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[LIBRI] Berserk - Il Cavaliere del Drago di Fuoco, recensione romanzo

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Il primo romanzo ambientato nel mondo di Berserk: Il Cavaliere del Drago di Fuoco.
La storia e le avventure di Gurnbeld; la sua giovinezza e il percorso che lo ha portato a diventare un Apostolo della Mano di Dio.

Dove ha trovato il Behelit? Chi ha sacrificato? Perché lo ha fatto?
Il romanzo, scritto da Makoto Fukami, storia e disegni originali di Kentaro Miura, ci racconta tutto questo.

Ambientazione nordica, un'isola vulcanica perennemente assediata da un potente impero; divinità quasi asgardiane e intrecci politici; personaggi crudeli e la spietatezza tipica di Berserk.
Interessante la scelta di raccontare tutto questo attraverso una side-story: speriamo non sia l'unico caso, speriamo che anche altri personaggi secondari dell'opera possano avere il loro assolo al di là del fumetto.


Vi ricordo le analisi dell'opera:

[TV] la sigla di Junior TV con... gemiti erotici!

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Clockers, oggi lascio spazio a Nino Baldan, autore dell'omonimo blog (che vi consiglio di seguire, specialmente se siete fan del wrestling)!
Oggi Nino, stimolato dal mio post sui cartoons dimenticati di Junior TV, ci parla di una particolare sigla tv legata al quel network.
Una sigla che si era persa nella sua memoria ed è tornata prepotentemente alla luce, portandosi con sé un elemento inquietante che già all'epoca non poteva essere sfuggito... figuriamoci se rivisto in ottica odierna di fasce protette e salvaguardia dei minori.
(Ri)scopriamo di cosa si tratta, perché è qualcosa di assurdo!






Ve la ricordate? Eravamo a metà degli anni '90, nel periodo antecedente al restyling del 1996 (quando l'imberbe Junior TV, sotto l'egida del Gruppo Preziosi, si trasformò nella più stilosa JTV): tutti i giorni, per più volte al giorno, le emittenti aderenti al circuito televisivo irradiavano questa sigla. Qualcuno dirà: "e che c'è di male? vengono mostrati dei bambini". Appunto.
Il brano scelto come colonna sonoraè una canzone dance (che presumibilmente dovrebbe chiamarsi "Over the way", ma che nemmeno Shazam ha riconosciuto) che dal minuto 1:34 contiene dei chiari e inequivocabili gemiti erotici femminili.


Sì, avete letto bene. E questo mentre scorrono le immagini di innocui e inconsapevoli fanciulli.
Ne volete la prova?
"Hmmm!" (con logo della syndication che svetta in bella vista)
"Hmmm!" (con delle minorenni che reggono delle bottiglie di plastica
"Hmmm!" (con bambini che giocano ad infilarsi il casco)
"Hmmm!" (con un povero infante completamente all'oscuro del montaggio audio/video del quale si troverà vittima)
"Hmmm!" (con altri due bambini intenti a giocare a hockey, altrettanto inconsci)

Mi sono già occupato di canzoni politicamente scorrette in un altro post del mio blog (QUI), ma ancor oggi sentire gemiti erotici (non dissimili dalla famosa Je t'aime... moi non plus del 1969) in un programma per bambini degli anni '90 mi lascia a dir poco perplesso. E non serve essere dei bigotti per restare... sbigottiti.
Innanzitutto: perché inserire un brano da discoteca in una sigla che per di più mostra pargoli in età scolare? Di chi è stata questa discutibile scelta di marketing? Ma soprattutto perché quel brano? Possibile che nessuno l'abbia ascoltato tutto (e non solo i primi 30 secondi) prima di abbinarlo ad un montaggio evidentemente già fatto e voilà! lo stacchetto è confezionato?


E poi, mica uno sacchetto qualsiasi, ma proprio la sigla della syndication, che veniva mandata in onda più volte nel corso di una giornata.
Si trattò forse di una mossa anticipatrice del nuovo corso dell'emittente, che di lì a poco il Gruppo Preziosi avrebbe trasformato nella più cool e adolescenziale JTV? (leggi: la vecchia dirigenza aveva tirato i remi in barca e non spendeva più una lira neppure per verificare ciò che andava in onda)
E allora...

I più forti
Sono sempre i nostri
Il top è qui
Da adesso in poi c'è JTV
 




Questo fino al 2003, anno nel quale JTV venne definitivamente inserita nel gruppo Odeon TV, perdendo ogni contenuto giovanile che in precedenza la caratterizzava (tranne la trasmissione dei Peanuts).

Leggi anche

[CARTOONS] i gruppi musicali immaginari degli anni '80 e '90

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Quante volte, guardando un cartoon, vi abbiamo trovato all'interno un gruppo musicale?
Una moda che arriva da lontano, sin dagli anni '50.
La musica attira, e in più si possono vendere anche i cd degli artisti immaginari!

Ecco dunque i gruppi musicali (dunque non cantanti solisti) che ci hanno allietato negli anni '80 e '90!

ALVIN AND THE CHIPMUNKS

Il gruppo coni tre scoiattoliniè nato negli anni '50, ma da noi sono diventati famosissimi grazie alla serie del 1983 Alvin rock 'n' roll, passata su Italia 1.
Pronti a sentire le stridule voci cipecioppesche?


CHIPETTES
Nate proprio nella serie del 1983, le Chipettes sono le tre amiche di Alvin e i suoi fratelli.
Anche per loro, voci stridule e musiche d'acchiappo.
Risentiamoci l'inno di un'intera generazione di ragazze: Girls just wanna have fun, nella versione chipmunks!


JEM E LE HOLOGRAMS
Anni '80 allo stato puro, Jem e le Holograms erano truly outrageous!
Riascoltiamoci There's a melody playin', con il suo videoclip!


MISFITS
Le pazze gattacce truccate come Ultimate Warrior erano rivali di Jem.
Le guidava Pizzazz: molto più rock, molto più cattive.
Riascoltiamo Outta my way, in sostanza "fuori dai coglioni". Mitiche.


KIDD VIDEO
Metà live action metà animato, Kidd Video raccontava di una band di ragazzini che veniva trasportata in un mondo a cartoons, dove il cattivo voleva fare di loro i suoi "schiavi musicali".
Rivediamo la sigla iniziale, Video to Radio. Firmano il brano Shuki Levy e Haim Saban (e si sente).



THREE LIGHTS
In realtà erano tre guerriere Sailor che sulla Terra avevano l'aspetto di ragazzi (cambiavano, in pratica, sesso).
Tre idoli delle folle: risentiamo Search for you love in italiano. Sound tipico da boyband anni '90.
Adattata e cantata da Nicola Bartolini Carrassi.


BEE HIVE
Torniamo agli anni '80: i Bee Hive, gruppo rock giapponese.
Un successo clamoroso specie da noi: riuscimmo a trasformarli in un gruppo in carne e ossa!
Riascoltiamo Freeway, il loro brano più famoso. A cantare è Enzo Draghi.


E in versione "carne e ossa" invece vi propongo Città città, rock di fine anni '80 che ha l'attacco iniziale uguale alla sigla di Detective Conan. E racconta l'agrodolce vita urbana di quel tempo.



KISS RELISH
Rivali dark dei Bee Hive, i Kiss Relish erano guidati dall'ambiguo Shiller.
Eppure, con tutto che sembravano brutti e cattivi, sono interpreti della canzone più dolce di tutta la serie: Let me feel. Ve la lascio in doppia versione: italiano e giapponese.


MR. D
Band rock capitanata da Federico, amico d'infanzia della ginnasta Hilary.
Tutti ad ascoltare Il vento!
Ringrazio Chiara di Daftbunziblogger (regina indiscussa degli anni '80) per la segnalazione!



Ami la retronostalgia? Visita queste sezioni:

[MUSICA] Heclysma: intervista tra cultura pop e retrowave

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Retrowave: un genere musicale che abbraccia tantissime sottocategorie.
Ne parliamo oggi con Heclysma, musicista e compositore. Capiremo perché la retrowave è fortemente connessa, come spirito, alle tematiche retronostalgiche del Moz O'Clock.
Capiremo quali possono essere le connessioni con l'Italia e le sue bellezze.

Conosceremo l'album Greetings from Amalfi, con i suoi brani.
E chiuderemo con una riflessione, una domanda che forse ci riguarda tutti.
Buon divertimento!


Miki - Heclysma nome d'arte: ma tu chi sei in realtà? Di cosa ti occupi?
Heclysma - Mi chiamo Stefano, musicista part-time e studente PhD in immunologia in Inghilterra.

Miki - Innanzitutto, proviamo a spiegare ai lettori cos'è la retrowave?
Heclysma - Domanda difficile! Non c'è una definizione univoca. Per come la vedo io, la retrowave può essere concepita come un sottogenere della musica indie elettronica, che strizza l'occhio agli anni '80 e '90. All'interno della retrowave possono essere annoverati diversi sub-generi tra cui il vaporwave -una apologia estetica del consumismo di quegli anni, basato tecnicamente su campionamenti di brani di quel periodo (jazz giapponese, sigle di anime e brani disco)- o l'outrun -che si affida a un massiccio utilizzo di sintetizzatori per creare brani ispirati a scenari di film d'azione anni '80, dove la tensione è palpabile ed espressa attraverso paesaggi notturni ma illuminati dai neon magenta e ciano.

Heclysma

Miki - Ma da dove nasce questo tuo amore per la retrowave?
Heclysma - Beh, diciamo che - un po' come per altri amici e appassionati- l'interesse per questo genere nasce forse dall'esigenza di affrancarsi dai canali musicali più "mainstream" e dalla voglia -più o meno intensa- di abbracciare un passato che vogliamo credere essere migliore rispetto al presente, artisticamente parlando.

Miki - Parliamo del tuo lavoro, Greetings from Amalfi: qual è stato il suo iter?
Heclysma -  Come detto prima, da poco mi sono trasferito nella fredda Inghilterra e ho avuto l'esigenza di rievocare i paesaggi della costiera amalfitana a cui sono molto legato, e che sono da sempre fonte di ispirazione per la mia musica. In effetti, l'idea era quella di dare una nuance nostalgica, e quale migliore genere per trasmettere queste emozioni se non la retrowave?

Così, pochi mesi dopo il mio trasferimento, ho iniziato a registrare le prime tracce:Romance e E.C.N. Amor (i cui titolo sono speculari). Da lì, ho composto quasi di getto Red Lights, in pieno stile outrun.
Infine, l'album si è completato con la composizione di due brani dreamwave, più onirici: uno (a cui ha collaborato Johnny Pugh, sassofonista che ha collaborato con Ben E. King, Odyssey e tanti altri) è quello che ha dato il nome all'album.




Miki - La scelta di evocare una località italiana ha influito su un genere che appartiene maggiormente all'area estera?
Heclysma - Amalfi, come icona di bellezza nostrana, è la mia principale ispirazione; ma è cosa comune tra gli artisti del genere, italiani e non, vedere il motivo innescante delle loro composizioni nella macchia mediterranea e altri riferimenti alla cultura italiana.


Miki - Componi, scrivi e talvolta canti: insomma, fai tutto tu?
Heclysma - Prevalentemente sì, un arrangiamento musicale (e non) in piena regola! Eccetto qualche collaborazione. dalla fase di scrittura al mastering, curo personalmente ogni singolo aspetto del processo di produzione. Ahah, dovrei trovare un collaboratore, vero?!



Miki - l'album sembra un lavoro molto eterogeneo; ho avverito anche qualche sound tendente agli anni '90: ho preso un abbaglio?
Heclysma - Ottimo orecchio! L'album è difatti molto eterogeneo e questo, in effetti, potrebbe anche far storcere il naso a qualche purista del genere.
Penso che questo derivi da esigenze ben particolari. Mi spiego meglio: molti artisti full-time hanno necessità di vendere, e far passare su piattaforme come Spotify, i propri brani (in playlist di genere). Uscire troppo dai binari potrebbe deludere i fan e quindi compromettere i guadagni, ma questa è un'altra storia.

Miki - Qual è la canzone che ritieni più rappresentativa dell'album?
Heclysma - Personalmente sono molto legato a Romance e California Drive. Ritengo che in questi brani sia riuscito a mettere "su musicassetta" esattamente ciò che avevo in mente. Hai ragione: gli anni '90 si sentono molto in Red Lights e E.C.N. Amor, che sono molto diversi tra loro ma che dichiarano il loro amore rispettivamete ai cabinati delle sale giochi e a un giovane principe di Bel Air!



Miki - E visto che siamo finiti a parlare di cultura pop, immagino tu ami gli anni '80 e '90: che ricordo hai di quel periodo? Come lo vivi oggi?
Heclysma - Sono un grande estimatore del vintage in generale. Mi piace custodire quei ricordi in modo genuino e lo faccio attraverso la musica, unico mezzo a disposizione per raccogliere e scolpire momenti della mia infaniza. Forse sembrerà un po'naïf ma penso che ognuno di noi sia legato a delle istantanee del passato, che ogni tanto si ha desiderio di riprendere per il gusto di assaporare ciò che "è stato".

Non ultima, la cultura pop ha una chiara componente in tutti noi, musicisti e ascoltatori del genere, soprattutto in Italia. Basti pensare a colleghi nostrani che rielaborano réclame di cedrate, sigle cartoon o programmi come Bim Bum Bam: la retrowave è un continuo tuffo alla ricerca di un mondo felice. Forse perché passato? Ci piace credere che fosse tutto perfetto: ritengo che questo accomuni tutti gli estimatori di quegli anni.

Come per la musica: si pensa a quei momenti come migliori; allora, in mezzo ai tormentoni estivi e ai balli di gruppo, ci siamo noi che peschiamo dal passato, plasmando sensazioni a nostro gusto e filtrandole con suoni glitchati, png pixelosi ed emulatori di Windows 98.
In tutta onestà c'è chi accuserebbe questa categoria di musicista di non creare nulla di nuovo.
Ma forse, reinventare il passato non è di per sé già un segno del cambiamento?
Potrà la corrente retrowave rivelarsi un vero e proprio fenomeno di costume su larga scala?

[MIKIPEDIA] maggio 2018

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Il mese pazzo non è maggio, ma di certo maggio 2018è andato vicino al ricovero in manicomio.
Non c'è stato giorno dove non abbia piovuto!
Incredibile, davvero. Anche nelle giornate che iniziavano senza una nuvola, trac! temporale di quelli proprio ignoranti.
Maggio 2018 è stato così, un mese per me moscio, però lo considero solo una breve pausa prima della grandiosa estate che verrà!
Ecco foto, video e resoconti vari.
Enjoy!


Serata musicale in un bar, ecco noi dell'Inner Circle pronti ad assistere.

Moz, Ale, Emidio, Gianluca, Paolo

Chi sì, chinò.

Moz, Manuel, Stefano

Un drink tra amici.

Stefano, Chiaa, Matteo, Moz

Aperipizza (ma qua vedete solo l'aperi).

Moz, Luca

Serata relax tra patatine e birra.

Moz, Luca, Bea, Stefania

Teramo Comix 2018. Ecco gli Avengers (con un intruso: SpiderMan).

Giorgio, SpiderMan, Moz, Stefano, Chiara

Cherry pie di notte fonda.

Moz, Stefano, Emanuele

Burgermania 2, nuova serata da me organizzata: e si torna in cucina!

Moz, Valerio, Matteo prima di iniziare

Birra tra amici.

Moz, Gabi

Serata film, finalmente caldo.

Moz, Yuri

BLOG! I POST DEL MESE

Gli articoli più letti e discussi di maggio

SHOPPING! ACQUISTI DEL MESE

Questo mese doppio Berserk: sia il volume Maximum sia il romanzo; un saggio su Diabolik davvero ben scritto, poi 4 film: La città gioca d'azzardo, Terrore dallo spazio profondo, Le amiche del cuore, Palermo Milano solo andata.


MOOZIK! CANZONE DEL MESE

Ho scelto i Poets of Fall con la loro Daze. Perché continuiamo a lottare in un mondo che amiamo bruciare via.


WORD! PAROLA DEL MESE

La parola di maggio 2018 è PAUSA.
Le pause servono a ricaricare le pile, altrimenti poi come si affronta la bella stagione?

NEXT! A GIUGNO SU QUESTO BLOG

Retrospettiva su una strana serie animata di Street Fighter, sull'unica breve stagione di Mighty Morphin Alien Rangers e sul film Con Air!
Continueremo a parlare di nerdismo, cultura pop e nostalgia: cosa ha sdoganato (e reso "per tutti") la cultura nerd negli anni?
Parleremo di blogging: le cose che non ci piacciono di questo mondo!
E poi, giuro: cinecomics, Ghostbusters, ancora Berserk e...
...il cambiamento del Moz O'Clock: pronti?

Buon GIUGNO a tutti, ma soprattutto BUON INIZIO ESTATE!

[FILM] Con Air, la retrospettiva

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1997: esce nelle sale forse quello che più di tutti rappresenta la purezza del cinema action di quel decennio.
Se Commando può essere considerato l'action movie perfetto degli anni '80, Con Air è sicuramente il suo corrispettivo nei '90.
Esagerato, ironico, distruttivo, fumettoso e scorretto, l'opera di Simon Westè una macchina priva di sbavature. Tutto ciò che oggi, al cinema, non si fa più.
Riscopriamo assieme Con Air!

LA TRAMA

Cameron Poeè un militare dalla testa calda. Torna a casa da sua moglie Tricia, incinta, giusto in tempo per essere coinvolto suo malgrado in una rissa coi soliti ubriaconi da bar.
Per tenere fede al cognome, la sua vita cade nell'orrore. Finisce in prigione per otto anni, e il giorno in cui deve essere scarcerato succede ovviamente il finimondo: l'aereo-cargo su cui viaggia con altri pericolosissimi criminali viene dirottato.
Cameron resta a bordo per proteggere un amico diabetico, e si troverà a sventare i piani del lucidamente squilibrato Cyrus "vaiolo" Grissom.

PRODUZIONE

Ci pensa Jerry Bruckheimer a metter su la grande baracca di Con Air. Uno che negli anni '80 e '90 non era certo nuovo al genere azione, qui riesce a essere grande: un aereo da distruggere, auto da demolire, per non parlare di strutture più o meno importanti da devastare. Non mancano esplosioni col protagonista al rallentatore mentre lo sfondo salta per aria.
Rilasciato dalla dineyana Touchstone Pictures, Con Air costò 75 milioni di dollari ma ne incassò tre volte tanto.


UN CAST STELLARE:
I PROTAGONISTI

Protagonista è Nicholas Cage, qua nei panni dell'eroe action tipico della fine anni '90. Niente muscolacci alla Swartzie, ma un fisico asciutto e battuta scorretta/riflessiva sempre pronta.
Il nostro Nicolas Coppola, in canotta e capello lungo con diradamento da rockstar settantenne, anche a causa di questo film viene pensato spesso come attore di film d'azione.


Il nemico è John Malkovich. Uno psicopatico assassino che trova il modo di dirottare l'aereo. In carcere si laurea due volte e riesce persino a uccidere la gente a distanza. Leader assoluto, il suo carisma criminale riesce a tenere assieme i galeotti con la promessa di atterrare in Messico, senza estradizione, a godersi i cocktail e le chiappe al vento.


Il lato investigativo spetta a John Cusack, faccia pulita e bocca a culo di gallina. In più, con odiosi sandali ai piedi. Eppure ci sa fare: Vince Larkinè uno dei migliori poliziotti d'America e dovrà agire parallelamente a Poe per fermare l'aereo dirottato dai più pericolosi criminali del globo.

I CRIMINALI

Ospitati sul Con Air, troviamo un gran campionario di bestie, spesso deliziosamente da fumetto.
Ecco i migliori.

Ving Rhames: smessi i panni di Marsellus Wallace, qui veste quelli di Nathan Jones. Attivista black, è razzista contro i bianchi e si diverte a ucciderli. Ora fa "il negro buono per il padrone bianco (Malkovich), ma poi il cane nero azzannerà!", a detta sua.


Danny Trejo: il nostro Machete fu davvero un galeotto, prima di diventare attore rodrigueziano. Qui impersona lo stupratore messicano Johnny 23, dove il numero sta a indicare quante donne ha violentato e ucciso. Si chiamerebbe Johnny 600, dice lui, se la polizia sapesse la verità.


Steve Buscemi: il suo personaggio è l'Hannibal Lecter del film, anche per come viene costretto su una sicura sedia di detenzione. Garland Greeneè un pazzo pluriomicida che rende le sue vittime (anche bambini) peggio di una mina antiuomo. Ha attraversato mezza America con la testa di una ragazzina sul cruscotto. Ma ci torniamo nelle note finali perché c'è molto da dire.

GLI ALTRI

Renoly Santiagoè il criminale portoricano Ramon Martinez, detto Sally. E il motivo è che ama indossare abiti e accessori femminili.



Dave Chapelle è Joe detto Flipper, fringuelletto willsmithiano del film.

Mykelti Williamson interpreta Mike "Bimbo", compagno di cella di Poe, diabetico. Criminale, sì, ma non cattivo.

Colm Meaney
è il capo dell'antidroga Malloy, l'americano interventista duro e puro (e ottuso): una figura immancabile in queste opere, che regala suo malgrado molti sipari comici.
Celebre la targa della sua auto: AZZ KIKR, lo sfasciaculi.


Rachel Ticotin interpreta l'agente Bishop, giovane poliziotta che si troverà a bordo del velivolo, costantemente minacciata dalle avances da galantuomo di Johnny 23 (che vuol cambiare nome in Johnny 24).

Monica Potterè Tricia Poe, moglie fedele di Cameron, attende otto anni il ritorno a casa di suo marito.

EDIZIONE ITALIANA

Film che Raidue mandò in onda almeno una volta l'anno fino a tutta la metà degli anni 2000, Con Air si avvale di due versioni: quella televisiva e quella in dvd, che recupera un paio di scene probabilmente tagliate per i passaggi in tv.
Nello specifico, una breve sequenza che vede gli ubriaconi continuare a molestare Tricia e Cameron, e la scena finalissima sul destino di Cyrus "The Virus" Grissom. La prima dovrebbe avvalersi peraltro di un doppiatore diverso.

Fa strano però che l'edizione in dvd, integrale, manchi di una battuta pronunciata dal personaggio en travesti: quando la polizia interveniva, ricordo perfettamente Sally dire "ooh, uomini in divisa!". Mentre ora resta solo il "ohh!". Effetto Mandela o qualcuno ricorda questo dettaglio, che mi aveva sempre fatto ridere e oggi è sparito?
Comunque, ci hanno provato in Italia ad adattare in modo comprensibile i nomignoli dei personaggi: se Baby-O diventa Bimbo, Pinball diventa Flipper e Virus è Vaiolo, resta da capire perché Swamp Thing è tradotto Scalpo.

NOTE FINALI

Attenzione, questa sezione contiene spoiler assortiti.
  • Molte le frasi, le scene e le battute che oggi risulterebbero scorrette.
    Ad esempio Poe che prende a pugni tutti tranne il narcotrafficante travestito, a cui riserva uno schiaffo; per non parlare di cattiverie assortite sul piano razziale.
  • La stoccata più bella arriva però quando citano un libro, scritto dal personaggio attivista Nathan Jones, una "sveglia per la comunità nera", con un film in uscita e ovviamente "Denzel protagonista!".
  • Divertente la scena con il cameo del compianto Don S. Davis, ossia il maggiore Briggs di Twin Peaks, qui alle prese con la fissazione per la sua auto. Ecco, in Con Air chiunque ci tiene alla propria auto, se la vedrà disintegrata dai protagonisti!
  • Il personaggio più riuscito e iconico è sicuramente quello interpretato da Buscemi.
    Garland Greeneè un folle che ha massacrato decine di persone, eppure fornisce lui stesso una possibile spiegazione a ciò che potrebbe portare un uomo a tanto: forse essere un bambino costretto sempre a stare in panchina alle partite di calcio, con lo zio che ti molesta e una madre troppo protettiva.
    Un cliché vero e proprio, presente ache in un dialogo tra i due poliziotti (Cusack e Meaney): sebbene lontanissimo da voler essere un'opera con il benché minimo appiglio sociale, Con Air contiene una battuta sui criminali quali parto della nostra stessa società.
    Ovviamente, Larkin propende per questa ipotesi socio-psico-buonista, mentre Malloy no.



  • Lo stesso Greene è tra l'altro quello che -scorrettissimamente- sopravvive a tutto e tutti.
    Dopo aver incontrato una bambina, con la regia che ci lascia supporre il peggio, scopriamo che invece Greene è "guarito" dalla sua mania e ora può godersi soldi e libertà, al di là del male che ha compiuto in precedenza.
  • Leggenda vuole che Greene sia stato fonte di ispirazione per il personaggio Doctrine Dark di Street Fighter: in effetti i due assomigliano clamorosamente, ma non v'è ufficialità nella cosa anche perché il videogame dove appare Doctrine Dark è uscito un anno prima.
  • La colonna sonora di Con Air comprende Sweet Home Alabama, un brano di un gruppo scomparso proprio a causa di un incidente aereo.

[SPOT] estate 2018

[BLOG] il lato oscuro del blogging: intervista doppia Pier/Moz

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Oggi ospito, oggi sono ospite.
Parliamo di blog e blogging con l'amico blogger (evvai!) Pier, di Pier(ef)fect.

Ci siamo posti a vicenda sei quesiti poco convenzionali su questo mondo: lui risponde qui da me, io rispondo lì da lui (e dunque vi invito poi a raggiungere il suo spazio).
Ed entrambi rispondiamo alla domanda delle domande: il blogging è morto?

Insomma, per sapere cosa pensiamo della blogosfera, raccontando anche le nostre dirette esperienze, non vi resta che continuare la lettura.
Fateci sapere cosa ne pensate!

DOMANDE DI MOZ A PIER

Moz - Cosa pensi del sottaciuto do ut des nel blogging?
Pier - Se ti riferisci allo scambio di follow e di commenti, senza che la cosa sia palesata con frasette tipo "Ti seguo, mi segui?", ne penso bene purché sia fatto con intelligenza e logica. Commentare o seguire qualcuno solo per farsi notare non ha senso, farlo perché si apprezza il contenuto del post o del blog, perché si legge davvero quanto ha scritto il blogger, penso vada bene. Ma penso anche che non sia tutto: se voglio commentare o seguire un blog che non fa altrettanto con me, lo faccio. Insomma anche il ruolo di lettore deve essere onesto e fatto con passione.

Moz - Quanto è importante, per te, la comunicazione nel blogging (quindi grafica, font, leggibilità...)?
Pier - Fondamentale! Ci sono blog che purtroppo per me sono illeggibili, troppo scuri, troppo decorati, con font troppo piccoli, e io so' cecato, e confesso che a volte non sono arrivato alla fine di post perché la grafica era impossibile da decifrare. In questo sono un po' fissato anche per il mio blog, ho paura che non si capisca qualcosa, o che possa dar fastidio magari la scelta dei colori.

Moz - Preferisci testi lunghi o brevi, al di là dei casi specifici?
Pier - Preferisco testi medi, né troppo lunghi né troppo corti, ma non ho problemi a leggere un testo ben articolato. La cosa che mi scoccia è la ripetitività degli argomenti. Se, per dire, proponi cinque o sei post in cui ti lagni che ti hanno licenziato, sinceramente al massimo ne leggo 2, poi inizio a chiedermi perché non ti abbiano licenziato prima.


Moz - I commenti 'ciao ti seguo + link' sono biasimabili? O è una strategia (goffa) che però funziona?
Pier - Credo che di questi tempi cercare di far emergere il proprio blog sia comprensibile, ma "imporsi" nello spazio altrui lasciando il link mi sembra un modo goffo per attirare l'attenzione. Non so se funzioni, credo di no, perché io ad esempio non seguo quasi mai chi mi commenta in questo modo, e penso che solo chi è interessato al do ut des (che dicevi sopra) in modo automatico e non intelligente, possa essere d'accordo a questa pratica.

Moz - Come hai fatto a crescere così tanto? Che strategie hai usato?
Pier - Mi devo soffermare un po' di più su questa domanda e quasi sfogarmi. Non credo di essere cresciuto "così tanto", non credo di avere numeri straordinari, ma mi ritengo fortunato perché nel corso di questi anni ho fatto dei passi avanti. Non ho usato strategie, quando ho aperto il blog non sapevo nemmeno cosa fosse un blog, ma è nata una passione per la condivisione intesa anche come lettura dei pensieri altrui. Ho iniziato a commentare altri blog (ripeto, con logica, non a tappeto, non solo per dire "ciao ti seguo" di cui a nessuno frega) e da lì magari mi son fatto notare anche per quello che penso, oltre a quello che scrivo sul mio spazio. Io credo però che gli aspetti per far funzionare un blog siano anche altri e tanti: ci vuole costanza (e io da sempre pubblico tanto), ci vuole tanto lavoro dietro, e anche tempo. Essere sempre "sul pezzo" non è facile, ma vedo ad esempio molti blogger che non rispondono nemmeno ai commenti, ma poi lamentano di non avere interazioni. Ma se lasci che la gente parli praticamente da sola, come pretendi che interagisca? E se, appunto, non commenti altri blog, come pretendi che la gente sappia di te? Questa cosa mi pare la dicesti anche tu Moz: non siamo nessuno per pretendere che la gente ci conosca, senza fargli presente che esistiamo. Sono tanti aspetti, ma ripeto, la passione e l'onestà sono alla base.


Moz - Cosa non scriveresti mai sul tuo blog?
Pier - Tante cose: da roba violenta (anche perché non lo sono), ad argomenti che non mi competono per nulla, a questioni religiose, ma ho imparato anche a mettere da parte aspetti più privati. Non che prima raccontassi chissà cosa, ma cerco di essere più vago su certi argomenti.

Moz-Il blogging è morto?
Pier - Secondo me no, il blogging non è morto. Forse non si trova al suo punto massimo di splendore e popolarità, perché i social hanno rubato una fetta di pubblico importante, ma i blog hanno una ricchezza di contenuti che i social non potranno mai avere, oltre ad una durata nel tempo che Instagram ad esempio non ha, visto che le foto alla fine hanno una visibilità di qualche ora. Penso che periodicamente il blog arrivi ad un momento di crisi che porta ad una "selezione naturale" per cui chi magari non lo conduce forse con abbastanza passione, ed ha magari troppe pretese per uno spazio che non è necessariamente destinato a diventare affermato e famoso, perisce o comunque ne soffre. So bene quanto sia frustrante non rivedere pagati i propri sforzi e ore di lavoro al pc, ma se non hai la predisposizione a raccogliere quel che arriva, se arriva, allora sì, il blogging muore.

L'intervista doppia CONTINUA QUI con le domande di Pier a Moz!

[TAG] Very Pop Blog - Le mie estati del passato

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Nel 2017 abbiamo iniziato il tour dei vari decenni, tornando a esplorare i nostri anni '80 e i nostri anni '90.
In attesa del tag sugli anni '70 che arriverà in autunno, ecco che ho pensato a un tag sempre "vintage", ma basato su un argomento specifico: l'estate.
Dunque, venite a scoprire di cosa si tratta!

In sostanza nomino cinque bloggers (scelti casualmente attraverso un programma random tra i commentatori degli ultimi post).
Chi, tra questi, vuol partecipare, potrà continuare sul proprio blog e taggare a sua volta altri cinque amici (scelti col sistema che meglio preferisce).
Siccome mi piacerebbe leggere i vostri eventuali post, vi chiedo di farmi avere il link agli stessi, cosicché io possa sapere che avete continuato il gioco e dunque leggervi.
Nota: come immagine in apertura del post siete liberissimi di usare ciò che più vi piace, anche la stessa che ho proposto io.

In cosa consiste il tag?
1- Elencare tutto ciò che è stato un simbolo delle nostre estati da bambini, in base ai vari macroargomenti forniti;
2- Avvisare Moz dell'eventuale post realizzato, contattandolo in privato o lasciando un commento a
https://mikimoz.blogspot.com/2018/06/le-mie-estati-da-bambino.html
3- taggare altri cinque bloggers, avvisandoli.

LE MIE ESTATI DEL PASSATO

GIOCO IN CORTILE
In estate tuttora, se riesco, amo fare due giochi che in passato costituivano quasi il passatempo di ogni giorno: nascondino e gavettoni.
Ricordo l'evoluzione dei gavettoni col Super Liquidator 50.

GIOCO IN SPIAGGIA
Ce ne sono diversi, dai racchettoni al costruire castelli di sabbia ma io amavo fare la pista per la gara di biglie. Un qualcosa che, in qualche modo, vorrei persino riproporre qui sul blog!

FUMETTO
Per me l'estate significava due cose: Topolino sulla sdraio e Diabolik in veranda, anche di notte, col fresco. Specie i Diabolik anni '60 e '70, con quelle atmosfere particolari.

questo è il numero di Topolino che rappresenta la mia estate vintage

CIBO
Potrei dire tatissime cose, dalla caprese all'insalatona, ma il simbolo delle mie estati passate resta sempre la cialda con otto palle di gelato alla liquirizia + panna montata. Tutto: 2000 lire.

CANZONE 
Era l'estate del 1992, e per la prima volta sentii questa canzone, canticchiata da un ragazzo al bar.
Divenne un tormentone assoluto: Hanno ucciso l'Uomo Ragno.


LIBRO
L'estate del passato era votata a Stephen King o ai libri assurdi -magari sull'esoterismo- trovati nelle bancarelle.

FILM
Anche in questo caso, si tratta di horror. I film horror trasmessi in seconda serata.
Ideali quando si respira un po' di più. Ma sono legato anche a Corto Circuito.

LUOGO
La sala giochi, con quel cassico odore plasticoso e di sigaretta. Un mondo colorato che oggi non esiste più.

VIDEOGAME
Potrei citare un arcade a caso, ma ho davvero legato le mie estati vintage a Metal Slug e Pacmania.

GIOCO DA TAVOLO
Assolutamente il Monopoli, giocato nel fresco giardino della casa di alcuni zii. Partite interminabili, divertenti, accompagnate da un freddo infuso di tè e un pezzo di sacher.

20.000 lire se passi dal via!

GIOCATTOLO
Anche in estate per me era sempre l'ora dei Masters (comprati nel tabacchi sotto casa al mare) o i Lego (spesso Fabuland, che ricordo acquistati nei negozi a Pescara).

TELEVISIONE
Mi godevo i cartoon sulle tv regionali... di altre regioni: fu d'estate quando, per la prima volta, vidi She-Ra. Crescendo, amavo la lunga programmazione di Mtv. Ovviamente, Festivalbar, Giochi senza frontiere e Il grande gioco dell'oca!

LIFE
Le mie estati si dividevano in tre parti: Puglia, dove attorno ai dodici anni mi feci un nuovo gruppo di amici che durò qualche stagione (e solo d'estate!); Abruzzo, dove vivo ora: fingevo di avere un laboratorio chimico (ve ne parlerò) o giocavo fuori coi Masters; Abruzzo, Francavilla al Mare, dove appunto passavo il periodo balneare.
C'era poi la parentesi scoutistica, con quei 10/15 giorni di Campo Estivo da qualche parte in Italia!

FOTO DI UN'ESTATE PASSATA

Moz nel 1986

Il sorteggio ha deciso! Passo la palla a:
-Pietro Sabatelli di Pietro Saba World
-Sophia di Sofàsophia
-Riccardo Giannini di Il Bazar di Riky
-Claudia Turchiarulo di Chi scrive non muore mai
-Gracula di La Cupa Voliera del Conte Gracula
in più, anche se non ha un blog, è venuto fuori il suo nome dalla scelta random, quindi se vuole potrà continuare il gioco su una sua piattaforma (social o altro):
-Lo sai già chi sono
 
grazie a chiunque vorrà partecipare.

[ICONE] addio a Tony Wolf, creatore di gnomi, giganti e... Pingu?

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Se n'è andato Tony Wolf, nome anglofono dietro cui si nascondeva l'italianissimo Antonio Lupatelli.
Un illustratore prolifico che ha legato il suo marchio a tantissimi prodotti per l'infanzia: qualcuno di voi, sicuramente, ha un suo libro in casa.
Tony Wolf, classe 1930, cremonese d'adozione, ci lascia lo scorso 18 maggio.

Rivediamo assieme qualcuna delle sue stupende opere, cercando anche di capire cosa c'entri con... Pingu.


STORIE FANTASTICHE

Autore dal tratto inimitabile, Tony Wolf ha dato vita a tantissime vicende riguardanti gli abitanti di boschi e foreste, spesso in modo fantastico e fiabesco.
Celeberrimi sono i suoi gnomi, con le storie del bosco e dei piccoli animali che ci vivono.
Ma anche le storie dei giganti, dei draghi, di fate, maghi e folletti.

mondi fantastici
Natale nel bosco
nel segreto della foresta

IL MIO RICORDO

Le seguenti immagini, invece, sono tratte dal volume che ho ancora conservato a casa, e che ho amato tantissimo: mi fu regalato a un compleanno, e le pagine iniziali -dove venivano spiegati personaggi e mezzi- mi hanno sempre fatto sognare.
Guardate che meraviglia.

i buoni

il carro da guerra

i nemici

COSA C'ENTRA PINGU?

E ora un piccolo mistero su Tony Wolf.
Dal momento della scomparsa di questo maestro dell'illustrazione, chiunque sulla rete (a partire dai siti di informazione più blasonati) ha dichiarato che fosse morto il papà creatore di Pingu.
Sapete ovviamente tutti chi sia Pingu, ma in realtà non v'è alcuna traccia del fatto che Antonio Lupatelli (che pure aveva iniziato la sua carriera collaborando con i fratelli Pagot) sia l'inventore del pinguino di plastilina.
Che, infatti, è stato creato nel 1986 da Silvio Mazzola (e subito dopo tradotto in animazione con tecnica claymotion da un regista tedesco).
Qualcuno sostiene che Wolf abbia lavorato ad alcune puntate della fortunata serie (arrivata da noi dieci anni dopo, nel 1996, su Rai2).
L'unica cosa certa che lega il nome Tony Wolf al pinguino Pingu è che il disegnatore emiliano/cremonese ha curato le illustrazioni dei libri per la Dami Editore (di cui è stato uno storico collaboratore, anche con lo pseudonimo Oda Taro).


Voglio anche io dunque salutare un autore che in passato mi ha fatto letteralmente partire per lunghi viaggi di fantasia, come solo i grandi sanno fare.

in fondo al mare... con uccellino
un volume moderno...
...e uno vintage!
Ciao Maestro, grazie di tutto!

Ami i libri del passato? Leggi anche

[GUIDA] Jurassic Park/World: 25 anni di dinosauri

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Era il 1993, e il mondo veniva invaso nuovamente da coloro che, millenni prima dell'uomo, dominavano la Terra: i dinosauri.
Una vera mania, che esplose anche nel merchandising e che consacrò i grandi rettili come icona della cultura popolare.
Oh, persino i Power Rangers basavano i loro poteri sui dinosauri, no?

Insomma, da quando Jurassic Park arrivò nei cinema, diventò un franchise redditizio.
Lo stesso vale per Jurassic World, continuazione della prima trilogia.
Rivediamo assieme questo universo!

I ROMANZI

Tutto inizia nel 1990, quando Micheal Crichton scrive il romanzo Jurassic Park. Spielberg ne acquista i diritti addirittura prima che il libro sia pubblicato, assumendo lo stesso Crichton per scrivere l'adattamento cinematografico della sua opera. Era già nell'aria che zio Steven stesse pensando di fare qualcosa di grosso, ben orchestrato e progettato a dovere...
Crichton scrive, nel 1995, anche The Lost World, che sarà base per il secondo film della saga. Per la prima volta scrive un sequel di un suo romanzo, anche per accontentare le richieste dei fan. In ogni caso, le sceneggiature dei film tagliano e modificano molti aspetti del lavoro originale di Crichton.

I FILM

Cinque film sono parte del franchise. Per ora: almeno un sesto è già in programma, a chiudere la trilogia di Jurassic World.
JURASSIC PARK (1993): vincitore di tre Oscar e numerosi altri premi, è il primo film ad alto budget a fare uso di computer grafica. Completano il tutto i soggetti animatronici e gli effetti speciali della Industrial Light & Magic.


IL MONDO PERDUTO (1997): sempre Spielberg alla regia e sempre David Koepp alla sceneggiatura. Sequel del primo film, ancora un successo al botteghino.


JURASSIC PARK III (2001): il franchise entra nel nuovo millennio e chiude la prima trilogia originale. Dirige Joe Johnston, produce Spielberg e scrive Koepp (con una versione inizialmente diversa della storia). Al pubblico, stavolta, piacque limitatamente.


JURASSIC WORLD (2015): esce finalmente dopo oltre dieci anni il quarto episodio della saga, dopo numerose voci e successive smentite. Dirige Colin Trevorrow, con Spielberg sempre dietro le quinte.
È un successo.


IL REGNO DISTRUTTO (2018): quinto capitolo, continuazione (quasi) diretta del precedente ma con ritorni e accenni al passato (come peraltro fu per Jurassic World). Dirige Juan Antonio Bayona.

LA STORIA

La InGenè un'azienda di bioingegneria fondata e guidata da John Hammond, un miliardario angloamericano. Prelevando il sangue succhiato a un dinosauro da una zanzara, attraverso la clonazione (utilizzando parti di DNA prese da un rospo) la InGen ha ricreato diverse specie di sauri. Hammond intende aprire il Jurassic Park, un vero e proprio zoo tematico dove poter osservare gli animali preistorici. Prima dell'apertura, invita due paleontologici e un matematico a visitare il parco sito sull'Isla Nublar.
Ma quando un'azienda concorrente della InGen intende rubare gli embrioni di dinosauri, si scatena l'inferno che vede coinvolti diversi personaggi, tra cui anche i giovani nipoti di Hammond.
Alla fine, comunque, quasi tutti saranno tratti in salvo lasciando l'isola, che diventa territorio indisturbato dei dinosauri.


Quattro anni dopo viene rivelato che Isla Nublar era solo la sede destinata ai turisti, e che i dinosauri venivano invece creati sulla gemella Isla Sorna, sempre di proprietà dalla InGen.
Quando un avido nipote di Hammond scopre la questione, intende portare i dinosauri in città per aprire un parco a San Diego: Hammond stesso richiama il matematico Ian Malcolm per girare un documentario, ma ancora una volta -tra criminali e dinosauri inferociti- il tutto si trasforma in un incubo.


Quattro anni dopo ancora, quanto avvenne su Isla Sorna è ormai di dominio pubblico, ma il luogo è tenuto isolato. Il paleontologo Alan Grant, che otto anni prima si trovò a Jurassic Park. riceve una proposta dagli eccentrici coniugi Kirby: sorvolare Isla Sorna in cambio di molti soldi per la sua ricerca.
È una trappola: i Kirby sono alla ricerca del figlio Eric, disperso da giorni sull'isola dopo una sessione di parapendio. Alla fine, giungerenno i marines -grazie a un tempestivo intervento esterno- a salvare i sopravvissuti.


A ventidue anni dall'incidente di Jurassic Park su Isla Nublar, scopriamo che il sogno del defunto Hammond è comunque diventato realtà: il Jurassic Worldè un parco divertimenti che attrae tantissime persone da ogni parte del mondo, ma anche questa versione riveduta e corretta del mai aperto Jurassic Park deve fare i conti con la crisi globale. I turisti sono sempre meno, così si pensa di  creare un dinosauro geneticamente modificato, che attiri attenzione: l'Indominus Rex. Attirarà non solo attenzione, ma anche una lunga scia di sangue che ci riporta persino nei luoghi, abbandonati e distrutti, del passato.


Ma non è finita: tre anni dopo la completa ri-distruzione del parco su Isla Nublar, il vulcano dormiente sull'isola comincia ad eruttare: il tutto potrebbe portare indiretti guai per tutti!

I PERSONAGGI PRINCIPALI

Alan Grant: paleontologo precedentemente fidanzato con la collega Ellie Degler, compare come protagonista nel primo e nel terzo film. Interpretato da Sam Neill.
Ellie Degler: dapprima fidanzata di Alan, ora moglie di un marine. Paleontologa protagonista del primo film, appare anche nel terzo pur non rimanendo coinvolta direttamente nelle vicende. Interpretata da Laura Dern.
Ian Malcolm: matematico e docente specializzato nella Teoria del Caos. Protagonista del primo e del secondo film, viene citato nel terzo e nel quarto e torna protagonista nel quinto. Interpretato da Jeff Goldblum.

un avvocato, Hammond, Malcolm, Grant e la Degler

Henry Wu: genetista californiano, è assunto da Hammond per clonare i dinosauri. Appare nel primo, nel quarto e nel quinto film. Interpretato da B. D. Wong.
Owen Grady: ricercatore comportamentale sui velociraptor, lavora a Jurassic World. Appare nel quarto e quinto film, interpretato da Chris Pratt.
Claire Dearing: genetista arrivista, responsabile della creazione dell'Indominus Rex assieme a Wu. Appare nel quarto e quinto film, interpretata da Bryce Dallas Howard.

Grady e Dearing

LUOGHI

Isla Nublar: zona destinata al turismo dove sarebbe dovuto sorgere il Jurassic Park, e dove anni dopo viene costruito il parco tematico Jurassic World.
Isla Sorna: vicina a Isla Nublar, è qui che gli scienziati della InGen clonavano e creavano i dinosauri.

LA INGEN

Fondata dall'eccentrico magnate Hammond, acquistò due le due isole dal governo della Costa Rica. L'intento era quello di aprire un parco tematico. Lo scienziato Henry Wu riesce a clonare i dinosauri e quindi a crearne degli esemplari. Nel 1993, Hammond si prepara all'apertura del Jurassic Park, prevista di lì a un anno; tuttavia il parco non aprirà mai.
Nel 1997 gli amministratori della InGen tolgono il controllo della società a Hammond.
Quando lo spietato Ludlow porta un tirannosauro a San Diego, seminando il panico, la InGen riaffida il controllo della società a Hammond, che tuttavia muore un anno dopo.
Nel 1998 l'azienda viene acquistata dalla Masrani Global Corporation. Nel 2005, guidati da Henry Wu, gli scienziati di queste due società aprono il Jurassic World, che tuttavia viene distrutto nel 2015.

Doctor Wu (e non è una battuta)

MERCHANDISE

Sin da subito, Jurassic Park ha dato origine a un remunerativo e vario merchandising.
Videogiochi, giochi di società, action figures e modellini di dinosauri sono solo le derivazioni più famose del marchio.
Anche i Lego hanno una linea apposita.


[ICONE] come Hellraiser ha ispirato Berserk

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Non è certo un segreto che Berserk, capolavoro dark-fantasy a fumetti, sia stato ispirato in più di un frangente da titoli cult del calderone pop occidentale.
Hellraiser di Clive Barker è uno di questi: Kentaro Miura ha ripreso alcuni aspetti dalla lunga saga sui Cenobiti per creare il lato più orrorifico della sua opera.
Tanti amici blogger hanno già omaggiato il trentenne Hellraiser attraverso un evento collettivo guidato da The Obsidian Mirror, Pleasure and Pain.
Ma ora è giunto il momento di raddoppiare il male, perché vedremo come Hellraiser abbia ispirato Berserk!

I CENOBITI

Conosciuti anche come Supplizianti, sono degli esseri extradimensionali guidati da Pinhead.
Demoni di un inferno parallelo, una volta furono uomini. Venuti a contatto con l'Entità che governa la dimensione che hanno raggiunto, sono stati tramutati in esseri sovrannaturali.
Intervengono sulla Terra quando qualcuno riesce a dischiudere la Configurazione del Lamento, un cubo/puzzle misterioso di cui parleremo più avanti.
Il loro scopo? Donare piacere e dolore eterni ai suppliziati: non solo nel nostro mondo ma anche nella dimensione parallela da cui i Cenobiti stessi provengono.
Pinhead è pressoché onnipotente e di volta in volta si accompagna a nuovi Supplizianti.

LA MANO DI DIO

Un gruppo di arcidemoni che persegue l'oscuro disegno di una profonda entità maligna, vivono in dimensioni profonde e possono essere richiamati sulla terra attraverso uno strano amuleto.
Guidati da Void, che funge da vero e proprio sacerdote del male, ogni membro della Mano di Dio nasce a distanza di 216 anni dal precedente. Ognuno di loro, un tempo, fu umano.
Dischiudendo, per volontà del fato, il Behelit Cremisi, il prescelto apre il portale che richiama la dimensione oscura, dove si consuma la Cerimonia che lo trasformerà in demone a costo di un grande sacrificio.
La Mano di Dio è composta, oltre che da Void, anche da Ubik, Conrad, Slan e Femto.


LA CONFIGURAZIONE DEL LAMENTO

Chiamata anche Scatola di Lamerchand, è un misterioso cubo che in origine non era altro che un puzzle ludico.
Creato nel 18° secolo da un inventore francese, fu però oggetto di un rito proibito che trasformò la scatola stessa in una chiave per aprire il passaggio extradimensionale con il mondo dei Cenobiti.
Da allora appare nelle più svariate occasioni, e chi risolve questo rebus (solitamente spinto da una certa ossessione nel voler aprire il cubo) finisce -a seconda della propria indole- torturato per l'eternità oppure, più raramente, trasformato esso stesso in un Cenobita.
La prima scatola ad apparire nella saga viene acquistata in Marocco.


IL BEHELIT

È una pietra a forma di uovo che esiste in due colorazioni diverse: quella rossa, destinata a chi dovrà diventare un membro della Mano di Dio, e quella verde/azzurra -di cui esistono tanti esemplari- che serve a richiamare la Mano di Dio aprendo le porte della loro dimensione.
I Behelit sono misteriori amuleti creati da uno spirito di altissimo grado, e inviati sulla terra: direttamente connessi con il destino di chi dovrà dischiuderli, sono pietre "vive" che rappresentano un volto umano scombinato, che però si "riordina" nel momento designato, interconnettendo i due mondi.
Il Behelit si apre attraverso "sangue e disperazione": quando tutto è perduto, e non resta che trascendere la condizione umana per continuare a vivere -seppur in forma maligna- la Mano di Dio offre la possibilità di diventare un Apostolo, innestando il male nella crepa del cuore ferito, lenendo il lamento dell'anima che ha aperto l'amuleto. In cambio, però, è necessario sacrificare la propria metà.


CONCLUSIONI

Come abbiamo visto, anche nel caso di Berserk persiste il profondo dolore, connesso con la condizione di chi apre l'accesso a un mondo parallelo.
La Mano di Dio, che anche graficamente assomiglia ai Supplizianti, è la rilettura berserkiana del mito di Hellraiser, così come il Behelit -da notare come spesso anche queste pietre provengono da paesi esotici/orientali- ha una funzione davvero similare alla Configurazione del Lamento.
Un grande omaggio, dunque, che un grande autore (Miura) ha fatto a un altro grande autore (Barker).

Se volete leggere altri approfondimenti su Hellraiser, cliccate su questo banner:

http://insidetheobsidianmirror.blogspot.com/2018/05/a-riveder-le-stelle.html

Se ami Berserk, non perdere queste analisi:

[SMF - SIGLE MENO FAMOSE] Questa allegra gioventù (Hiatari ryōkō!)

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Dopo il successo di Prendi il mondo e vai (Touch), altre opere tratte dai manga di Mitsuru Adachi arrivarono sui nostri teleschermi.
Nel 1989 è la volta di Questa allegra gioventù, anime che fu trasmesso solo un anno prima in terra nipponica.
Oggi riascoltiamo la sigla, cantanta dalla Cristina nazionale.
Chissà se la ricordate...


L'OPERA

Tratto da un manga del 1980/81, Questa allegra gioventù arriva in formato cartoon solo anni dopo, alla fine degli anni '80.
Marina va a vivere dalla zia e conosce un ragazzo, Ricky. È amore a prima vista, se non fosse che lei è già impegnata...
La serie, in 48 episodi, vanta come doppiatori italani dei protagonisti gli stessi che avevano già doppiato i protagonisti di Touch.

LA SIGLA

Di Alessandra Valeri Manera e Massimiliano Pani, Questa allegra gioventù rievoca in più d'un passaggio le atmosfere della sigla di Prendi il mondo e vai, il cui ritornello sembra dover partire da un momento all'altro.
Uno schema che funziona, una metrica nemmeno scontata e un sound morbido accompagnano il testo che descrive i ragazzi dell'epoca (o di ogni epoca?). Una gioventù sana, positiva e indomita, che deve essere seguita, guidata, per riuscire al meglio.


IL TESTO

Dove c'è gioventù
c'è l'abbonamento al divertimento;
dove c'è gioventù 
trovi decisione sempre, in ogni azione;
sai, non c'è problema in gioventù
che ti fermi;
perché hai tanta grinta e volontà
sempre dentro di te...

Crede in quel che conta,

lascia la sua impronta
questa allegra gioventù...
Non la puoi piegare,
ma la puoi guidare
questa allegra gioventù...
Ha le sue opinioni,
tante convinzioni
questa allegra gioventù...
Guarda sempre avanti,

senza aver rimpianti
questa allegra gioventù...

Non cambiare, resta così
gioventù...

Dove c'è gioventù

nasce l'occasione per far confusione;
dove c'è gioventù

c'è la convinzione sempre, in ogni azione...

Hai tanta grinta e volontà

dentro di te...


Ami le sigle dei cartoons? Leggi anche

[INTERVISTA] Manuela Blanchard, storica conduttrice di Bim Bum Bam

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Dopo la chiacchierata con Uan, ecco a voi un'altra intervista esclusiva con una storica conduttrice di Bim Bum Bam: la mitica Manuela Blanchard!
Ho invitato Manuela sul Moz O'Clock per parlare del passato, del presente e del futuro.
Dagli anni '80 a oggi, tra retronostalgia e un ritrovato grande affetto del pubblico, ecco cosa ci racconta la nostra Manu!
 

MIKI - Ciao Manu, benvenuta sul Moz O’Clock.
Sul blog parliamo spesso di retronostalgia: anche tu pensi che ci si trovi tutti immersi in un ideale revival anni ’80 e ’90?
MANUELA - Ciao Miki, grazie a te dell'invito.
Sì, lo penso e lo sento, specialmente quando incontro le persone che, malgrado siano passati tanti anni, hanno ancora vividi ricordi dell'epoca e un grande affetto per chi ha tenuto loro compagnia nei pomeriggi dalle 16 in poi.
Quello che viviamo da bambini ha un sapore particolare: volti, suoni, profumi... riattivano la memoria dandoci delle sensazioni uniche. I bambini sono molto ricettivi e quell'età magica va protetta e allietata.

MIKI - Dalle manifestazioni di Tv-Pedia al recente Etna Comics: Bim Bum Bam, Uan, il Gruppo 80 e tu stessa state riscoprendo l’affetto del pubblico. Che effetto ti fa?
MANUELA - Siamo tutti alla ricerca di amore e di affetto... o no? Ho la fortuna di riceverne in abbondanza, mi sembra un regalo bellissimo che contraccambio molto spontaneamente: quando vi incontro sgorga spontaneamente una sorgente di tenerezza.

Manuela con Uan, il Gruppo 80 e i fans all'Etna Comics 2018

MIKI - Pensi che questo nuovo interesse verso programmi e tv del passato possa portare (o riportare) qualche format come Bim Bum Bam in televisione?
E tu saresti pronta a tornare in onda? Ti manca la tv?
MANUELA - Ci vorrebbe qualche coraggioso che ci crede e che decide di ridare uno spazio alla fascia bambini.
Mi domando come possa esserci tanta indifferenza a riguardo. Io sono pronta a tornare, se c'è una proposta in cui spiccano i contenuti, la sana attenzione ai bisogni dei giovani, il garbo e la passione.
Non mi manca la tv, mi manca il poter comunicare ai bambini, la possibilità di creare qualcosa per loro. Non importa il mezzo: tv, web, teatro... il tutto rivolto ai bimbi di oggi e perché no... a chi è stato bambino ai tempi di Bim Bum Bam. Unire le due generazioni in un momento comune... impresa non semplice.

MIKI - Qualche mese fa progettai per scherzo un possibile canale simil-Mediaset tutto improntato sulla tv di una volta, ma con sguardo al presente e futuro (QUI il palinsesto): secondo te un’idea del genere, tematica, potrebbe funzionare?
MANUELA- Al ritorno da Catania, dove eravamo invitati per la manifestazione Etna Comics, ci trovavamo in taxi con un giovane che ci raccontava quanto non gli piacessero i cartoni anni '80 e quanto fossero meravigliosi quelli di fine anni '90/inizio 2000.
Ricordo che quando i cartoni giapponesi invasero l'occidente, noi degli anni '60 che eravamo abituati alla Disney non capivamo come potesse piacere quel nuovo tipo di animazione, che ci risultava decisamente meno gradevole.
Quindi, alla tua domanda se potrebbe essere o meno un successo... beh, dubbio amletico, forse per un po' soddisferebbe i nostalgici!

Manu
MIKI - Rappresenti la conduttrice di Bim Bum Bam che ha traghettato gli spettatori tra le due anime del programma: quella anni ’80 con Bonolis e quella anni ’90 con il nuovo gruppo. Quali differenze pensi ci siano tra le due incarnazioni del format? Ce n’è una a cui sei maggiormente legata?
MANUELA - Sono legata al periodo con Paolo Bonolis e Giancarlo Muratori; mi è capitato molto di rado lavorare con gli altri conduttori perché quando il trio fu sciolto, io uscii in esterna per fare dei mini reportages. Sono stata nel programma per tredici anni, cercando di fare del mio meglio con lo spazio che mi veniva dato. Le differenze tra i due format sono evidenti, le atmosfere vengono create dalle sinergie tra varie personalità: ingredienti diversi, sapori diversi... nello stesso piatto!


MIKI - Dopo il 1996 sei praticamente sparita dalla televisione, e le poche informazioni sul tuo conto ti vedevano come insegnante di Tai Chi e artista marziale: è un impegno che continua?
MANUELA - È un percorso personale che ho iniziato molto prima di Bim Bum Bam, e che perdura ancora oggi. Mi raccomando, non fraintendete: non ha niente a che fare col menare le mani, ahah!
Comunque, quando sono sparita dalla televisione ho fatto tante altre cose.

Manuela, Uan, Paolo
MIKI - Ultima domanda: cosa bolle in pentola per il futuro? Dopo Etna Comics, i fan sicuramente vorranno incontrarti di nuovo! Grazie mille per il tempo concessomi un grande abbraccio e grazie per la compagnia di tanti pomeriggi (e mattine domenicali!)
MANUELA - L'acqua bolle... siam pronti a buttare la pasta e poi a gustarci -facciamo gli scongiuri- un buon piatto di spaghetti... Aglio fravaglio fattura ca nun quaglio, corna bicorna capa r'alice e capa r'aglio... e non deve mancare il peperoncino!

MIKI - Ahah, bene, allora attendiamo queste nuove portate!
Grazie mille per il tempo concessomi, un grande abbraccio e grazie per la compagnia di tanti pomeriggi (e mattine domenicali)!
MANUELA - Grazie a te, senza voi a guardarci dall'altra parte noi non ci saremmo stati! Ti abbraccio forte anch'io!

Continuate a seguire Manu nella suaPagina Facebook Ufficiale!
Vi lascio i recapiti per contattare Manuela (per spettacoli e ospitate negli eventi):
Dayana Rusciano
Ass. Cult. Tv-Pedia
Mobile +39 3401459852
email dayana.jem@gmail.com
Se ti è piaciuto, leggi anche:

BIM BUM BAM - i cartoons dimenticati

[SOCIETÀ] i passi del nerd - dalla gogna alla moda

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Torniamo sul pianeta nerd, un mondo che stiamo esplorando assieme con una serie di post a tema.
Ci siamo chiesti chi o cosa sia oggi un nerd; abbiamo cercato di comprendere come gli altri percepiscono le nostre passioni "geek"; abbiamo provato a capire quanto sia cambiata la figura in questione e se ha ancora senso parlare di nerd.
E oggi tenterò di fare un quadro generale del percorso nerdistico italiano, quindi i passi che hanno portato i nerd, in Italia, dall'essere sfigati all'essere di moda.
Con una riflessione finale.

INIZIALMENTE

Ci troviamo in un periodo tra gli anni '80 e gli anni '90.
Cartoon e fumetti sono ancora considerati roba per bambini. Anche se la Disney sforna capolavori (La Sirenetta, La Bella e la Bestia, Aladdin...) e anche se in tv ci sono opere del calibro di Batman TAS, Animaniacs, Il mistero della Pietra Azzurra.
Se li guardi, sei uno sfigato. O, se ti va bene, sei semplicemente immaturo.
Ci sono rare eccezioni: la Disney che fa il colpaccio con Il Re Leone (applaudito per la trama e l'uso della cgi) e i videogiochi, sempre più tollerati rispetto ai cartoon. Perché avevano calcio e Formula 1 da poter intermezzare con un platform: bastava semplicemente avere interessi da grandi, all'età in cui si cresce e bisogna pensare ad altro.

PLAYSTATION

Proprio i videogames ci traghettano verso il prossimo passo.
L'arrivo della Playstation Sony segna lo sdoganamento dei videogiochi. Si organizzano tornei di Pro Evolution Soccer; ci sono quindicenni odierne che si chiamano Lara per le tette della Croft su cui all'epoca si segavano i futuri genitori.
Le sale giochi chiusero via via, ma il genere ludico rimase nelle case, tra amici e cd masterizzati.

Tomb Raider

MANGA

L'evoluzione italiana del culto del fumetto giapponese meriterebbe un post a parte.
Diciamo che, se a metà anni '90 i manga iniziarono a diventare una moda, il tutto era visto ancora come una stravaganza.
Pian piano si intuì che c'erano, tra quelle gapponesi, opere maggiormente rivolte a un pubblico più adulto, diverso da quello dei comics americani (che restavano retaggio dei nerd sfigati).
Spesso però questo "più adulto" sembrava dover per forza fare rima con sesso e violenza.
In tv avevamo l'esempio di Ken, fino all'arrivo di un titolo che stravolse ogni visione.

Ninja Scroll

DRAGON BALL

Passato prima su Junior TV in edizione senza censure, Dragon Ball venne ridoppiato dalla Mediaset che ne intuì il potenziale.
Il banco di prova fu ancora JTV, dove Dragon Ball finì assieme ad altri titoli (Street Fighter II V, Virtua Fighter...) a infarcire quell'ondata nippo-modaiola.
Quando poi arrivò su Italia 1, Dragon Ball divenne un caso nazionale. Che ci traghetta negli anni 2000, col clamoroso successo su tutte le fasce d'età, anche quelle più mature.

Dragon Ball su JTV

SIMPSON E ANALOGHI

Il pubblico iniziò a comprendere che non per forza i cartoni animati erano robette da bambini; e per gli onnivori che non si lasciavano sfuggire nulla, c'era chi recuperava i titoli cult nella fascia pensata per una platea di ragazzi grandi: Lupin III era tra questi.
Ma lo stesso slot prepomeridiano portava anche il segno dei cartoon "scorretti" made in Usa, tra Simpson, Futurama e Griffin.
Timidamente, anche chi voleva fare il cresciuto a tutti i costi, ora poteva dire di vedere qualche serie animata senza passare per una mammoletta. Perché era tutto qui: chiunque guardava cartoons, ma nessuno lo poteva ammettere.

I Simpson

IL SIGNORE DEGLI ANELLI

Da opera per fascisti italiani a opera per nerd del millennio appena entrato: Peter Jackson trasforma i tre libri di Tolkien in altrettanti film, e il fantasy -che fino ad allora era l'esempio massimo del mondo per minorati- diventa improvvisamente cult.
Frotte di persone acquistano i gadget (tra cui l'anello con le incisioni elfiche) e inizia a sdoganarsi il fenomeno del cosplay: una carnevalata made in jap che vuole i fan vestiti dai loro beniamini.

La compagnia dell'Anello

COSPLAYERS

Se prima si rischiava di passare per deficienti, a vestirsi da Sailor Moon o City Hunter, agli inizi del 2000 il cosplay è una moda. Sui treni per il Lucca Comics potevate imbattervi in qualcuno vestito (quasi senza più stravaganze) come il vostro eroe d'infanzia, e presto il fenomeno esce dal confine manga/anime/videogame per abbracciare anche serialità e cinema from America.

cosplayer ironici

GDR(V)

Sorte parallela tocca ai giochi di ruolo dal vivo, evoluzione di un feticcio che era ancora confinato a sparuti circoli di amici da maltrattare: il gioco di ruolo vero e proprio.
Quello dal vivo mixa storie e avventure col cosplay, e non è raro iniziare a vedere nelle città italiane gente vestirsi da vampiro à la Lestat o da guerriero ispirato alla saga tolkeniana.

una sessione di gioco di ruolo dal vivo

IL CASO KILLBILL

Il 2003/04 segna un altro grande cortocircuito: Tarantino, il re della rinascita hollywoodiana e di un riscoperto cinema bis, utilizza una sequenza animata nel suo nuovo film.
E quindi anche l'animazione giapponese compie un ulteriore passo avanti, anche se c'è sempre chi confonde anime con manga. Ma fa lo stesso: è moda.

Kill Bill

DARKETTONE E BURTON

Tra gli altri registi presi a modello-nerd vi è Burton, che diventa subito appannaggio degli emo, dei darkettoni imbellettati e delle gothic lolita in cerca di mondi oscuri. Anche qui gadget a gogo (borse, spille...) e cosplay o vestiti ispirati un po' a questi mondi, da miscelare con le ennesime nuove influenze jap.

steampunk

ONE PIECE, NARUTO

Le fiere tematiche sono ormai uno show consolidato, non attirano più morbose (o peggio, canzonatorie) curiosità da parte degli altri. Si tratta, a tutti gli effetti, del Gay Pride del fumetto.
Titoli come One Piece, Naruto e via dicendo diventano svaghi di una nuova generazione, che li legge in edicola e li guarda in tv, e che cresce con l'idea di normalità per queste passioni.

Naruto

THE BIG BANG THEORY

Mentre torna anche in auge la cultura dei comics americani, anche e soprattutto grazie al cinema, la figura nerd/geek viene del tutto normalizzata col processo di auto-ironia messo in atto dalla serie The Big Bang Theory. I nerd sono moda e sono normalità: gli sfigati iniziano a essere, probabilmente, i pecorari mentali che non conoscono nulla di questi universi.

Sheldon e soci

GENERAZIONE NOSTALGICA

Recuperare il passato, sconosciuto per i nuovi o snobbato scioccamente anni prima dai vecchi, è uno dei passi che porta all'attuale retronostalgia.
Un calderone pop dove vive qualunque cosa, dove tutto è citazione: lo ha certificato Spielberg con Ready Player One.

CONCLUSIONE

E quindi, si può ancora parlare di nerd? Un nerd è e deve continuare a essere lo sfigato da sfottere, oppure la sua figura è effettivamente mutata nel tempo, così come cambia la società che ci circonda?
La gente che fa culti religiosi di prodotti attuali come The Walking Dead, Game Of Thrones, videogames vari... è nerd o solo modaiola?
Ho visto indossare maglie con vignette di Diabolik da chi Diabolik non sa manco chi sia (o cosa sia).
Ci si chiedeva se questa fosse una rivincita per chi ha da sempre amato con passione certe opere.
Ci si chiedeva se un nerd è colui disposto a essere emarginato per le sue passioni.
Quale sarà la prossima tappa, quando questa moda finirà? Sarà la indifferente normalità per queste figure e questo loro mondo?
A voi la risposta.

gli altri post sull'argomento, clicca sull'immagine per leggerli:
 
https://mikimoz.blogspot.com/2018/04/nerd-rivincita.html

https://mikimoz.blogspot.com/2017/06/cultura-geek.html


[CARTOONS] Street Fighter The Animated Series, la retrospettiva

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E ora una chicca su Street Fighter, dopo il film animato, il film live action e la serie II Victory.

Questa la conoscono davvero in pochi, specie perché in Italia non è mai arrivata.
Street Fighter The Animated Series: vediamo nel dettaglio di cosa si tratta!


LA GENESI

Tutto inizia con il film Street Fighter - Sfida Finale, uscito nel 1994 con Van Damme nel ruolo di Guile, divenuto assoluto protagonista al posto di Ryu.
Con la stessa trama di base (Guile guida un collettivo di eroi di varie nazionalità, contro i terroristi della Shadowlaw), la Invision Entertainment produce due stagioni (13 episodi nel 1995 e altri 13 nel 1997) coi protagonisti del videogame Street Fighter.

UNA SERIE AMERICANA

Street Fighter The Animated Seriesè, come detto, basata sugli avvenimenti del film -che non aveva molto a che vedere con la reale trama dei videogames- ma prende personaggi ed elementi anche dai videogiochi della serie Zero (Alpha, in occidente) e daFinal Fight(picchiaduro a scorrimento, che si svolge nello stesso universo narrativo di Street Fighter).
È una serie totalmente americana, e negli intenti somiglia tantissimo a un mix tra G.I. Joe e quei cartoons tratti da film come Rambo e simili.
Guile è il sergente a capo della Justice League, un commando che si batte contro Bison e i suoi uomini, in missioni attorno al mondo.
Ecco l'opening:

ANALISI

Pur vantando una trama leggermente "in progress", che mixa sentimenti e azione (Cammy viene rapita da Bison e diventa membro della Shadowlaw, e solo nell'ultimo episodio ci sarà la risoluzione del caso), ogni puntata è praticamente una storia a sé che presenta uno schema similare: Guile e la Justice League cercano di sventare i piani di Bison.
Ci sono delle occasioni particolari, come l'apparizione di Akuma, che stravolgono un po' le carte in tavola, ma alla fine il canovaccio resta pressoché il medesimo.
La storia non è una continuazione vera e propria del film con Van Damme, ma vi si ispira.
I personaggi della saga, coinvolti in questa serie, sono molti: alcuni appaiono anche solo per un episodio.
Animazioni e disegni, in linea con le produzioni americane similari, non si fanno certo ricordare, anzi risultano risibili in più di una occasione.
Un prodotto comunque nella norma, che può essere davvero apprezzato solo dai fan della serie, per mera completezza.

LA JUSTICE LEAGUE

Guidata da Guile, diviso tra la sua ex Lucinda e la collega Cammy, è un gruppo di eroi che comprende Chun Li, Ryu, Ken, Blanka, T. Hawk, Honda, Fei Long, Dhalsim.
Occasionalmente questi protagonisti vengono aiutati o supportati da altri personaggi.

LA SHADOWLAW

Organizzazione criminale con a capo il malefico Bison, mira al dominio mondiale commettendo crimini in giro per il pianeta.
Tra gli uomini di fiducia della Shadowlaw ci sono Vega, Sagat, Zangief e Balrog.


NOTE FINALI

  • rispetto al film da cui deriva, questa serie presenta numerosi altri personaggi della fortunata saga di Street Fighter, che magari compaiono solo in uno o due episodi: tra questi, Adon, Sakura, Akuma, Birdie e la sensitiva Rose.
  • Gouken, il maestro di Ryu e Ken fratello di Akuma, appare qui con un look diverso da quello canonizzato in seguito.

  • Personaggi inediti del film, come il colonnello Sawada, sono parte integrante di questa serie animata.
  • Zangief, che nel videogame è nelle schiere dei buoni, è qui dalla parte di Bison (come nel film con Van Damme). Curiosamente, era tra i nemici anche nella serie giapponese Street Fighter II Victory.
  • Il pugile Balrog, che nel film era un hacker amico di Chun Li, passa qui (apparendo in un solo episodio) dall'altra parte della barricata, tornando quindi a essere tra i cattivi come nel videogioco.
  • Blankaè un personaggio che, come nel film, fonde due storie: quella del mostro verde Jimmy Blanka e quella di Charlie Nash, amico di Guile. In un episodio, il mostro torna umano e assume sembianze che ricordano vagamente quelle videoludiche di Nash.
  • Nella puntata intitolata "Final Fight", le strade dei protagonisti incrociano quelle dei personaggi dell'omonimo videogame: qui appaiono, ad esempio, Guy, Cody e la Mad Gear.
Sodom e Birdie
  • Deejay, che nel film del 1994 era un hacker arrivista al servizio di Bison, appare tra i buoni in questa serie animata.
  • Nonostante la derivazione cinematografica dell'opera, i personaggi riacquistano le sembianze che hanno nel videogame.
questo post partecipa all'iniziativaIspirazioni & Co. che nel mese di giugno 2018 è dedicata ai cartoni animati! Clicca sull'immagine per saperne di più!

https://squittydentrolarmadio.blogspot.com/2018/06/ispirazioni-co-42-cartoni-animati.html

[MUSICA] Piero Pelù - Warm Up Tour: rock 100%

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Ascolto e amo misterPiero Pelù da anni, e da altrettanto tempo me lo godo live: come frontman dei Litfiba o nel suo parallelo progetto solista.
Ebbene, una cosa stupisce sempre: l'energia positiva dei suoi concerti.
E non solo: la data del Warm Up Tour del 13 giugno 2018 è stata una delle migliori performance a cui abbia mai assistito in tantissimi anni.

In attesa del nuovo album dei Litfiba, il rocker fiorentino ha messo su una piccola tournée estiva, allietando piazze e platee di eventi su e giù per la Penisola.
L'Abruzzo è doppiamente protagonista, e la prima tappa ha toccato la provincia di L'Aquila, vicino Avezzano, dove l'anima rock ha iniziato a (s)correre sin dal pomeriggio, in Vespa.

vota per Pedro

Ma veniamo al concerto.
Ormai trovare rock sanguigno in Italia è un'impresa titanica, anzi biblica.
C'è chi si accontenta di piano bar al gusto di chitarre elettriche, ma c'è chi dice no: e così non resta che affidarsi a pochi baluardi.
Pelù, su questo frangente, è sempre stato una garanzia.


Circa due ore di concerto, scaletta formata dai suoi più bei pezzi del progetto solista, inframmezzati da alcune hit dei Litfiba e da un paio di cover from alta musica italica.


Piazza piena, casino, io in ultima fila. Non sono mai stato in ultima fila, con Piero, nemmeno quando ero ragazzino negli anni '90, figuriamoci oggi.
Approfittando del pogo spinto sui brani più selvaggi, ci si fa strada man mano. Tra qualche occhiataccia acida, qualche gomitata ai fianchi, qualche madonna.
Ma non importa: per il finale siamo lì, sotto al palco, a due metri dal Pierotten che più invecchia più ringiovanisce e migliora: si potrebbe pensare che abbia fatto un patto col diavolo, se non fosse che el diabloè lui stesso.


E proprio su questo brano fa inginocchiare la folla, in una somma preghiera al Dio Peccato Originale.
Un evento liturgico e liberatorio.
Riesce a farsi lanciare reggiseni, intrattiene sempre come pochi: teatrale, matador (e toro), interagisce col suo pubblico come se non ci fosse più alcuno schermo.
Piero è sempre più Piero, ragazzaccio ma più maturo; elogia la follia, le donne, la musica, la gente che non si arrende, la gente che viaggia (anche con la fantasia).



I brani, nuovamente riarrangiati, non sono mai uguali a come li si è sentiti in altri tour.
Musicisti d'eccezione (tra cui due Litfiba: Martelli alla batteria e Li Causi al basso, con il maestro Castellano alle chitarre), è un'esplosione di energia vera, sincera, rock.
Se capitate vicino a questa bomba, lasciatevi coinvolgere dalla sua onda d'urto: ne varrà la pena.
Come successo a me, che ho elevato il mio spirito:


Godetevi, tra gli altri, Dea Musica, Tribù, Tex, Fata Morgana, Viaggio, Mille Uragani, Io ci sarò, Toro Loco, Bomba Boomerang. Ma anche Pugni Chiusi de I Ribelli e Il pescatore di De Andrè.
E vi sveglierete contenti.

[LIBRI] Gli svegli dell'asilo, di Nino Baldan: recensione e riflessione sul tema

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Nino Baldan, che è stato ospite qui un paio di volte (l'ultima pochi giorni fa, con la sigla erotica di Junior Tv) è anche un autore di saggi.
E quando non scrive del suo amato wrestling, diventa introspettivo.
Gli svegli dell'asilo (tagline: Perché i bambini brillanti degli anni '80 hanno fallito) è un concetto che Nino ha associato a quello della descrizione del mio profilo: Bambino Indaco.

È un concetto che comunque, credo, riguardi molti di noi, anni '80 o meno.
Parliamone un attimo.


Sulla questione dei Bambini Indaco io ci scherzo su: si tratta di una nozione legata alla cultura New Age, a me estranea. Indica una generazione di bambini dotati di capacità superiori, che guideranno l'umanità nella prossima tappa evolutiva.

Torniamo sul pianeta Terra.
E scusate già da ora se in questo post si sarà un pochino immodesti.
Nino Baldan, in una sessantina di pagine e dieci paragrafi, compie un percorso non dissimile dal pensiero che, spesso, condivido con certi miei coetanei. Un pensiero che parla della nostra infanzia brillante, anche economicamente; una magia di consumismo e benessere, positività, voglia di esserci, apparire e diventare. Siamo stati fortunati, ma poi tutto è crollato rovinosamente.
E oggi ci troviamo con un cazzo nelle mani e i frantumi di quel sogno di gloria chiamato Anni '80.

Nino Baldan però va oltre.
Quello che io ho iniziato a pensare di me -immodestamente- alla scuola elementare, lui lo ha vissuto già nell'asilo del titolo.
Tre classi, tre aule caratterizzate da un colore diverso: Azzurro, giallo, verde.
Azzurra era la sezione dei bambini con genitori ricchi, professionisti; gialla era la classe dei bambini problematici, quindi i futuri bulli e/o criminali; verde era quella "nella media", ma con bambini accomunati dal fatto di essere "svegli".


Cosa sono gli svegli dell'asilo?
Sono quei bambini che aguzzano l'ingegno più di altri e sanno di essere (e sentirsi) superiori.
Lo so, può suonare davvero antipatica questa cosa.
Anche perché anche io spesso mi sono domandato se non fossi così.
Ha ragione l'anonimo che mi attacca nei commenti, dicendo che sono un megalomane che si autocelebra.
In mia discolpa, e in discolpa della mia generazione (la Generazione Y), posso dire che la maggiorparte di noi ha fallito. Me compreso. Non siamo nessuno e lo yuppismo d'intenti si è accartocciato su noi stessi.
Ecco, dai, assolvetemi.

L'autore continua nel presente, indicando cosa siano oggi quei bambini dell'asilo.
Ci si ritrova a non essere più così speciali.
Ci si ritrova sorpassati dagli ex bambini delle altre classi.
Ci si ritrova in un mondo piatto, ignorante, disilluso, che vive di social e reality.
E va bene.


Io condivido alcune cose con Nino Baldan: l'aver imparato a leggere e scrivere a tre anni; l'essermi sentito "speciale", un po' perché sono effettivamente pieno di me, un po' perché mi ci hanno fatto sentire; ma altre cose non combaciano: io ho effettivamente fatto la "primina", all'asilo ci sono andato pochissimo, ho una propensione a legare maggiomente con la gente delle classi azzurre e gialle, piuttosto che con quella della sezione verde.
Ma forse, semplicemente, non sono uno sveglio dell'asilo. Sono un bambino da classe azzurra o gialla. O indaco?

Però ecco, anche io -che spesso ho pensato il mondo ruotasse attorno a me, come quando alle medie un professore cambiò modalità di valutazione a tutta la classe pur di non mettermi un voto basso (e il bello è che NON ci sarei rimasto male comunque!)- alla fine non ho nulla di concreto.
Baldan si chiede se gli svegli della Generazione Y siano repressi e insoddisfatti.
Questo non so dirlo, di certo non siamo quello che immaginavamo saremmo diventati, nel 1988 o nel 1992.


Gli svegli dell'asilo si legge in pochissimo tempo, scorrevole e ben scritto.
Riporta fonti e si chiude con una sorta di speranza battagliera, anche se la colpa di tutto quel che ci è successo non è solo, per me, della crisi dei valori culturali.
La colpa è nostra.
E infatti io, nel saggio, ho parteggiato per la bambina piccola che, incapace ancora di parlare correttamente, veniva dileggiata in un finto quiz televisivo (appunto) messo su proprio dagli "svegli".
La colpa è nostra, sì.

CLICCATE QUI per seguire Nino sul suo blog e scoprire come leggere Gli svegli dell'asilo (in formato cartaceo o e-book)!

[VACANZE] una cartolina per il Moz O'Clock! - 2018

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Clockers, come un anno fa... eccoci!
L'estate sta per arrivare con le nostre ferie, e allora...
...perché non mi mandate una cartolina dai vostri luoghi di villeggiatura?
Visto il successo dell'anno scorso, ho deciso di riproporre la cosa: una pratica che in pochi fanno ancora, ma che non dovrebbe spegnersi!

Poi, come lo scorso anno (clicca per vedere), a fine stagione raccoglierò in un post quelle che mi saranno arrivate, così da rivivere assieme le vacanze estive 2018!
Se avete piacere di inviarmi una cartolina, contattatemi in privato (telefono, FB, WhatsApp, Telegram o via mail a mikimoz@hotmail.com) per indirizzo e informazioni!
Buone ferie a tutti!

[RIVISTE DEL PASSATO] Super Action (il mensile adorabilmente tamarro)

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Correva l'anno 1994.
La Rizzoli/Egmont Publishing portò in edicola Super Action, un mensile formato Topolino che rappresentava la vera e unica delizia per chi cercava cose da duri.
Tra fumetti e rubriche, Super Actionè andato avanti per una quindicina di numeri, riscopriamo insieme questo gioiello della tamarraggine!

Il bacino di utenza a cui Super Action faceva riferimento erano i ragazzi, gli adolescenti.
Un pubblico pressoché maschile, appassionato di sport che non fossero il solito calcio, appassionato di motori che non fossero la solita Moto GP, appassionato di fumetti che non fossero le solite bambinate, appassionato di cinema che fosse il solito film.


Prendete tutte le passioni che possono interessare un adolescente: arti marziali, Harley, sport estremi, rally, avventura; star come Stallone o Swartzenegger; film d'azione, horror, fantascienza, botte; giochi e videogiochi, wrestling, musica rock/metal e poi i fumetti a inframmezzare le varie rubriche.


Super Action pescava da un calderone sicuro: quello dei miti "action", appunto, che negli anni '80 aveva fatto lo stravedere, negli anni '70 aveva gettato basi mitiche e mitologiche (Bruce Lee) e in quegli anni '90 stava riaggiornandosi con non poche gradite sorprese e nuovi interpreti dell'adrenalina.
Si parlava dei sequel di Batman e Highlander, si parlava dei film di Van Damme, c'era spazio per il nuovo cinema dell'orrore.


Tra i fumetti, il sempiternoMr. T, i violentissimi Judge Dredd e il marvelliano Il Punitore, poiNinja Boy e le strisce del maiale blu Harpo by Tito Faraci.
Ma non solo: anche minifumetti, tra cui storie di un Luca Enoch agli esordi!
Una delizia, dicevo.
Perché Super Action era davvero questo: 3000 lire di adorabile tamarraggine su carta; di informazioni, curiosità, dietro le quinte di film in uscita.


In ogni numero, delle cards staccabili che raffiguravano varie categorie (dai mostri del cinema sci-fi alle arti marziali, dai motori alle star dello sport).


Insomma, un viaggio (durato fino a tutto il 1995) che ha rappresentato coraggiosamente una platea fino ad allora ignorata: i ragazzi di metà anni '90.


Avesse continuato la sua corsa, posso immaginare, Super Action avrebbe inglobato via via anche qualche manga ma poi si sarebbe arenato ugualmente negli smorti (actionamente parlando) anni 2000. O forse si sarebbe adattato, dandosi ai cinecomics.

Se ami le vecchie riviste, leggi anche

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