoi per un motivo, vuoi per un altro, non sempre l'equazione "il fumetto originale è meglio del cartone che ne è stato tratto" corrisponde al vero.
Ci sono casi specifici dove effettivamente il fumetto fa schifo e la serie ne migliora completamente i parametri, o casi in cui da un fumetto di culto si genera un'opera animata ancora più di culto o di pari -ma diversa- intensità.
Oppure ancora, essendo opere straniere, solo un più fruibile cartoon è riuscito a entrare (attraverso i ripetuti passaggi tv) un grande classico agli occhi del pubblico.
Vediamo qualche esempio tra i titoli più noti.


LADY OSCAR
Il manga della maesta Ryoko Ikeda è divenuto anche testo universitario.
Una grandissima opera che però viene in parte offuscata da quel gioiello inarrivabile che è la sua trasposizione animata. Che per regia, animazioni, musiche, character design si assesta sul podio delle migliori opere dell'animazione giapponese e non.


NEON GENESIS EVANGELION
Nato quasi parallelamente alla famosa serie tv (che rappresenta la rinascita dell'animazione giapponese dopo qualche anno di oblio), il manga di Neon Genesis Evangelionè disegnato dal character designer della serie stessa, Yoshiyuki Sadamoto. Terminato nel 2013 (la serie è invece del 1995/96) ne fornisce un finale diverso e un po' meno criptico.


SAINT SEIYA - I CAVALIERI DELLO ZODIACO
Anche qui la questione è come per Lady Oscar (sarà un caso che i grandi maestri Shingo Araki e Michi Himeno abbiano curato il design di entrambe le opere?). Il manga de I Cavalieri dello Zodiacoè a suo modo un cult. Sebbene sia disegnato anche male, almeno inizialmente, è pur sempre l'opera che ha generato un titolo amatissimo, per quanto pianificato. Ma l'anime, specie le serie degli anni '80, è proprio tutt'altra cosa. In Italia poi l'amiamo ancora di più per l'epicità introdotta nell'adattamento.



OCCHI DI GATTO
Senza nulla togliere, assolutamente, al maestro Tsukasa Hojo (tra i migliori mangaka di sempre), ci troviamo di fronte al caso dove il fumetto, assolutamente di pari valore della derivativa serie tv (anzi, visto che fornisce una conclusione precisa della storia, anche meglio) è offuscato dal fatto che l'anime sia rimasto, inossidabile, nei palinsesti televisivi nostrani. Oggi tutti conoscono Kelly, Sheila e Tati.
Pochi hanno letto il fumetto originale.


SAILOR MOON
Un caso dove il cartoon è assolutamente più famoso del manga originale. Naoko Takeuchi, col suo tratto etereo e impalpabile, fornisce quasi solo delle linee guida per quel che sarà l'anime: pochi elementi vengono ripresi per filo e per segno, e spesso la trama -che resta fedele negli intenti- diverge e si amplia. In tv perdiamo le atmosfere oniriche e aliene delle tavole disegnate, ma otteniamo cinque stagioni (di cui una riuscitissima terza) che hanno fatto epoca, tra il successo commerciale e visioni più adulte.


L'UOMO TIGRE
Chi non conosce la storia di Naoto Date, orfano in giacca e cappellino che diventa il muscolosissimo wrestler con la maschera di tigre?
Tiger Mask è un manga dal tipico tratto anni '60. Storia del fumetto. Ma la serie animata, con i contorni così meravigliosamente decisi, rozzi, brutali, è un'icona pop. La maschera della tigre, in versione animata, batte sul ring quella del manga.


LADY GEORGIE
Georgie che corre felice sul prato / è un prodotto che è derivato / da un fumetto prodotto in Giappone / un po' sfortunato in pubblicazione.
In Italia lo abbiamo visto negli anni '80 per la Fabbri Editori, in versione censurata e monca. Si sfruttava la popolarità della serie tv, ma il manga -nella parte finale- prende una piega oscura tra droga, morte e torture. Poi è stato ristampato integralmente, ma non ha mai raggiunto la popolarità della serie tv, a monte più edulcorata.


KISS ME LICIA
Non disperatevi nei giorni di pioggia, perché fu in un giorno così che Licia conobbe Andrea e Giuliano... e le si spalancò il mondo del glam rock anni '80!
Sebbene il fumetto sia un'opera più che piacevole, il vero successo di Kiss me Licia venne dalla serie animata. Merito di raccontare una storia contemporanea, che si svolgeva negli anni della stessa messa in onda; merito delle canzoni, divenute famosissime. E, da noi, merito anche dei sequel live-action, trashissimi ma assolutamente più veritieri (come aspetto dei personaggi) rispetto a un qualsiasi live-action dagli occhi a mandorla.


UTENA
Nato come prodotto crossmediale, il progetto del gruppo BeBapas prevedeva anche un manga (disegnato da Chiho Saito) che, sebbene racconti praticamente la stessa storia (con leggere variazioni) non arriva minimamente alla grandiosità della serie televisiva. Un'opera unica nel suo genere, per design, intrecci, simbolismi, trovate sceniche. Qui la mia guida completa.


LUPIN III
Come manga -sebbene sia un capolavoro assoluto, tagliente e anarchico scritto e disegnato dal maestro Monkey Punch- Lupin ha funzionato sempre meno rispetto alla controparte animata.
Forse perché in tv le vicende sono più lineari, abbandonando le grottesche, dissacranti e imprevedibili atmosfere messe su carta dall'autore originale.


Leggi anche

[VIDEO] ecco come ho "svelato" il mistero della sigla di Lamù!

$
0
0

Come ormai saprete, domenica ho pubblicato il post (QUI) che avrebbe svelato il decennale mistero della sigla di Lamù.
Una conclusione a cui sono giunti anche altri amici; a cui io sono arrivato grazie a indizi incrociati.
Un articolo che non risponde esplicitamente alla domanda "chi canta la sigla di Lamù?", ma fornisce tutti gli elementi per avere un preciso quadro della situazione che sta dietro al mistero. E, facendo 2+2, alla soluzione ci si potrebbe arrivare facilmente.

Oggi voglio raccontarvi l'intero viaggio che ho intrapreso per svelare il mistero della sigla di Lamù!

Lo racconto in un video:


Ve lo racconto anche qui sul blog.

OTTOBRE 2016 - pubblico il mio primo articolo sull'argomento. L'articolo viene condiviso dai ragazzi della Pagina Facebook Il mistero della sigla di Lamù, che vi esorto a seguire.
Entro quindi in contatto con loro, e tramite loro conosco una persona che, da tempo, sta indagando privatamente. Annuncio di voler pubblicare un'intervista, che pensai abbastanza generica perché comunque non v'erano sostanziali novità.

ESTATE 2017 - l'intervista non viene mai realizzata, ma ho modo di sentirmi due o tre volte con questa persona, fino all'ultima occasione (inizio estate 2017). Qui mi viene detto che il mistero riguarda una questione di diritti (non onorati) e di cause giudiziarie.
Lascio perdere, ma -come anche in passato- i miei lettori continuano a chiedermi quando sarei tornato ad occuparmi del caso.

MAGGIO 2018 - tra i commenti al vecchio articolo, spunta fuori un nuovo utente. Mi dà una dritta niente male, da cui mi si accende la scintilla: i nomi di Shuki Levy e Haim Saban. Nomi che comunque erano già apparsi nelle ricerche, ma che stavolta mi spingono a indagare più a fondo e a collegare tutte le varie fonti che mi vengono fornite.

TRE GIORNI DI RICERCHE - tanto è durata la stesura del post, che è stata abbastanza complessa: più andavo avanti nella ricerca, più mi si paravano davanti grossi nomi e ulteriori intrecci.
Tuttavia poi il quadro mi è stato chiaro: ecco i collegamenti che ho fatto per risalire alla verità dietro il mistero della sigla di Lamù.


PREMESSA - Lamù è andata in onda, in prima visione assoluta, su Telecapri. Era il 1983, ma alcuni sostengono di aver visto l'anime, quello stesso anno, sul canale Antenna Nord.
Molto facile spiegare ciò: sia Telecapri che Antenna Nord erano parte del circuito dell'Italia 1 di Rusconi, che aveva riunito in syndacation 18 tv regionali per trasmettere i programmi del network.

FININVEST - nel 1983, Berlusconi compra Italia 1 e poco dopo Telecapri viene estromessa dal circuito. Ne nasce una causa legale tra Federico, patron di Telecapri, e la Fininvest. La causa si conclude con un accordo tra le parti.

LEVY E SABAN - compositori, fondarono la Saban Records. Si occupavano delle musiche e sigle di varie opere animate, tra cui quelle di coproduzione franco-giapponese della DIC Entertainment, tra cui Ulysses 31.

ULYSSES 31 - altro cartoon che, come Lamù, ha il mistero su chi sia l'interprete della sua sigla. Sigla a opera di Levy e Saban, ma che in italiano ha i testi di Alberto Testa con, riportano alcune fonti, la collaborazione non precisata di Ciro Dammicco. La sigla è stata incisa dalla Baby Records e ufficialmente è eseguita dal gruppo Superbanda.


BABY RECORDS - studio di registrazione. Qui è stata incisa un'altra sigla cartoon di cui ufficialmente non si conosce l'interprete: Il magico mondo di Gigì.

GIGÌ- serie giapponese acquistata e trasmessa da Rete 4 (non ancora proprietà di Berlusconi). In Italia arriva la versione riadattata per l'occidente dall'americana Harmony Gold (casa di produzione e distribuzione che ha lanciato la serie Robotech). La sigla di Gigì fu commissionata dalla Harmony Gold alla Saban Records: Saban e Levy scrissero quindi la canzone che i credits italiani riportano eseguita dal gruppo de I Somrisi (sic!), con Alberto Testa e Ciro D'Amico (sic!).

I SOMRISI - si tratta in realtà del gruppo I Sorrisi, ossia Saban e Levy stessi. Si pensa che la sigla, qualora a cantarla fosse una ragazza (e non un falsetto ottenuto in studio) possa essere stata interpretata da Jenah Agrama, figlia di Frank Agrama, presidente di Harmony Gold. Addirittura è stata lei a dare, indirettamente, il nome Gigì al personaggio giapponese Minky Momo, in quanto suo diminutivo.
Con lei ha collaborato il cantante italiano Ciro Dammicco.


LA HARMONY GOLD
Arriviamo al primo snodo: Frank Agrama ha iniziato la sua attività vendendo diritti di opere Paramount al suo amico italiano Silvio Berlusconi.
E qui ho pensato subito una cosa: magari anche le serie di Lamù e Gigì sono state acquistate con Berlusconi (o una sua società) come intermediario. Sospetto questo per un semplice motivo: una serie come Lamù, famosissima e nuovissima, per una questione puramente economica avrebbe avuto forse un costo eccessivo, a mandarla in onda solo su una televisione regionale.

HARMONY E SABAN
Scopro poi che la stessa sigla di Gigì non viene mai commercializzata su disco, in Italia. Probabilmente perché ci fu una disputa legale a causa dei diritti della medesima: Agrama denunciò Saban, e Saban controdenunciò Agrama. Il tutto si concluse con un accordo privato ma con la rottura tra le due società, che smisero di collaborare.

CIRO DAMMICCO
Fortemente sospettato di essere il cantante della sigla di Ulysses 31, è certo che Dammicco ha collaborato sia con gli Agrama sia con Levy/Saban, se il Ciro D'Amico dei credits è lui.
Dunque, la Superbanda e i Sorrisi sono praticamente le stesse persone: musiche di Levy/Saban a cui poi ogni paese fornisce un testo nella lingua di arrivo. Nel nostro caso, a opera di Alberto Testa, con Ciro Dammicco (o D'Amico).
Esperti musicali, confrontando le sigle di Lamù e di Ulysses 31, hanno dichiarato che l'interprete può essere il medesimo.
Ora, io non sono esperto: fate voi una prova, e magari confrontate anche la voce di queste sigle con un brano originale di Dammicco.

NOTE FINALI
Dammicco (fondatore di Videomusic e Eagle Pictures) collabora tuttora con l'editore di Telecapri, Federico: insieme, hanno lanciato un canale televisivo nel 2016.
Non solo: secondo notizie sul web, la sua Eagle Pictures ha distribuito opere Mediatrade, marchio della Mediaset sulle cui azioni Berlusconi ha avuto un processo a carico.

CONCLUSIONI
Questi sono tutti gli elementi che ho riunito, ed è così che li ho messi insieme.
Diritti tv, cause legali, case di distribuzione, studi di registrazione, colossi dell'intrattenimento americano. Sigle senza cantanti, misteri su misteri, e in mezzo il mistero da cui tutto è partito: quello sulla sigla di Lamù.
Che probabilmente, oggi, non è più tanto un mistero.

ami le sigle tv? leggi anche

[SERIE TV] Mighty Morphin Power Rangers, stagione 3 - la retrospettiva

$
0
0

Tornano i Power Rangers sul Moz O'Clock, per la retrospettiva approfondita sulla terza e ultima stagione della serie Mighty Morphin!
Abbiamo già analizzato la prima stagione (QUI) e la seconda (QUI), ora tocca al terzo capitolo, che è anche quello più ricco di eventi!
Pronti a tuffarvi nel mondo kitsch e colorato dei Power Rangers?
Go go!

PRODUZIONE

La terza stagione dello show conta 33 episodi e uno speciale; sebbene sia di durata più breve rispetto alle precedenti (ma bisogna considerare anche il segmento di coda Alien Rangers come parte della stessa: noi lo vedremo nel prossimo articolo), Mighty Morphin Power Rangers st. 3è anche la serie che propone allo spettatore episodi multipli e una trama molto più serializzata rispetto al passato, continuando a puntare sulla continuity stretta, ancora più che nella stagione 2.
Anche in questo caso, la Saban pensò bene che non fosse ancora il momento di cambiare i costumi ai Rangers, ormai così iconici. Si proveniva innanzitutto dall'uscita di Power Rangers: Il Film, che raccontava una variante della storia che verrà proposta negli episodi. Acquisendo i diritti della serie Ninja Sentai Kakuranger, anche in questo caso furono utilizzate soltanto le scene con i mecha.

il cast iniziale

COSA SUCCEDE AI KAKURANGER?

Come avvenne per i Dairanger, mai visti nello show (se non in un caso, vedi analisi della seconda stagione), anche i Kakuranger sono sacrificati per questa stagione, dubuttando però come gruppo a se stante nella minisaga successiva e riapparendo altre volte in futuro.

i Kakurangers: avremo modo di vedere anche loro...

POWER RANGERS: THE MOVIE

Prima che la terza stagione iniziasse in tv, nei cinema americani uscì il primo film sui Power Rangers, che narrava una storia alternativa a ciò che si vedrà nella serie, ossia l'acquisizione dei poteri Ninja da parte dei Rangers. Per l'occasione, la troupe tecnica e artistica si spostò a Sidney, ragion per cui anche qualche scena della seconda e terza stagione risultano filmate in Australia.
La trama vedeva il ritorno del malvagio mago Ivan Ooze, che imprigiona Rita e Zedd e distrugge il Centro di Comando. I Rangers si spingono sino al pianeta della guardiana Dulcea per ottenere nuovi poteri e distruggere Ooze definitivamente.

la locadina del film

MASKED RIDER:
LO SPIN-OFF

La particolarità di questa terza stagione è che comincia con una terzina di episodi che fanno da pilot a una nuova serie Saban: Masked Rider. La Saban aveva acquistato i diritti del giapponese Kamen Rider, e volle lanciare il nuovo personaggio all'interno del suo show di successo. Dunque, questo fa di Masked Rider un vero e proprio spin-off di Power Rangers, anche se poi nella sua serie regolare alcuni dettagli sembrano essere modificati e non si farà più menzione a quanto accaduto in questi episodi.

Masked Rider con i Power Rangers

LA STORIA

Dopo la breve avventura sul pianeta Edenoi, patria di Alpha e luogo di provenienza di Masked Rider, i Rangers devono affrontare una durissima battaglia.
Sulla Luna giunge infatti Rito Revolto, fratello di Rita e cognato di Zedd, arrivato a portare il suo omaggio per il matrimonio della sorella: si tratta dei guerrieri Tenga, che sostituiscono i Putties finora in uso. Inoltre, Rito stesso distrugge i Megazord in dotazione ai Rangers, che sono costretti a trovare il creatore delle Monete del Potere, il guerriero Ninjor. Ottenuti nuovi poteri, proseguono le loro battaglie contro Rita, Zedd e i loro scagnozzi. Dall'Australia giunge una ragazza, Kathrine Hillard: Rita la soggioga e fa in modo che costei metta in difficoltà i Rangers, ma alla fine l'incantesimo viene spezzato e Kat prende il posto di Kimberly come Pink Ranger: Kimberly infatti lascia il gruppo, per inseguire i suoi sogni di ginnasta. Gli eroi hanno anche ulteriori nuovi robot, gli Shogun Zords, dapprima sotto il controllo di Zedd. Purtroppo Master Vile, padre di Rita e Rito, monarca del male alla ricerca del Cristallo Zeo, fa sì che i Rangers tornino bambini... con l'assenza di difensori, i malvagi si apprestano a sferrare l'attacco finale...

il cast con Kathrine

I PERSONAGGI PRINCIPALI

KATHRINE HILLARD
Ragazza australiana, arriva a Angel Grove me viene controllata mentalmente da Rita. Dopo aver rotto l'incantesimo, si unisce ai Rangers come seconda Pink Ranger.
RITO REVOLTO
Fratello di Rita, regala a lei e Zedd le uova che contengono i guerrieri Tenga, da utilizzare nelle battaglie contro i Rangers. Rito fa spesso coppia con Goldar.
MASTER VILE
Padre di Rita e Rito, arriva sulla Luna mettendosi alla ricerca del Cristallo Zeo, che però viene diviso in cinque frammenti.
NINJOR
Guerriero solitario, vive nel suo tempio segreto nascosto in un deserto. È il creatore delle Monete del Potere e di diversi zord.

Rito e Rita

ANALISI

Come la precedente, anche questa stagione è, almeno nella prima parte, quella che rappresenta il picco massimo del successo dello show. Questo avvenne anche nel nostro paese, quando dalla trasmissione quotidiana in Bim Bum Bam la serie venne spostata nel primo pomeriggio (a giorni alterni), quasi contemporaneamente all'uscita del film nei cinema (da noi nell'autunno/inverno 1995).
I poteri ninja e i nuovi robot che ne seguono sono l'ultimo grande successo commerciale per i giocattoli, almeno in Italia.
La stagione è certamente la più articolata, proponendo molte storyline (tra cui l'abbandono di Kimberly) che lo spettatore dovrà seguire con più attenzione. Gli episodi "singoli" sono infatti una minima parte del lotto, che comprende perlopiù puntate suddivise in 2, 3 e anche 4 parti.

Ninjor e i Megazord

NOTE FINALI

  • Verso la fine della serie viene introdotto un ulteriore potere, quello delle Metallic Armor. I costumi dei Rangers diventano un po' più massicci, ricordando l'aspetto che sfoggiavano nel film.
  • Questa stagione vede per l'ultima volta una trasformazione in Ranger di Billy e Aisha.
  • L'attrice che interpreta Aisha termina qui la sua esperienza nello show, apparendo solo in un brevissimo cameo nella miniserie seguente.
  • Questa stagione segna l'ultimo utilizzo dei costumi della serie Zyuranger, ossia le tute ispirate ai dinosauri. Le rivedremo solo in occasioni speciali (decimo, quindicesimo e ventesimo anniversario dello show) e in un episodio della sesta stagione. 
  • Invenzione tutta americana, lo Shogun Ultrazord: assemblaggio di robot della stagione più il Titanus proveniente dalla prima.

  • I costumi dei guerrieri Tenga sono pressappoco gli stessi dei quasi omonimi Tengu apparsi nel film. Nome e aspetto di questi mostri sono basati su una popolare creatura del folklore giapponese.
  • La trasformazione in Ranger è preceduta, ora, dall'utilizzo dei Poteri Ninja. In questa modalità intermedia, i ragazzi ottengono dei vestiti da guerriero orientale.
  • La formula per la trasformazione non terrà più conto del nome dei dinosauri, ma quello generico del potere e del colore di ogni Ranger.
a Giugno sul Moz O'Clock: MIGHTY MORPHIN ALIEN RANGERS
I RANGER DI AQUITAR! I CRISTALLI ZEO! VERSO UNA NUOVA VITA DELLO SHOW!

Se ami i Power Rangers leggi anche

[CARTOONS] gli anime robotici riadattati (e stravolti) dagli americani

$
0
0

Nel post riguardante tutto l'intrigo internazionale che starebbe alla base del mistero della sigla di Lamù (leggi QUI), ci siamo imbattuti in due importanti aziende americane: la Harmony Gold e la Saban Entertainment.
Ebbene, queste case di produzione/distribuzione, assieme a diverse altre, dagli anni '80 hanno operato sul mercato statunitense (e, di conseguenza, europeo) in un modo abbastanza singolare: dopo aver acquisito serie animate dal Giappone, le hanno riadattate per il nuovo pubblico occidentale.
In mezzo ai tantissimi titoli riadattati (e spesso stravolti), ci sono anche serie di genere mecha.
E guardate cosa è successo, sia in America... che in Italia!

ROBOTECH

Probabilmente è il caso più famoso. Una serie che ha fatto storia, e che ha decretato il successo della Harmony Gold della famiglia Agrama.
Robotechè una lunga epopea spaziale divisa in tre segmenti: The Macross Saga, The Masters, The New Generation. E il motivo è presto detto: per funzionare sul mercato occidentale, era necessario che una serie durasse almeno 65 episodi, e la sola giapponese Macross non bastava. Così accorparono a questa altri due anime, sempre della Tatsunoko ma in origine completamente slegati fra loro: Suthern Cross e Mospeada.
Carl Macek si occupò del lavoro di rimontaggio, scrivendo una nuova storia coerente che potesse abbracciare i tre capitoli in modo filologico.
Robotech arrivò anche da noi nel 1986, sulle reti Fininvest (e poi Italia7).
Negli anni, anche ai giorni nostri, sono uscite diverse opere (romanzi, fumetti...) che proseguono la saga di Robotech.


VOLTRON

Voltron: Defender of the Universe è una serie della Wolrd Events Production che nel 1983 montò assieme due serie giapponesi completamente scollegate tra loro: Golion e Dairugger XV.
Il tutto con l'ovvio benestare della Toei Animation, che addirittura produsse venti episodi inediti ex-novo, per il mercato americano, del robot Golion.
Da noi la serie è doppiamente famosa: in primis perché nel 1982 venne trasmesso da Canale 5 l'originale Golion giapponese, e poi perché arrivò il suo adattamento americano, Voltron.

Voltron

La particolarità sta nel fatto che in Italia si sia vista la sola serie di Voltron legata ai robot-leoni (quindi il segmento Golion), e non arrivò mai il seguito tratto da Dairugger XV.
In ogni caso, Voltronè un vero e proprio marchio a sé, tanto che ne è stata realizzata una prosecuzione nel 1998 e un remake nel 2016.
Alcune storie a fumetti di fattura italiana furono pubblicate, all'epoca, sulle nostre riviste.

fumetto italiano di Voltron

TEKNOMAN

La Saban produsse assieme alla Tatsunoko la serie Tekkaman Blade, ideale sequel del vecchio Tekkaman. Riadattandolo per il mercato statunitense (e poi europeo), ne elimina sette episodi modificando nomi e situazioni.
Teknoman arriva su Italia 1 nel 1997 e in seguito viene replicato su Fox Kids.

Teknoman

LA BATTAGLIA DEI PIANETI /
G-FORCE / EAGLE RIDERS

La serie Gatchaman della Tatsunoko è un anime del 1972 che arriva in America nel 1978 per conto della Sandy Frank Production e diventa Battle of the Planets.
L'adattamento e la riscrittura made in USA ne hanno cambiato molti aspetti; addirittura, vennero prodotte e animate delle sequenze totalmente americane, inserite all'interno degli episodi originali.

Battle of the Planets

Nel 1986, sempre Sandy Frank ma stavolta con la Turner, rimettono mano all'opera eliminando la versione precedente, cercando di restituire un prodotto un po' più fedele -almeno nelle tematiche-.
Si tratta di G-Force, che segue l'originale struttura degli episodi di Gatchaman ma ne fornisce un nuovo adattamento per nomi e situazioni.

G-Force

Anni dopo, altri episodi dello stesso titolo furono acquistati dalla Saban, che rinominò tutto Eagle Riders, cambiando ulteriormente i precedenti adattamenti americani.
In Italia abbiamo visto la serie parziale Battle of the Planets, e poi gli episodi originali successivi di Gatchaman. Ma questi stessi episodi li abbiamo avuti in versione Eagle Riders, mandati in onda nella seconda metà degli anni '90.

gli Eagle Riders

SCERIFFI DELLE STELLE

Saber Rider and the Space Sheriffsè una serie realizzata dalla World Events Production sulla base della nipponica Sei Jūshi Bismark. Completamente rimontata e riscritta, è stata mandata in onda nel 1987 (da noi 1988, su Italia7).

Sceriffi delle Stelle

FORCE FIVE

Discorso particolare merita Force Five, una serie antologica che, in cinque stagioni presentate contemporaneamente (una al giorno), presentava ben cinque robot differenti.
Nello specifico, sono stati importati e adattati i seguenti show giapponesi: Gaiking, Danguard Ace (chiamato Dangard), Getter Robo G (che diventa Starvengers), Grendizer/Goldrake (in USA Grandizer) e Starzinger (che prende il nome di Spaceketeers).

il logo Force Five

Ognuna di queste stagioni prevedeva 26 episodi, riducendo di molto la durata delle serie originali.
Force Five venne prodotta dall'American Way di Tim Jerry, con la Mattel come sponsor: la Mattel aveva già importato i giocattoli di questi e altri robot, che la Marvel fece confluire (negli anni '70) all'interno di una serie a fumetti: Shogun Warriors.

i F4 con un robottone giappo

Insomma, non solo per i Power Rangers e altri sentai: col beneplacito del Giappone, tantissime altre serie sono state smembrate e riassemblate per un nuovo mercato!

[ME/BLOG] MikiMoz/Moz O'Clock: il blogger e il blog

$
0
0

Considerato il recentissimo arrivo -in blocco- di tanti nuovi amici lettori, ecco a voi un post generico.
Generico, dopo quelli un sacco specifici dei giorni scorsi.
Un post che parla di me e del blog, un ideale starting point per conoscermi meglio!

CONTATTI

e-mail:mikimoz@hotmail.com
Facebook: Miki Moz

Twitter:https://twitter.com/miki_moz
Google+:profilo MikiMoz
Instagram:
https://www.instagram.com/moz_o_clock/

Pagina Facebook del Moz O'Clock:
https://www.facebook.com/mozoclock/
Canale Youtube del Moz O'Clock:Moz O'Clock Video
Canale Telegram del Moz O'Clock: @mozoclock

MIKIMOZ

VITA
Nato in Abruzzo nei primi anni '80, trasferitomi in Puglia dalla seconda metà dello stesso decennio, ho vissuto lì fino alla fine del liceo. Sono poi tornato a vivere in Abruzzo, dapprima per motivi di studio e poi per lavoro. Ma, appena posso, torno volentieri nella casa pugliese.
Sono stato scout; collaboro nell'organizzazione di eventi culturali/ludici/popolari, grandi e piccoli.
PERCORSO DI STUDI
Ho frequentato il Liceo Classico, poi ho studiato Lingue e Letterature Straniere con indirizzo Turistico (tesi in Letteratura Spagnola, Storia Contemporanea e Cinema) e infine Comunicazione, corso in Produzione Artistica e Nuovi Linguaggi (tesi in Cinema e Televisione e Storia Contemporanea). Nel mentre, ci ho fatto uscire anche un corso di scrittura organizzato dell'università.

OCCUPAZIONI
Ho lavorato nel turismo, ho presentato progetti con la scuola, e ho gestito per tre anni un centro culturale di aggregazione giovanile.
Mi sono concesso anche un'annata in cucina, gestendo la stessa (con le mie creazioni junkfood) per un locale serale/notturno.
PASSIONI
Divertimento in generale. Che comprende, in ordine sparso: scrittura, pranzi&cene&dopocena, passeggiate nella natura, amici, musica, cinema, tv, letture, fumetti, giochi. Non amo la fantascienza, gli zombi e i vampiri... tranne rari casi.
SUL WEB
Attivo nelle chat tematiche sin dal mio arrivo nella rete (1999), prendo il nickname da Mozgus, personaggio del fumetto Berserk. Proprio quest'opera mi apre alla scrittura per il web: dal dicembre del 2001 fino al 2009 mi occupo dell'area contenutistica del sito Berserk Chronicles.
Non mancano collaborazioni con siti come Osservatori Esterni, Mangaforever e altri progetti in rete.
Nel 2006 apro il mio blog personale, con la voglia di raccontare il pop presente nella mia vita e nei miei ricordi.
#MASSIMOESPERTO DI
-BERSERK: mio fumetto preferito; da sempre ne scrivo in rete, e forse ora non solo più in rete! Attualmente sono impegnato con l'analisi degli archi narrativi (qui).
-HE-MAN AND THE MASTERS OF THE UNIVERSE: un brand che amo e che è parte integrante della mia vita. Ne ho trascritto l'intera storia in modo filologico (qui).
-TWIN PEAKS: per me un vero culto, sono stato il primo -in Italia e non solo- a riassumere e recensire i nuovi episodi, nell'estate 2017 (qui).
-POWER RANGERS: kitsch ma mitici, seguo sempre con interesse le evoluzioni. Attualmente ne sto analizzando le prime stagioni degli anni '90 (qui).
-STREET FIGHTER: tra i videogiochi, è quello che più amo. Ma ne amo anche le trasposizioni animate, dal vivo, a fumetti. Sto recensendo i migliori titoli (qui).
-DIABOLIK: altro fumetto preferito; il mio sogno è scrivere un soggetto per una sua avventura.
Il ladro in nero è sempre presente sul mio blog (qui).
-LEGO: il mio giocattolo preferito di quando ero bambino. Ancora affascinato dal loro mondo colorato, ne parlo ogni volta che posso (qui).
 

MOZ O'CLOCK


COME E QUANDO
Il Moz O'Clock arriva nel novembre 2006 col nome °°PoP CoRNeR°°. Sempre immaginato come estensione virtuale della mia cameretta, ho voluto che dentro ci fosse molto di me e della mia vita, nonché ovviamente le mie passioni. Il blog nasce col preciso scopo di cristallizzare ricordi che altrimenti rischierei di perdere. 
LE FASI DI VITA
Nei primi mesi letto solo dagli amici di un forum, subito dopo il blog diventa zona di nuovi amici "fisici", tra cui Sandrino che da sempre ne cura la grafica (qui l'evoluzione della stessa). Una seconda generazione di utenti è arrivata nel 2009, mentre la prima spariva praticamente del tutto. Dal 2012 la cerchia si allarga esponenzialmente, e ciò porterà alla nascita di una vera e propria community. Oggi, tra vecchi e nuovissimi utenti, il Clockers Clubè il mio orgoglio!
GLI ARGOMENTI
Ghiandole Surreali, Cultura Pop a 360°, Diario di un Eterno Dodicenne, Idee in Erezione, Il blog nerd, geek, pop, Il blog della nostalgia: sono i diversi sottotitoli che il Moz O'Clock ha avuto nel tempo.
Tra gli argomenti trattati: RETRONOSTALGIA, CINEMA, TV, CARTOONS, SERIE, FUMETTI, LIBRI, RIVISTE, ROMANZI, VIDEOGAMES, GIOCHI, GIOCATTOLI, COLLEZIONI, RACCONTI, BLOGGING, WEIRD, MISTERO, VIDEO, VITA VISSUTA, RICORDI, RICETTE JUNKFOOD, MUSICA, TEMPO LIBERO, FOTO, SPOT, INTERVISTE.

 

LE RUBRICHE
Varie, le rubriche fisse proposte di mese in mese:
-MIKIPEDIA: fotoricordi del mese
-LA MOZINTERVISTA: dodici domande a un blogger
-CHI DIMENTICA È COMPLICE: trashate da incorniciare
-COME FINISCE: il gran finale di un'opera
-NUMERI 1: l'inizio di un grande titolo
-EXIT POOL: il sondaggio
-GUIDE: un ampio dossier/special
-LISTE E CLASSIFICHE: tante opere in sequenza
-RECENSIONI: i miei giudizi
-20 CURIOSITÀ SU: quante ne sai?
-SFM: le sigle meno famose dei cartoons
-°°PoP CoRNeR°°: i miei post, come una volta
-LUOGHI CULT: oggi non esistono più
-AFFETTI PERSONALI: i miei oggetti cult
-VERSUS: due cose a confronto
- MIKI E...: la mia esperienza con qualcosa
-IL MEGARIASSUNTO: la sintesi di un'opera

[SERIE TV] Young Sheldon, la recensione (no spoiler)

$
0
0

Chiunque al mondo conosce senza dubbio The Big Bang Theory, popolarissima sit-com americana che racconta le vicende geek di Sheldon Cooper e i suoi amici.
Il protagonista è diventato così iconico che la produzione ha messo in cantiere uno spin-off incentrato sulla sua infanzia
E si passa dunque dal mondo nerd agli anni '80, come vuole la moda del momento.
Una scelta azzeccata: ecco Young Sheldon, l'unico altro Cooper ammesso sul Moz O'Clock dopo l'agente dell'F.B.I.!
La recensione -senza spoiler- è a cura dell'amico Mario.



Young Sheldonè una sitcom statunitense creata da Chuck Lorre e Steven Molaro, prodotta dal 2017. Prequel della serie The Big Bang Theory, è incentrata sull'infanzia di Sheldon Cooper.

TRAMA

Sheldon Cooper, un giovane genio del Texas orientale, all'età di nove anni si trova a frequentare il liceo. La sua infanzia trascorre in una famiglia in cui si trova poco a suo agio, tra una madre fervente cristiana rinata, un padre allenatore della squadra di football e i due fratelli che non perdono occasione di prenderlo in giro o renderlo vittima dei loro scherzi.

i due Sheldon

Si resta piacevolmente sorpresi dalla visione di questa serie. Specie per quanti hanno sempre sognato di vedere la giovinezza di Sheldon Cooper, grazie anche ai suoi racconti fatti durante la serie madre. Sheldon Cooper è ormai entrato nell'immaginario colletivo, grazie alla bravura e all'interpretazione di Jim Parsons. Ma le vere domande sono due:
Iain Armitage è stato bravo nel ruolo del giovane Sheldon? E soprattutto... Com'era la famiglia di Sheldon?

I PERSONAGGI

SHELDON COOPER (Iain Armitage)
È un bambino estremamente intelligente, ha 9 anni e vive nel Texas Orientale.
Il personaggio è esattamente come ce lo si poteva immaginare. Un bambino educato, a volte odioso. Che però ha un gran cuore, soprattutto verso i suoi genitori e sua nonna.
Iain Armitage a parer mio ha surclassato l'interpretazione di Jim Parsons. Il suo Sheldon più ''umano'' e meno ''robot''è qualcosa di straordinario.


MARY COOPER (Zoe Perry) 
È la madre di Sheldon. Ho apprezzato moltissimo il suo personaggio e il ruolo che ricopre all'interno della famiglia. Così come in TBBT, Mary è la classica cristiana fervente. La cosa che ho più apprezzato di lei è che si preoccupa moltissimo per Sheldon: il suo amore nei confronti del piccolo intelligentone è qualcosa che scalda il cuore. La scena del papillon di Sheldon nella 1x01 ne è la prova.


GEORGE COOPER Sr. (Lance Barber)
Il padre. Dunque... a me il suo personaggio è piaciuto. Finalmente abbiamo potuto vedere il ''famigerato'' padre di Sheldon. È il classico capofamiglia americano degli anni '80. Padre molto menefreghista che passa tutte le sue giornate a bere birra. Sembra non essere soddisfatto degli obbiettivi raggiunti. Un po' come Murray de IGoldbergs, per intenderci.
A volte è in disaccordo con la moglie e con il figlio. Però si vede che vuole molto bene a Sheldon. Basti pensare al finale della 1x08.




GEORGE "GEORGIE" COOPER Jr. (Montana Jordan)
Fratello maggiore di Sheldon.
Durante TBBT, Sheldon ha parlato poco di suo fratello. E questo a parer mio è stato un bene. Ho avuto modo di scoprire un personaggio fantastico. È il classico adolescente ribelle, a cui non piace studiare. È invidioso del fratello perché lo fa sentire ''stupido''. A parer mio è uno dei personaggi migliori dopo Sheldon.


MELISSA "MISSY" COOPER (Raegan Revord)
Sorella gemella di Sheldon.
Che dire su di lei? Dalle pochissime volte vista in TBBT, mi ero fatto un'opinione del tutto diversa. Credevo che fosse la classica ''bella scema'' di turno, anche da bambina. E invece non è stato così.
Ho apprezzato il suo carattere ''odioso'' fino in fondo. È una bambina piuttosto arrogante che cerca in tutti i modi di divertirsi. Una scena che mi ha colpito di lei è quella in cui nella 1x10, quando guardava il letto vuoto di Sheldon e pregava affinché lui fosse lì vicino a lei.
Una bambina che sotto sotto ama suo fratello, anche se non lo ammetterà mai.


CONSTANCE "CONNIE" TUCKER (Annie Pott)
La nonna di Sheldon. Finalmente possiamo dare uno sguardo più approfondito alla tanto amata nonnina. Come molti di voi sapranno, è un personaggio importantissimo per Sheldon. Ho adorato la rivalità che c'è tra lei, la figlia e il genero. Ho adorato il suo carattere menefreghista, ho adorato l'amore che prova per i nipoti. Insomma di lei si adora tutto.

CONSIDERAZIONI FINALI

Young Sheldonè sicuramente una delle migliori serie del 2017.
Ma se vi aspettate un TBBT con lo Sheldon in miniatura rimarrete delusi.
La sit-com a parer mio è molto più matura di TBBT. E presenta anche dei momenti forti.
La comicità ovviamente non manca: la puntata 1x03 ne è l'esempio perfetto. O come piace dire a me è un ''Best Match'' perfetto.
Consiglio l'opera a tutti gli appassionati di TBBT, e soprattutto a tutti i fan di Sheldon Cooper. Se volete vedere uno Sheldon Cooper meno ''pazzoide'' e più ''umano'' questa è la serie che fa per voi.

Se ti è piaciuto, leggi anche
I GOLDBERGS - la recensione

[ICONE] Cobra Kai, la storia del dojo

$
0
0

C'è poco da fare: chiunque sia cresciuto guardando la saga di Karate Kid ha in mente due cose: la cera da mettere e togliere, e il dojo Cobra Kai dei cattivi.
E, chiunque, penso avesse voluto (sotto sotto) essere parte di quel gruppo, piuttosto che allievo dei metodi zen di Miyagi.
Cobra Kai: un palestra per bulli di cui vi racconto la storia.

DOVE
Encino, quartiere meridionale di Los Angeles, California.

IL SENSEI STORICO
John Kreese, ex veterano delle forze speciali in Vietnam.

Kreese e i suoi metodi da guerra

IL MOTTO DEL DOJO
Colpisci per primo, colpisci duro, non avere pietà.

LA DISCIPLINA
Kreese allenava un nutrito gruppo di ragazzi tra cui Johnny Lawrence, il più forte della palestra.
I metodi di insegnamento di Kreese, fanatico e violento, erano improntati su tutto ciò che le arti marziali non dovrebbero essere: aggressività e spietatezza.

nel pieno splendore del Cobra Kai

LA STORIA
Lo stabile dove sorge il dojo è di proprietà del miliardario Terry Silver, ex commilitone di Kreese e suo grande amico. Come Kreese, anche Silver è un appassionato praticante di karate.
Quando Daniel LaRusso vince il torneo di arti marziali 1984, sconfiggendo Johnny Lawrence, il Cobra Kai cade in rovina: visti i metodi di insegnamento, Kreese viene radiato dalle federazioni sportive; il dojo si svuota e perde tutti i suoi allievi. Dopo nove mesi, Kreese decide di riconsegnare le chiavi dello stabile al suo amico Silver.
Costui però rimette in piedi il Cobra Kai, ristrutturandolo e riaprendolo, col solo scopo di farla pagare a LaRusso e Miyagi.
Lo stesso Daniel finirà per allenarsi lì, credendo Silver un benefattore.
A un anno dal precedente torneo, LaRusso difende il titolo contro Mike Barnes, nuovo allievo del Cobra Kai. Sconfitto costui, la palestra viene bandita da ogni competizione sportiva e viene dimenticata.

Terry Silver, a metà tra Tommy dei Power Rangers e Fiorello

Trentatrè anni dopo questo evento, lo spiantato Johnny Lawrence riapre inaspettatamente il dojo Cobra Kai: nonostante il suo approccio poco ortodossio e i metodi dolorosi durante l'allenamento, la palestra inizia a essere frequentata da diversi ragazzi.
Tuttavia, quanto avvenuto dopo la precedente riapertura gestita da Silver e Kreese, sul dojo Cobra Kai e i suoi studenti pende ancora la squalifica a vita da ogni torneo.

Johnny e il Cobra Kai nel 2018

Riuscirà l'ex bullo Johnny a far valere le sue ragioni?
Cosa ne sarà della palestra più figa degli anni '80? E cosa è successo nel frattempo allo spietato sensei Kreese?
La storia del Cobra Kai è appena iniziata... per saperne di più vi consiglio di leggere questo post su The Reign of Ema.
Strike first. Strike hard. No mercy.

[GUIDA] tutte le continuity di Highlander

$
0
0

Highlander, abitante delle Highland scozzesi.
Un termine che grazie a questo film ha perso via via la sua connotazione geografica per diventare sinonimo di "immortale".
Il primo lungometraggio arriva nel 1986, con Christopher Lambert e Sean Connery nei ruoli principali.

Ma il successo ha generato sequel, serie animate, serie tv e persino un film d'animazione: opere che spesso sono in contraddizione tra loro, se non addirittura costituenti continuità a sé.
Vediamo insieme tutte le linee narrative della grande saga dell'immortale Higlander.

IN PRINCIPIO:
HIGHLANDER (1986)

Questo è l'inizio di ogni continuity.
Qui ci viene raccontata la storia del guerriero scozzese Connor MacLeod, che scopertosi immortale è costretto a lasciare il suo villaggio e comprendere il suo destino.
Connor vive mille vite e mille avventure, fino al 1985, anno della grande Adunanza, dove gli immortali si ritrovano affinché ne resti solo uno. Il tutto è allietato dal glam rock dei Queen.

IL PRIMO SEQUEL:
HIGHLANDER - IL RITORNO (1991)

Un film che dal fantasy vira inaspettatamente verso la fantascienza, spostandosi nel futuro e rivelando una stonata provenienza aliena per gli immortali. Non era il film che il regista avrebbe voluto realizzare, tanto che anni dopo lo rimonterà secondo la propria visione: sparisce ogni riferimento extraterrestre e ne esce la Renegade Version. Come sequel del primo capitolo, vede la sua continuity arrestarsi qui.

LA SERIE SEQUEL:
HIGHLANDER (1992 - 1998)

Sei stagioni che ampliano situazioni e mondo del franchise. Il protagonista è Duncan MacLeod, guerriero dello stesso clan di Connor. Anche Connor è sempre nominato all'interno degli oltre cento episodi, comparendo addirittura nel primo.
Questa serie costituisce un nuovo filone narrativo per il marchio Highlander: quello più lungo, articolato e duraturo. Diversi sono anche i romanzi e fumetti canonici, ambientati in questo universo.

IL TERZO FILM:
HIGHLANDER 3 (1994)

Ignorando completamente i fatti della seconda pellicola, questo terzo capitolo riparte da dove era terminato il primo, costituendone un sequel diretto.
Ci viene raccontato come non tutti gli immortali abbiano partecipato all'Adunanza del 1985, e infatti a mancare fu proprio chi Connor MacLeod ebbe modo di affrontare in passato, quando -abbandonata la vita nelle Highlands- si recò in Giappone. Highlander 3 ignora però anche gli avvenimenti della serie tv già in corso, costituendo un seguito a sé, una continuity altrettanto ponderata e valida, ma che si esaurisce con questo stesso film.

CARTOON:
HIGHLANDER - THE ANIMATED SERIES (1994)

Realizzata dalla Gaumont, è una co-produzione franco-canadese in 40 episodi.
Spin-off del primo film, vede come protagonista l'ultimo dei MacLeod, Quentin, in una terra postapocalittica. Rappresenta quindi un'ulteriore continuity mai più trattata. In Italia abbiamo visto questo cartoon su Solletico (riscopri qui le serie dimenticate trasmesse da Raiuno).

LO SPIN-OFF:
HIGHLANDER - THE RAVEN (1998 - 1999)

Costola della serie televisiva, ne riprende un personaggio chiave (Amanda, una immortale legata alle vicende di Duncan MacLeod) e in 22 nuovi episodi sviluppa le sue storie personali.

 LA STORIA PROSEGUE:
HIGHLANDER - ENDGAME
(2000)

Film che si pone a conclusione della lunga serie televisiva, inserendosi in questa continuity (quindi: primo film, serie, spin-off The Raven). Rivediamo il personaggio di Connor MacLeod, che qui è protagonista per l'ultima volta, affiancato dall'amico Duncan.

IL NEMICO:
THE METHOS CHRONICLES (2001)

Una serie animata in flash composta da otto microepisodi, racconta le storie del grande nemico Methos, il più antico degli immortali. Anche questa parte di storia è considerata canonica per la continuity della serie tv.


UN FILM D'ANIMAZIONE:
HIGHLANDER - VENDETTA IMMORTALE (2007)

Il film si colloca nell'universo narrativo generale di Highlander, e presenta un nuovo protagonista: Colin MacLeod. Le vicende si svolgono nel futuro. Il film è stato realizzato dalla Imagi Animation e lo studio Madhouse, per la regia di Yoshiaki Kawajiri.

LA FINE:
HIGHLANDER: THE SOURCE (2007)

Ultima (per ora?) avventura di Duncan MacLeod, che conclude qui le sue vicende confrontandosi con Methos alla ricerca di una mistica Sorgente.

IL FUTURO?

Sembra che l'intera saga stia per essere riscritta per un reboot.
Vedremo cosa succederà, dopotutto si tratta di un franchise... immortale.

RICAPITOLANDO...

Ecco uno specchietto sulle varie continuity della lunga saga di Highlander:
1)Highlander - Highlander II
2)Highlander - Highlander II Renegade Version  
3)Highlander - Highlander Tv Series - The Raven - The Methos Chronicles - Highlander: Endgame - Highlander: The Source
4)Highlander - Highlander 3 
5) Highlander - Highlander The Animated Series
?)Vendetta Immortale


Se ti è piaciuto leggi anche

[PENSIERI] la nuova frontiera del politically correct

$
0
0

Ci risiamo.
I tizi che vedete nella foto qui sopra sono i nuovi Robin Hood e Little John, dove il buon Robin ha una faccia da stronzetto e Little John è... nero?!

Esattamente: nella nuova trasposizione, il capo dell'allegra brigata sarà un mandingo.
Giusto qualche giorno fa parlavamo degli stravolgimenti che avvengono nelle trasposizioni, da un medium all'altro (QUI).

Non avevamo toccato il tasto della nuova frontiera del politically correct: l'inserimento forzato di minoranze etniche, di minoranze sessuali e di figure femminili sempre più forti e protagoniste.
Cosa c'è di male? Nulla, se la storia è originale.
Tutto, se vuoi riscrivermi un classico cambiando razza, sesso e tendenze a situazioni già note e codificate.

In un mondo che cambia velocemente percezione di ciò che lo circonda -ed è palese essere una visione indotta a monte- è chiaro che il tutto passa anche dalle opere di intrattenimento.
Robin Hood e Little John sono personaggi di fantasia, mutuati da leggende e ballate.
Ora, ok che la Disney ne fece un orso, ma sinceramente voi come lo immaginate Little John?
Io tutto fuorché Django Unchained (la d è muta).
Proprio non puoi evitare di inserire la figura esotica in un racconto che si svolge tra pelli bianchicce tipiche degli hooligans? Bene, e allora fai come in Robin Hood Principe dei Ladri, con Morgan Freeman a impersonare un moro.
Ci sta, e Azeem è un grandissimo personaggio. Inedito, preciso e logico all'interno della storia (che inizia a Gerusalemme, tra crociate, Islam e abdullà taglioni).
Ma il senso di trasformare qualcosa che già esiste in qualcosa di diverso, beh, è sbagliato.
Lo è a prescindere, come detto già nel post linkatovi sopra.

Robin Hood e Azeem, non Robin Hood e Little John

VORREI LA PELLE NERA?

April O'Neal, da sempre bianca, nel nuovo cartoon sulle Ninja Turtles ci diventa afro. Boh.
Il costume dell'Uomo Ragno, da sempre indossato da Peter Parker, per un (triste) periodo è stata l'identità segreta di Miles Morales. Indovinate quanto era abbronzato da 1 a 10.
Nell'ultimo -penoso- film sui Fantastici Quattro, la Torcia Umana si era bruciata talmente tanto che anche in abiti civili aveva cambiato etnia. Il bello è che Johnny Storm è fratello di Sue Storm, nel film rimasta bianca!
Sempre cambio razziale (e pure bullistico) quello invece avvenuto in Spider-Man Homecoming. Flash Thompson: chiunque sa che costui è il piacione, sportivo, acclamato wonder boy della scuola.
Soprattutto, è bianco coi capelli biondi/rossicci. E invece.
Eccoti un saputello secchione e cyberbullo del... Guatemala? Vediamo una diapositiva.

sono lo stesso personaggio.

DONNE IN CERCA DI GUAI?

Di eroine è pieno il mondo.
Anche quello dell'intrattenimento.
Personaggi nati per essere simbolo di femminilità e parità dei sessi, che non hanno nulla da invidiare ai machos.
Prendiamo She-Ra, sorella gemella di He-Man. A pugni e calci siamo lì, e in più ha anche altre capacità (come la taumaturgia).
Wonder Woman, specie nella sua declinazione seriale televisiva, divenne un cult.
Xena è solo l'ultima principessa guerriera, in un mondo dove i maschietti hanno le palle mosce.
Le guerriere Sailor? Talmente forti, come modello, che vennero accusate di creare disturbi d'identità nei maschietti.


Ma appunto, She-Ra non è la riscrittura femminile di He-Man, tipica di chi si alza una mattina e dice "ok, nella nuova serie mettiamo le tette a He-Man che oggi è figo battere sulla questione femminile". No. È una cosa a sé, inedita.
Sono storie e personaggi nati per essere così, originali.
Inutile cambiare sesso a charcaters già esistenti (Milo di Scorpio nell'orribile film sui Cavalieri dello Zodiaco ne è un esempio). Non porta a niente: è solo ridicolo.

COM'ERA UN TEMPO

Sn dagli anni '70 si è sentita la necessità -invero più che giusta, anzi realista- di inserire esponenti di etnia non caucasica all'interno dei vari prodotti. Abbiamo così Cicciobello Angelo Negro, esistente anche oggi ma senza la temuta g; vari africani, cinesi, giapponesi in Big Jim e Barbie, e pure simil-asiatici e simil-africani nella linea dei Masters.

la g è muta

Ecco: Clamp Champ, su tutti, nasce per essere nero. E spaccaculi. Ha una sua storia, non hanno cambiato colore della pelle a, chessò, Man-at-arms. No: Clamp Champ è originale, inserito per il politicamente corretto, ma sempre originale.
Nel 2002 fu creato il personaggio di Zodak, nero, che forse doveva essere lo stesso Zodac che negli anni '80 era bianco: ebbene, oggi sono ufficialmente due personaggi diversi, perché in effetti... lo sono!
Se c'è qualcosa di inedito o mai raccontato, allora mi sta bene introdurre delle novità (ad esempio, chi ci dice che Mantenna non sia gay?). Ma non va bene cambiare cose che in origine sono già codificate (ad esempio, sarebbe sbagliato se Teela diventasse lesbica, perché sappiamo che ama Adam e avrà un figlio da lui).

Zodac e Zodak

Poi ci si mettono di mezzo anche le femministe: oggi, una battuta del film Highlander non passerebbe mai. Quando la donna di Connor chiede che il guerriero torni tutto d'un pezzo dalla battaglia, le viene risposto "sappiamo quale pezzo ti interessa di più!". Oggi apriti cielo.
Stesso film, un poliziotto demotivato dice che ha per le mani un caso riguardante un cane mangiato dai vicini vietnamiti. E qui via coi cliché razzistici.
Come per Apu de I Simpson. È sempre andato bene, oggi invece viene accusato di ricoprire uno stereotipo offensivo: quello dell'immigrato indiano da minimarket. Un qualcosa che ha avuto un risvolto positivo: far tornare lo show a produrre, dopo oltre quindici anni, un episodio degno di nota.

MA ALLORA FUNZIONA?

Perché cambiano colore della pelle ai personaggi?
Perché inseriscono persone di altre etnie?
Perché rendono le donne sempre più indispensabili e forti?
Ovvio, per questioni di mercato: per attirare la minoranza etnica, per farsi amare dalle femministe.
E funziona? Pare proprio di no, stando a ciò che si dice.
Le donne riempiono i cinema per le 50 sfumature, i neri se ne sbattono se Spiderman è afro.
Perché loro hanno già la blaxploitation, un genere preciso e circoscritto che li riguarda. Bello, originale, geniale.

un vampiro nero

CONCLUDENDO

C'è un bellissimo scambio di battute, in Cobra Kai. Serie che idealmente rappresenta uno scontro tra gli anni '80 e oggi. Quando l'ex bullo eighties, ormai adulto, decide di allenare il debole ragazzino di oggi, non fa che chiamarlo "femminuccia", "fighetta". Il ragazzino gli risponde che non sta bene usare questo genere di parole, che sminuiscono la figura della donna.
Johnny Lawrence lo interrompe subito, incredulo e stizzito: "silenzio!".
Ecco, stiamo zitti tutti, che i problemi delle donne, delle minoranze e di chi soffre non si risolvono cambiando qualcosa di già noto. Perché è peggio, è depotenziante, è una pacchianata carnevalesca.
Inventate storie forti, con nuovi modelli forti. Black Pantherè una buona ripartenza.
Anche se poi in America pensano che il Wakanda esista davvero.

[CARTOONS] Street Fighter II Victory, la retrospettiva

$
0
0

Nel 1995, un anno dopo il film d'animazione (QUI), arriva sulle tv giapponesi la prima serie animata ispirata ai combattenti di strada.
Se il precedente film rispettava praticamente del tutto la trama e i personaggi del videogame, questo anime presenta invece numerose modifiche, a partire dal look dei protagonisti.
Rivediamo assieme Street Fighter II V!

LA GENESI

Il Group TAC e il regista Gisaburo Sugii ritornano a occuparsi del mondo di Street Fighter con questa serie, dopo aver animato e diretto il film. Numerosi, però, sono i cambiamenti apportati. Innanzitutto nell'età e nell'aspetto dei personaggi, ad opera di Akira Kano; poi nella storia, scritta da Kenichi Imai, che vuole raccontare a modo suo una sorta di "prequel" delle vicende, specie di come i protagonisti Ryu e Ken abbiano appreso le loro tecniche più emblematiche: l'Hadoken e lo Shoryuken. Ovviamente in modo non canonico.

Ken e Ryu

TRAMA

Ryu e Ken sono stati allievi dello stesso maestro; reincontratisi a San Francisco, le buscano di santa ragione da Guile, durante una rissa in un bar frequentato dai militari americani. Decidono di compiere un viaggio attorno al mondo, in cerca di nuove esperienze. Arrivati in Cina, conoscono la giovane Chun Li ma ben presto si imbattono anche nella Ashura, una sorta di associazione mafiosa alle dirette dipendenze della Shadaloo di Bison. Dopo aver appreso nuove tecniche, i protagonisti saranno costretti a scontrarsi proprio con l'organizzazione terroristica.

M. Bison in blu

ANALISI

La storia, sebbene  si concentri sempre sul mito di Street Fightere sui suoi principali personaggi, modifica tantissimi aspetti dello stesso. Dai dettagli di look -come i capelli a spazzola per Ryu, il ciuffo di Fei Long, la sparizione delle trecce di Cammy o l'aspetto di Sagat (non più cieco a un occhio, e senza la tipica cicatrice)- a cambiamenti nel carattere e nelle storie dei protagonisti: lo stesso Sagat è qui un galeotto incastrato dai mafiosi; Dhalsim un santone che insegna le tecniche dell'Hado; Zangief una guardia del corpo di Bison.
La storia risulta comunque ben strutturata, costruita a "livelli": in 29 episodi si parte dal viaggio di Ryu e Ken fino ad arrivare al loro coinvolgimento coi narcotrafficanti dell'Ashura, la vendetta della stessa che fa incarcerare ingiustamente Ryu, e poi la discesa in campo di Bison e dei suoi uomini.
Un po' lenta, forse, la parte ambientata in India, con l'acquisizione dell'Hado, in un breve arco di episodi che fa da preludio agli scontri più importanti.

Ken e Chun Li, sembra proprio un hentai anni '90

I PERSONAGGI

RYU E KEN
Protagonisti, sostanzialmente gli stessi di sempre. Il primo è incline al combattimento, cercando sempre di imparare nuove tecniche; il secondo sarà tenuto prigioniero da Bison, fatto oggetto di ricatto.
CHUN LI
Figlia di un poliziotto cinese, si presenta come guida turistica. Accompagnerà i protagonisti in molte avventure, sino a che Bison non le farà impiantare un microchip che la tramuta in un suo soldato.
M. BISON
In questa serie, il capo della Shadaloo guadagna un aspetto massiccio e minaccioso.
I suoi piani deliranti mirano a un mondo perfetto per ripristinare un antico equilibrio del pianeta.
VEGA
Sadico, pazzo e maniaco, il nobile spagnolo è un amatissimo torero che si innamora di Chun Li.
DOW LAI
Padre di Chun Li, in questa serie è vivo (verrà ridotto in coma). Investigatore dell'Interpol, cerca da tempo di sgominare un'associazione mafiosa.
CAMMY
Assassina al soldo del nemico, indossa una collana a forma di croce da cui estrae una corda per strangolare e/o impiccare la vittima.
GUILE
Comandante dell'Aeronautica Statunitense, massiccio e forte, avrà modo di reincontrare Ryu e Ken quando le loro strade si incrociano nuovamente a causa della Shadaloo.
CHARLIE
Miglior amico di Guile, è un soldato che riesce a penetrare nel covo di Bison per sgominarne l'organizzazione terroristica.

LE SIGLE ITALIANE

Val la pena di citare le sigle dell'edizione italiana (vedi note finali), che -mettendo da parte le originali giapponesi- propone al pubblico due brani del gruppo glam rock Dhamm.
Celebre è l'iniziale Tra cielo e terra, in tv utilizzata anche come finale:


Molto evocativa l'ending, E pace sarà, per l'edizione in vhs:

I COMBATTIMENTI

Di questa serie animata si ricordano sicuramente i combattimenti tra Ryu e Sagat, costretti a scontrarsi in uno squallido carcere thailandese; quello in gabbia tra Ken e il torero Vega, durante una festa per gente facoltosa; lo scontro finale tra Ryu, Ken e Bison, in una dimensione psichica.

Ryu bimbo cattivo

IL MANGA

Street Fighter II V arriva anche sottoforma di fumetto, e arriva anche da noi in Italia, quasi contemporaneamente alla messa in onda dell'anime sul circuito Jtv.
La trama è completamente diversa, ponendosi quasi come sequel ideale del cartoon, sebbene tantissime cose non possano combaciare tra la fine dello stesso e l'inizio del manga.

Retsuden

NOTE FINALI

  • Molte le apparizioni-cameo di Akuma (Gouki), visibile spesso tra la folla in scene di raccordo.
  • La trasmissione italiana è avvenuta su Jtv, in edizione leggermente censurata. Qualche anno dopo è stata La7 a mandare in onda l'anime, sempre censurato nelle scene più violente o ammiccanti.
  • In una scena del primo episodio è possibile vedere Cody, personaggio della saga videoludica Final Fight che poi diventa anche protagonista dei videogames Street Fighter Alpha (Zero).
  • Il personaggio di Charlie (Nash), amico di Guile, ha qui un aspetto totalmente diverso da come apparirà poi nei videogames.
  • Honda, Blanka, Dee Jay e T. Hawk non appaiono nella serie.
  • La DeAgostini ha pubblicato in vhs uno special dal titolo Street Fighter II V - The new world warriors, riassunto dei primi episodi della serie.

ami il mondo di Ryu e Ken? Non perdere

[CARTOONS] il reboot di She-Ra: parliamone

$
0
0

Ed è arrivata la prima immagine ufficiale, promozionale, dell'imminente reboot di She-Ra, la Principessa del Potere.
Una serie realizzata dalla Dreamworks per Netflix; una serie di cui avevamo già parlato riguardo l'ondata di remake-reboot-sequel di cult anni '80 che ci sta travolgendo.
Una serie che può anche farci riallacciare al discorso di due post fa, riguardo la presenza sempre più massiccia di "quote rosa" all'interno dei prodotti di intrattenimento.

Il poster è molto bello, con colori e grafica tipicamente anni '80: dominano il fucsia e il viola, tipici dei neon dell'epoca. Il design è diverso da quello della serie originale, ma ce lo aspettavamo.
Speriamo sia comunque serio e non deformed/pacchiano come certe serie.

tipo così: lo schifo
Il logo di She-Raè sempre quello, potrebbe cambiare vagamente nelle sfumature, ma cosa dire? È l'originale. Bellissimo e retro.
Ma emerge un particolare: il titolo è leggermente diverso dall'originale: She-Ra and the Princesses of Power, dunque non la Principessa del Potere ma le Principesse del Potere. Vorrà dire qualcosa?

La notizia del giorno è accompagnata da altri dettagli.
Innanzitutto il cast dei doppiatori, che rivela la presenza di questi personaggi:
Adora/She-Ra; Sea Hawk; Bow; la Tessitrice d'Ombre; Castaspella; Glimmer; Catra; Angella; Scorpia; Entrapta; Perfuma; Mermista; Frosta; Netossa... e ovviamente il nemico principale, Hordak.

ci saranno entrambi...

Interessante la presenza annunciata di Sea Hawk, il pirata anarchico che nella serie originale appariva poche volte. Sicuramente la sua presenza servirà per tessere ancora più che nel passato qualche intreccio amoroso.
Sono spaventato e un po' scettico riguardo la scelta di animare She-Ra, perché ciò può significare due cose:
-non vogliono in alcun modo riallacciarsi al mondo dei Masters of the Universe, ignorando quindi l'esistenza di He-Man, Grayskull e via dicendo;
-questo non è un reboot/remake di She-Ra, ma una sua rilettura in altra chiave: ne riprenderà personaggi principali e qualche situazione, ma non avrà nulla a che vedere né con i Masters né con la vera She-Ra.
Spero non si verifichi nessuno di questi casi, anche se mi chiedo proprio che senso abbia iniziare a raccontare le avventure di un personaggio che, nell'economia di una trama più ampia (la trovate QUI) nemmeno dovrebbe essere subito noto a tutti. Qualcosa, dunque, mi puzza. Anche perché per prima cosa vorrei finalmente un'opera definitiva sulla storia completa dei Masters, che a oggi manca.
Inutile quindi fare riletture o scollegamenti dall'originale, se un originale completo non esiste ancora. Ma vabbè.

Swift Wind ci sarà?
Dall'altro lato, mi rassicurano le parole di James Eatock, curatore degli enciclopedici libri sul mondo di He-Man: ha avuto modo di leggere i copioni della serie e ha dichiarato di amare la storia, che sarà epica e rispettosa dei migliori aspetti dell'originale by Filmation. E in più ha aggiunto che i personaggi sono ben scritti e definiti.

Il reboot di She-Ra dovrebbe arrivare in autunno; la produzione ha scelto questa storia per la forte componente femminile, essendo She-Ra un'icona pura del femminismo.
Con la nuova sigla cantata da Kari Kimmel che andrà a sostituire le celebri musiche di Shuki Levy e Haim Saban, la Dreamworks è pronta a lanciare il suo nuovo reboot di un classico anni '80, dopo Voltron.
In ogni caso, noi siamo pronti a sollevare la Spada della Protezione per invocare l'Onore di Grayskull...

a hero will rise...

Ah, per gli appassionati di stravolgimenti: Netossaè l'unica del cast annunciato a essere nera; Adora, Sea Hawk, Bow, Angella (sposata con re Micah), Frosta (innamorata di He-Man) sono sicuramente eterosessuali. Anche Peekablue e Flutterina, semmai dovessero apparire (quest'ultima addirittura è protagonista di un rapporto interraziale, mettendosi con Clamp Champ).
Il resto potranno modificarlo o ampliarlo, anzi mi farebbe piacere vedere più relazioni e intrecci e anche scelte sessuali particolari, ma non toccatemi questi punti fissi qualora non si trattasse di una riscrittura fantasiosa!

[EXIT POOL] perché il mio blog non ti piace?

$
0
0

Può sembrare una domanda strana, in effetti.
Per fortuna non ho degli haters, e chi in passato interveniva (sporadicamente) in tal senso è sparito da un po'.

Ma magari c'è qualcuno che passa di qui ogni tanto, legge, ma proprio non apprezza.
Ecco, magari vi sto sul cazzo, magari non vi piace cosa scrivo o come scrivo.

Insomma, non miro a un'approvazione globale né sono in cerca di rassicurazioni di sorta... il sondaggio di oggi è pura curiosità anche simpatica, diretto a chi non mi ama o non ama il mio blog e si trova qui a leggere: ditemi la vostra!
Ovviamente, chi invece mi segue con incondizionato amore può dire cosa proprio non gli va giù di me o del Moz O'Clock.
Senza paura di ritorsioni, anche se ho dei Terminator pronti da inviare indietro nel tempo per impedire le nascite di chiunque mi si metterà contro...
Fatevi sotto, badboys e badgals!

[SERIE TV] Twin Peaks Il Ritorno, un anno dopo

$
0
0

La mattina di un anno fa era domenica.
Sui social sembrava succedere qualcosa: i primi due episodi di Twin Peaks The Return, la terza stagione attesa da oltre venticinque anni, erano già disponibili.
Telefonate, messaggi. Mi fiondo su Sky Go ed è vero: per un errore (forse voluto: sapete, il marketing...) l'Italia ha reso disponibile -in anteprima televisiva mondiale- l'inizio di questa serie evento.

Un errore poi corretto eliminando le puntate caricate, che sarebbero state mandate in onda solo durante la notte, in contemporanea con gli States. Ma intanto, io le avevo viste: il mio sogno era ripreso. Un sogno lungo tutta un'estate...

Riconduco quella mattina alla foto che mi inviò un amico, proprio mentre scorrevano le immagini (inedite) della sigla (la solita, mitica, familiare Falling). Un origami arancione a forma di gallo.
Questa è stata la mia estate 2017. Ecco cos'è Twin Peaks 3. Ecco cosa ci è rimasto.
Avviso: il seguente articolo contiene spoiler sulla serie.


PRIMA

Allo stato di dormiveglia, quello appena prima di cadare nel dolce sonno/sogno chiamato Twin Peaks, ci siamo arrivati attraverso la pubbicazione del libro The Secret History. Mesi e mesi prima, in inglese. Molto di meno in edizione italiana.
Un antipasto poderoso, una mole impressionante di documenti che tra le righe anticipa qualcosa di ciò che si andrà a vedere. Solo che non lo sospettiamo.
È interessante notare come lo stesso Lynch paragoni il principio della meditazione trascendentale al momento in cui ci stiamo per addormentare.

21/26 MAGGIO

Twin Peaks Il Ritorno arriva, sottotitolato in italiano, il 21 maggio (da noi si tratta delle prime ore del 22). Notte fonda, l'ora in cui -ovviamente- si dorme.
Doppiato nella nostra lingua è disponibile su Sky il venerdì successivo. Prima serata.


IL SOGNO SOSPESO

Tutti aspettavamo questo momento: da oltre venticinque anni, da quel giugno 1991, quando scoprimmo BOB riflesso nello specchio davanti al doppelganger di Cooper.
E il film Fuoco cammina con me dell'anno seguente, o le scene inedite mostrate solo nel 2014, erano gli impulsi elettrici che continuavano a tenerci svegli nel sogno (o dormienti nella realtà), in attesa del Ritorno. Come il caffè per Cooper, una droga che ci faceva restare attivi nella dimensione di Lynch-Frost.


ARE WE FALLING (IN LOVE)?

Siamo caduti o ci siamo innamorati? Un dualismo espresso sin dal testo dell'inno di Twin Peaks.
Perché è così: Twin Peaks ha sempre travolto e stravolto. La tv, gli spettatori, il cinema, il modo di intendere arte e intrattenimento.
E così, per il suo Ritorno, Lynch e Frost mixano i media (cinema, televisione), scrivono un film lungo 18 ore e lo trasformano in serie televisiva.

DECOSTRUZIONE E RICOSTRUZIONE

Nulla è come nel passato; Twin Peaks aveva cambiato i linguaggi, nel 1990. Tutti si sono adeguati. E quindi era inutile ripetersi. Si va oltre, ma oltre per davvero. Verso la decostruzione, verso la scomposizione mai blasfema di ciò che avevamo di sacro. Per ricostruire, ovviamente in altre forme.
Ricordo che, dopo aver visto i primi due episodi, mi scriveva gente per sapere "Audrey è viva?", "Norma e Ed si sono sposati?""in che ruolo recita la Bellucci?". Eh, vaglielo a spiegare che non si sarebbe visto nulla di tutto ciò. Nulla di comparabile al linguaggio classico da serialità televisiva.
Vaglielo a spiegare che Monica Bellucci sarebbe apparsa solo dopo molti episodi, e nel ruolo di se stessa (all'interno del sogno di Gordon Cole, ossia Lynch).

CHI È IL SOGNATORE?

Twin Peaks non è più solo il telefilm del 1990, e non è più solo la cittadina omonima.
Non lo è mai stato, anche perché la cittadina non esiste: si chiama Snoqualmie e (forse) la vediamo proprio nel finale. In un sogno del sogno, ulteriore sogno (non può esserci realtà, attraverso uno schermo).
Twin Peaksè uno state of mind, direbbero altrove. È tv, cinema, pezzi mancanti in bluray. Guida turistica, diario segreto con date diverse, autobiografia con date diverse, musica. Twin Peaksè anche l'episodio pilota da vedere a sé, ed è anche la serie di spot giapponesi con un origami che rappresenta un airone rosso. Un airone rosso, un gallo arancione. Una trasformazione di colore e volatili. Il mio sogno che continua.

SOGNO REALE

Cosa hanno fatto Lynch e Frost con Twin Peaks? Chi può dirlo. È passato un anno e ce lo stiamo ancora chiedendo. Dopotutto, negli ultimi venticinque anni ci siamo sempre chiesti cosa avessero fatto nel 1990. Dunque, ci sta.
Una cosa è certa: hanno raccontato piani diversi, inclinazioni diverse su momenti di realtà o di tempo.
Sogni di sogni, bi-sogni. E hanno racconto tutto quello che mai nessuno vi mostrerà in un prodotto di intrattenimento: la quotidianità.



PORZIONI

Storie, intrecci, nomi, personaggi che non portano a niente. Nel senso classico del termine, nel senso "normale"dello storytelling narrativo. Solo sprazzi di vita. Così, pescando a caso una porzione di storia di Twin Peaks (intenso come mondo a sé), la stessa porzione dove parallelamente, e inizialmente altrove, vediamo muoversi i vari Cooper.
La narrazione è per Cooper, il contorno è ciò che succede durante: senza un prima e senza un dopo.
O meglio, con un prima e un dopo che dobbiamo ricostruire ma, per fortuna, possiamo anche leggere.

IN CHE ANNO SIAMO?

Che importa? Le date stesse tra romanzi, serie e film non hanno mai combaciato, spesso sposate di una unità. Il tempo è relativo. La realtà anche.
Multimediale: ecco cos'è Twin Peaks, oltre che essere crossmediale. È multimediale con noi stessi, col nostro cervello.
Poi tanto si torna indietro. Laura non è morta (avete provato a rivedere, ora, il primissimo episodio? Chissà se ci sono ancora le scene in cui Pete trova il cadavere...).
È solo sparita. E dobbiamo ritrovarla.
Si nasconde in ogni opera legata a Twin Peaks: il puzzle dev'essere ricomposto.

ESTATE 2017

Una magia. Le prime ore del lunedì passate nel silenzio più totale a vedere Twin Peaks.
I miei receriassunti immediatamente dopo la visione, che mi hanno portato a conoscere un sacco di gente nuova e a far schizzare in alto le visite al mio blog.
La consapevolezza che si è trattato di un viaggio (onirico) unico e irripetibile.
Chissà se ci sarà mai qualche altra opera che riuscirà a ricreare un incantesimo analogo.
È stata una gran bella estate. Atomica, direi. Al di là del caldo. Atomica come Trinity, come la Madre e BOB. Il tutto sempre di notte, l'ora dei sogni, fuori orario (cose mai viste, davvero).

IL RISVEGLIO

Ancora frastornati, ci si chiede cosa abbiamo visto. Ce lo chiederemo per anni, fino a quando non arriverà un nuovo (tassello di) Twin Peaks. Intanto fioriscono teorie, interpretazioni, nuovi saggi sottoforma di libro.
Ed è proprio un libro che ci riporta alla realtà (ma sempre quella di Twin Peaks). Mark Frost ci regala Il Dossier Finale. Molto più terrestre, molto comprensibile, è la fine (anzi, uno dei finali possibili) di un sogno. Infinito. Perché Twin Peaksè questo: è un momento a cavallo tra realtà e finzione, appena dopo la prima ma appena prima della seconda. Un mito che vive in noi: fatto di tulpa, anelli, nani, giganti, tende rosse, torte di ciliegie. Un mito meta-narrativo, dove i personaggi ballano sulle note della colonna sonora che porta il loro stesso nome.
Buona visione, buona lettura, buon ascolto.
Let's rock!

[FILM] Sono Tornato, la recensione

$
0
0

Utenti di terra, di mare e di aria.
Fieri uomini e donne d'Italia, di questo diario virtuale chiamato altresì Moz In Punto, sono lieto di annunciare che il Duce, nella persona di Benito Amilcare Andrea Mussolini, è tornato tra noi.
E non più sottoforma di vignette che mai suscitarono risate (fatte salve le pagine con la parodia de I Dominatori dell'Universo); bensì risorto in carne ed ossa, prominente presenza e filtro da schermo con gli italici connotati di un aitante giovine del cinematografo.
Sono Tornato, opera di Luca Miniero dell'anno di grazia MMXVIII.
Segue una recensione assolutamente priva di anticipazioni poco gradite.

Rifacimento del teutonico Lui è tornato (Repubblica Democratica Tedesca, MMXV), che pur vedeva la riapparizione fantasmagorica d'un altro noto dittatore europeo, qui -dove vige il Tricolore- è Mussolini a prendere il posto di Adolfo Hitler.
E come fu per il Kaiser, il nostro semper amato Dux travalica il confine tra questo mondo e quell'altro, giungendo a noi nell'Urbe contemporanea, travolto dall'imbarbarimento di costumi e mischiume di razze.
Pederasti uniti in matrimonio, abissini a libero spasso in città, invasioni di infedeli e la lingua della Perfida Albione che risuona ovunque, peraltro inutilmente.


Spaesato e confuso, al Duce basta poco per comprendere di essere risorto più in là del suo tempo.
Trovando l'amata Italia, da lui governata per venti anni, in mano a politicanti incapaci e vissuta da un popolo di pecore.
Un giovane documentarista campano (Francesco Matano) incappa nel Duce credendolo un comico.
Le scenette da avanspettacolo si diffondono presto nell'etere; Mussolini torna famoso e la televisione ne fa un personaggio che sa parlare al cuore e al ventre del popolo.


Ma gli italiani non sono cambiati e mai cambieranno: e se una volta se ne sbarazzarono a favore di una Liberazione al gusto di Big Mac, stavolta possono far peggio indignandosi per un animale morto.
È l'epoca dei media sociali, dei cancelletti che formano parole-chiave.
Sono Tornatoè una pellicola non comica ma amara, che non parla di fascismo e nemmeno di politica, non parla di Mussolini.
Parla del potere dell'informazione, delle televisioni, dei canali sociali. Prova a raccontare cos'è  e come cambia la satira, quando si riesce a scherzare su tutto.
E, paradossalmente, Sono Tornato funziona in questo e non nelle scene preposte al divertimento del pubblico: quelle, per così dire, di comicità.


Ne usciamo neri. Non nel senso fascista né africano (serebbe "negri", dopotutto).
Ne usciamo neri e senza memoria, malati di Alzheimer per la Storia.
Dimentichiamo oggi che Di Maio e Salvini dichiararono ieri di non aver nulla da spartire, salvo credere che la loro non sia un'alleanza bensì un "contratto". Perché dunque ricordarsi di guerre, di delitti, di pagine buie e sanguinose? Tutti dimentichiamo, soppesando promesse più grandi sulla bilancia dei lustrini. Magari proprio aprendo buste alla C'è posta per te, enunciando frasi non italiane.


E l'Italia è così: ingovernabile. Nemmeno Mussolini può riuscirvi.
La satira potrà salvarci, e forse non ci rimane che quella.
Massimo Popolizio perfetto Duce; Stefania Rocca e Gioele Dix perfetti squali dell'intrattenimento.
E tutti gli altri attori siamo noi italiani.
Sono Tornato, chissà se per restare.
E poi fa sempre piacere poi quando un'opera cita il posto in cui vivi: Mussolini, parlando dei cinesi, afferma di averli fatti internare in un posto sul Gran Sasso.
Ebbene, è proprio qui dove abito io.
Motivo per cui oggi ho amici di razza gialla, come avrete visto dalle foto della rubrica Mikipedia.
Solo grazie al Duce, Benito Amilcare Andrea Mussolini.

[GEEK LEAGUE] lo space-fantasy di Star Wars in altre opere

$
0
0

Oggi chiunque parlerà di Star Wars, e non potevamo mancare Solo noi della Geek League!
E così ecco qui cosa abbiamo partorito, da una galassia lontana lontana.
Trovate qui gli altri argomenti a tema per la giornata odierna!


Star Warsè stata una saga capace di cambiare il cinema e il genere space-fantasy, più che la fantascienza in sé.
Non è quindi tanto strano trovarne tracce in altre famose opere, che hanno omaggiato il (o si sono completamente ispirate al) mondo di Guerre Stellari.
Vediamo qualche esempio da Dragon Ball. In questo caso si tratta perlopiù di citazioni:

C1P8 tra gli accrocchi di Bulma

un guerriero attore con tanto di spada lasera

le vasche di rigenerazione
Ci sono altri casi, facilmente rintracciabili in rete. Non è un segreto che Akira Toriyama sia un appassionato della saga, che ha voluto omaggiare anche in questo modo:


Parlando però di space-fantasy non possiamo non citare uno dei titoli più famosi degli anni '80:He-Man and the Masters of the Universe.
Un'opera che, nelle sue molteplici incarnazioni solo recentemente unificate e canonizzate (scopri di più cliccando qui), ha mixato sword&sorcery, high fantasy, space-opera e fantascienza. Ma, nello specifico, se in animazione era la serie tv del 1989/90 a prediligere una ambientazione futuristica-spaziale, fu il film live action a citare (a più riprese) Star Wars!

Blade e Saurod

Gwildor

una gang-bang gay con He-Man e gli Stormtrooper in nero

Darth Vad-- ehm, Skeletor

Ritorniamo ai fumetti, sempre giapponesi.
Se c'è un autore che davvero ha fagocitato il mondo starwarsiano e lo ha riconsegnato -matite, china e carta- in forma inedita, costui è Johji Manabe.
Molto forte negli anni '80, Manabe è un prolifico autore di opere perlopiù di genere space-fantasy, tra complessi macchinari, lontani pianeti, guerre sanguinose, razze aliene e belle donne (magari con qualche dettaglio faunistico: code, antenne, corna...).
Pubblicato anche da noi (abbiamo visto Caravan Kidd, Rai, Capricorn, Outlanders e Drakuun), Manabe non ha mai fatto davvero breccia nel cuore dei lettori italiani, purtroppo.

alieni corpulenti come Jabba

mondi interrazziali
incrociatori spaziali e guerre nei cieli

Termino (ben conscio che questa non può essere che una micro-porzione di tutto) con un fumetto che con Star Wars sembrerebbe proprio non aver nulla da spartire:Berserk, di Kentaro Miura.
E invece.
L'autore è un grandissimo appassionato del mondo di Guerre Stellari, una delle sue opere preferite. E sebbene Berserk sia un genere di fantasy che non prevede alcun tipo di contaminazione fantascientifica, Miura è riuscito ugualmente a citare Star Wars.
In modo "serio" (tutta il quarto arco narrativo si intitola Millennium Falcon, "I capitoli del regno del Falco Millenario") sia sottoforma di omaggio disegnato. Ecco come:

Puck si è "trasformato" più di una volta in Yoda



scommetto che tra i soldati sullo sfondo riconoscerete almeno tre elmi starwarsiani...

Che la Forza sia con voi! E con il vostro spirito.
Hai uno spazio web improntato al nerdismo e alla retronostalgia? Entra anche tu nella GEEK LEAGUE: proponiti nei commenti!

Leggi anche

EWOKS - il lato pop di Star Wars

[LUOGHI CULT] la cameretta

$
0
0

La cameretta: un luogo che ci ha visto fare milioni di cose.
Studiare, pensare, giocare, ascoltare musica. Ci ha visto tristi, ci ha visto dormire e alzarci, ci ha visto fare i cazzi nostri.

Per me la cameretta è la vera essenza di una persona. Che sia singola, condivisa; che sia buia, luminosa; che sia scura, colorata.
Oggi riscopriamo le nostre camerette, e vi lancio un'idea: mostratele, qui o sui vostri spazi web (blog, social). Mostratele per come sono ora, mostratele per com'erano una volta!
Le aspetto!


Da piccolo non vedevo l'ora di entrare nelle camerette degli altri. Questa fissazione mi è rimasta anche oggi, a dire il vero.
Ma che figata sono le camerette? Quando ero bambino ovviamente ero contento di visitare quelle dei miei coetanei (o pressappoco tali): avrei trovato magari i giocattoli che io non avevo.

Ricordo poi le sensazioni di diverso stupore quando magari la cameretta altrui era condivisa con fratelli maggiori: la stanza aveva quindi qualcosa di precedente, che sopravviveva al presente.
Sempre affascinanti, per me, anche le camere da letto un po' più vintage, magari di giovani zii.
Niente giocattoli ma libri, riviste, oggetti. Diciamo molto più anni '70.


La mia idea di cameretta è ovviamente ferma nel tempo, agli anni '80 e '90.
Ecco cosa troviamo in una cameretta idealizzata, al di là del letto, scrivania e armadio.
  • Televisore
I più fortunati ne avevano uno, solitamente piccolino (e a volte colorato). Ideale per guardare qualcosa senza la rottura di palle dell'onnipresente telegiornale che -non ho mai capito perché- era una fissazione dei papà in ogni famiglia. La sera, magari invitando a dormire qualche amico, immagino che i programmi più visti fossero gli spot dell'144 e gli show sexy.


dettagli
  • Telescopio
Quelle poche persone che a scuola brillavano, povere loro, ricevevano per la Comunione il famoso telescopio. Puntato dalla finestra della stanza verso... il cielo? No. Verso il palazzo di fronte, roba da Hitchcock.
  • Videocassette/Dvd
Qualcuno conserva l'homevideo in salotto, altri nella cameretta. Io la seconda.
  • Poster
Distinzione gender.
Se sei maschio: personaggi cartoon/videogames ma soprattutto calciatori o meglio che va cestisti. Crescendo, locandine di film cult tipo Il Corvo.
Se sei bambina: tutto ciò che esce dal Cioè, ossia cantanti, cantantesse, attori, attrici, boyband ecc...

la stanza di Barry Goldberg
  • Adesivi
Chiunque ha rovinato mobili (schienale del letto, ante dell'armadio) con gli adesivi più disparati.
Figurine o stickers da comprare, o quelle dei brand famosi di vestiario. Pure Cioè e i quadernini per i compiti avevano copertine con stickers da attaccare. Ovviamente, seguivano sberle da parte delle mamme.
  • Biglietti (di viaggio, cinema e concerti)
Quando la cameretta è abitata dal fratello/sorella maggiore o quando noi stessi iniziamo ad avere 16 anni e facciamo i comunistoidi al concerto del Primo Maggio.
E quindi biglietti dell'avventura estiva per raggiungere Gallipoli; o del film visto al cinema o del concerto della band americana che ci costringe ad arrivare a Milano/Torino.
  • Libri scolastici e non
Se si studia, beh... antologie, saggi, sussidiari.
E poi anche qualche libro di narrativa che prende polvere, regalatoci al compleanno da qualche zia. Oppure, dai 16 anni in su, qualcosa a caso da questa lista perché faceva figo.

la stanza di Adam Goldberg
  • Console
Se avevi la fortuna del televisore, e avevi anche una console... non dovevi aspettare che finisse il Tg1, il rotocalco su Raidue e la soap su Rete4 per attaccare a giocare.
  • Fotografie
Con le cornici ricevute alla Comunione, le migliori foto di qualche anno prima.

la stanza di Laura Palmer
  • Bacheche in legno
Usanza durata fino ai primissimi anni '80, le bacheche in legno servivano per raccogliere tutti i ninnoli che si acquistavano in giro.
  • Chitarra
Pure qua, spesso solo per far colpo sugli amici. Ci piazzi una chitarra, fai finta che ami i Nirvana, ed è fatta. Fa sempre scena.
  • Peluches
In una cameretta femminile non potevano mancare peluches di ogni tipo. Compresi i Tantegambe (quando non si tenevano stesi sopra il bagagliaio dell'auto) e Luciotto il Sonnacchiotto.

la stanza di Erica Goldberg
  • Computer
Che fosse un Commodore base, un Amiga come il mio, un IMB, un MacIntosh (fa meno figo chiamarlo per intero, ditelo ai fan della mela) o qualcosa di più moderno (ricordate che tutti citavano il processore Pentium?) il personal computer -spesso solo per giocarci o cazzeggiare con Paint- era un elemento caratteristico delle camerette.
  • Stereo e cassette/cd
Per ascoltare le varie stazioni, con antenne allungabili più potenti di Radio Maria, o per replicare la nostra musica preferita (su musicassette -copiate- o cd -masterizzati), spesso nella stanza era presente lo stereo. Grosso come il tipico niggerbox da portare in spalla nella NY del 1984.
  • Giochi di società
Scatole rovinate, pezzi mancanti, tabelloni strappati. Eppure c'erano: magari qualcosa di vecchiotto, perché appartenuto ai fratelli più grandi. Magari i Sapientino che ci regalavano ai compleanni.

la stanza di Malcolm
  • Giocattoli
Cestoni, bustoni, contenitori vari ed eventuali pieni di giocattolame vario. Una delizia per gli occhi.
Le ragazzine, più ordinate di default, tenevano le Barbie tutte precise in fila.
  • Trofei/medaglie
La gara di karate o nuoto; la coppa per il miglior capocannoniere tra le terze classi delle medie; le medaglie d'argento per la corsa campestre ai Giochi della Gioventù'90.
Come fare a non esibire tutto ciò? Da appendere al pomello del letto o da far svettare sul mobile. Le coppe è meglio se fanno da poggia-palloni. Fa più scena.

dettagli

  • Pouf
Sembrano essere tornati di moda, anche se sono diversi da quelli di una volta. Prima, facevano anche da utile contenitore!
  • Fumetti
Anche quando cresci, nella stanza resta sempre un rimasuglio di Topolino, Più, Corriere dei Piccoli, Bunny Band e Giornalino che ti compravano da piccolo. Anche Il Giornale di Barbie, per le ragazzine.
Poi supereroi Marvel. Poi manga. Poi fingi di dover crescere.
  • Crocifissi/quadri sacri
Il lato horrorskifido di una cameretta.
Tutto ciò che non avrei mai voluto trovarci dentro: cristi appesi e madonne del dolore.
Ricordo un terribile quadro di Gesù al sangue che troneggiava sul letto di un cugino più grande, dal quale andavo a giocare a Prince of Persia. Inutile, sapere che quel terribile dipinto era lì non mi ha mai fatto godere il videogame.

CONCLUDENDO

La nostra cameretta rivela chi siamo, è uno spazio che secondo me ci racconta per davvero.
Ecco perché ho sempre voluto che il Moz O'Clock fosse l'estensione virtuale della mia cameretta.
Che poi, in realtà, ne ho ben due.
Ora aspetto le vostre!

gli altri Luoghi Cult della nostra vita

[CARTOON] Majocco Club: le maghette anni '80 riunite!

$
0
0

Chiunque tra voi conosce le quattro fortunate maghette anni '80 create dal nipponico Studio Pierrot.
Poi con la fantasia e un tocco di magia Yu ora non c'è più, e adesso Creamy ci sei tu... / Desiderio dici tu, ed il cerchio non c'è già più/ Lo strano braccialetto che indossa sempre Mai... / Sei molto vispa e fai dei guai, ma un cuore sempre grande hai...
Immagino che le state canticchiando: le sigle di Magica Emi, Evelyn, L'incantevole Creamy e Sandy dai mille colori.
Sapete che esiste uno special, datato 1987, che le riunisce per una... missione speciale?
Majocco Club: Alien X - Terrore dalla Dimensione A!

Un titolo del genere fa subito venire in mente gli hentai coi mostri tentacolosi che si infilano nelle mutadine delle studentesse in marinaretta, e in realtà si tratta invece del secondo special che raduna le meghette dello Studio Pierrot.
Il secondo, sì, perché in realtà ne esiste un altro precedente, non contemplante però la presenza di Sandy, che ancora non completava il suo ciclo di episodi televisivi.

armature spaziali tipiche degli eighties

Majocco Club: Alien X - Terrore dalla Dimensione Aè un episodio unico dalla durata di 30 minuti, arrivato da noi a fine anni '90 grazie alla Yamato Video (passato in tv solo nel 2011).
La trama è abbastanza bizzarra: Creamy, Evelyn, Emi e Sandy sono impegnate nelle riprese di un film di fantascienza starwarsiano che le vede come protagoniste. Un mostro tentacoloso (visto che c'era?) aggredisce belle ragazze (ehhh?) trasformandole in vecchie befane (ahhh, ecco!).
Compito delle quattro maghette è salvare la Terra da questa minaccia.

scappate che sennò diventa un hentai!
A causa dei tanti anni di distanza tra il doppiaggio italiano delle quattro serie originali e quello di questo special, l'adattamento tricolore deve fare a meno di due delle doppiatrici storiche: solo Sandy e Evelyn tornano infatti con la voce che i fan italiani hanno amato negli anni '80.
Lode comunque alla Yamato Video che riportò al pubblico, seppur ormai fuori tempo massimo, le ragazzine dai poteri magici; un team-up che un tempo era a solo uso e consumo di quanti apprezzavano le quattro serie andate in onda su Mediaset, mentre oggi è uno scult retronostalgico.

Scopri altri manga/anime contaminati da Star Wars!
DRAGONBALL, BERSERK, DRAKUUN

[PENSIERI] stereotipi, offese e limit(azion)i

$
0
0

Non se ne può più. Ancora una volta l'Italia, all'estero, è rappresentata in modo stereotipato (e offensivo).
Dall'Olanda arriva questa copertina per l'albo di Paperino, contenente una storia ambientata nella nostra Penisola, che racconta di un antenato dei paperi a capo di un'associazione a delinquere di stampo mafioso.
Guardate l'immagine, c'è proprio tutto: delinquenti in giacca, cravatta e borsalino; gente impaurita, con la coppola in testa, pronta a pagare il pizzo; panni stesi tra i vicoli del paesello.
Qualcosa che ha superato ogni limite di decenza.
Dove sono lepapere procaciaffacciate al balcone? Dov'è l'osteria con il piatto di spaghetti? E i fichi d'india? Il mandolino? La pizza?
Ci dovete rappresentare per bene, che diamine!

L'immagine che apre il post ha fatto già il giro del web, e ha fatto molto discutere.
Per diversi motivi.
Ora, vi chiedo: da italiani vi sentite offesi per una cosa così?
Io, francamente, no. Da italiano vero (come canonizzato da Toto Cutugno), rispondo un secco no.


Le storie Disney sono perlopiù comiche, se non addirittura parodistiche; giocano spesso con i cliché ed è giusto così.
Non solo le storie Disney, sia chiaro.

STEREOTIPANDO

Non facciamo come con Apu de I Simpson: dopo quasi trenta stagioni qualche genio si è improvvisamente reso conto che l'indiano da minimarket ricalca uno stereotipo razzista. E hanno sollevato un (inutile) polverone.
Restiamo dai gialli d'America perché anche loro -che comunque sono lo stereotipo di una famiglia media made in USA- dipingono gli italiani con dei cliché.
O mafiosi, o cuochi imprecatori. Guardate questo video in più lingue: mascalzone, staminchia, fetuso, porca miseria e addirittura porcod**!


Anche Tom e Jerry, quando sbarcarono a Napoli, vi trovarono un gruppo di guappi a quattrozampe: petto in fuori, aria spavalda, fazzoletto legato al collo.

e c'è pure la fisarmonica!
Per queste stesse ragioni, ho sempre trovato inutile, offensivo e irrispettoso (stavolta davvero) quando censurano per motivi razzisti cartoons che un tempo passavano tranquillamente.
Quante volte Tom & Jerry hanno preso in giro il negro coi labbroni?
Tutte scene oggi sparite. Tagliate via.
Che pena.

l'abbiamo vista per anni...

Con queste scene, sono stati messi al bando altri corti animati d'epoca, perché qualcuno in America ha avuto da ridire (quando fino a qualche anno fa, aveva solo da ridere).
Siamo al limite. Che poi, la padrona di Tom (Mami) è rimasta. Mah.
Un limite che ci pone un quesito: perché solo alcune categorie razziali?


Se la comunità italiana d'America si sentisse offesa dagli stereotipi nei cartoon, dovrebbero sparire anche tutte le scene che ci rappresentano. Sparirebbero anche Amelia che vive nel Vesuvio. Il ristorante di Lilli e il Vagabondo. I lustrascarpe sciuscià.
E se la cosa si espandesse in tutto il mondo, per assurdo sparirebbero i fratelli idraulici Luigi e Mario: baffi, coppola e salopette. Per dire.

LA DISNEY

Le paranoie che fa la Disney, in tal senso, arrivano a rovinare ogni cofanetto homevideo.
Prima di qualunque corto anni '30, anni '40 e '50, Leonard Maltin (esperto disneyano) ci ammorba l'anima -senza poterlo skippare- su come i tempi sono cambiati; su come una volta si poteva mostrare Topolino che faceva roteare un gatto; su come un tempo si potevano inserire sigari e sigarette (anche questi, assieme agli stereotipi afroamericani, spariti da Tom & Jerry); su come bisogna fare i salti mortali per recuperare i cortometraggi con Paperino militare che se la vede con l'Asse Roma-Berlino-Tokyo.
Quindi, è da queste paranoie a stelle e strisce che derivano le paranoie tricolore?
Recentemente è sparito il baffo hitleriano da una storia. Manetta non fuma più i sigari ma i lecca-lecca. Hanno cambiato il titolo di una storia che voleva parodiare Breaking Bad, perché è un telefilm che parla di droga.


E da qui un altro quesito: perché non tutte le redazioni Disney devono sottostare a tali direttive paranoiche? Perché alcune sarebbero (per fortuna) più libere di altre?
Perché in Olanda hanno potuto rappresentare gli antenati di Paperino in modo mafioso?
Perché hanno addirittura una pistola in tasca, quando da noi a momenti non si può mostrare manco il Super Liquidator?
Non sarebbe il caso di lasciare liberi fumetti, cartoon e altre opere di fantasia?

Lasciatemi cantare con la pistola in mano, lasciatemi riscuotere il pizzo piano piano, lasciatemi cantare perché ne sono fiero: sono un italiano vero.
Viewing all 2679 articles
Browse latest View live